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Curiosina, storia di una virtù 🔍

Curiosina, storia di una virtù- favole per bambini

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Un bel racconto che fa capire ai bimbi, ma anche ai genitori, come la curiosità sia una cosa preziosa e da coltivare con passione.

Non sempre è semplice rispondere a tutti i “perché, come mai, cos’è” eccetera che ogni giorno i nostri bimbi, spesso con incredibile insistenza,ci domandano. Ma se leggete questo racconto capirete che se i bimbi sono curiosi vuol dire che stanno cercando di crescere nel miglior modo possibile, non solo di statura, ma di testa!

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Curiosina, storia di una virtù 🔍


Vi racconto la storia di una bambina speciale, che tutti, parenti e conoscenti, avevano finito per chiamare ‘Curiosina’. Quando, ad esempio, i nonni la incontravano, volevano sapere: “Come sta la nostra Curiosina?”. Lei aveva meritato quel soprannome perché non si vergognava di fare domande di ogni genere, delle quali alcune erano a volte imbarazzanti.

Se un’anziana signora le domandava: “Quanti anni hai, bella bambina ricciolina?”. Lei con le dita mostrava la sua età, ma subito dopo, a sua volta, era capace di chiedere: “E tu, vecchia signora, quanti ne hai?”. Se, poi, qualcuno voleva sapere il suo nome, lei non si nascondeva, come fanno tanti bambini, dietro la gonna della mamma o i pantaloni del papà, ma tranquillamente lo diceva e subito dopo domandava: “E tu come ti chiami?”.

Vedete, quello che lei aveva di speciale non era la curiosità, che non manca a nessun bambino, ma erano la sua mamma e il suo papà che rispondevano sempre alle sue domande, senza perdere la pazienza, anche alle più difficili, ad esempio come quella: “Che lingua parlano i pesci?”. Quanti di noi saprebbero dare una risposta?

I suoi genitori avevano, però, capito una cosa che molti adulti sembrano trascurare: i bambini sono nati da pochissimi anni e non conoscono il mondo che li circonda. E’ quindi normale che un bambino di due, tre, cinque od otto anni non sappia chi siano o come possano comportarsi tutte le persone che lo circondano o lo incontrano; oppure non sappia che cosa siano e come funzionino tutte le cose con le quali egli ha a che fare ogni giorno.

Non c’è nulla di strano che una bambina di tre anni, come Curiosina, possa domandare come facciano a muoversi, senza gambe, quelle cose bianche o grigie che si rincorrono nel cielo e che ogni tanto piangono lacrime dalle quali la mamma e il papa si riparano e lo riparano con gli ombrelli? Non parliamo poi dei bambini piccoli che vedono la loro cacca, depositata nel vasetto, la quale viene poi scaricata nel gabinetto, dove sparisce. Non pensate che sia un diritto del bambino informarsi dove vada a finire quel suo tesoretto?

Il fatto è che, in certi casi, i grandi sembrano non sapere che il mondo dei bambini è diverso dal loro. Bambini, fate come Curiosina, la quale, quando qualcuno le voleva far credere che i regali non li porta Babbo Natale, ma il papà e la mamma, si ribellava pestando i piedi e subito ribatteva: “Non è così, Babbo Natale esiste davvero!” Ricordate anche ai grandi che ogni risposta data ad un bambino, anche ad una che sembra assurda, aumenta la sua fiducia non solo nell’adulto, ma anche in se stesso. Ditelo ai grandi: “Chi dà risposte alle mie curiosità, mi rende più forte e coraggioso”. E verrà, allora, un giorno in cui quel bambino – come capitò a Curiosina – si sentirà tanto coraggioso che sarà capace di sfidare il buio e di entrare da solo in una camera dove la luce non è accesa, senza essere soffocato dalla paura.

Cari bambini, vi svelo adesso un segreto: non dimenticate neppure che non solo Curiosina aveva avuto paura dei tuoni o dei brutti sogni, ma anche i vostri genitori, quando erano piccoli. Domandateglielo se non è vero! E lo sapete perché ci sono anche dei grandi che soffrono di quelle due paure che ho appena nominato? Lo sapete? No? Ve lo dico io. Perché i loro papà e le loro mamme, non gli davano quelle risposte consolatorie di cui avevano bisogno; anzi, spesso, li prendevano in giro, ridendo delle loro paure. Anche Curiosina, si aspettava sempre una risposta: se non le rispondevano non si sentiva più sicura: si sentiva come abbandonata. Per questo, Lei voleva ad ogni costo una risposta. E per ottenerla si era inventata un trucchetto: ripeteva la domanda con voce piagnucolosa e aggiungeva: “Dai, tu sai tutto, dimmelo!”.

