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Autore: William

Filastrocche sulle mamme 👩‍👧‍👦

Come faremmo senza le nostre dolci mamme?!

Queste filastrocche per bambini parlano proprio di loro, di come siano sempre nel cuore dei bambini, e, dei trucchetti che spesso si inventano per risolvere anche le situazioni più improbabili… 😄

Queste filastrocche le ha scritte col cuore Lulù, con la sua dolcezza e simpatia.

Essere mamma 💔

Uno sguardo che avvolge
su un viso abbronzato,
un bambino che piange
perché si è appena svegliato.

Una mamma che pensa
a un amore lontano,
un dì era propensa
ad accettar la sua mano.

Or che il tempo è passato
non sa più cosa fare,
il suo cuore si è rotto,
ha bisogno di amare.

Ma non ha tempo di pensare
a tutto quello che è stato,
prende in braccio il suo bimbo
che vuol esser cullato.

Mamma 👩‍👧‍👦

Mamma, dal viso sempre stanco,
il tuo capello diventato bianco,
il tuo sguardo dolce ed affettuoso,
le tue carezze, un gesto prezioso.

Quanti anni passati a coccolare,
quante notti in piedi a vegliare,
ma avevi sempre un grande sorriso,
niente traspariva sul tuo bel viso.

Se tutte le mamme si tenessero per mano,
forse il mondo sarebbe un po’ più umano,
se tutte le mamme facessero un girotondo,
che bello sarebbe questo mappamondo.

Il bianco, il nero e ogni altro colore,
starebbe dentro il cerchio senza nessun timore,
se il cieco, il sordo e altra diversità,
si sentirebbero amati senza perplessità.

Mamme della storia, di oggi e del domani,
accogliete questo dono, a piene mani,
non c’è suono più bello che si possa sentire,
non c’è parola più bella che si possa udire.

La sera 🌛

Quando arriva la sera
il mio cuore ha tanta pena,
non mi piace l’oscurità
non si vede né di qua né di là.

Mille ombre in ogni luogo,
tra i pupazzi o nel letto nuovo,
il silenzio viene infranto
non so se fuori o a me accanto.

Sono solo nella stanza,
sono grande abbastanza,
ma il mio cuore fa tic toc,
è veloce: paura ho!

Stringo forte il mio pupazzo,
so che è strano ma mi dà coraggio,
quell’abbraccio per me è importante
e poi… non sono così grande.

Chiudo gli occhi e penso al mare,
tra le onde mi faccio cullare,
una barca va lontano
e nel cielo un deltaplano.

Chiudo gli occhi e penso ai monti,
al silenzio e agli orizzonti,
un’aquila su nel cielo,
tanti fiori sul sentiero.

Ma non riesco ancora a dormire,
sì, ho sonno ma non so che dire,
questo buio mi attanaglia
e non riesco a fare la nanna.

Chiudo gli occhi e penso alla mamma,
al suo sorriso che mi abbaglia,
il suo abbraccio che mi dà calore,
un suo bacio a tutte le ore.

E con questo mi addormento,
sento lei accanto al mio letto,
sento le onde arrivare
e la neve che inizia a imbiancare.

I trucchi di una mamma 🚽

C’era un bambino piccino piccino
che metteva sempre il pannolino,
ogni qualvolta si bagnava
il pannolino la mamma cambiava.

No, non poteva continuare così,
il bidone era pieno ogni dì
e ogni volta che la mamma passava
tutta la gente la guardava per strada.

Doveva escogitare un nuovo sistema,
era sbagliato quel che faceva,
ma il suo bambino non sopportava
esser bagnato, lo esasperava.

Allora la mamma fece un buchetto
nel pannolino e lo mise al bimbetto
e mentre questi la pipì faceva
lungo le gambe questa scendeva.

E fu così che il bimbetto
era sempre bagnato, anche nel letto,
Non volle più mettere il pannolino
e fece la pipì sempre nel vasino.

Chi sono

Lulù - fabulinis.com

Ciao sono Lulù, sono una nonna con molteplici passioni fra cui quella di attingere da esperienze quotidiane spunti per scrivere una fiaba o una filastrocca. Sono appassionata di tutto ciò che è bello. Non mi pongo obiettivi ma mi piacerebbe un giorno riuscire a pubblicare un libretto con i miei racconti. 😊

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Filastrocche sulla primavera 🌼

Le filastrocche che profumano di sole e prati fioriti.

Queste divertenti filastrocche ispirate alla primavera e tutto quello che ci ruota attorno, vi terranno compagnia fino all’arrivo dell’estate.

Ma ora godetevi la dolcezza e la poesia delle simpatiche filastrocche di Lulù.

Indice delle filastrocche

La primavera e l’inverno 🌼⛄

La primavera è una bella signora
con tante collane e una corona
fatta di semi e tanti fiori
una miriade di svariati colori.

Arriva correndo in compagnia
del sole e del vento, in armonia.
Vuole portare tanta allegria
mentre l’inverno deve andar via.

Le passa davanti un bel ragazzino
che sta correndo col suo motorino
Ha anche il casco, è molto eccitato
e sta correndo lungo un fossato.

Vede passare una coppietta
lui che va piano ma lei che va in fretta.
Un picnic vogliono fare
poi mettersi a l sole a crogiolare.

Incontra una donna con un cagnolino
che gioca a palla nel suo giardino.
Tutti vorrebbero poter uscire
e il calor sul corpo sentire.

Ma qualcuno non è fortunato
ed è in casa molto ammalato.
Il signor inverno se ne deve andare
per molto tempo a riposare.

Lei è molto amica del caro inverno,
lui è un vecchio ed ha il cappello,
la barba bianca come la neve
e il suo passo è proprio greve.

Egli ama la bella signora
dai lunghi capelli e una bella chioma,
dalla risata accattivante
che lo fa “sciogliere” sempre all’istante.

Fece di tutto per non andar via,
voleva stare in sua compagnia.
Ecco, diciamo che è innamorato
della fanciulla che gli toglie il fiato.

Ma egli ben sa che non deve sperare,
è troppo vecchio, si deve rassegnare.
Per la primavera egli è un caro fratello,
anche se in fondo una volta era bello.

Ma non ci vuole proprio pensare
È giunta l’ora, lo deve salutare!

Maggio 🌞

Eccoci a Maggio, il mese del sole,
di verdi prati per far capriole.
I fiori sono di tanti colori,
per tutti i gusti e tutti i cuori.

Il vento intenso fa dondolare
le fronde degli alberi, lo senti arrivare…
I nidi sui rami stan quasi cadendo
mentre le uova si stanno schiudendo.

La primavera è proprio strana,
un po’ caldo e freddo nella stessa settimana.
Se c’è il sole si sta bene fuori
ma con le nuvole mettiamo i maglioni.

Se poi piove è tutto un pantano,
le rane nei fossi si danno la mano.
Si danno la mano per far un girotondo,
per loro la pioggia è la fine del mondo!

Ma adesso che vi ho parecchio annoiata
con una filastrocca non proprio azzeccata,
auguro a tutti una bella giornata.
Col sole o con il vento la primavera è arrivata!

La farfalla innamorata 🦋

Volteggia leggera,
si posa su un fiore
e hanno quasi
lo stesso colore.

Sbatte le ali,
vuol corteggiare
quell’esile fiore,
ha bisogno di amare!

Il fiore la osserva
e la sente pesare
sull’esile stelo
“Ma se ne vuole andare?

Ero felice,
mi godevo il sole
e questa farfalla
quasi marrone

mi sa che non mi vuole
proprio lasciare,
ma ha capito
che non c’è niente da fare?

Lei è una farfalla
io sono un fiore
e tra noi due
non può sbocciare l’amore.

Posso darle riparo,
farla riposare,
ma non c’è altro
che io possa fare!”

La farfallina
allora ha capito,
il piccolo fiore
può esser solo suo amico.

No, non si può accontentare,
lei cerca l’amore
che lui non può dare.

Con molta tristezza
e un velo nel cuore
riprende il suo viaggio
in cerca d’amore!

La natura incontrollata ⛈

C’era il sole lassù nel cielo
anche se questi non era sereno,
dall’altra parte c’era la luna
la sua presenza era inopportuna.

Ecco di corsa arrivare le stelle
erano tante ed erano belle.
Facevano però una confusione
in un contesto senza ragione.

Ma cosa stava succedendo nel cielo,
era sereno o pioveva davvero?
E come mai la neve imbiancava
quel terreno che la gente lavorava?

Passarono insieme moltissimi uccelli,
alcuni brutti alcuni belli.
Non si capiva proprio più niente,
c’era qualcosa di imminente.

Era sbagliata la confusione
che c’era in cielo, non c’era ragione.
Ognuno lassù era fuori posto,
se c’era la luna il sole è nascosto
e se pioveva non c’eran le stelle,
sembrava che ognuno fosse ribelle.

Ecco era marzo, il pazzerello,
quello del sole e dell’ombrello,
quello che a volte fa nevicare
e il raccolto danneggiare.

Era arrivata la primavera
e sulla terra ognuno spera,
in belle giornate di sole o di pioggia
solo così la natura s’invoglia
di dare frutti, un buon raccolto,
le camminate quando il sole è già sorto.

Allora il Signore lassù nel cielo
si diede da fare e in un baleno
tutto fu bene sistemato
e il Signore tirò di fiato!

Il trattore verde pisello 🚜

Ho visto un trattore
sfrecciare lontano.
andava veloce
però contromano.

Il suo colore
era verde pisello
disegnato sul cofano
un bel pipistrello.

Correva per strada
e infine nei prati
e i miei occhi
eran incantati.

Volevo salire
sul grande trattore,
volevo guidare
a tutte le ore.

Di giorno, di notte
non era importante
bastava guidare
per sentirmi grande.

Mi avvicinai
allora pianino,
guardai su in alto,
ero proprio piccino!

Chi lo guidava
era un gran omaccione,
mi diede uno sguardo
mi fece terrore.

Tornai allora a casa,
presi i miei giochi
e ve lo assicuro,
non erano pochi.

Presi il trenino,
le mie macchinine
e il mio trattorino
con le ruote piccine.

Avevo anch’io
la mia fattoria
con tanti animali
e chiesi alla zia:

“Ti prego, giochiamo
io prendo il trattore,
le mucche, le pecore
il vecchio furgone.”

Giocammo insieme
per tantissime ore.
Da grande, sicuro
avrei fatto il fattore!

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Ciao sono Lulù, sono una nonna con molteplici passioni fra cui quella di attingere da esperienze quotidiane spunti per scrivere una fiaba o una filastrocca. Sono appassionata di tutto ciò che è bello. Non mi pongo obiettivi ma mi piacerebbe un giorno riuscire a pubblicare un libretto con i miei racconti. 😊

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L’omino di pan di zenzero 😄

Son l’omino di pan di zenzero e dal forno son scappato, ora che sono in libertà mai nessun mi piglierà!

La storia del’omino di pan di zenzero risale addirittura al sedicesimo secolo, quando la regina Elisabetta I d’Inghilterra faceva preparare questi biscottini dalle sembianze di un buffo omino per gli ospiti importanti della corte reale.

Col tempo divenne poi una breve storia popolare con molteplici sviluppi e diversi finali.

La versione più famosa è quella che vi raccontiamo qui su fabulinis!

🖌 Disegno da colorare 🎨

Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare dell’omino di pan di zenzero!

🔊 Audiofiaba 😴

Nella pagina delle Audiofiabe, puoi ascoltare l’omino di pan di zenzero raccontata da William!

L’omino di pan di zenzero 😄


C’erano una volta una vecchina e un vecchietto che non avevano figli, lei badava alla casa mentre lui coltivava i campi.

Un giorno, quasi per gioco, la vecchina decise di preparare un dolcetto di pan di zenzero a forma di omino, forse pensando al bambino che non avevano mai avuto ma che avevano sempre tanto desiderato.

Così prese acqua, farina e spezie, stese la pasta e ritagliò con cura la sagoma dell’omino, lo decorò e finito il lavoro lo mise dentro il forno.

Ma una fatina un po’ maldestra stava sbirciando la scena di nascosto, e decise di esaudire il grande desiderio della donna di avere un bimbo. Recitò quindi una magia, di cui però non era molto sicura, e nel forno accadde qualcosa di magico.

Quando la vecchina aprì lo sportello del forno, l’omino di pan di zenzero era vivo!
Lui le sorrise beffardamente e saltò giù correndo via per la porta di casa.

Mentre correva e gridava dalla felicità, l’omino di pan di zenzero fu notato dal vecchino, che smise di coltivare la terra attirato anche dalle urla della moglie che rincorreva il buffo dolcetto.

L’omino di pan di zenzero cantava allegramente:
– Son l’omino di pan di zenzero e dal forno son scappato, ora che sono in libertà mai nessun mi piglierà!

Anche il vecchietto iniziò quindi a rincorrere il buffo omino insieme alla moglie, che gli urlava dietro:
– Dove vai birbante! Sei appena nato e già fai il monello!
Ma l’omino di pan di zenzero rideva allegro e correva più veloce.

I due vecchietti però dopo un po’ furono esausti e non ce la facevano più a correre, così chiesero a un loro amico agricoltore di rincorrerlo per loro.
L’agricoltore iniziò a correre dietro l’omino di pan di zenzero, e dopo un po’ anche lui chiese l’aiuto della mugnaia.

Ma anche la mugnaia dovette arrendersi al piccolo e veloce omino di pan di zenzero, chiese così aiuto al fabbro, che poi lo chiese al lattaio che lo chiese alla sarta…

In men che non si dica l’intero paese correva dietro all’omino di pan di zenzero, che sempre più beffardo continuava a cantar felice:
– Son l’omino di pan di zenzero e dal forno son scappato, ora che sono in libertà mai nessun mi piglierà!

Ad un certo punto però la corsa dell’omino di pan di zenzero si dovette interrompere davanti al letto del fiume.
Il povero omino di pan di zenzero si girò a guardare dietro di sé e vide l’intero paese che stava arrivando di corsa per prenderlo.

L’omino di pan di zenzero pensò quindi di essere spacciato, ma un fischio attirò la sua attenzione: era una volpe che stava sdraiata beata sotto l’ombra di un albero.
– Ti sei cacciato nei guai, eh!? – chiese la volpe all’omino di pan di zenzero.
Lui, disperato e senza via di fuga, disse allora alla volpe:
– Ti prego aiutami!

La volpe sorrise e gli disse:
– Certamente! Salta sul mio dorso, nuoterò fin sull’altra sponda del fiume e ti porterò in salvo.

Senza pensarci l’omino di pan di zenzero saltò in groppa alla volpe che si immerse nelle acque del fiume.
Poco dopo tutti gli abitanti del villaggio, vecchina e vecchino compresi, arrivarono sulla riva del fiume e si fermarono a guardare la scena.

L’omino di pan di zenzero faceva già le linguacce a tutti quando sentì la volpe dirgli:
– Mettiti sopra la mia testa se non vuoi bagnarti!
E l’omino di pan di zenzero si sistemò sulla sua testa.

Erano quasi a metà del fiume quando la volpe disse ancora:
– Se ti metti sulla punta del mio naso sarai ancora più comodo!
E l’omino di pan di zenzero si mise cavalcioni sulla punta del suo naso.

Ma proprio quando ormai erano arrivati a riva, con un fulmineo movimento del muso, la volpe lanciò in aria l’omino di pan di zenzero che, ricadendo andò a finire dritto dritto dentro la sua bocca spalancata!
– Gnammm! – disse la volpe.

E davanti agli attoniti sguardi di tutti i paesani, finiva così l’avventura dell’omino di pan di zenzero, che dalla furba volpe veniva mangiato.

⚜ Fine della fiaba ⚜

🖌 scarica il disegno da colorare dell’omino di pan di zenzero! 🎨

Clicca sull’immagine per scaricare il PDF pronto da stampare e colorare!

scarica il disegno da colorare dell'omino di pan di zenzero

Filastrocche sulla Pasqua 🐇🐣

Le filastrocche di Pasqua divertenti e simpatiche.

Questa filastrocca per bambini è ispirata ad uno dei momenti più golosi dell’anno, quello di Pasqua, dove le uova di cioccolato riempiono di allegria e colore le nostre case, e fanno felici i bambini.
Questa filastrocca l’ha scritte Lulù, con la sua solita leggerezza e simpatia.

L’uovo di cioccolato con sorpresa 🥚

Sopra un uovo di cioccolato
un uccellino si era posato,
non si capiva cosa volesse fare
e intanto lui cominciò a beccare.

Passò li vicino un bel bambino
e vide l’uovo con su l’uccellino,
non riusciva proprio a capire
da dove quell’uovo potesse venire.

No, non gli era mai capitato
di vedere un uovo di cioccolato
con sopra la mamma che lo covava:
che cosa strana che gli capitava!

Andò dai suoi amici a raccontare
e tutti insieme magari sperare
in un qualcosa di eccezionale,
tutti i giornali ne potevan parlare.

Chissà cosa si poteva trovare
dentro quell’uovo, non tanto normale.
A bocca aperta stettero a guardare
mentre l’uccello continuava a beccare.

Oh, che bel botto, ecco, si è rotto,
ma dentro, ahimè, c’era un fagotto
con dentro un sacchetto di palline,
erano tante, tutte piccine.

Un po’ delusi ma ugualmente contenti
se le spartirono, erano venti,
quello che avevan a lungo sperato
in un momento si era dileguato.

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Filastrocche sui papà 👨‍👧‍👦

Come faremmo senza i nostri forti papà?!

Queste filastrocche per bambini parlano proprio di loro, di come spesso debbano dimostrarsi forti e sicuri, anche se in fondo anche loro sono pieni di paure ed insicurezze, che li rendono ancora più simpatici e unici.

Queste filastrocche le ha scritte col cuore Lulù, con la sua dolcezza e simpatia.

È forte il mio papà 💪

Il mio papà è tanto bello
e porta sempre un fiore all’occhiello,
dice sempre alla mia mamma
che lei è stata la sua prima fiamma.

Io non lo so che cosa vuol dire
ma questa frase la fa impazzire,
allora lo copre di mille bacetti:
i miei genitori sono perfetti!

Dorme vicino alla mia mamma,
mi sa che il buio lo attanaglia,
quasi quasi gli do il pupazzetto
che è da sempre con me nel letto.

Ma ho paura che ci rimanga male
per tutti forte deve sembrare,
in vacanza dice che è un lupo di mare
ma se non sa nemmeno nuotare…

Ma nonostante queste paure
la sua presenza ci rende sicure,
con lui vicino ci sentiamo protette
e ci sentiamo due reginette.

Chi sono

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Ciao sono Lulù, sono una nonna con molteplici passioni fra cui quella di attingere da esperienze quotidiane spunti per scrivere una fiaba o una filastrocca. Sono appassionata di tutto ciò che è bello. Non mi pongo obiettivi ma mi piacerebbe un giorno riuscire a pubblicare un libretto con i miei racconti. 😊

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Le volpi sul fiume 🦊🦊🦊

“Adesso vi faccio vedere io quanto sono brava!” 🤣

Questa favola di Esopo delle volpi sul fiume ci insegna che spesso, per farsi belli agli occhi degli altri, si finisce solo per cacciarsi nei guai…

🖌 Disegno da colorare 🎨

Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare delle volpi sul fiume

🔊 Audiofiaba 😴

Nella pagina delle Audiofiabe, puoi ascoltare le volpi sul fiume raccontata da William!

Le volpi sul fiume 🦊🦊🦊


C’era una volta un branco di volpi che girava allegra per il bosco.
Cammina cammina venne a tutte una gran sete e si misero in cerca di un fiume dove abbeverarsi.

Finalmente lo trovarono, ma purtroppo il fiume era in fondo ad una scarpata molto ripida e piena di rovi da oltrepassare, e nessuna di loro se la sentiva di rischiare a scendere giù.

Iniziarono allora a prendersi in giro:
– Dai vai tu che sei la più agile! – disse una.
– Ma perchè non scendi tu che hai le zampette così forti? – rispose l’altra.
– Ma io ci andrei anche, è che in questo momento non ho poi così tanta sete… – disse un’altra ancora.

Dopo un po’ che andavano avanti così, una di loro che voleva farsi bella e svergognare le compagne (pensandosi anche decisamente più brava delle altre in quanto a intelligenza ed agilità) disse:
– Ci vado io a bere l’acqua, così vi faccio vedere quanto sono brava a discendere dai dirupi e trovare la strada giusta!

E così fece un gran balzo per superare i rovi e si ritrovò direttamente sulla riva del fiume.
Nel girarsi a ridere delle compagne però, fece un passo falso e mise una delle zampette in acqua.
Non trovando appoggio si sbilanciò e finì per ritrovarsi dentro alla corrente del fiume che piano piano la portò via.

Le altre volpi non vedendola più tornare indietro gridarono:
– Non abbandonarci qui cara amica! Torna indietro e facci vedere la strada per raggiungere il fiume!

La povera volpe, che stava a stento col muso sopra il pelo dell’acqua rispose:
– Devo andare a consegnare un messaggio importante a Mileto! Il sentiero ve lo mostro quando torno indietro!
E probabilmente la volpe arrivò veramente a Mileto, ma bagnata e fradicia lungo il fiume, e non per il sentiero…

Morale della favola: chi fa troppo lo spavaldo e ride degli altri, spesso si caccia nei guai da solo.

⚜ Fine della fiaba ⚜

🖌 scarica il disegno da colorare delle volpi sul fiume! 🎨

Clicca sull’immagine per scaricare il PDF pronto da stampare e colorare!

scarica il disegno da colorare delle volpi sul fiume

Alice nel Paese delle Meraviglie 🐇🕓🎩🐱🧡

CAPITOLO 9 – Chi ha rubato la torta?

🖌 Disegno da colorare 🎨

Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare di Alice nel Paese delle Meraviglie!

CAPITOLO 9 – Chi ha rubato la torta?.


– Non puoi immaginare quanto sia felice di rivederti mia cara! – disse la Duchessa mentre prendeva affettuosamente il braccio di Alice.
Alice fu molto contenta di trovarla di buon umore, ma non le piaceva molto che la Duchessa le stesse così vicino, anche perchè le appoggiava il mento sulla spalla.

Poi Alice alzò lo sguardo e davanti a loro c’era la regina, con le braccia conserte, accigliata come un temporale.
– Una bella giornata, Maestà! – cominciò la Duchessa con voce bassa e debole.
– Ora vi avverto – gridò la Regina, battendo i piedi per terra mentre parlava – o tu o la tua testa dovete sparire, e in men che non si dica! Scegli!

La Duchessa fece la sua scelta e se ne andò via in un attimo.
– Continuiamo con il gioco – disse la Regina ad Alice, che era troppo spaventata per controbattere e la seguì lentamente fino al campo da croquet.

Per tutto il tempo in cui giocarono, la Regina non smise mai di litigare con gli altri giocatori e di gridare “Tagliagli la testa!”.
I condannati furono presi in custodia dai soldati, i quali ovviamente dovettero smettere di fare gli archi, così che dopo circa mezz’ora non rimasero più archi, e tutti, tranne il re, la regina ed Alice, erano in custodia e condannati a morte.

Allora la Regina si interruppe e disse ad Alice:
– Sei pronta per il Processo?
– Che processo è?! – chiese Alice
– Vieni, tra poco dobbiamo iniziare – disse la Regina.

Mentre si allontanavano insieme, Alice sentì il Re dire a bassa voce, alla compagnia in generale: “Siete tutti perdonati”.

La Regina accompagnò Alice al tribunale, e poi sparì.
Non passarono due minuti che si sentì urlare: “Il processo abbia inizio!”
Alice si girò e vide il Re e la Regina di Cuori seduti sul loro trono, circondati da una grande folla.

Il Fante stava davanti a loro in catene, con un soldato su ciascun lato per proteggerlo, accanto al re c’era il Bianconiglio, con una tromba in una mano e un rotolo di pergamena nell’altra.

Proprio al centro della corte c’era un tavolo, con sopra un grande piatto di crostate: sembravano così buone, che ad Alice venne fame nel guardarle.

Il Bianconiglio gridò: – Silenzio in tribunale! – e il Re si mise gli occhiali e si guardò intorno ansiosamente per vedere chi parlava.

– Araldo, leggi l’accusa! – disse il re.
Il Bianconiglio suonò tre squilli di tromba, poi srotolò il rotolo di pergamena e lesse quanto segue:

“La Regina di Cuori ha preparato le crostate
In un bel giorno d’estate,
Il Fante di Cuori ha rubato le crostate
E tutte le ha mangiate!”

– Date il vostro verdetto – disse il Re alla giuria.
– Non ancora, non ancora! – lo interruppe frettolosamente il Bianconiglio. – C’è ancora molto da fare prima!

– Chiama il primo testimone – disse il Re.
Il Coniglio suonò tre squilli di tromba e gridò – Primo testimone!

Il primo testimone fu il Cappellaio Matto, entrò con una tazza di tè in una mano e un pezzo di pane e burro nell’altra.
– Toglietevi il cappello – disse il Re al Cappellaio Matto.
– Non è mio – disse il Cappellaio Matto.
– Ladro! – esclamò il Re rivolgendosi ai giurati, che subito presero nota.

– Ma il cappello ce l’ho per venderlo! Non è mio, sono un cappellaio! – aggiunse.
A questo punto la Regina si mise gli occhiali e cominciò a fissare intensamente il Cappellaio, che impallidì e si agitò.

In quel momento Alice provò una sensazione molto curiosa, che la lasciò molto perplessa finché non capì di cosa si trattasse: cominciava a diventare di nuovo più grande.

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All’inizio pensò di andarsene, ma ripensandoci decise di restare dov’era finché ci fosse stato posto per lei.

– Dai la tua testimonianza – ripeté con rabbia il Re – o ti farò giustiziare!
il povero Cappellaio Matto tremò tanto che per la confusione addentò un pezzo di tazza da tè al posto del pane e burro.
– Sono un povero uomo, Vostra Maestà – cominciò, con voce tremante – e avevo appena cominciato a prendere il tè… non più di una settimana o giù di lì… e con il pane e burro… e poi la Lepre Marzolina ha detto…
– Non ho detto un bel niente! – lo interruppe in gran fretta la Lepre Marzolina.
– L’hai detto! – disse il Cappellaio Matto.
– Lo nego! – disse la Lepre Marzolina.
– Lui nega – disse il Re – andiamo avanti.

– Bene, in ogni caso, il Ghiro ha detto… – continuò il Cappellaio Matto, guardandosi attorno con ansia per vedere se anche lui avrebbe negato, ma il Ghiro non negò nulla, visto che era profondamente addormentato.

– Ma cosa ha detto il Ghiro? – chiese uno dei giurati.
– Questo non lo ricordo – disse il Cappellaio Matto.
– Devi ricordartelo – osservò il Re – altrimenti ti farò giustiziare.

Il Cappellaio Matto lasciò cadere la tazza di tè e il pane imburrato e cadde in ginocchio – Sono un povero uomo Vostra Maestà…
– Sei un pessimo oratore – disse il Re – se questo è tutto ciò che sai, puoi andare.
Il Cappellaio Matto lasciò più in fretta che potè la corte.

– …tagliategli la testa non appena esce – aggiunse la Regina a uno degli ufficiali, ma il Cappellaio era scomparso prima che l’ufficiale potesse acciuffarlo.

– Il prossimo testimone!” disse il re.
Il testimone successivo fu il cuoco della Duchessa.
– Dai la tua prova”, disse il re.
– No – disse il cuoco.
Il Re guardò il Coniglio Bianco accigliato, poi disse con voce profonda:
– Di che cosa sono fatte le crostate?
– Pepe, soprattutto pepe – disse il cuoco..

– Non importa… – disse il Re – chiamate il prossimo testimone.
Alice osservò il Bianconiglio mentre armeggiava con la lista, immaginate la sua sorpresa, quando il Coniglio Bianco lesse ad alta voce:
– Alice!
– Cosa?! – esclamò Alice, balzando in piedi.

– Cosa sai di questa faccenda? – disse il Re ad Alice.
– Niente – disse Alice.
– Niente di niente? – insistette il Re.
– Niente di niente – ripetè Alice.

In quel momento il Re, che era occupato a scrivere sul suo taccuino, disse:
– Regola Quarantadue, tutte le persone alte più di un kilometro devono lasciare la corte.
Tutti si voltarono a guardare Alice.

– Non sono alta un kilometro – disse Alice.
– Lo sei – disse il Re.
– Quasi due kilometri d’altezza – aggiunse la Regina.

Alice non si era accorta che stava di nuovo crescendo.

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– Non sono d’accordo! – disse Alice.
– Tagliatele la testa! – gridò la Regina a squarciagola. Nessuno si mosse.

Alice, che ormai aveva raggiunto la sua grandezza naturale, fu assalita dall’intero mazzo di carte dei fanti che le piombò addosso coprendola tutta.

Cercò di respingerli con le mani ma si ritrovò distesa sulla riva, con la testa in grembo a sua sorella, che stava delicatamente spazzando via alcune foglie morte che erano cadute dagli alberi sul suo viso.

– Svegliati, Alice cara! – disse sua sorella – ma che lungo sonno hai avuto!

– Ho fatto un sogno così curioso! – disse Alice, e raccontò a sua sorella, per quanto poteva ricordarle, tutte le sue strane avventure.
Sua sorella la baciò e disse:
– Era un sogno curioso, certo, ma ora si sta facendo tardi.
Così Alice si alzò e corse via, e mentre correva pensava al meraviglioso sogno che aveva avuto.

Sua sorella invece rimase immobile a guardarla andare via, pensando a quanto era dolce e spensierata la piccola Alice.
Così rimase seduta e chiuse gli occhi, sperando di poter viaggiare anche lei nel Paese delle Meraviglie, e mentre l’erba alta frusciava dolce ai suoi piedi, un Bianconiglio le passò accanto correndo…

⚜ Fine della fiaba ⚜

Note ad Alice nel Paese delle Meraviglie

Alice nel Paese delle Meraviglie è un racconto veramente famoso, forse uno dei più famosi racconti per bambini.

Ne hanno fatto film, cartoni animati ed adattamenti teatrali.

Alice nel Paese delle Meraviglie è anche un racconto molto particolare dal punto di vista dello svolgimento, pieno di situazioni surreali e senza senso (il cui motivo fondamentalmente viene svelato nel finale) e anche soprattutto per i dialoghi tra i personaggi, non sempre semplici o immediatamente comprensibili.

Una delle più grandi sfide infatti, per chi vuole tradurre Alice nel Paese delle meraviglie, è cercare di ricondurre ad un senso molti dei “giochi di parole” e “nonsense” usati da Lewis Carroll, che ben si prestano ad essere usati nella lingua inglese, ma che subiscono un forte “lost in traslation” e perdita totale di significato quando si cerca di adattarli in altre lingue.

E’ per questo motivo che nel nostro adattamento troverete solo una delle tante filastrocche e parti in rima presenti nel testo originale. La storia rimane comunque completamente comprensibile e godibile anche senza quelle parti.

In questa versione sono stati volutamente tralasciati due capitoli (quelli sulla tartaruga ed il grifone) per rendere la storia più scorrevole e non troppo lunga. Nonostante la mancanza di questi due capitoli, la storia non perde la sua magia ed il magnifico significato.

Speriamo che questa nostra versione vi piaccia quanto è piaciuta a noi riscriverla!

P.S. Alice è esistita veramente e si chiamava Alice Liddel, figlia di amici di famiglia di Lewis Carroll

😊

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Alice nel Paese delle Meraviglie 🐇🕓🎩🐱🧡

CAPITOLO 8 – Il campo da croquet della Regina

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Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare di Alice nel Paese delle Meraviglie!

CAPITOLO 8 – Il campo da croquet della Regina.


All’ingresso del giardino c’era un grande roseto e le rose che vi crescevano erano bianche, ma tre giardinieri a forma di carta da gioco erano intenti a dipingerle di rosso.
Alice si avvicinò incuriosita mentre uno di loro diceva:
– Attento Cinque! Non schizzarmi di vernice in quel modo!
– Non posso farci niente – disse Cinque, in tono imbronciato – Sette mi ha dato un colpo al gomito.

Sette gettò arrabbiato a terra il pennello, stava andando verso Cinque quando il suo sguardo cadde su Alice e si fermò all’improvviso. Anche gli altri la guardarono.

– Mi direste perché dipingete queste rose? – chiese Alice timidamente.
Due disse a bassa voce:
– Il fatto è che… questo avrebbe dovuto essere un roseto rosso, e per sbaglio ne abbiamo piantato uno bianco… se la Regina dovesse scoprirlo ci taglierebbe la testa a tutti…

In quel momento, Cinque, che stava guardando con ansia dall’altra parte del giardino, gridò:
– La regina! La regina! – e i tre giardinieri si gettarono subito con la faccia a terra, mentre Alice si guardò ansiosa di vedere la Regina.

Per primi c’erano i soldati armati di mazze, avevano tutti la forma di carte da gioco, con le mani e i piedi agli angoli. Subito dopo dieci cortigiani ornati di diamanti.
Dopo di loro vennero i figli reali, erano dieci e saltavano allegramente mano nella mano, tutti decorati con il simbolo dei cuori.

Poi vennero gli ospiti, per lo più Re e Regine, e tra loro Alice riconobbe il Bianconiglio che le passò davanti senza accorgersi di lei.

Poi seguiva il Fante di Cuori, che portava la corona del Re su un cuscino di velluto cremisi; e per ultimi arrivarono il Re e la Regina di Cuori.

Quando il corteo arrivò di fronte ad Alice, tutti si fermarono e la guardarono. la Regina chiese al Fante di Cuori:
– Chi è costei?!
Ma il Fante di Cuori si limitò a inchinarsi e sorridere.

La Regina, scuotendo la testa si rivolse direttamente ad Alice:
– Come ti chiami bambina?
– Il mio nome è Alice – disse molto educatamente.

– E chi sono questi? – chiese la Regina ad Alice indicando i tre giardinieri.
– E Come faccio a saperlo? – disse Alice, sorpresa – Non ne ho idea!
La Regina diventò tutta rossa per la rabbia e, dopo averla fissata per un momento, urlò – Tagliatele la testa!

– Ma non ha senso! – disse Alice a voce molto alta e decisa tanto che la Regina rimase in silenzio.
Il Re le posò una mano sul braccio e disse timidamente:
– Considera, mia cara, che è solo una bambina!

La Regina si allontanò con rabbia da lui e disse con voce alta e stridula ai giardinieri:
– Alzatevi!
I tre giardinieri balzarono immediatamente in piedi e cominciarono a inchinarsi al Re, alla Regina, ai figli reali e a tutti gli altri.

– Che cosa stavate combinando qui?!
– Cercavamo di fare un piacere a vostra maestà…
– Vedo… disse la Regina esaminando le rose.

– Tagliate le loro teste! – disse, e tre soldati si mossero verso gli sfortunati giardinieri per giustiziarli, ma loro corsero da Alice in cerca di protezione.

– Non vi decapiteranno – disse Alice nascondendoli in un grande vaso da fiori che stava lì vicino.
I tre soldati li cercarono senza trovarli, poi facendo spallucce se ne tornarono insieme agli altri.

– Sono state tagliate le teste?! – gridò la Regina.
– Le loro teste non ci sono più! – gridarono in risposta i soldati.
– Bene! – gridò la Regina, poi rivolgendosi ad Alice – Sai giocare a croquet?

– SÌ! – rispose Alice.
– Vieni! – ruggì la Regina e Alice si unì al corteo.
– Dov’è la Duchessa? – chiese Alice al Bianconiglio.

– Shhh… – disse il Bianconiglio in tono basso, avvicinò la bocca al suo orecchio e le sussurrò – È stata condannata a morte.
– Per che cosa? – chiese Alice.
– Ha dato uno schiaffo alla Regina…

– Andate ai vostri posti! – gridò la Regina con voce tonante, e la gente cominciò a correre in tutte le direzioni, scontrandosi l’una contro l’altra.

Alice pensava di non aver mai visto in tutta la sua vita un campo da croquet così curioso: era tutto creste e solchi, le palle erano ricci vivi, le mazze erano fenicotteri vivi, e i soldati dovevano piegarsi in due e stare sulle mani e sui piedi per fare gli archi da croquet.

La principale difficoltà che Alice trovò all’inizio fu nel gestire la sua “mazza” fenicottero: proprio quando gli aveva ben raddrizzato il collo e stava per dare un colpo al riccio, il fenicottero si girava e la guardava in faccia, con un’espressione così perplessa che non poteva fare a meno di scoppiare a ridere.
E quando finalmente il fenicottero aveva abbassato la testa, il riccio era scappato via.
Inoltre i soldati che formavano gli archi continuavano a spostarsi di qua e di là.

A complicare le cose, tutti giocavano insieme senza aspettare il proprio turno, litigando continuamente. In brevissimo tempo la Regina iniziò a scalpitare gridando un po’ verso tutti:
– Tagliategli la testa! – o – Tagliatele la testa!

Alice cominciò a sentirsi molto a disagio, quando notò qualcosa di strano nell’aria: un sorriso che si allargava svolazzando.

– Come va? – disse lo Stregatto mentre piano piano iniziava ad apparire tutta la testa.

Alice posò il suo fenicottero sentendosi molto contenta di avere qualcuno con cui parlare.
– Litigano tutti e non seguono nessuna regola…

– Ti piace la Regina? – chiese il Gatto a bassa voce.
– Per niente – disse Alice – è così… – Proprio in quel momento si accorse che la Regina era esattamente dietro di lei in ascolto, così continuò – …probabilmente vincerà, che non vale la pena cercare di batterla.
La Regina sorrise e passò oltre.

– Con chi stai parlando? – disse il Re, avvicinandosi ad Alice, e guardando la testa del Gatto con grande curiosità.
– È un mio amico, uno Stregatto – disse Alice – permettetemi di presentarvelo.

– Non mi piace affatto, bisogna portarlo via – disse il Re e gridò alla regina – Mia cara! Vorrei che tu portassi via questo gatto!
La Regina aveva un solo modo per risolvere tutte le difficoltà, grandi o piccole, disse senza nemmeno voltarsi:
– Tagliategli la testa!
– Vado a chiamare il boia – rispose il re e se ne andò.

Quando il boia arrivò disse che non si poteva tagliare una testa a meno che non ci fosse un corpo da cui tagliarla, e siccome dello Stregatto c’era soltanto la testa lui non avrebbe potuto eseguire gli ordini.

Il re e la Regina guardarono Alice con espressione interrogativa.
– Appartiene alla Duchessa, fareste meglio a chiedere a lei – disse Alice.
– È in prigione – disse la Regina, poi si rivolse al boia – portatela qui – E il boia partì come una freccia.

In quel momento la testa dello Stregatto cominciò a svanire lentamente e quando il boia tornò con la Duchessa, non c’era più.
E mentre il Re e il boia vagavano all’impazzata per cercarlo, il resto della comitiva si rimise a giocare.

… continua nel CAPITOLO 9: Chi ha rubato la torta?.

Note ad Alice nel Paese delle Meraviglie

Alice nel Paese delle Meraviglie è un racconto veramente famoso, forse uno dei più famosi racconti per bambini.

Ne hanno fatto film, cartoni animati ed adattamenti teatrali.

Alice nel Paese delle Meraviglie è anche un racconto molto particolare dal punto di vista dello svolgimento, pieno di situazioni surreali e senza senso (il cui motivo fondamentalmente viene svelato nel finale) e anche soprattutto per i dialoghi tra i personaggi, non sempre semplici o immediatamente comprensibili.

Una delle più grandi sfide infatti, per chi vuole tradurre Alice nel Paese delle meraviglie, è cercare di ricondurre ad un senso molti dei “giochi di parole” e “nonsense” usati da Lewis Carroll, che ben si prestano ad essere usati nella lingua inglese, ma che subiscono un forte “lost in traslation” e perdita totale di significato quando si cerca di adattarli in altre lingue.

E’ per questo motivo che nel nostro adattamento troverete solo una delle tante filastrocche e parti in rima presenti nel testo originale. La storia rimane comunque completamente comprensibile e godibile anche senza quelle parti.

In questa versione sono stati volutamente tralasciati due capitoli (quelli sulla tartaruga ed il grifone) per rendere la storia più scorrevole e non troppo lunga. Nonostante la mancanza di questi due capitoli, la storia non perde la sua magia ed il magnifico significato.

Speriamo che questa nostra versione vi piaccia quanto è piaciuta a noi riscriverla!

P.S. Alice è esistita veramente e si chiamava Alice Liddel, figlia di amici di famiglia di Lewis Carroll

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CAPITOLO 7 – Un pazzo party col tè

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CAPITOLO 7 – Un pazzo party col tè.


Alice trovò davanti alla casa un tavolo apparecchiato con la Lepre Marzolina e il Cappellaio Matto che stavano prendendo il tè.
Un Ghiro era seduto in mezzo a loro, profondamente addormentato, mentre gli altri due lo usavano come cuscino per appoggiare il loro gomiti.

Il tavolo era grande, ma i tre erano tutti ammucchiati in un angolo.
– Non c’è posto! Non c’è posto! – gridarono quando videro arrivare Alice.

– C’è un sacco di posto! – disse Alice indignata, e si sedette ad un’estremità del tavolo.

– Prendi del vino – le disse in tono cordiale la Lepre Marzolina.
Alice guardò sulla tavola, ma sopra non vedeva altro che tè.
– Non vedo vino – osservò.

– Non ce n’è – disse la Lepre Marzolina.
– Allora non è stato molto gentile da parte tua offrirmelo – disse Alice arrabbiata.
– Non è stato molto cortese da parte tua sederti senza essere invitata – rispose la Lepre Marzolina.

– I tuoi capelli hanno bisogno di essere tagliati – disse all’improvviso il Cappellaio Matto. Per tutto il tempo aveva guardato Alice con grande curiosità.
– Il taglio dei miei capelli è una cosa che non ti riguarda! – disse Alice con una certa severità.

Il Cappellaio Matto allora spalancò gli occhi e disse:
– Perché un corvo è come una scrivania?
– Credo di poterlo risolvere, questo indovinello – aggiunse Alice ad alta voce.
– Credi davvero di sapere la risposta? – disse la Lepre Marzolina.
– Esattamente – disse Alice.

– Allora dovresti dire quello che pensi – continuò la Lepre Marzolina.
– Certo… – rispose in fretta Alice – almeno… almeno penso quello che dico… è la stessa cosa, sai.

– Non è la stessa cosa! – disse il Cappellaio – potresti anche dire che ‘vedo quello che mangio’ è la stessa cosa di ‘mangio quello che vedo’!

– Si potrebbe anche dire – aggiunse la Lepre Marzolina – che ‘mi piace quello che ottengo’ è la stessa cosa di ‘ottengo quello che mi piace’!
– Si potrebbe anche dire – aggiunse il Ghiro, che sembrava parlare nel sonno – che ‘respiro quando dormo’ è la stessa cosa di ‘dormo quando respiro’!

– Per te è la stessa cosa – disse il Cappellaio, e qui la conversazione si interruppe, e il gruppo rimase in silenzio per un minuto, mentre Alice pensava all’indovinello.

Alice si sentiva terribilmente perplessa.
– Il Ghiro dorme di nuovo – disse il Cappellaio Matto, e gli versò un po’ di tè caldo sul naso.
Il Ghiro scosse la testa con fastidio e disse, senza aprire gli occhi:
– Certo, certo; proprio quello che stavo per dire anche io.

– Hai già risolto l’indovinello? – disse il Cappellaio Matto rivolgendosi di nuovo ad Alice.
– No, ci rinuncio – rispose Alice, – qual è la risposta?
– Non ne ho la minima idea – disse il Cappellaio Matto.
– Nemmeno io – disse la Lepre Marzolina.

Alice sospirò stancamente – Penso che potresti fare qualcosa di meglio che sprecare il tempo facendo enigmi senza senso.
– Se conoscessi il Tempo bene come me, non parleresti di sprecarlo. È lui.
– Non ho capito – disse Alice.

– Certo che non hai capito! – disse il Cappellaio Matto, scuotendo la testa – Immagino che tu non abbia mai parlato con il Tempo!
– Forse no – rispose cautamente Alice – ma so battere il tempo quando ascolto la musica.

– Ah! questo spiega tutto, il Tempo non sopporta di essere battuto, abbiamo litigato lo scorso marzo… poco prima che impazzisse, sai… – (indicando con il cucchiaino la Lepre Marzolina) – era al grande concerto della Regina di Cuori, e dovevo cantare:

“Stella stellina
la notte si avvicina…”

– Conosci quella canzone, vero?
– Ho sentito qualcosa del genere – disse Alice.
– Ma poi continua, sai…

“La fiamma traballa
La mucca è nella stalla…”

Il Ghiro si scosse e cominciò a cantare nel sonno “Stella stellina, la notte si avvicina…” e continuò così a lungo che dovettero pizzicarlo per farlo smettere.

– Ebbene, avevo appena finito la prima strofa, quando la Regina balzò in piedi e gridò: ‘Sta ammazzando il tempo! Tagliategli la testa!’ – disse il Cappellaio Matto
– Che cosa orribile! – esclamò Alice.

– E da allora – continuò il Cappellaio in tono triste – il Tempo non fa più nulla di quello che gli chiedo! Adesso sono sempre le sei…
– È per questo il motivo che è sempre l’ora del tè? – chiese Alice.
– Sì, è così – disse il Cappellaio Matto con un sospiro – è sempre l’ora del tè e non abbiamo tempo per lavare le tazzine nel frattempo.

– Cambiamo argomento… lo interruppe la Lepre Marzolina, sbadigliando – Mi sto annoiando, propongo che Ghiro ci racconti una storia.

– Svegliati, Ghiro! – E lo pizzicarono su entrambi i lati contemporaneamente.

Il Ghiro aprì lentamente gli occhi. – Non dormivo, ho sentito ogni parola che dicevate.”

– Raccontaci una storia! – disse la Lepre di Marzolina.
– Sì per favore fallo! – implorò Alice.
– E fai presto o ti addormenterai di nuovo – aggiunse il Cappellaio Matto.

– C’erano una volta tre sorelline – cominciò in gran fretta il Ghiro – Elsie, Lacie e Tillie, e vivevano in fondo a un pozzo…
– Di cosa vivevano? – disse Alice.
– Vivevano di melassa – disse il Ghiro, dopo averci pensato un minuto o due.

– Ma perché vivevano in fondo a un pozzo? – chiese Alice.
– Prendi ancora un po’ di tè – disse molto seriamente la Lepre Marzolina ad Alice.
Alice si servì un po’ di tè, pane e burro, poi si rivolse al Ghiro e ripeté la sua domanda. – Perché vivevano in fondo a un pozzo?

Il Ghiro si prese ancora un minuto o due per pensarci, e poi disse – Era un pozzo di melassa… – poi iniziò a sbadigliare chiudendo gli occhi e si stava quasi addormentando quando, pizzicato dal Cappellaio Matto, si svegliò di nuovo e continuò: – …hai mai visto il ritratto di una melassa?

– Ora me lo chiedi… non credo… – disse Alice molto confusa.
– Allora non dovresti parlare! – disse il Cappellaio.

Questo gesto di maleducazione fu più di quanto Alice potesse sopportare, si alzò con grande disgusto e se ne andò. il Ghiro si addormentò all’istante, e nessuno degli altri si accorse della sua partenza, anche se lei si voltò un paio di volte, sperando quasi che la chiamassero indietro.
L’ultima volta che li guardò, stavano cercando di mettere il Ghiro nella teiera.

Camminando nel bosco notò che uno degli alberi aveva una porta sul tronco.
– Curioso… – pensò – ma oggi è tutto strano… – così ci entrò.

Si ritrovò quindi nel lungo corridoio di prima, vicino al tavolino di vetro.
– Questa volta me la caverò meglio – si disse, e cominciò col prendere la piccola chiave d’oro e aprire la porta che dava nel giardino.
Poi rosicchiò il fungo finché non fu alta circa 25 centimetri e passò oltre la porta.

Finalmente si ritrovò nel bellissimo giardino tra le luminose aiuole e le fresche fontane.

… continua nel CAPITOLO 8: Il campo da croquet della Regina.

Note ad Alice nel Paese delle Meraviglie

Alice nel Paese delle Meraviglie è un racconto veramente famoso, forse uno dei più famosi racconti per bambini.

Ne hanno fatto film, cartoni animati ed adattamenti teatrali.

Alice nel Paese delle Meraviglie è anche un racconto molto particolare dal punto di vista dello svolgimento, pieno di situazioni surreali e senza senso (il cui motivo fondamentalmente viene svelato nel finale) e anche soprattutto per i dialoghi tra i personaggi, non sempre semplici o immediatamente comprensibili.

Una delle più grandi sfide infatti, per chi vuole tradurre Alice nel Paese delle meraviglie, è cercare di ricondurre ad un senso molti dei “giochi di parole” e “nonsense” usati da Lewis Carroll, che ben si prestano ad essere usati nella lingua inglese, ma che subiscono un forte “lost in traslation” e perdita totale di significato quando si cerca di adattarli in altre lingue.

E’ per questo motivo che nel nostro adattamento troverete solo una delle tante filastrocche e parti in rima presenti nel testo originale. La storia rimane comunque completamente comprensibile e godibile anche senza quelle parti.

In questa versione sono stati volutamente tralasciati due capitoli (quelli sulla tartaruga ed il grifone) per rendere la storia più scorrevole e non troppo lunga. Nonostante la mancanza di questi due capitoli, la storia non perde la sua magia ed il magnifico significato.

Speriamo che questa nostra versione vi piaccia quanto è piaciuta a noi riscriverla!

P.S. Alice è esistita veramente e si chiamava Alice Liddel, figlia di amici di famiglia di Lewis Carroll

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CAPITOLO 6 – Maiale e pepe

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CAPITOLO 6 – Maiale e pepe.


Alice rimase nascosta a guardare la casetta quando improvvisamente un valletto in livrea con la faccia da pesce uscì di corsa dal bosco e bussò forte alla porta. Fu aperto da un altro valletto in livrea, con la faccia tonda da rana

Alice era molto curiosa e si mise ad ascoltare.
Il Valletto-Pesce estrasse una grande lettera e la porse all’altro, dicendo in tono solenne:
– Per la Duchessa. Un invito della Regina per giocare a croquet.
Il Valletto-Rana ripeté, con lo stesso tono solenne:
– Dalla Regina. Un invito per la Duchessa a giocare a croquet.
Poi entrambi si inchinarono profondamente.

Il Valletto-Rana si sedette per terra vicino alla porta, fissando stupidamente il cielo.
Alice si avvicinò timidamente, nella casa c’era un rumore incredibile, un continuo ululare e starnutire, e ogni tanto un grande schianto, come se un piatto o una teiera fossero stati fatti a pezzi.

– Posso entrare? – chiese Alice al Valletto-Rana.
– Forse avrebbe senso bussare – disse il Valletto-Rana contemplando il cielo senza guardarla.

In quel preciso momento la porta di casa si aprì, e un grosso piatto volò nell’aria sfiorando la testa del Valletto-Rana ma lui non si mosse, come se nulla fosse successo.

– Ma posso entrare?! – chiese di nuovo Alice a voce più alta.
– Ma devi proprio entrare? – disse il valletto.
“È davvero incredibile” mormorò tra sé Alice, “il modo in cui hanno da discutere su tutto in questo posto. Mi sembra di impazzire!

– Quindi cosa devo fare?! – chiese Alice.
– Tutto quello che vuoi – rispose il Valletto-Rana, e cominciò a fischiettare.

– Oh, è inutile parlare con questo qui – disse Alice disperata, così aprì la porta ed entrò.

Alice si ritrovò in una grande cucina piena di fumo, la Duchessa era seduta al centro mentre allattava un bambino, la cuoca invece era china sul fuoco e mescolava la zuppa.

– C’è sicuramente troppo pepe in quella zuppa! – si disse Alice, mentre iniziava a starnutire.
Anche la Duchessa starnutiva e il bambino starnutiva e urlava. Gli unici che non starnutivano erano la cuoca e un grosso gatto sdraiato vicino al fuoco che sorrideva da un orecchio all’altro.

– Che strano gatto – disse Alice – come fa a sorridere in quel modo?
– È uno Stregatto del Cheshire – disse la Duchessa, – ed è fatto così. Maiale!

Disse l’ultima parola con una violenza così improvvisa che Alice sussultò, ma poi capì che era indirizzata al bambino, e non a lei, allora si fece coraggio, e continuò:

– Non sapevo che gli Stregatti del Cheshire sorridessero, in realtà non sapevo che i gatti potessero sorridere.
– Tutti possono – disse la Duchessa.

– Non conosco nessun gatto che lo faccia – disse Alice molto educatamente, sentendosi piuttosto contenta di aver iniziato una conversazione.
– Non conosci molto – rispose seccata la Duchessa.
Alice pensò che sarebbe stato meglio cambiare argomento.

In quel momento la cuoca tolse dal fuoco il paiolo della zuppa e si mise a lanciare contro la Duchessa e il bambino tutto quello che aveva a portata di mano: ferri da stiro, pentole, piatti e stoviglie.
La Duchessa non reagì per nulla quando venne colpita, mentre il bambino ululava già così tanto che era impossibile dire se i colpi gli facessero male oppure no.

– Ma cosa stai facendo!? – gridò Alice rivolta alla cuoca.
– Se ognuno si facesse gli affari propri – disse la Duchessa con un ringhio rauco – il mondo girerebbe meglio e più velocemente di quanto già non fa.

– Il che non sarebbe un vantaggio, visto che la terra impiega ventiquattr’ore per girare sul suo asse e…
Alice non fece in tempo a finire la frase che la Duchessa immediatamente replicò:
– A proposito di asce, tagliale la testa!

Alice lanciò un’occhiata piuttosto ansiosa alla cuoca, per vedere se intendeva obbedire al comando; ma la cuoca era tutta intenta a mescolare la zuppa, e non sembrava dare ascolto alla Duchessa, così continuò – Ventiquattr’ore, credo, o sono dodici? Io…

– Basta! Non ho mai potuto sopportare le cifre! – disse la Duchessa e ricominciò ad allattare il suo bambino, cantandogli una specie di ninna nanna molto rude. Poi si rivolse ad Alice.
– Ecco! Puoi dargli il biberon, se vuoi! – disse la Duchessa lanciando il bambino ad Alice – devo andare a prepararmi per giocare la partita di croquet con la Regina – e corse fuori dalla stanza.
La cuoca le lanciò dietro una padella ma la mancò di poco.

Alice afferrò il bambino con una certa difficoltà, non appena ebbe capito il modo corretto di dargli il biberon, lo portò fuori all’aria aperta.

Il bambino grugnì, e Alice lo guardò in faccia per vedere cosa avesse. Non c’era dubbio che avesse un naso molto all’insù, molto più simile ad un grugno di maiale che ad un nasino di bambino. Anche i suoi occhi stavano diventando estremamente piccoli.

Alice stava appena iniziando a pensare tra sé: “Ora, cosa devo fare con questa creatura?

Il bambino grugnì di nuovo e così violentemente che questa volta non potevano esserci dubbi: era diventato un maialino.

Alice posò giù la piccola creatura e si sentì piuttosto sollevata nel vederla trotterellare silenziosamente nel bosco, ma fu più sorpresa nel vedere lo Stregatto seduto sul ramo di un albero vicino a lei.

– Signor Stregatto, potrebbe per cortesia indicarmi la strada dove proseguire? – cominciò timidamente Alice.
– Dipende molto da dove vuoi arrivare – disse lo Stregatto
– Non mi interessa molto dove… – rispose Alice.
– Allora non importa da che parte vai – continuò lo Stregatto.
– … basta che io arrivi da qualche parte.. – aggiunse Alice come spiegazione.
– Oh, lo farai sicuramente, se solo cammini abbastanza a lungo – concluse lo Stregatto.

Alice provò allora con un’altra domanda – Cosa trovo qui vicino?
– Da quella parte… – disse lo Stregatto indicando con la zampa destra – …vive un Cappellaio, e da quella parte… – agitando l’altra zampa – …abita una Lepre Marzolina. Vai dove vuoi, tanto sono matti tutti e due.

– Ma non voglio andare dai matti – osservò Alice.
– Oh, non puoi farci niente – disse lo Stregatto – qui siamo tutti matti. Io sono matto, anche tu sei matta.

– Come fai a sapere che sono matta? – chiese Alice.
– Devi esserlo, altrimenti non saresti qui. Giochi a croquet con la regina oggi?
– Mi piacerebbe moltissimo, ma non sono stata invitata – disse Alice.
– Mi vedrai lì – disse lo Stregatto, e poi scomparve nel nulla.

Alice non ne fu molto sorpresa, iniziava ad abituarsi alle cose strane che accadevano in quel posto.
All’improvviso lo Stregatto ricomparve.

– A proposito, che ne è stato del bambino? Mi ero quasi dimenticato di chiedertelo.
– Si è trasformato in un maiale – disse tranquillamente Alice.
– Lo immaginavo – disse lo Stregatto, e scomparve di nuovo svanendo molto lentamente, cominciando dall’estremità della coda e finendo con il sorriso, che rimase come un alone nell’aria per qualche tempo dopo che il resto se n’era svanito.

“Bene! Ho visto spesso un gatto senza sorriso”, pensò Alice, “ma un sorriso senza gatto è la cosa più curiosa che abbia mai visto in tutta la mia vita.”

Non aveva fatto molta strada quando giunse alla casa della Lepre Marzolina, che era un po’ più grande. Sgranocchiò quindi un pezzetto di fungo fino a diventare circa mezzo metro di altezza.

Alice si avvicinò timidamente pensando “Mi sa che forse era meglio andare a trovare il Cappellaio!”

… continua nel CAPITOLO 7: Un pazzo party col tè.

Note ad Alice nel Paese delle Meraviglie

Alice nel Paese delle Meraviglie è un racconto veramente famoso, forse uno dei più famosi racconti per bambini.

Ne hanno fatto film, cartoni animati ed adattamenti teatrali.

Alice nel Paese delle Meraviglie è anche un racconto molto particolare dal punto di vista dello svolgimento, pieno di situazioni surreali e senza senso (il cui motivo fondamentalmente viene svelato nel finale) e anche soprattutto per i dialoghi tra i personaggi, non sempre semplici o immediatamente comprensibili.

Una delle più grandi sfide infatti, per chi vuole tradurre Alice nel Paese delle meraviglie, è cercare di ricondurre ad un senso molti dei “giochi di parole” e “nonsense” usati da Lewis Carroll, che ben si prestano ad essere usati nella lingua inglese, ma che subiscono un forte “lost in traslation” e perdita totale di significato quando si cerca di adattarli in altre lingue.

E’ per questo motivo che nel nostro adattamento troverete solo una delle tante filastrocche e parti in rima presenti nel testo originale. La storia rimane comunque completamente comprensibile e godibile anche senza quelle parti.

In questa versione sono stati volutamente tralasciati due capitoli (quelli sulla tartaruga ed il grifone) per rendere la storia più scorrevole e non troppo lunga. Nonostante la mancanza di questi due capitoli, la storia non perde la sua magia ed il magnifico significato.

Speriamo che questa nostra versione vi piaccia quanto è piaciuta a noi riscriverla!

P.S. Alice è esistita veramente e si chiamava Alice Liddel, figlia di amici di famiglia di Lewis Carroll

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CAPITOLO 5 – I consigli del Brucaliffo

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CAPITOLO 5 – I consigli del Brucaliffo.


Il Brucaliffo e Alice si guardarono per qualche tempo in silenzio.
Alla fine il Brucaliffo si tolse il narghilè di bocca e si rivolse a lei con voce languida e assonnata.
– Chi sei?
– Non lo so, signore, so chi ero quando mi sono alzata stamattina, ma penso di essere cambiata più volte da allora – rispose Alice, piuttosto timidamente.

– Cosa intendi? Spiegati! – disse severamente il Brucaliffo.
– Non riesco a spiegarmi signore… – disse Alice – perchè non sono me stessa, vede?!

– Non vedo – disse il Brucaliffo.
– Temo di non riuscire spiegarmi – rispose Alice molto educatamente – perché faccio fatica a capirlo pure io… avere così tante taglie diverse in un giorno mi rende confusa.

– Non lo è – disse il Brucaliffo.
– Beh, forse ora non la pensi così, ma quando dovrai trasformarti in una crisalide, e poi in farfalla, credo sembrerà un po’ strano, vero? – disse Alice

– Neanche un po’ – disse il Brucaliffo.
– Beh, forse lei ha un’altra sensibilità, a me fa tutto molto strano – rispose Alice.

– Tu! – disse il Brucaliffo con disprezzo – Chi sei?
Il che li riportò la conversazione all’inizio. Alice si sentì un po’ seccata e disse:
– Penso che dovresti dirmi tu chi sei, prima.

– Perché? – disse il Brucaliffo.
Alice non riusciva a pensare ad alcuna buona ragione mentre il Bruco sembrava essere molto irritato, quindi si voltò e fece per andarsene.

– Torna! – la chiamò il Brucaliffo – Ho qualcosa di importante da dirti!
Alice si voltò e tornò indietro.

– Mantieni la calma – disse il Brucaliffo.
– È tutto? – chiese Alice, reprimendo la rabbia meglio che poteva.

– No – disse il Brucaliffo – ti credi cambiata, vero?
– Temo di sì – disse Alice – Non riesco a ricordare le cose come prima e non mantengo la stessa statura per più di dieci minuti consecutivi!

– Di che taglia vuoi diventare? – chiese.
– Oh, non sono particolarmente esigente in fatto di dimensioni – rispose Alice – solo che non mi piace cambiare così spesso, sai?

– Non lo so – disse il Brucaliffo.
Alice non disse nulla, non era mai stata così contraddetta in tutta la sua vita, e sentiva che stava per perdere la pazienza.

– Ti senti bene con questa statura? – chiese il Brucaliffo.
– Vorrei essere un po’ più grande, signore, otto centimetri sono un’altezza così miserabile… – disse Alice.

– È davvero un’ottima altezza! – rispose rabbiosamente il Bruco sollevandosi in posizione eretta (era alto esattamente otto centimetri).

– Ma non ci sono abituata! – implorò la povera Alice in tono pietoso, e pensava tra sé “ma perchè qui si offendono tutti così facilmente?!”
– Col tempo ti abituerai – disse il Brucaliffo mettendosi in bocca il narghilè ricominciando a fumare.

Dopo un minuto o due il Brucaliffo sbadigliò un paio di volte e scese dal fungo strisciando via nell’erba, limitandosi a dire: – Un lato ti farà diventare più alta, mentre l’altro ti farà diventare più bassa.

“Un lato di cosa? L’altro lato di cosa?” pensò Alice tra sé.

– Del fungo – disse il Brucaliffo, come se le avesse letto nel pensiero, e un attimo dopo scomparve.

Alice rimase un attimo a guardare pensierosa il fungo, cercando di capire quali fossero le sue due facce ma poiché era perfettamente rotondo, alla fine allungò le braccia il più possibile attorno al fungo e con ciascuna mano prese un pezzetto.

Mordicchiò un po’ il pezzo nella mano destra per provare l’effetto, un attimo dopo sentì un colpo violento sotto il mento: aveva colpito il suo piede!

Era molto spaventata da questo cambiamento così improvviso, e poiché stava rimpicciolendosi rapidamente mangiò subito un po’ del pezzo che aveva nella mano sinistra.

Ora però si allungò a dismisura talmente tanto che la sua testa sbucò sopra le chiome degli alberi.
Alice allora si mise al lavoro con molta attenzione, mordicchiando a turno i pezzi del fungo e diventando ora più alta, ora più bassa, finché non riuscì a raggiungere la sua altezza abituale.

– Bene, ormai metà del mio piano è pronto! Sono tornata della mia giusta dimensione, ora devo entrare in quel bellissimo giardino… ma come faccio?!

Mentre diceva questo, si trovò improvvisamente in uno spazio aperto, dove c’era una graziosa casetta alta circa un metro.
– Chiunque abiti lì si spaventerà nel vedermi di queste dimensioni…
Così mordicchiò un pezzetto di fungo nella mano destra finché non fu venticinque centimetri di altezza.

… continua nel CAPITOLO 6: Maiale e pepe.

Note ad Alice nel Paese delle Meraviglie

Alice nel Paese delle Meraviglie è un racconto veramente famoso, forse uno dei più famosi racconti per bambini.

Ne hanno fatto film, cartoni animati ed adattamenti teatrali.

Alice nel Paese delle Meraviglie è anche un racconto molto particolare dal punto di vista dello svolgimento, pieno di situazioni surreali e senza senso (il cui motivo fondamentalmente viene svelato nel finale) e anche soprattutto per i dialoghi tra i personaggi, non sempre semplici o immediatamente comprensibili.

Una delle più grandi sfide infatti, per chi vuole tradurre Alice nel Paese delle meraviglie, è cercare di ricondurre ad un senso molti dei “giochi di parole” e “nonsense” usati da Lewis Carroll, che ben si prestano ad essere usati nella lingua inglese, ma che subiscono un forte “lost in traslation” e perdita totale di significato quando si cerca di adattarli in altre lingue.

E’ per questo motivo che nel nostro adattamento troverete solo una delle tante filastrocche e parti in rima presenti nel testo originale. La storia rimane comunque completamente comprensibile e godibile anche senza quelle parti.

In questa versione sono stati volutamente tralasciati due capitoli (quelli sulla tartaruga ed il grifone) per rendere la storia più scorrevole e non troppo lunga. Nonostante la mancanza di questi due capitoli, la storia non perde la sua magia ed il magnifico significato.

Speriamo che questa nostra versione vi piaccia quanto è piaciuta a noi riscriverla!

P.S. Alice è esistita veramente e si chiamava Alice Liddel, figlia di amici di famiglia di Lewis Carroll

😊

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CAPITOLO 4 – Il Bianconiglio e la brutta fine di Bill

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Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare di Alice nel Paese delle Meraviglie!

CAPITOLO 4 – Il Bianconiglio e la brutta fine di Bill


Invece era il Bianconiglio che si guardava intorno con ansia, come se avesse perso qualcosa, e mormorava tra sé:
– La Duchessa! La Duchessa! Mi farà giustiziare… Dove posso averli lasciati cadere, mi chiedo?

Alice intuì subito che stava cercando il ventaglio e il paio di guanti bianchi persi poco prima, si mise a cercarli ma non li vedeva da nessuna parte. Tutto intorno a lei sembrava essere cambiato, la pozza, il grande salone con il tavolo di vetro e la porticina erano scomparsi.

Il Bianconiglio notò Alice e la chiamò in tono arrabbiato: – Mary Ann! Che cosa fai qui?! Corri subito a casa e prendimi un paio di guanti e un ventaglio! Presto, muoviti!

Alice fu così spaventata che corse subito nella direzione indicata, senza cercare di spiegare al Bianconiglio che lei non era Mary Ann.

Mentre correva Alice si imbatté in una piccola e graziosa casetta, sulla cui porta c’era inciso il nome “BIANCONIGLIO”.
Alice entrò senza bussare e corse su per le scale.

Entrò in una stanzetta ordinata dove sopra a un tavolo c’erano un ventaglio e due o tre paia di minuscoli guanti bianchi. Li prese e fece per uscire, quando il suo sguardo cadde su una bottiglietta che stava vicino allo specchio.

Questa volta non c’era nessuna etichetta con la scritta “BEVIMI”, ma lei la stappò comunque e la bevve.
– So che succederà sicuramente qualcosa di interessante – si disse.

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Così accadde davvero, e molto prima di quanto si aspettasse si ritrovò con la testa appoggiata al soffitto. Posò in fretta la bottiglia sperando di non crescere oltre.

Purtroppo continuò a crescere così tanto che ben presto dovette inginocchiarsi sul pavimento, mettere un braccio fuori dalla finestra e un piede su per il camino.

A quel punto smise di crescere, tuttavia era molto scomoda, e, poiché sembrava non esserci alcuna possibilità di uscire da quella stanza, si sentiva molto demoralizzata.

“Era molto meglio la vita di casa” pensò la povera Alice, “quando non si diventava sempre più piccoli e non si veniva comandati da topi e conigli… eppure… è piuttosto movimentata questo genere di vita!
Quando leggevo le favole, immaginavo che una cosa del genere non potesse mai accadere, e ora eccomi qui, dentro una fiaba!

– Mary Ann! Mary Ann! Portami subito i guanti!
Poi si udì un leggero scalpiccio sulle scale. Alice sapeva che era il Bianconiglio che veniva a cercarla, e tremò tanto da far tremare anche la casa, dimenticandosi che ora era circa mille volte più grande del Bianconiglio e non aveva motivo di averne paura.

Poco dopo il Bianconiglio cercò di aprire la porta, ma il gomito di Alice la bloccava.
– Allora faccio il giro ed entro dalla finestra – lo sentì dire a se stesso.

“Non ci riuscirai…” pensò Alice, e, dopo aver aspettato un po’ le sembrò di sentire il Bianconiglio proprio sotto la finestra. Alice con il braccio fuori dalla finestra allungò la mano aperta e la richiuse velocemente, ma non riuscì ad afferrare nulla.

Sentì invece un piccolo grido, una caduta e poi uno schianto di vetri rotti. Alice pensò che era possibile che il Bianconiglio fosse caduto in una serra, o qualcosa del genere.

La voce arrabbiata del Bianconiglio urlava: – Pat! Pat! Dove sei?!
Alice udì una voce che non aveva mai sentito prima:
– Sono qui!
– Vieni ad aiutarmi! (Rumore di altri vetri rotti)

– Ora dimmi Pat, cos’è quella cosa nella finestra?!
– Sembra un braccio, vostro onore.
– Un braccio?! Chi ha mai visto un braccio di quelle dimensioni?!
– Sì vostro onore… però a me sembra un braccio per davvero.
– Beh, in ogni caso così non va bene… portalo via!

Dopo ci fu un lungo silenzio, Alice poteva sentire solo dei sussurri come: “Certo, non mi piace per niente, vostro onore!” oppure “Fai come ti dico io!”

Alla fine Alice allungò di nuovo il braccio fuori dalla finestra aprendo la mano e richiudendola velocemente. Questa volta ci furono due piccoli strilli e altri suoni di vetri rotti.

Aspettò per un po’ senza udire più nulla, poi sentì più voci che parlavano tutte insieme:
– Dov’è l’altra scala?
– L’ha presa Bill…
– Bill! Vieni qui!
– Non arriviamo nemmeno a metà altezza…
– Tieni, Bill! Afferra questa corda…
– Attento alle tegole e… oh… è andato giù per il camino! (si udì un forte schianto)
– E ora che facciamo? Qualcuno dovrà scendere nel camino… no, non ci vado io! Vacci tu!
– Non ci penso nemmeno!
– Bill! Devi scendere nel camino!

“Oh! Quindi Bill scende nel camino?” pensò Alice tra sé. “Non vorrei essere al posto di Bill per nulla al mondo, questo caminetto è così stretto… però potrei aiutarlo io!

Alice tirò il piede più che poté giù per il camino, e attese finché non sentì qualcosa che grattava vicino al suo piede e pensò: “Questo è Bill”.
Diede quindi un bel calcio secco su per il camino aspettando di sentire cosa succedeva.

La prima cosa che sentì fu un coro generale di “Ecco Bill!”
Poi il silenzio, e dopo ancora un’altra confusione di voci:
– Alzagli la testa… diamogli del Brandy… non soffocarlo… com’è andata vecchio mio? Cosa ti è successo? Raccontaci tutto!

– Dobbiamo bruciare la casa! – disse il Bianconiglio.
Alice allora gridò più forte che poteva: – Se lo fai, ti farò prendere da Dinah!
Ci fu immediatamente un silenzio mortale.
Dopo poco Alice sentì il Bianconiglio dire:
– Una carriola piena andrà bene, per cominciare.

“Una carriola piena di cosa?” pensò Alice. Ma non dovette aspettare a lungo, perché un attimo dopo una pioggia di sassolini entrò dalla finestra e alcuni di essi la colpirono in volto.

Alice notò con una certa sorpresa che i sassolini si stavano trasformando tutti in piccole torte e pensò che forse se ne mangiava qualcuna poteva tornare più piccola.

Così inghiottì una delle torte e fu felice di scoprire che cominciava a rimpicciolirsi.

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Non appena fu abbastanza piccola da poter uscire dalla porta, corse fuori di casa e trovò una folla di animaletti e uccellini ad attenderla.

La povera piccola lucertola Bill era nel mezzo, sorretta da due porcellini d’India, che le davano qualcosa da bere. Tutti si precipitarono addosso ad Alice non appena la videro, ma lei scappò più veloce che poteva, e presto si ritrovò al sicuro nel fitto bosco.

“La prima cosa che devo fare,” disse Alice tra sé e sé, mentre vagava per il bosco, “è tornare alla mia giusta dimensione; la seconda cosa è ritrovare la strada per quel bel giardino, penso sia il piano migliore.”

Sembrava un piano eccellente, senza dubbio. L’unico problema era che non aveva la minima idea di dove cominciare, e non riusciva a vedere nulla che sembrasse la cosa giusta da mangiare o da bere.

Vide però un grosso fungo alto più o meno quanto lei, e, quando ebbe guardato sotto, su entrambi i lati e dietro, le venne in mente che avrebbe potuto anche guardare e vedere cosa c’era sopra.

Si allungò in punta di piedi e sbirciò oltre il bordo del fungo, dove i suoi occhi incontrarono quelli di un grosso bruco azzurro, che sedeva in cima con le braccia conserte, fumando assopito un narghilè.

Poi il Brucaliffo aprì gli occhi e i loro sguardi si incrociarono.

… continua nel CAPITOLO 5: I consigli del Brucaliffo.

Note ad Alice nel Paese delle Meraviglie

Alice nel Paese delle Meraviglie è un racconto veramente famoso, forse uno dei più famosi racconti per bambini.

Ne hanno fatto film, cartoni animati ed adattamenti teatrali.

Alice nel Paese delle Meraviglie è anche un racconto molto particolare dal punto di vista dello svolgimento, pieno di situazioni surreali e senza senso (il cui motivo fondamentalmente viene svelato nel finale) e anche soprattutto per i dialoghi tra i personaggi, non sempre semplici o immediatamente comprensibili.

Una delle più grandi sfide infatti, per chi vuole tradurre Alice nel Paese delle meraviglie, è cercare di ricondurre ad un senso molti dei “giochi di parole” e “nonsense” usati da Lewis Carroll, che ben si prestano ad essere usati nella lingua inglese, ma che subiscono un forte “lost in traslation” e perdita totale di significato quando si cerca di adattarli in altre lingue.

E’ per questo motivo che nel nostro adattamento troverete solo una delle tante filastrocche e parti in rima presenti nel testo originale. La storia rimane comunque completamente comprensibile e godibile anche senza quelle parti.

In questa versione sono stati volutamente tralasciati due capitoli (quelli sulla tartaruga ed il grifone) per rendere la storia più scorrevole e non troppo lunga. Nonostante la mancanza di questi due capitoli, la storia non perde la sua magia ed il magnifico significato.

Speriamo che questa nostra versione vi piaccia quanto è piaciuta a noi riscriverla!

P.S. Alice è esistita veramente e si chiamava Alice Liddel, figlia di amici di famiglia di Lewis Carroll

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CAPITOLO 3 – La corsa elettorale

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CAPITOLO 3 – La corsa elettorale


Era davvero un gruppo dall’aspetto strano quello che si era radunato sulla riva, ed erano tutti bagnati, irritati e a disagio.

La prima domanda, ovviamente era: come asciugarsi?
Si consultarono a riguardo e dopo pochi minuti sembrò del tutto naturale ad Alice ritrovarsi a parlare in modo familiare con loro, come se li conoscesse da tutta la vita.

Alla fine il Topo, che sembrava essere una persona di una certa autorità gridò:
– Sedetevi tutti e ascoltatemi! Presto vi farò asciugare! – e si sedettero tutti in un grande cerchio, con il Topo al centro.

– Ehm! – disse il Topo con aria importante – Siete pronti? Adesso vi racconto la cosa più seccante che io conosca: «Guglielmo il Conquistatore, la cui causa era favorita dal papa, fu presto sottomesso dagli inglesi che erano stati negli ultimi tempi molto abituati all’usurpazione e alla conquista. Edwin e Morcar, Conti di Mercia e Northumbria…

– Uh! – disse l’Opossum con un brivido.

Il Topo continuò per un po’, poi rivolgendosi ad Alice le chiese:
– Come stai adesso, mia cara?
– Più bagnata che mai – rispose Alice – non mi sto asciugando affatto.

– In tal caso – disse solennemente il Dodo, alzandosi in piedi – propongo che la riunione venga aggiornata per l’immediata adozione di rimedi più energici… tipo una corsa elettorale!
– Cos’è una corsa elettorale? – chiese Alice.

– Il modo migliore per spiegarlo è farlo, delimitiamo un percorso, una specie di cerchio, e poi uno, due, tre e via!
Cominciarono tutti a correre. Quando uno voleva smettere di correre si fermava, ma in ogni caso, dopo aver corso per circa mezz’ora, erano tutti abbastanza asciutti.

Il Dodo improvvisamente gridò:
– La corsa è finita! – tutti gli si affollarono attorno, ansimando e chiedendo – Ma chi ha vinto?!

A questa domanda il Dodo pensò molto, alla fine disse:
– Tutti hanno vinto e tutti devono avere un premio!
– Ma chi consegna i premi? – chiesero tutti in coro.

– Ma lei, naturalmente – disse il Dodo, indicando Alice con un dito, e subito tutta la comitiva le si fece intorno, gridando confusamente:
– Premi! Premi! Premi!

Alice, che non aveva idea di cosa fare, si mise la mano in tasca, tirò fuori una scatola di confetti (che per fortuna non si era bagnata nell’acqua salata) e li fece girare come premio. C’era esattamente un confetto a testa.

Tutti mangiarono i confetti rumorosamente, poi si sedettero di nuovo in cerchio e pregarono il Topo di dire loro qualcosa di più.

– Mi avevi promesso di raccontarmi la tua storia, lo sai… – disse Alice, – e perché odi… C. e G. – aggiunse in un sussurro, quasi timorosa che si offendesse di nuovo.

– La mia è una coda lunga e triste! – disse il Topo, voltandosi verso Alice e sospirando.
– È una coda lunga, certo – disse Alice, guardando con meraviglia la coda del Topo – ma perché la chiami triste?
Il Topo iniziò quindi a raccontare:

Disse Furia a un Topo
   incontrato per la casa
     “Andiamo subito davanti
         alla legge: io ti accuserò
             e non accetterò che tu
                dica di no, voglio una
                   bella udienza perché
                     ora non niente da
                   fare” disse il Topo,
                “Ma senza giudice
            e nessuna giuria
         si sprecano
      solo parole!”
   “Sarò giudice
    e la giuria”
      disse con
         astuzia
            il Furia,
              “di sicuro
                  troverò
                      la prova
                          e presto
                              sarai
                          giudicato
           e condannato!”

– Non mi stai ascoltando! – disse severamente il Topo ad Alice – Ma a cosa stai pensando?
– Chiedo scusa – disse Alice umilmente – sei arrivato alla terza curva, vero?

– Mi insulti dicendo queste sciocchezze! – disse il Topo alzandosi e allontanandosi.
– Vorrei avere Dinah qui, lo riporterebbe subito indietro! – disse Alice.
– E chi sarebbe Dinah? – chiese l’Opossum.
– Dinah è la mia gatta, è molto brava a prendere i topi, e dovreste vedere con gli uccellini! – rispose Alice.

La frase causò un notevole trambusto nel gruppo, alcuni uccelli volarono subito via e un canarino gridò con voce tremante ai suoi piccoli di venire via. Alla fine se ne andarono via tutti e Alice rimase sola.

“Vorrei non aver menzionato Dinah! Sembra che non piaccia a nessuno quaggiù, eppure sono sicura che sia la migliore gatta del mondo!” pensò
la povera Alice che ricominciò a piangere, perché si sentiva molto sola.

Dopo un po’, però, udì di nuovo un leggero scalpiccio di passi in lontananza, Alice alzò lo sguardo incuriosita sperando fosse il Topo che tornava indietro per finire la sua storia.

… continua nel CAPITOLO 4: Il Bianconiglio e la brutta fine di Bill.

Note ad Alice nel Paese delle Meraviglie

Alice nel Paese delle Meraviglie è un racconto veramente famoso, forse uno dei più famosi racconti per bambini.

Ne hanno fatto film, cartoni animati ed adattamenti teatrali.

Alice nel Paese delle Meraviglie è anche un racconto molto particolare dal punto di vista dello svolgimento, pieno di situazioni surreali e senza senso (il cui motivo fondamentalmente viene svelato nel finale) e anche soprattutto per i dialoghi tra i personaggi, non sempre semplici o immediatamente comprensibili.

Una delle più grandi sfide infatti, per chi vuole tradurre Alice nel Paese delle meraviglie, è cercare di ricondurre ad un senso molti dei “giochi di parole” e “nonsense” usati da Lewis Carroll, che ben si prestano ad essere usati nella lingua inglese, ma che subiscono un forte “lost in traslation” e perdita totale di significato quando si cerca di adattarli in altre lingue.

E’ per questo motivo che nel nostro adattamento troverete solo una delle tante filastrocche e parti in rima presenti nel testo originale. La storia rimane comunque completamente comprensibile e godibile anche senza quelle parti.

In questa versione sono stati volutamente tralasciati due capitoli (quelli sulla tartaruga ed il grifone) per rendere la storia più scorrevole e non troppo lunga. Nonostante la mancanza di questi due capitoli, la storia non perde la sua magia ed il magnifico significato.

Speriamo che questa nostra versione vi piaccia quanto è piaciuta a noi riscriverla!

P.S. Alice è esistita veramente e si chiamava Alice Liddel, figlia di amici di famiglia di Lewis Carroll

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Alice nel Paese delle Meraviglie 🐇🕓🎩🐱🧡

“In tutto c’è una morale, se si sa trovarla.”

Alice nel paese delle meraviglie, scritto da Lewis Carroll, è un classico della letteratura per l’infanzia che vi trasporterà in un mondo straordinario e surreale.

La storia inizia quando la curiosa Alice, inseguendo uno strano coniglio bianco si infila in una buca nel terreno, precipitando in un regno fantastico popolato da personaggi eccentrici e situazioni assurde.

Attraverso avventure straordinarie e incontri unici, esplorerete insieme ad Alice questo mondo incantato, affrontando enigmi e scoprendo la sua straordinaria abilità di adattarsi a un regno dalle regole mutevoli e spesso incomprensibili.

🖌 Disegno da colorare 🎨

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Alice nel Paese delle Meraviglie 🐇🕓🎩🐱🧡 racconto completo


Indice dei capitoli


CAPITOLO 1 – Nella tana del Bianconiglio.


Alice cominciava a stancarsi di stare seduta accanto alla sorella sulla riva del fiume senza fare niente. Una o due volte aveva sbirciato nel libro che sua sorella stava leggendo, ma non c’erano né immagini né fumetti, “e a che serve un libro”, pensò Alice, “senza immagini o fumetti?”

Alice, annoiata e assonnata, stava riflettendo se alzarsi a cogliere delle margherite, quando all’improvviso un coniglio bianco dagli occhi rosa le passò davanti.

Non c’era niente di strano in questo, né Alice trovò così strano sentire il Coniglio dire a se stesso: “Oh cielo! Oh cielo! È tardi!”
Ma quando il Coniglio tirò fuori un orologio dal taschino del panciotto, Alice balzò in piedi, perché le balenò in mente che non aveva mai visto prima un coniglio con un orologio nel taschino del panciotto.

Alice, incuriosita, gli corse dietro attraverso il campo. Fece appena in tempo a vederlo sparire in una grande tana sotto la siepe che, senza rendersene conto, ci cadde dentro anche lei!

La tana del coniglio era molto profonda, oppure lei cadeva molto lentamente, perché aveva tutto il tempo per guardarsi intorno, mentre scendeva.

Poi guardò ai lati del pozzo e notò che le pareti erano piene di armadi e di scaffali per libri, qua e là vedeva appese mappe e quadri.
Mentre scendeva, prese un barattolo da uno degli scaffali. C’era scritto sopra “MARMELLATA DI ARANCE”, ma, con suo grande disappunto, era vuoto. Rimise quindi il barattolo in uno degli armadi mentre ci cadeva accanto.

Giù, giù, giù!
Sarebbe mai finita la discesa?
Non c’era nient’altro da fare, quindi Alice iniziò presto a parlare da sola.

– Dinah mi mancherà molto stasera, immagino! – (Dinah era la sua gatta.) – Spero che si ricordino del suo piattino di latte all’ora del tè. Dinah,vorrei che tu fossi qui con me!

Alice si stava appisolando, quando all’improvviso… BUMP! Si adagiò sopra un mucchio di rami e foglie secche. La discesa era finita.

Alice in un attimo balzò in piedi, alzò lo sguardo ma in alto era tutto buio. Davanti a lei c’era un altro lungo passaggio e il Bianconiglio era là in fondo che lo percorreva di corsa.

Alice cominciò a correre e fece appena in tempo a sentirlo dire:
– Oh, come si è fatto tardi! – che il Bianconiglio svoltò l’angolo e non si vide più.

Alice si ritrovò in un corridoio lungo e basso, tutt’intorno al corridoio c’erano tante porte tutte chiuse. Dopo che Alice ebbe provato ad aprirle tutte senza successo si chiese come avrebbe fatto a uscire di lì.

All’improvviso si imbatté in un tavolino su cui c’era solo una minuscola chiave d’oro. Alice pensò che potesse aprire una delle porte del corridoio ma, o le serrature erano troppo grandi, oppure la chiave era troppo piccola, tanto che non ne apriva nessuna.

Tuttavia questa volta, vide una porticina alta circa quaranta centimetri che prima non c’era. Provò la piccola chiave d’oro nella serratura e, con sua grande gioia, la porta si aprì!

Alice si inginocchiò e guardò attraverso la porta: vide il giardino più bello che avesse mai visto. Purtroppo non riusciva nemmeno a mettere la testa oltre la soglia, tanto era piccola quella porta.
– Oh, come vorrei potermi accorciare come un telescopio! – si disse Alice.

Tornò quindi al tavolo, sperando quasi di trovarvi un’altra chiave. Questa volta però vi trovò sopra una piccola bottiglia (“che certamente prima non c’era”, pensò Alice), sulla quale c’era un’etichetta con su scritto “BEVIMI”.

– No, prima controllerò, e vedrò se c’è scritto ‘veleno’ oppure no – si disse Alice, perché non aveva mai dimenticato che, se si beve da una bottiglia con la scritta ‘veleno’, quasi sicuramente le avrebbe fatto male.

Ma su questa bottiglia non c’era scritto ‘veleno’ così Alice si azzardò ad assaggiare il contenuto, e, trovandolo molto buono (il sapore era un misto di crostata di ciliegie, crema pasticcera, ananas, tacchino arrosto e pane tostato imburrato), lo bevve tutto.

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– Che sensazione curiosa! – disse Alice. – Mi sembra di accorciarmi proprio come un telescopio!

E infatti era così!
Adesso era alta solo 25 centimetri e il suo viso si illuminò al pensiero di avere le dimensioni giuste per varcare la piccola porticina, ma quando ci arrivò davanti la trovò chiusa e si accorse di aver dimenticato la piccola chiave d’oro sopra il tavolino!

Quando tornò al tavolino per prenderla si rese conto che non poteva raggiungerla perché ora era troppo piccola. Alice si sedette sconfortata ai piedi del tavolino piangendo.

Il suo sguardo però cadde su una scatoletta di vetro che giaceva proprio lì sotto, l’aprì e vi trovò una piccolissima torta, sulla quale era scritto “MANGIAMI”.

– Se questa torta mi fa crescere potrò raggiungere la chiave, e se invece mi fa rimpicciolire potrò infilarmi sotto la porta, così in ogni caso riuscirò ad andare nel giardino, non mi importa cosa succederà!

Mangiò un po’ della torta e con ansia si tenne la mano sulla testa per sentire se stava crescendo. Fu piuttosto delusa di scoprire che rimaneva della stessa dimensione.

Così si mise all’opera e in breve tempo finì la torta…

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… continua nel CAPITOLO 2: La pozza delle lacrime.

Note ad Alice nel Paese delle Meraviglie

Alice nel Paese delle Meraviglie è un racconto veramente famoso, forse uno dei più famosi racconti per bambini.

Ne hanno fatto film, cartoni animati ed adattamenti teatrali.

Alice nel Paese delle Meraviglie è anche un racconto molto particolare dal punto di vista dello svolgimento, pieno di situazioni surreali e senza senso (il cui motivo fondamentalmente viene svelato nel finale) e anche soprattutto per i dialoghi tra i personaggi, non sempre semplici o immediatamente comprensibili.

Una delle più grandi sfide infatti, per chi vuole tradurre Alice nel Paese delle meraviglie, è cercare di ricondurre ad un senso molti dei “giochi di parole” e “nonsense” usati da Lewis Carroll, che ben si prestano ad essere usati nella lingua inglese, ma che subiscono un forte “lost in traslation” e perdita totale di significato quando si cerca di adattarli in altre lingue.

E’ per questo motivo che nel nostro adattamento troverete solo una delle tante filastrocche e parti in rima presenti nel testo originale. La storia rimane comunque completamente comprensibile e godibile anche senza quelle parti.

In questa versione sono stati volutamente tralasciati due capitoli (quelli sulla tartaruga ed il grifone) per rendere la storia più scorrevole e non troppo lunga. Nonostante la mancanza di questi due capitoli, la storia non perde la sua magia ed il magnifico significato.

Speriamo che questa nostra versione vi piaccia quanto è piaciuta a noi riscriverla!

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CAPITOLO 2 – La pozza delle lacrime

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CAPITOLO 2 – La pozza delle lacrime


Adesso Alice si stava allungando come il più grande telescopio che sia mai esistito!

La sua testa colpì il soffitto della sala, ora era alta più di tre metri. Alice prese la piccola chiave d’oro sul tavolino e corse verso la porta del giardino.

Ma povera Alice! Tutto quello che poteva fare, sdraiandosi su un lato, era guardare il giardino con un occhio solo, grande com’era le era impossibile passare.
Quindi si sedette e ricominciò a piangere.

Continuò a versare litri e litri di lacrime, finché non si formò una grande pozza tutt’intorno a lei che arrivava fino a metà del corridoio.

Ad un certo punto udì un leggero scalpiccio di piedi in lontananza e si asciugò in fretta gli occhi per vedere cosa stava succedendo. Era il Bianconiglio che tornava indietro e borbottava tra sé:
– Oh! la Duchessa, la Duchessa! Si arrabbierà se la faccio aspettare!

Quando il Bianconiglio le si avvicinò, Alice cercò di parlargli:
– Per favore, signor coniglio…
Ma il Bianconiglio sussultò, la guardò e corse via nell’oscurità più veloce che poteva. Nel correre via però gli caddero di mano un guanto bianco ed un ventaglio.

Alice lo guardò allontanarsi mentre iniziava a sventolarsi col ventaglio caduto al Bianconiglio – Com’è tutto strano oggi! Ieri la solita noia, oggi invece… Ma la vera domanda è: dove diavolo sono…?!

Mentre diceva queste parole si rese conto che si stava rimpicciolendo di nuovo, ora era alta circa mezzo metro e continuava a rimpicciolirsi rapidamente.

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Scoprì presto che la causa era il ventaglio del Bianconiglio e lo lasciò cadere subito subito a terra, giusto in tempo per evitare di rimpicciolirsi del tutto.

– Per un pelo! – disse Alice piuttosto spaventata – ora però posso passare attraverso la porticina e raggiungere il giardino!

Corse verso la porticina, ma la porticina era di nuovo chiusa e la piccola chiave d’oro era posata come prima sul tavolo di vetro!
– Non poteva andarmi peggio…! – pensò Alice

E mentre diceva queste parole scivolò e splash! Si ritrovò immersa fino al collo nell’acqua salata.
All’inizio pensò di essere caduta in mare, poi si rese conto di essere dentro alla pozza di lacrime che aveva pianto quando era alta tre metri.

Poco distante sentì qualcosa che sguazzava nella pozza, era un Topo che era finito dentro l’acqua come lei.

– Scusi signor Topo, conosce il modo per uscire da questa pozza? Sono molto stanca di nuotare…
Il Topo la guardò con una certa curiosità, ma non disse nulla.

“Forse non capisce la mia lingua” pensò Alice, “Magari conosce il francese…” e disse:
– Où est ma chatte? – che era la prima frase che le venne in mente.

Il Topo fece un salto improvviso fuori dall’acqua e sembrò tremare tutto per la paura.
– Oh, chiedo scusa! – esclamò in fretta Alice – Avevo dimenticato che ai topi non piacciono i gatti!

– Se tu fossi in me, ti piacerebbero i gatti?! – gridò il Topo con voce acuta.
– Beh, forse no… però se tu conoscessi la mia gatta Dinah penso che cambieresti idea, è una gattina così cara e tranquilla.
Il Topo aveva una faccia molto offesa.

Alice, che aveva fretta di cambiare argomento, disse
– Ti piacciono i… cani? C’è un cagnolino così carino vicino a casa nostra, vorrei mostrartelo! Da’ la caccia a tutti i topi e… oh, cielo! – esclamò Alice in tono addolorato. – Temo di averlo offeso di nuovo!
Infatti il Topo stava nuotando via da lei più veloce che poteva.

Allora lei gli gridò sottovoce:
– Topo caro! Torna ti prego, e non parleremo né di gatti né di cani se non ti piacciono!
Quando il Topo sentì quelle parole, si voltò e nuotò lentamente verso di lei. Aveva il viso pallido e disse con voce bassa e tremante:
– Andiamo a riva e poi ti racconterò la mia storia e capirai perché odio cani e gatti.

Nel frattempo la pozza d’acqua si stava riempiendo di uccelli e animali, anche loro caduti dentro chissà come… c’erano un’Anatra e un Dodo, un Opossum, un Aquilotto e molte altre creature curiose.
Alice fece strada e l’intero gruppo la seguì fino alla riva.

… continua nel CAPITOLO 3: La corsa elettorale.

Note ad Alice nel Paese delle Meraviglie

Alice nel Paese delle Meraviglie è un racconto veramente famoso, forse uno dei più famosi racconti per bambini.

Ne hanno fatto film, cartoni animati ed adattamenti teatrali.

Alice nel Paese delle Meraviglie è anche un racconto molto particolare dal punto di vista dello svolgimento, pieno di situazioni surreali e senza senso (il cui motivo fondamentalmente viene svelato nel finale) e anche soprattutto per i dialoghi tra i personaggi, non sempre semplici o immediatamente comprensibili.

Una delle più grandi sfide infatti, per chi vuole tradurre Alice nel Paese delle meraviglie, è cercare di ricondurre ad un senso molti dei “giochi di parole” e “nonsense” usati da Lewis Carroll, che ben si prestano ad essere usati nella lingua inglese, ma che subiscono un forte “lost in traslation” e perdita totale di significato quando si cerca di adattarli in altre lingue.

E’ per questo motivo che nel nostro adattamento troverete solo una delle tante filastrocche e parti in rima presenti nel testo originale. La storia rimane comunque completamente comprensibile e godibile anche senza quelle parti.

In questa versione sono stati volutamente tralasciati due capitoli (quelli sulla tartaruga ed il grifone) per rendere la storia più scorrevole e non troppo lunga. Nonostante la mancanza di questi due capitoli, la storia non perde la sua magia ed il magnifico significato.

Speriamo che questa nostra versione vi piaccia quanto è piaciuta a noi riscriverla!

P.S. Alice è esistita veramente e si chiamava Alice Liddel, figlia di amici di famiglia di Lewis Carroll

😊

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Filastrocche sull’inverno ❄

Le filastrocche invernali, adatte per quando fuori fa freddo.

Queste simpatiche filastrocche a tema invernale, terranno compagnia a te e i tuoi bambini durante tutta la fredda stagione 😊

L’uccellino altruista 🐦

Un uccellino è passato su un prato
e si è appoggiato ad un ramo spezzato,
gira la testa di qua e di là,
ha molta fame ma fortuna non ha.

Nel freddo inverno, dove tutto è ghiacciato,
trovare del cibo non è proprio scontato,
i vermi ormai sono tutti spariti
e anche i semi si son rinsecchiti.

Eppure qualcosa deve trovare,
non può vivere senza mangiare.
Ecco, vede una luce in una casina,
è molto lontana ma è tanto carina.

Dispiega le ali, è pronto a partire,
prima o poi la fortuna deve venire,
comincia a volare e va piano piano,
fa molta fatica e la casa è lontano!

Si appoggia sul vetro della finestra,
si accorge che dentro c’è una gran festa,
ma poi, con lo sguardo vede un piattino
con dentro le briciole, sul balconcino.

Anche per lui oggi è un festa,
mangia le briciole ma qualcuna ne resta,
vuole dividerle con un altro uccellino
e spicca il volo dal balconcino.

Gennaio ❄

Sono Gennaio, non son tanto bello
e porto in testa un grande cappello,
a molti piaccio e sono proprio buoni
invece molti mi voglion far fuori.

Sono un po’ strano, questo lo so,
porto la pioggia oppure no,
porto la neve che riscalda i cuori
ma solo ai bambini perché giocano fuori.

Molti vecchietti di me han paura,
io porto il freddo e non è cosa sicura,
ma che volete, non c’è nulla da fare,
io devo venire, non mi posso assentare.

Chi sono

Lulù - fabulinis.com

Ciao sono Lulù, sono una nonna con molteplici passioni fra cui quella di attingere da esperienze quotidiane spunti per scrivere una fiaba o una filastrocca. Sono appassionata di tutto ciò che è bello. Non mi pongo obiettivi ma mi piacerebbe un giorno riuscire a pubblicare un libretto con i miei racconti. 😊

www.tiraccontounastoriablog.com

Lo Schiaccianoci 💂🥜

Lo Schiaccianoci trasforma la magia del Natale in un balletto incantato.

Lo Schiaccianoci è decisamente più famoso per l’omonimo balletto musicato da Pëtr Il’ič Čajkovskij (riconosciuto come uno dei più grandi compositori della musica russa) che per l’originale racconto fiabesco scritto da E.T.A. Hoffmann

Anche Alexandre Dumas (autore de “i tre Moschettieri”) ne ha scritta una sua versione!

Scopriamo quindi insieme come Clara, insieme al suo Principe Schiaccianoci, vivrà una magica e incantata vigilia di Natale!

🖌 Disegno da colorare 🎨

Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare dello Schiaccianoci!

🔊 Audiofiaba 😴

Nella pagina delle Audiofiabe, puoi ascoltare Lo Schiaccianoci raccontata da Silvia!

Lo Schiaccianoci 💂🥜 racconto completo


Era la vigilia di un Natale di tanto tempo fa, e nella cittadina di Norimberga il signor Stahlbaum aveva organizzato nella sua grande casa una festa per i suoi amici e per i suoi due bambini.

Clara e Fritz, questo il nome dei due bambini, stavano ballando e cantando intorno al magnifico albero di natale che ornava il salone di casa. Avevano da poco finito di decorarlo ed erano molto emozionati per l’arrivo della notte di Natale.

Fritz era un bravo ragazzo paffuto, birichino, e un po’ presuntuoso, convinto che tutte le cose di questo mondo fossero create per farlo divertire.

Sua sorella Clara, invece, era una bambina gentile e affabile, ed era adorata da tutti quanti in famiglia.

Erano quasi le otto di sera quando, all’improvviso, si sentì bussare alla porta. Era Drosselmeyer, loro zio nonché misterioso mago, capace di realizzare meravigliosi burattini con cui si divertiva a raccontare storie fiabesche.
Aveva con sé una grande borsa che appoggiò per terra.

I due bambini gli corsero incontro abbracciandolo:
– Benvenuto Zio! Che cosa hai portato?! – chiesero emozionati.
– Adesso lo vedrete miei cari.. – disse loro.
Poi salutò tutte le persone della casa e iniziò a preparare il suo spettacolo di magia e burattini.

Rimasero tutti assorti ad ascoltare le sue storie e incantati a vedere le sue magie, finchè con un inchino finì il suo spettacolo tra gli applausi dei bambini e di tutti gli invitati alla festa.

Lo zio Drosselmeyer stava riordinando tutte le sue cose nella grande borsa quando Clara, avvicinandosi, notò una marionetta che spuntava dal bordo, e che non era stata usata durante lo spettacolo.

– Che magnifico soldatino! – esclamò Clara.
Lo zio sorrise – è di più di un soldatino sai? E’ anche uno Schiaccianoci, e sono convinto che abbia un nonsochè di magico… se vuoi puoi prenderlo.
– Davvero?! – disse Clara non credendo alle sue orecchie. Lo zio annuì divertito.

Clara prese lo Schiaccianoci dalla borsa e iniziò a danzare assieme a lui per tutta la sala con gli occhi che le brillavano dalla felicità.

Fritz non tardò ad accorgersi che la sua sorellina aveva in mano qualcosa che lui non aveva mai visto prima, e subito le andò incontro.

– Cos’è quello!? – chiese Fritz con vivo interesse misto ad invidia.
– E’ uno Schiaccianoci, me lo ha regalato lo zio! – rispose raggiante Clara.
– Fammelo vedere! – disse Fritz cercando di strapparglielo dalle mani.
Clara strinse più forte a sé lo Schiaccianoci, ma Fritz non mollò la presa e, con uno strattone molto forte, se ne impossessò.

I due iniziarono a litigare, Clara cercava in tutti i modi di riprendere lo Schiaccianoci mentre Fritz lo teneva in alto con la mano per non farglielo prendere. Clara ad un certo punto lo spintonò e Fritz, per non perdere l’equilibrio, lasciò andare lo Schiaccianoci che, cadendo a terra, si ruppe in due pezzi.

Clara scoppiò in lacrime, Fritz si rese conto del danno che aveva combinato e cercò di rimettere assieme i pezzi, ma non capiva come fare.

Lo zio Drosselmeyer si accorse del pianto disperato di Clara e accorse a vedere cosa era successo. Capì che lo Schiaccianoci si era rotto.
– Non preoccuparti Clara, posso aggiustarlo – disse e, dopo aver preso i pezzi dello Schiaccianoci, aprì la sua grande borsa e iniziò ad armeggiare con degli arnesi sullo Schiaccianoci.

Un attimo dopo lo Schiaccianoci era come nuovo.
– Tieni piccola mia.
Clara si asciugò le lacrime e guardò lo Schiaccianoci, sembrava non si fosse mai rotto, lo abbracciò forte a sé e poi abbracciò lo zio ringraziandolo. Poco dopo Fritz si scusò con Clara.

La grande festa volgeva ormai al termine e i bambini furono mandati a letto. Clara, sotto le coperte, stringeva forte a sé il suo Schiaccianoci, pensando che fosse il regalo più bello che avesse mai ricevuto.
Poi, piano piano, socchiuse gli occhi e si addormentò.

Ad un certo punto, Clara sentì un rumore provenire dal salotto. “Cos’è questo rumore ?” si chiese tra sé e sé. Intimorita ma anche incuriosita decise di andare a vedere. Prese con sé lo Schiaccianoci e scese le scale.

Nel grande salone ardeva ancora il fuoco nel camino, e l’albero di Natale era ancora splendidamente illuminato mentre in un angolo in penombra delle minuscole figure dalla coda lunga e stretta si muovevano di là e di qua: erano decine di topi!

All’improvviso si sentì urlare: “All’attacco!” e un esercito di omini di pan di zenzero si buttò addosso a tutti i topini che ormai stavano infestando il salone.
Ci fu una gran baruffa! Clara rimase a bocca aperta nel vedere quella strana battaglia, e senza accorgersene, si fece scivolare di mano lo Schiaccianoci.

Quando Clara si rese conto di non stringere più tra le mani il suo adorato Schiaccianoci si girò di scatto sgranando gli occhi: lo Schiaccianoci era cresciuto fino ad avere la dimensione di una persona vera.
– Non preoccuparti mia Clara, vi difenderò io dai topi – e lo Schiaccianoci si buttò anche lui nella battaglia al fianco degli omini di pan di zenzero.

Ad un certo punto lo Schiaccianoci fu attaccato da un topo che era più grossi di tutti gli altri, doveva essere sicuramente il Re dei topi. Lo atterrò e iniziò a graffiargli la faccia.
– Noo! – esclamò atterrita Clara e senza pensarci un attimo prese la sua pantofola e la scagliò contro il grande topo.

Il tiro fu così preciso che colpì il topo proprio in faccia, facendolo stramazzare al suolo. Quando il Re dei topi, barcollando, riuscì ad alzarsi ordinò alle sue truppe la ritirata e corsero tutti a nascondersi in un buco dentro al muro.

Clara corse dal suo Schiaccianoci per sincerarsi che stesse bene, ma con sorpresa e meraviglia si accorse che lo Schiaccianoci si era trasformato in un meraviglioso Principe!
– Grazie mia Clara, mi hai salvato e hai fatto scappare quei topacci, te ne sarò eternamente riconoscente.

Clara era quasi imbarazzata per la trasformazione dello Schiaccianoci e stordita da quella situazione surreale che quasi non ci credeva.
Il Principe Schiaccianoci la prese per mano e le disse:
– Vieni, voglio farti vedere il mio regno.
Clara, attonita e sorpresa, lo seguì.

Uscirono di casa, e come per magia tutta la cittadina di Norimberga era come svanita, non una casa , un vicolo o monumento erano rimasti.
Al suo posto era sorta una splendida ed incantata foresta piena di neve luccicante.

Il Principe Schiaccianoci teneva Clara per mano e la accompagnava sempre più all’interno del fitto bosco fatato.
Intorno a loro volavano leggere delle minuscole fatine scintillanti, sembravano comporre la danza di un balletto.

– Devo farti conoscere una persona… – le disse in tono gentile ma misterioso il Principe Schiaccianoci.
Camminarono così finchè non arrivarono al Palazzo Reale del Regno dei Dolci, dove ad attenderli sulla soglia del portone fatto di pan di Spagna c’era una fata vestita di zucchero filato.

– Principe! – esclamò la fata.
– Clara ti presento la Fata Confetto, la mia più cara amica! – disse il Principe Schiaccianoci. Clara e la Fata Confetto si fecero un inchino a vicenda in segno di saluto.

– Mio caro Principe – disse la Fata Confetto – ho saputo della grande battaglia contro i topi!
– Si mia cara, è stata una grande battaglia, ma non avrei mai vinto senza l’aiuto di Clara.
La Fata Confetto sorrise a Clara e l’abbracciò, poi esclamò:
– Ma entrate! Entrate! Stanno per iniziare le danze di Natale!

Si ritrovarono dentro ad un luminosissimo salone pieno di dolci di ogni tipo, con le fate dei fiori intente a danzare sopra a magnifici fiori fatti di zucchero filato e pan di zenzero.

La Fata Confetto invitò il Principe Schiaccianoci a ballare, e iniziarono a danzare in tondo per tutto il salone.
Sembravano così leggeri che pareva non toccassero terra.

Ed infatti mentre giravano insieme tenendosi per mano, stavano come per magia piano piano volteggiando sempre più in alto nella sala.
Salivano e salivano sempre di più, verso la volta del salone illuminata a giorno come se splendesse il sole.

Clara dovette socchiudere gli occhi per continuare a vederli finchè non svanirono abbracciati nella luce abbagliante.

“Svegliati piccola mia…” chiamò una voce.
Clara piano piano aprì gli occhi… era giorno e si trovava nel suo lettino, tra le braccia stringeva il suo Schiaccianoci di legno, che era ritornato delle dimensioni originali. Accanto a lei c’era seduta la mamma, che le sorrideva e le accarezzava la testolina.

Clara sorrise.
Ora capiva. Era stato solo un sogno, ma era stato magnifico e splendido, sicuramente il più bel sogno di tutta la sua vita.

Abbracciò forte il suo Schiaccianoci, poi come ricordandosi d’improvviso di una cosa molto importante, scese dal letto e corse giù nel salone di casa.
Era la mattina di Natale, e c’erano un sacco di regali da scartare!

Ma sicuramente il più bel regalo di tutti era stato il sogno magico che le aveva regalato lo Schiaccianoci!

⚜ Fine della fiaba ⚜

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⚜ Fine delle audiofiabe ⚜

Aladino e il Genio della lampada 🧞

Un Viaggio Incantato nel Cuore delle Mille e una Notte

Questo racconto intramontabile, tramandato attraverso i secoli, ci trasporta in un mondo ricco di mistero e meraviglia, dove un giovane ragazzo di strada si trova improvvisamente catapultato in un vortice di eventi straordinari.

Questo racconto incarna il desiderio umano di superare le sfide, di realizzare sogni impossibili e di scoprire il grande potere che solo la magia di un Genio della lampada può fare.

🖌 Disegno da colorare 🎨

Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare di Aladino e il Genio della lampada!

🔊 Audiofiaba 😴

Nella pagina delle Audiofiabe, puoi ascoltare Aladino e il Genio della lampada raccontata da Silvia!

Aladino e il Genio della lampada 🧞 fiaba completa


C’era una volta Mustafà, di professione sarto, che aveva un figlio di nome Aladino.

Purtroppo Mustafà morì quando Aladino era solo un ragazzo, senza avergli potuto insegnare ad essere un sarto come lui. Così Aladino passava le giornate a bighellonare per strada insieme ad altri ragazzi.

Un giorno gli si parò davanti uno sconosciuto, probabilmente straniero, e gli chiese se non fosse il figlio di Mustafà il sarto.
– Lo sono, signore – rispose Aladino – ma è morto molto tempo fa.

Lo straniero gli si gettò al collo e lo abbracciò, dicendo:
– Sono tuo zio Jaffar e ti ho riconosciuto dalla tua somiglianza con mio fratello! Portami da tua madre così che io possa salutarla.

Aladino accompagnò lo zio a casa sua. Sua madre rimase molto colpita nel conoscere Jaffar.
– In effetti mio caro Aladino, tuo padre una volta mi ha accennato di avere un fratello – disse sua madre – ma non l’ho mai conosciuto… sai tuo padre non voleva mai parlare del suo misterioso passato…

Passarono così la serata, dove Jaffar raccontò dei suoi viaggi e i commerci che faceva nella sua città natale, la città dalle mura di fango. Alla fine Jaffar chiese se poteva prendere Aladino con sè per farlo diventare un mercante di stoffe come lui.
La madre acconsentì.

Così il giorno dopo Jaffar condusse Aladino fuori dalle porte della città. Quindi proseguirono il viaggio finché non raggiunsero l’imbocco di una stretta valle ai piedi di due montagne.

– Ci fermeremo qui – disse lo zio – ti mostrerò qualcosa di meraviglioso, intanto raccogli dei rami per accendere un fuoco.

Quando il fuoco fu acceso il mago vi gettò sopra una polvere magica dicendo allo stesso tempo alcune parole sconosciute. La terra ai loro piedi tremò leggermente e si aprì davanti a loro una botola fatta di una pietra piatta e quadrata con al centro un anello di ottone per sollevarla.

– Cosa hai fatto, zio? – chiese meravigliato Aladino.
– Non temere nulla ragazzo, adesso ti spiego una cosa… – Jaffar guardò Aladino intensamente negli occhi – Io non son un mercante di stoffe, sono un mago, come tuo padre Mustafà non era un sarto, ma mago pure lui…

Aladino sgranò gli occhi, poi Jaffar continuò:
– Per un motivo a me sconosciuto aveva deciso di bandire la magia dalla sua vita, ed è fuggito senza lasciare più traccia.
Aladino lo ascoltava con attenzione.

– Così facendo però ti ha privato del suo tesoro, che sta sepolto proprio qui sotto – disse indicando la botola di pietra.
Aladino guardò la botola e spalancò la bocca dallo stupore.

– Solo tu, figlio di Mustafà puoi aprire questo ingresso ed entrare nella Grotta delle Meraviglie, ma devi stare attento e fare esattamente quello che ti dico:

– Afferra l’anello sulla pietra, e tiralo con forza, ti appariranno delle scale, scendile e ai piedi di quei gradini troverai una porta aperta che conduce in tre grandi sale. Mi raccomando! Attraversale senza toccare nulla, o morirai all’istante… Queste sale conducono in un giardino, continua a camminare finché non arrivi a una nicchia nel muro dove c’è una lampada ad olio, prendila e torna subito indietro.

Aladino annuì attonito, poi tirò l’anello e la botola si aprì, scese le scale e fece come aveva detto Jaffar, attraversò le tre sale, poi il giardino e infine trovò la lampada. La prese e corse subito indietro.

Quando fu quasi in cima alle scale suo zio Jaffar lo bloccò gridando:
– Fermati! Prima di uscire passami subito la lampada!
– Perchè non posso uscire e poi dartela?! – rispose contrariato Aladino.
– Tu dammela e basta! – urlò Jaffar.

Aladino intuendo che Jaffar avrebbe preso la lampada e poi avrebbe richiuso la botola, urlò a sua volta – No! – e ridiscese correndo le scale.
– Stupido ragazzo! – sentì gridare alle sue spalle mentre la botola si chiudeva lentamente imprigionandolo nella grotta.

Per due giorni Aladino rimase nell’oscurità, piangendo e disperandosi. Poi non sapendo cos’altro fare prese la lampada e, dopo averla rigirata e rimirata a lungo, la prese tra le mani e la strofinò.

D’improvviso dalla lampada uscì del fumo denso e compatto, che prese le sembianze di una persona che con riverenza fece un inchino ad Aladino dicendo:
– Io sono il Genio della lampada, e sono qui per esaudire ogni tuo desiderio.

Aladino rimase di stucco, quasi spaventato, poi ripresosi chiese con un filo di voce:
– Veramente puoi esaudire ogni mio desiderio…?
Il Genio annuì.
– Allora fammi uscire di qui! – disse Aladino.

Il Genio schioccò le dita e si ritrovarono magicamente all’esterno della grotta, proprio sopra la botola di entrata. Di Jaffar non c’era più l’ombra.
– Come avete desiderato, mio signore – disse il Genio, che facendo un inchino sparì lentamente nella lampada.

Aladino corse come il vento verso casa, dove sua madre lo accolse a braccia aperte. Le raccontò tutta la sua avventura, poi strofinando la lampada fece apparire il Genio e gli chiese di preparare un sontuoso banchetto per entrambi.

Il Genio schioccò le dita e la tavola fu imbandita di ogni prelibatezza presente sulla faccia della terra. Sua madre quasi svenne dallo stupore.

Con l’aiuto del Genio, Aladino divenne il più ricco mercante della città, viveva in una reggia e aveva preso molte persone al suo servizio.

Un giorno il Sultano emanò un ordine molto strano: l’obbligo a tutti i cittadini di restare in casa con le persiane chiuse mentre la principessa sua figlia attraversava la città per andare al fiume a rinfrescarsi.

Aladino, incuriosito, fu preso dal desiderio di vedere la figlia del Sultano in viso, per verificare se fosse così bella come si raccontava. Così si nascose e quando finalmente la vide se ne innamorò all’istante.

In quel preciso momento decise che doveva chiederla in sposa al Sultano.
Così ordinò al Genio di preparare ogni giorno un sacchetto pieno d’oro e gioielli da consegnare al Sultano in segno di omaggio.

Fu così per sei giorni, finché il Sultano incuriosito da tutto quell’oro e quei preziosi decise di dare udienza ad Aladino.
Aladino si presentò al suo cospetto e, dopo le dovute cortesie, gli disse:
– Voglio il permesso di sposare sua figlia, la principessa Yasmin.

Il Sultano, per niente felice di dare sua figlia in sposa ad un mercante invece che ad un principe di lignaggio reale, sperava di prendere in giro Aladino, acconsentendo alle nozze ad una condizione: portargli quaranta forzieri ricolmi di oro e quaranta forzieri ricolmi di gioielli.

Aladino sorrise e disse:
– Come lei ordina.
Tornò quindi nella sua reggia e ordinò al Genio di preparare quanto richiesto. Dopo solo un’ora dall’udienza con Aladino, il sultano si vide consegnare i quaranta forzieri pieni d’oro e i quaranta forzieri pieni di gioielli da altrettanti servitori di Aladino.

Il sultano rimase a bocca aperta e acconsentì alle nozze tra Aladino e Yasmin, che vennero celebrate già il giorno seguente.

La notizia del matrimonio reale si sparse per tutto il medio oriente, e così Jaffar venne a sapere che Aladino non solo non era morto nella grotta, ma aveva addirittura sposato la figlia del Sultano, e tutto questo sicuramente grazie all’aiuto del Genio della lampada.

Jaffar voleva impossessarsi di quella lampada ad ogni costo, così architettò un astuto piano.
Una volta giunto al palazzo reale iniziò a frequentare la servitù di corte, finché non conobbe la signora che provvedeva alla pulizia delle camere reali.

Jaffar, travestito da mendicante, aspettò che Aladino si allontanasse per un viaggio di una settimana, e si avvicinò alla signora delle pulizie dicendole:
– Il principe Aladino non ha forse bisogno di lampade nuove per le sue reali camere? Se mi permette di ritirare le vecchie lampade gliele offro per un prezzo davvero simbolico, mi basta una forma di pane per cenare questa sera – e da una borsa tirò fuori una lampada nuova scintillante.

La signora delle pulizie si rammentò di una vecchia lampada che stava sempre nella camera del principe Aladino e, credendo di fare l’affare, corse subito a prenderla per darla a Jaffar assieme al pezzo di pane.

Jaffar prese la lampada magica e, dopo aver fatto la riverenza, uscì dalle porte della città e si nascose in un luogo solitario, dove rimase fino al calar della notte.
Quando finalmente tirò fuori la lampada e la strofinò, il Genio apparve.
– Io sono il Genio della lampada, e sono qui per esaudire ogni tuo desiderio.

Jaffar sorrise beffardamente e disse:
– Desidero portare via l’intera reggia di Aladino e la principessa Yasmin nella mia città dalle mura di fango, così che nessun suddito del Sultano possa mai trovarci.
Il Genio schioccò le dita e tutta la reggia con all’interno Yasmin e la servitù sparì all’improvviso.

In città si diffuse il panico, nessuno sapeva dove fossero finite la reggia e la principessa. Aladino tornò di fretta indietro dal suo viaggio ed incontrò il sultano che gli disse:
– Che magia è mai questa?! Solo un potente mago può fare questo!
– Lo so mio signore, e so anche chi potrebbe essere stato… – rispose Aladino.
– E allora và e ritorna con mia figlia, altrimenti ti passerò a fil di spada!

Aladino prese un destriero e si mise al galoppo. Aveva intuito che solo suo zio Jaffar era a conoscenza della lampada e dei suoi poteri, e solo lui avrebbe potuto usarla.
Iniziò quindi a viaggiare per il deserto verso la città dalle mura di fango di cui Jaffar gli aveva parlato la sera che lo conobbe.

Aladino cavalcò tutto il giorno e tutta la notte, finché all’alba non intravide la città dalle mura di fango e la sua reggia.
Arrivò fin sotto il palazzo, dove Yasmin lo stava aspettando sulla soglia della porta d’entrata.

I due si abbracciarono, poi Aladino chiese dove fosse Jaffar e dove fosse la sua lampada.
– Adesso non è qui, ma porta la lampada sempre con sé appesa al collo. Ha detto che se non acconsento a sposarlo mi ucciderà!

Aladino pensò a cosa fare, poi ebbe un’idea:
– Questa sera a cena indossa il tuo vestito più bello – le disse – e accogli il mago con un gran sorriso facendogli credere che mi hai finalmente dimenticato. Invitalo a bere il vino e digli che vuoi assaggiare il più prezioso delle sue riserve, andrà a prenderne un po’, e mentre se ne sarà andato ti dirò cosa fare…

Yasmin ascoltò Aladino e fece come lui aveva detto. Quella sera mise il suo vestito più bello ed invitò Jaffar a portarle il migliore tra i suoi vini, Jaffar andò quindi a prendere il vino.
In quel momento Aladino, uscì dal suo nascondiglio e diede una polverina a Yasmin:
– Versala tutta nella tua coppa, quando brinderete porgigliela in segno di pacificazione.

Yasmin versò la polverina nella sua coppa, poi Jaffar tornò col vino e brindarono. Yasmin porse la sua coppa a Jaffar che, lusingato dal gesto, la prese e bevve. Quasi all’istante Jaffar cadde svenuto sul pavimento.

Aladino ricomparve e velocemente prese la lampada che Jaffar portava appesa al collo, la strofinò e il Genio comparì al loro cospetto.
– Facci subito tornare a casa, reggia compresa, ma lascia qui Jaffar nella sua terra!
Il Genio schioccò le dita e in un battibaleno Aladino e Yasmin furono nuovamente a casa loro.

Il sultano fu immensamente felice di rivedere entrambi e indisse una festa che durò tre giorni e tre notti.

E Aladino e Yasmin vissero per sempre felici e contenti.

⚜ Fine della fiaba ⚜

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scarica il disegno da colorare di Aladino e il Genio della lampada

Tutti i “colmi” più belli, furbi e divertenti 🤯

Divertiti a risolvere i colmi più fantasiosi e geniali!

I colmi fanno parte della famiglia degli indovinelli e sono tipici della tradizione popolare.

Spesso sono formulati in modo da ingannare o confondere chi cerca di risolverli e richiedono una mente astuta e creativa per indovinarli.

⚠ Attenzione: per scoprire la risposta, basta cliccarci sopra! 😉

Tutti i “colmi” più belli, furbi e divertenti 🤯 elenco completo!

Clicca sull’indovinello per scoprire la risposta

Qual è il colmo per un’azienda che fabbrica carta igienica?
(Andare a rotoli…)
Qual è il colmo per un santo?
(Lamentarsi di avere un cerchio alla testa!)
Qual è il colmo per un cantante?
(Avere camicia e cravatta che stonano!)
Qual è il colmo per una disoccupata?
(Chiamarsi Assunta)
Qual è il colmo per un eschimese?
(Prendere delle decisioni a caldo)
Qual è il colmo per un gorilla?
(Entrare nel Guinness dei Primati)
Qual è il colmo per un astronauta?
(Avere gli occhi fuori dalle orbite)
Qual è il colmo per un pompiere indeciso?
(Trovarsi tra due fuochi)
Qual è il colmo per un ciclista piromane?
(Bruciare le tappe!)
Qual è il colmo per un fotografo?
(Mettere a fuoco un ghiacciaio)

Clicca sull’indovinello per scoprire la risposta

Qual è il colmo per un ago?
(Non sentirsi in vena)
Qual è il colmo per due divorziati americani?
(Essere… stati uniti)
Qual è il colmo per un diavolo?
(Avere una vita d’inferno)
Qual è il colmo per un matematico (1)?
(Morire dopo un’operazione)
Qual è il colmo per un matematico (2)?
(Soffrire di calcoli al fegato)
Qual è il colmo per un matematico (3)?
(Vivere in una frazione di Potenza)
Qual è il colmo per un vigile urbano?
(Avere problemi di circolazione)
Qual è il colmo per un comico?
(Prendere troppo sul serio il proprio lavoro)
Qual è il colmo per un cane (1)?
(Avere una bella gatta da pelare)
Qual è il colmo per un cane (2)?
(Andare al mercato delle pulci!)

Clicca sull’indovinello per scoprire la risposta

Qual è il colmo per due vampiri?
(Sfidarsi all’ultimo sangue)
Qual è il colmo per una gallina (1)
(Avere la pelle d’oca!)
Qual è il colmo per una gallina (2)?
(Essere chiamata a deporre in aula)
Qual è il colmo per un istrice?
(Fare battute pungenti!)
Qual è il colmo per un’ape?
(Andare a Mosca con una Vespa)
Qual è il colmo per un ladro?
(Farsi rubare la parola)
Qual è il colmo per un idraulico?
(Non capire un tubo!)
Qual è il colmo dell’ignoranza?
(Boh!)
Qual è il colmo per un pizzaiolo?
(Avere una moglie capricciosa che si chiama Margherita)
Qual è il colmo per una sarta?
(Perdere il filo del discorso)

Clicca sull’indovinello per scoprire la risposta

Qual è il colmo per un cardiologo?
(Essere senza cuore)
Qual è il colmo per un dispettoso?
(Non te lo dico!!!)
Qual è il colmo per un facchino?
(Avere tutta la famiglia sulle spalle)
Qual è il colmo per un meccanico che compie gli anni?
(Non avere le candele sulla torta)
Qual è il colmo per un negoziante?
(Arrotondare i prezzi perché non quadrano i conti)
Qual è il colmo per una fata?
(Soffrire il colpo della strega)
Qual è il colmo per Babbo Natale (1)?
(Andare in vacanza sull’Isola di Pasqua)
Qual è il colmo per Babbo Natale (2)?
(Avere un figlio che si chiama Pasquale)
Qual è il colmo per un muratore?
(Restare di stucco)
Qual è il colmo per un poliziotto?
(Non riuscire ad arrestare la caduta dei capelli)

Clicca sull’indovinello per scoprire la risposta

Qual è il colmo per una sarta francese?
(Allargare la Manica)
Qual è il colmo per un professore?
(Non avere classe)
Qual è il colmo per un vegetariano?
(Mangiarsi il fegato dalla rabbia)
Qual è il colmo per un chimico?
(Non avere nessuna reazione)
Qual è il colmo per un contadino (1)?
(Piantare la fidanzata)
Qual è il colmo per un contadino (2)?
(Seminare il panico)
Qual è il colmo per un sommozzatore (1)?
(Immergersi nella lettura)
Qual è il colmo per un sommozzatore (2)?
(Perdersi in un bicchier d’acqua)
Qual è il colmo per un sacerdote?
(Mangiare una pizza alla diavola)
Qual è il colmo per il Papa?
(Avere un diavolo per capello)

Clicca sull’indovinello per scoprire la risposta

Qual è il colmo per un agnello?
(Avere una fame da lupi)
Qual è il colmo per i globuli rossi?
(Sparire dalla circolazione)
Qual è il colmo per un cuoco (1)?
(Piangere perché ha finito il riso)
Qual è il colmo per un cuoco (2)?
(Mettere la cravatta a un uovo in camicia)
Qual è il colmo per una banana?
(Sbucciarsi cadendo)
Qual è il colmo per un pilota d’aereo?
(Non capire al volo)
Qual è il colmo per un politico?
(Cercare un buon partito per la figlia)
Qual è il colmo per un orologiaio?
(Avere una figlia poco sveglia)
Qual è il colmo per un sarto chiacchierone?
(Cucirsi la bocca)
Qual è il colmo per un gatto?
(Fare una vita da cani)

Clicca sull’indovinello per scoprire la risposta

Qual è il colmo per un sindaco?
(Essere un tipo fuori dal… comune)
Qual è il colmo per un gatto intellettuale?
(Mangiare solo topi di biblioteca)
Qual è il colmo per uno specchio?
(Non avere i riflessi pronti!)
Qual è il colmo per un elettricista?
(Non sopportare le prese in giro)
Qual è il colmo per uno scrittore?
(Portare un libro all’ospedale perché gli si è rotto l’indice)
Qual è il colmo per una donna delle pulizie?
(Bere un latte macchiato)
Qual è il colmo per un paracadutista?
(Cadere dalle nuvole!)
Qual è il colmo per una cicala?
(Avere tanti grilli per la testa)
Qual è il colmo per l’inventore della biro?
(Rimetterci le penne!)
Qual è il colmo per un palloncino?
(Darsi un sacco di arie)

Clicca sull’indovinello per scoprire la risposta

Qual è il colmo per un gondoliere che guarda la tv?
(Non trovare il canale giusto)
Qual è il colmo per un’ape?
(Non poter entrare nell’alveare perche hanno passato la cera!)
Qual è il colmo per una rana?
(Dover mandare giu il rospo)
Qual è il colmo per il pavimento?
(Avere una brutta cera)
Qual è il colmo per una camicia?
(Prendere una brutta piega)
Qual è il colmo per un elefante?
(Avere gli orecchioni)
Qual è il colmo per una giraffa?
(Essere nei guai fino al collo)
Qual è il colmo per un asino?
(Avere una febbre da cavallo)
Qual è il colmo per un puffo?
(Fare passi da gigante)

⚜ Fine dei colmi ⚜

Filastrocche di Natale 🎅

Mentre si aspetta il Natale, e fuori fa tanto freddo, perché non divertirsi a recitare o cantare delle simpaticissime filastrocche?

In questa pagina raccogliamo alcune bellissime filastrocche a tema natalizio, così da poter passare dei bei momenti insieme ai vostri bambini, ridendo e scherzando con le rime.

Indice delle filastrocche

Il piccolo elfo 🎁

Babbo Natale è proprio arrabbiato,
uno degli elfi è influenzato,
non era proprio questo il momento,
ma che vuoi farci, con questo tempo…

L’amico elfo era quello dei pacchetti,
li disponeva sempre perfetti,
i più pesanti li metteva sotto,
altrimenti tutto arrivava rotto.

Questo compito a chi poteva affidare,
non c’era nessuno che lo poteva fare,
l’elfo brontolone se lo poteva scordare,
l’elfo ghiottone pensava solo a mangiare.

Poi vide in un cantuccio l’elfo “bambino”,
chiamato così perché era il più piccino,
stava in disparte, ma guardava ogni cosa,
forse con lui poteva risolver qualcosa.

Gli diede dei pacchi, senza dirgli il perché,
doveva fare una torre, altro da sapere non c’è,
il piccolo elfo comincia a sistemare,
i pacchi più pesanti, in fondo, dovevano stare.

Oh oh, che gioia, disse Babbo Natale,
ho trovato l’elfo che mi può aiutare,
non serve l’altezza per certi lavori,
serve la testa, con tutti i suoi accessori.

Come regalo gli fece fare un viaggetto,
il piccolo elfo era interdetto,
aveva fatto giusto perché si era interessato,
si meritava questo viaggio fatato.

Sognare il Natale 🎅

In casa scoppietta il camino,
una luce fioca nell’abbaino,
Babbo Natale se n’è già andato,
chissà se a casa è già arrivato.

I bimbi stanno ancora giocando
e alla scuola non stanno pensando,
c’è ancora nell’aria odore di festa
e molti sogni ancora nella loro testa.

Ma i nostri cuori non sono sereni,
ogni giorno è pieno di mille pensieri,
vediamo i bambini che stanno soffrendo
e tutti quelli che stanno morendo.

Non può esserci pace per tutto questo,
puoi solo pensare che è disonesto
che alcuni bambini siano contenti,
ma molti altri siano dolenti.

Ma non c’è niente che possiamo fare?
Non abbiamo risorse da sfruttare?
Noi mamme e nonne possiamo solo pensare,
che ogni bambino ha il diritto di sognare.

Festeggiamo il Natale 🎄

Per questo Natale un po’ strampalato,
in questi giorni che ricordan il passato,
è molto difficile stare a guardare
quello che avviene in oltremare.

Eppure dobbiamo chinare la testa
e fare lo stesso una grande festa,
per tutti quelli che ci sono vicini,
ma soprattutto per i bambini.

Allora apriamo la nostra casetta,
accendiamo le luci e iniziamo la festa,
Babbo Natale ci porterà i doni
anche quest’anno, se siamo stati buoni.

Stampiamo sul viso un grande sorriso,
poniamo il cibo che sarà condiviso,
pensiamo un attimo a chi ci ha lasciato
perché in questo giorno non sia scordato.

E allora facciamo che questa giornata,
possa esser di gioia e non rovinata,
diamo la mano a chi ci è vicino
e non scordiamo che oggi è nato un Bambino.

Gesù Bambino 👼

Oggi la mia nipotina
mi è venuta vicina
e mi ha chiesto, d’amblé
“Nonna, il Natale cos’è?”

Cara, il Natale è assai bello,
c’è un bue e un asinello
e nella grotta un bambino
che giace nel suo paglierino

A fianco ha la sua mamma
che gli mette a posto la paglia,
mentre il suo papà lo governa
e guarda in alto una stella

La nascita di questo bambino
è stata un evento divino,
tutti lo voglion vedere
e accorron per questo ottenere

Ecco il Natale cos’è,
non regali o luci, ahimè,
ma la nascita di questo Bambino
che ha cambiato il destino

Babbo Natale in mutande 🎅🩲

Oh oh, che fatica, sono arrivato
ma il mio vestito è tutto bagnato,
ho tanta strada ancora da fare,
devo per forza farlo asciugare.

Lo stendo per bene in un cortile,
devo far piano, non mi devon sentire.
Sento rumore nella casetta,
voci di bimbi e di una maestra.

Sono in mutande, non mi devon vedere,
sennò che figura…è meglio tacere.
Mi affaccio un pochino alla finestra,
tanti visini, c’è aria di festa.

Vedo le luci, un alberello,
vedo il presepe con l’asinello,
che armonia, che pace mi dà,
presto il vestito si asciugherà.

Mi spiace lasciare questo ambiente fatato,
ma il mio tempo ormai se n’è andato,
metto il vestito tutto di fretta,
aspetto la slitta e auguro “Buona Festa!”

Gli elfi e Babbo Natale 🎅

Siamo gli elfi e siam piccini,
noi piacciamo a tutti i bambini
ma non abbiamo ancora capito
se è per i doni o il nostro vestito.

Alla mattina di buon’ora
siamo ancora sotto le lenzuola,
una campana rimbomba nell’aria,
è la nostra sveglia ed è necessaria.

Tutti di corsa andiamo a lavarci,
è un grande caos per accaparrarci
sia il sapone che l’asciugamano,
facciamo presto o la colazione saltiamo.

Poi profumati e tutti bellini
andiamo a finire i giocattolini,
chi è addetto alle bambole o ai trenini,
chi ai peluche o ai cavallini.

Che bella atmosfera che noi creiamo,
una musica dolce nell’aria sentiamo,
siamo ancora assonnati e anche stanchini
ma Natale è vicino: pensiamo ai bambini!

Ecco, siam pronti, è tutto finito,
facciamo i pacchetti con qualche candito,
le renne aspettano che i sacchi mettiamo,
son pronte a partire e tutti aspettiamo.

Ecco Babbo Natale, è ancora più bello,
per noi lui è un caro fratello,
no , anzi, qualcosa di più,
gli vogliamo un gran bene tutti quassù.

Ed ecco che partono, con un saluto,
anche questo Natale abbiamo potuto
costruire giocattoli per i bambini,
siamo proprio contenti, anche se siam piccini.

Caro Babbo Natale 🧸

Toc toc. Posso entrare?
Però nessuno mi deve disturbare,
sono venuto a portare dei doni,
mi hanno detto che i bimbi son stati buoni.

Ecco in un angolo una letterina,
non c’è nessuno in casa stamattina.
Con questo freddo chissà dove sono andati,
c’è anche la neve, si saran bagnati!

Ora mi siedo in questa bella poltrona,
è di raso rosso e sono sveglio di buon’ora.
Sprofondo così nel morbido tessuto
mi sento proprio molto benvoluto.

Però purtroppo nel caldo tepore
mi addormento e passano le ore
e mi ricordo d’un tratto della letterina,
non l’ho ancora aperta, che figura barbina!

“Caro Babbo Natale, sono dovuta partire,
oggi la mamma deve partorire,
ti ho lasciato sul tavolo i biscottini,
un poco di latte e alcuni grissini.

Dona i miei regali a un altro bambino,
a me basta avere un fratellino,
non c’è al mondo cosa più bella,
sul mio albero di Natale aggiungo una stella!”

Arriva il Natale 🌠

Arriva il Natale
è tutto imbiancato, 
guardo la neve 
e resto abbagliato.

Tutti i bambini
comincian a sognare
e invece le mamme
ad incartare…

Brilla la luce
sull’alberello, 
ha tante palline, 
è proprio bello.

Dona allegria
in tutti i cuori
e i bambini
sono più buoni. 

Dentro al presepe
l’asino raglia
e il bue lo osserva
e mangia la paglia. 

Gesù Bambino 
deve arrivare
e dentro al presepe
poi riposare.

E tu che dici,
sei stato buono?
allora ecco, 
questo è il mio dono.

Babbo Natale e la casa nel bosco 🎅

In una piccola casa nel bosco
viveva un uomo, era un po’ orso,
non gli piaceva molto parlare
ma tutto il giorno si dava da fare.

Tagliava la legna, curava gli uccelli,
amava molto i pipistrelli,
erano brutti, nessun li voleva,
forse per questo ad esso piacevan.

Un giorno al caldo, nella casetta,
mentre di fuori c’era tempesta,
si mise a pensare: “Che vita che faccio,
sono qui solo, con questo tempaccio.

Io sono qui, nella casetta,
sono al caldo ma nessuno mi aspetta,
lo so, non amo molto parlare,
ma se insisto ce la posso fare”.

Chiamò a raccolta i suoi amici animali,
doveva lasciarli e andar dagli umani,
solo così poteva trovare
un nuovo amico con cui conversare.

Qualcosa di bello doveva portargli,
qualcosa di raro doveva fargli,
prese del legno e cominciò a lavorare,
fece un carretto, poteva bastare.

Ma fece ancora tanti altri oggetti,
venivano bene, eran perfetti.
Un cavallino, la macchinina,
anche un pupazzo e la bambolina.

E mise tutto dentro un sacco,
pesava tanto, era proprio fiacco,
chiamò allora degli amichetti,
erano gnomi, piccoletti.

Avete capito di chi parliamo,
e che ogni anno noi festeggiamo?
È Babbo Natale, che ama i bambini
e porta i doni anche ai birichini.

Chi sono

Lulù - fabulinis.com

Ciao sono Lulù, sono una nonna con molteplici passioni fra cui quella di attingere da esperienze quotidiane spunti per scrivere una fiaba o una filastrocca. Sono appassionata di tutto ciò che è bello. Non mi pongo obiettivi ma mi piacerebbe un giorno riuscire a pubblicare un libretto con i miei racconti. 😊

www.tiraccontounastoriablog.com

Filastrocche sui bambini 👧👦

Le filastrocche che regalano un momento di tenerezza pensando ai nostri bimbi

Queste filastrocche per bambini parlano proprio di loro, dei loro sogni, delle loro avventure e anche dei momenti un po’ meno felici, ma alla fine c’è sempre un grande sorriso per tutti ad attenderli.
Queste filastrocche le ha scritte col cuore Lulù, con la sua dolcezza e simpatia.

Indice delle filastrocche

La Famiglia 👨‍👩‍👧‍👦

Mi sveglio e vorrei parlare,
ho cose da raccontare,
nessuno mi sta ad ascoltare.
Ma che lo dico a fare!

La mamma si deve truccare,
il babbo ha la barba da fare,
in bagno io devo andare.
Ma che lo dico a fare!

A scuola non voglio andare,
non ho potuto studiare,
la nonna doveva stirare.
Ma che lo dico a fare!

Il pullman sta per arrivare,
mi devo ancora lavare,
il mio turno devo aspettare.
Ma che lo dico a fare!

Ognuno pensa per sé,
noi siamo uno, due e tre,
all’insegna della famiglia,
è proprio un parapiglia.

Lo zaino devo infilare,
non mi son potuto lavare,
a scuola ci dovrò pensare.
Ma che lo dico a fare!

Le necessità della vita 🌟

Non chiedere a una stella,
se vuole brillare,
è l’unica cosa
che riesce a fare.

Non chiedere al sole,
se vuole scaldare,
gli riesce facile
e lo sa fare.

Non chiedere a un fiore,
se vuole sbocciare,
ti dirà che è giusto
e che i semi deve fare.

Non chiedere a un alpinista,
se vuole scalare,
è un necessità
che deve soddisfare.

Non chiedere a un prete,
se vuole pregare,
è nato per questo,
non c’è da obiettare.

Non chiedere a un bimbo
se vuole giocare,
ti dirà subito
che lo vuol fare.

Non chiedere a una nonna,
se è capace di amare,
guarderà il nipotino
e inizierà a cullare.

La speranza del domani 🌈

C’è un bambino là lontano,
che mi guarda e mi tende la mano,
io non riesco a capire
quello che mi vuole dire.

Corro veloce verso di lui,
voglio raggiungerlo ormai,
forse ha bisogno di me,
anche se non so il perché.

Due braccia aperte
in un grande abbraccio,
due cuori che si incontrano
con grande coraggio.

Il bimbo è solo, ha bisogno d’amore,
senza di esso vi è solo dolore.
Non si sa mai come ha vissuto finora,
ma da oggi deve cambiare, è giunta l’ora.

Sarà fatica affrontare il domani,
sarà molto lento, se non hai due mani,
che stringon la tua nel suo arduo cammino,
che non lo proteggono se non gli sei vicino.

Non sai il suo nome, semmai lo avrà,
né da dove viene, ma importanza non ha,
ha scelto te come Angelo protettore
e questo, lo sai, ti fa solo onore.

Un nuovo amico 😄

Perché mi guardi così,
non sono bello ma qui,
dentro il mio petto ho un cuore
che sprizza sempre d’amore.

Chi parla è un bambino
che nessuno trova carino,
ma ha la bellezza dentro
e poi è sempre contento.

A scuola ha moltissimi amici
e li rende sempre felici,
se i compiti non sanno fare
egli è sempre pronto ad aiutare.

Anche nei giochi non è prepotente,
se perde a lui non importa niente,
invece è contento di chi ce la fa
e con un bell’applauso se ne va.

E dopo averlo ascoltato
Il nuovo amico ci ha ripensato,
cosa importa se un bell’aspetto non ha,
ha molte altre doti e qualità!

Il sogno incantato 🌅

Stamattina presto mi sono svegliata
e in un batter d’occhio mi son preparata,
ho indossato il vestito più bello
ed ero incerta se metter il cappello.

Ho preferito inserire dei fiocchi,
ci stavan bene, i capelli sono corti,
poi sono uscita di casa, pianino
e mi sono diretta verso il giardino.

Che bella atmosfera che ho trovato,
un albero tronco che ho attraversato,
al di là un castello e mille colori,
scintillii di luci venivano fuori.

Ero in un mondo tutto incantato,
i piedi leggeri in un posto fatato
e mi destreggiavo di qua e di là,
tra nuvole e fiori, con molta abilità.

Di colpo un rumore mi fa sobbalzare,
c’è poca luce, mi devo adattare
e mi ritrovo nella mia cameretta
e sulla porta la mamma che aspetta.

È stato un sogno ed è stato bello,
mi alzo di scatto con un saltarello
e guardo la mamma e il suo sorriso,
l’abbraccio forte: questo è il Paradiso!

Il bambino paffuto 😄

Sono carino ma ho un po’ di pancino,
ma non mi vergogno: sono carino.
Le mie guancette sono tondette,
ma se guardate sono perfette.

Io sono allegro e anche burlone,
se poi mi amate vi dono un fiore.
Questa immagine era sfocata,
ma con photoshop l’ho ritoccata.

Sono seduto sopra di un ramo,
spero che regga, ce lo auguriamo,
non voglio fare un capitombolo
se no poi rotolo, tanto sono tondo.

Gioiamo alla vita, a chi è paffuto,
a chi è magro o occhialuto,
in questo lavoro il mondo è solare,
un lampione mi illumina: che bello sognare!

Il mio nuovo amico ⚽

Lo sai che il mondo oggi è proprio strano
disse un bambino alla sua palla in mano,
gli aveva disegnato due grandi occhioni
e una bocca larga con due dentoni.

Se tu oggi parli non ti stanno a sentire,
se alzi la voce ti dicon di zittire,
non ho capito cosa devo fare,
posso dir la mia o solo ascoltare?

Vorrei comunicare ciò che sento,
anche se alcune volte non ha nessun senso,
ma è pur bello poter dialogare
e non sempre e solo dover bisbigliare.

Non ho paura di dir ciò che penso,
solo così la mia presenza ha un senso,
altrimenti sarei proprio come te,
che ascolto soltanto, come un bebè.

Decisi allora di darmi da fare,
parlare al pallone non era normale,
gli diedi un calcio e urtò un bambino,
con lui da allora gioco per benino.

Il mio fratellino 👶

Mamma ha chiamato me e papà,
doveva parlarci, altro non si sa,
forse ho fatto una marachella,
oppure deve dirci una cosa bella.

Ella ci ha detto che aspetta un bambino,
papà è raggiante, io solo un pochino.
dovrei divider con lui la stanza
e poi di giochi non ne ho abbastanza.

Non era proprio quello che volevo,
ho detto la mia, non so se potevo.
La famiglia adesso si allargherà,
un nuovo bebè presto arriverà.

Dovrò dividere adesso il loro amore,
ma ci sarò ancora sempre nel loro cuore?
Oppure di me si sarebbero scordati
e nemmeno a scuola saremmo più andati?

Passarono i mesi in tranquillità,
mamma era più bella, il perché non si sa,
ella si sentiva stanca e affaticata,
ma un bel giorno sarebbe stata ripagata.

Ed ecco che nacque il mio fratellino,
era piccolo, gracile ma era bellino,
gli presi la mano, era freddina,
ma era molto bella e piccolina.

Mi dispiacque subito di aver pensato
che questo bimbo non lo avrei amato,
lo strinsi a me con grande affetto,
era mio fratello ed era perfetto!

Vado all’asilo 🎒

Oggi ho indossato il grembiulino,
sì, lo so, era bello e verdino,
però mi sta stretto e proprio male:
io all’asilo non ci voglio andare!

Il mio papà dice che sono bella
e assomiglio a una piccola stella.
Secondo me gli piace scherzare:
io all’asilo non ci voglio andare!

Allora interviene la mia mammina,
anche per lei io sono carina,
ma poi mi sistema il grembiulino
e mi dà una pacca sul sederino.

Mi sa che all’asilo devo proprio andare
e non ci voglio più pensare,
metto lo zaino e il giacchino
e vado all’asilo pianin pianino.

La fontana ⛲

C’è una fontana
nel mio paese,
è molto lontana
ma ogni mese
tutti i bambini
ci vogliono andare,
grandi e piccini
e insieme giocare.

Alcuni hanno
delle barchette
e altri invece
delle cannette,
anche i più piccoli
ci voglion salire
ma uno coi riccioli
si fa sentire.

“Non sono piccino,
ho già 4 anni,
sono magrino
ma non mi inganni,
mi vuoi vedere
fare un bagnetto
ma io non casco
e ti faccio un dispetto”.

E mentre lo dice
un tuffo fa giù,
non è felice
ma non ne può più
sentirsi dire
sempre, ogni giorno,
“Sei piccolino,
levati d’attorno”!

Tutto imbronciato
si tira su,
è tutto abbacchiato
ma sembra Gesù,
i suoi capelli
biondo dorato
sono sempre belli
anche da bagnato.

La piccola calciatrice ⚽

Sono salita su un covone di paglia,
guardo lontano, il sole mi abbaglia.
Che bella vista che vedo quassù,
i prati, le case e le mucche laggiù.

Essere alti ha un grande vantaggio,
ti senti forte e ti viene il coraggio
di dire a tutti quello che pensi
e poi lasciare gli altri sgomenti.

Che senso ha però questa idea,
le cose van dette ma in buona maniera.
Esser educati è la cosa migliore
e dire agli altri la propria opinione.

Allora son scesa giù dal covone
e ho visto gli amici che giocavan a pallone,
son la più piccola, questo lo so
e anche gli altri mi deridono un po’.

Mi sono messa il cappellino,
sembro più alta anche se solo un pochino,
ho dato un calcio al loro pallone
e ho fatto gol, senza rigore.

I miei amici mi hanno alzata,
come in trionfo mi hanno portata.
Ecco, ero grande per loro, perciò
nel grande covone mai più salirò.

La montagna dei bambini ⛰️

La montagna è da adorare
ci son pochi che lo posson fare
ai bambini può piacere
sol per quel che si può vedere.

Puoi incontrare uno stambecco
l’ermellino o il gippeto,
uno scoiattolo nel bosco
o un picchio su un ramo morto.

Passa un merlo con un verme in bocca,
cerca il nido e il suo cuore scoppia,
Il movimento lo ha disorientato
e il suo piccolo è ancora affamato.

Queste cose piacciono a un bambino
Ma per questo deve fare un
cammino
sarà lungo o sarà breve
chissà quel che dalla strada riceve.

Ma tutto questo ti arricchisce
e la visione non svanisce,
quando a casa tornerai
dentro il tuo cuore troverai

Mano nella mano 🤝

Vieni con me
dammi la mano
e verso il mondo
insieme andiamo.

Forse la strada
sarà pesante,
non preoccuparti,
non mi farò da parte.

Ti lascerò solo
quando vorrai,
fino ad allora
con me starai.

E quando un giorno
tu partirai
verso una meta
che ancora non sai,

io non sarò a te vicino
ma nel mio cuore
resterà il cammino
che insieme abbiam fatto.

Or che sei grande
ti devo lasciare.
Ti voglio una gran bene,
non lo scordare!

Mi è caduto un dentino 🦷

Oggi mi è caduto un dentino
e l’ho trovato nel mio lettino,
mi sono addormentata con lui vicino
ma me lo ha rubato un topolino.

Alcuni dicono che è una fatina
che ruba i denti per la Regina,
ma invece per me è stato un topino,
ho visto la cacca sul comodino.

E al mattino ho trovato un soldino,
è stato tirchio, era bellino,
sì, piccolino ma era carino
ed era bianco, pulito a puntino.

La filastrocca è quasi finita,
non fatemi ridere, lo faccio a fatica,
adesso in bocca ho un buchetto,
non riesco nemmeno a dare un bacetto.

Metto il guadagno nel salvadanaio,
forse da grande farò il gelataio
e porterò gelati ai bambini,
che senza un dente sono sempre carini

Il pupazzo rosa 🐻

Ho un pupazzo tutto rosa
che nel letto mio riposa.

Se mi alzo al mattino
non dimentico il bacino.

È un orsetto delicato
dal musetto assonnato.

Io gli voglio un gran bene,
esso è mio. Mi appartiene!

E di giorno poi giochiamo
e a volte conversiamo.

Me lo coccolo benino
e lo stringo al mio pancino.

All’asilo dovrò andare
e l’orsetto potrò portare,
ma starà con me vicino
solo per il riposino.

Ora però devo andare
con la nonna a passeggiare;
lascio a casa il mio orsetto,
lo rimetto dentro al letto.

Il bimbo e l’ospedale 🏥

In un letto d’ospedale
c’è un bambino che sta male.

È da poco stato operato
e ancora non si è alzato.

Vicino a lui ha la sua mamma
che gli fa fare la nanna;
il bambino è assonnato
e il suo cuore è beato.

Non è giusto non star bene
e soffrire tante pene.

Perché mai devo star qui,
non è giusto, non è così
che volevo la mia giornata
deve esser bella e spensierata,
devo correre e gioire,
invece ho male da morire.

La sua mamma lo capisce
Anche se lui parol non dice.

Anche lei non si dà pace,
vede il bimbo che nel letto giace.

Pensa ai giorni che verranno,
quando insieme usciranno
da quel triste ospedale,
dove nessuno vorrebbe andare.

Guarda in alto e ringrazia,
non è mai grata abbastanza,
il suo bimbo ora sta bene
quel che è l’oggi non le appartiene.

Sarà solo un ricordo
che svanirà con il nuovo giorno.

Figlio mio, sei il prediletto,
sono qui, accanto al tuo letto!

I sogni dei bambini 😴🦄

Quando un bambino
dorme nel lettino,
chissà cosa sogna,
è un mistero divino.

Nessuno di noi
se lo può ricordare
ma forse da mamma
ti piace pensare

che sogni pascoli,
miriade di fiori,
uccelli fatati
dai mille colori.

Orsetti giganti
che gli danno la mano,
una musica dolce
che suona lontano.

Una casa pepata
e fuori un giardino
con tanti dolcetti
su un tavolino.

Intorno alla tavola
tanti bambini,
di tutte le razze
per stare vicini.

Ognuno parla
ma non si capisce
nulla di quello
che insieme si dice.

Ma non importa,
si stringe la mano
al bambino vicino
e insieme facciamo

un bel girotondo
dai mille colori,
dal bianco al marrone,
nessuno sta fuori.

La mamma continua
ancora a pensare
che è tanto bello
per il bimbo sognare.

Allora si siede
e lo guarda dormire.
E pensa che è bello
e lo ama da morire!

Chi sono

Lulù - fabulinis.com

Ciao sono Lulù, sono una nonna con molteplici passioni fra cui quella di attingere da esperienze quotidiane spunti per scrivere una fiaba o una filastrocca. Sono appassionata di tutto ciò che è bello. Non mi pongo obiettivi ma mi piacerebbe un giorno riuscire a pubblicare un libretto con i miei racconti. 😊

www.tiraccontounastoriablog.com

Frasi belle e Aforismi su Halloween 🎃👻🦇

Le più belle frasi, citazioni e aforismi per rendere più magica la notte di Halloween

Regala una frase gentile ai tuoi bambini per la notte di Halloween, magari come divertente invito per una simpatica festa a tema! 🦇

👻 Halloween è la notte paurosa dell’anno, la notte delle streghe, dei fantasmi e dei gatti neri. I pipistrelli volano nella notte buia e nelle zucche intagliate sono illuminate dalle candele.

E i bambini si travestono e vanno in giro a fare “dolcetto o scherzetto” 🍬

Se vuoi saperne di più prova a leggere i nostri articoli sulle origini della festa di Halloween e sulla storia della zucca di Halloween! 🎃

Halloween avvolge la paura nell’innocenza, come se fosse un dolce leggermente acidulo. Lascia che terrore, quindi, si trasformi in una delizia…
(Nicholas Gordon)
Questo è Halloween, grida insieme a noi, fate largo a chi è speciale più di voi!
(Dal film Nightmare Before Christmas)
Caro grande cocomero, attendo con ansia il tuo arrivo la notte di Halloween. Spero che mi porterai un sacco di regali. Tutti mi dicono che sei un imbroglio, ma io credo in te. Sinceramente, Linus Van Pelt.
(Charles M. Schulz, Peanuts)
Tutti abbiamo diritto a un bello spavento.
(Leigh Brackett)
Halloween: festa magica e misteriosa strapiena di sorprese in cui, tra dolcetti e scherzetti, la paura e l’orrore diventano gioia e divertimento.
(Jean Paul Malfatti)
Chi i dolcetti non mi dà, prima o poi si pentirà!
(anonimo)