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Il papà e la mamma di Curiosina non subito, ma dopo un po’, capirono che se non rispondevano alle curiosità della loro ricciolina, ella si rattristava come se fosse rimasta sola. Essi, allora impararono a rispondere sempre. Se poi non conoscevano la risposta esatta, non importava: la risposta se la inventavano come se questa fosse stata una fiaba. Curiosina si rassicurava subito e si rasserenava. A lei non importava che la risposta fosse giusta o sbagliata; lei voleva una risposta qualsiasi, come prova dell’attenzione della mamma e del papà verso di lei. Tutto questo non la faceva più sentire sola.

Quello di cui, Curiosina, come ogni bambino, aveva continuo bisogno, era la presenza rassicurante della mamma e del papà. Un modo per ottenerla è quello di domandare continuamente. Bambini non abbiate paura di domandare! Più avrete domandato più diventerete forti e più sarete capaci, quando sarete grandi, di soddisfare le vostre curiosità infantili.

Da quello che vi ho appena detto, cari bambini, sembra che il contenuto delle risposte che vi vengono date non sia molto importante. Non è proprio così. Adesso dovete stare attentissimi poiché sto per spiegarvi una cosa interessante.

Questa volta sono io a fare a voi una domanda. Dove credete che siano finite tutte le domande che voi avete fatte e le risposte che avete ricevute? Credete forse che siano volate in cielo subito dopo che la vostra curiosità è stata soddisfatta? No, miei cari! No, no! Esse sono rimaste tutte nella vostra testolina. Nel cassetto della vostra memoria. E li rimangono, finché, dopo qualche anno, quando non sarete più bambini piccoli, escono dal cassetto e si trasformano in desideri di controllare se vi era stata detta la verità. Volete un paio di esempi, che riguardano ancora una volta la storia di Curiosina?

La prima esperienza è legata a quando Curiosina, fin da bambina piccola, andava al mare durante le vacanze estive. Come tutti i bambini giocava con la paletta e il secchiello. Ma a lei piaceva, soprattutto, giocare a farsi rincorrere dalle onde che si frangevano sulla spiaggia. Grazie a questo gioco, prese una tale confidenza con il mare che ben presto imparò a nuotare senza paura. Quante volte, però, il pranzo e la cena con papà e mamma si trasformarono in un interrogatorio su che cosa fosse il mare! Non c’era risposta che potesse accontentarla. Ebbene, sapete come andò a finire? Quando ebbe compiuto quattordici anni, durante le vacanze estive al mare, Curiosina chiese ed ottenne – non senza qualche apprensione da parte dei suoi genitori – di poter fare un corso individuale di immersione subacquea nel quale, dopo aver minuziosamente interrogato il suo istruttore, poté spingersi ad esplorare i fondali della costa fino a trenta metri di profondità. Curiosina era entusiasta per il fatto di vedere dal vivo tante cose meravigliose. Finalmente tutte le sue domande avevano una risposta.

La seconda impresa di Curiosina, che segnò la sua vita e che creò più difficoltà a suoi genitori, mettendoli contro i pareri di familiari e conoscenti, ci riporta alla sua prima cena in un ristorante cinese, all’età di sette anni. Riuscite a vedere Curiosina che tempesta di domande non solo il papà e la mamma, ma anche tutto il personale del ristorante stesso, composto da quelle persone con gli occhi così strani e che parlavano fra loro in una lingua incomprensibile? La sua curiosità, anche per quei cibi così diversi dai suoi, non fu mai così grande come quella sera. Alla fine della cena, fece persino scrivere il suo nome in caratteri cinesi, sopra un foglio che volle incorniciato in un quadretto che poi appese alla parete vicina al suo letto.

Come credete che sia andata a finire questa volta? Sono sicuro che lo avete immaginato. Voglio, però confermarvelo. Sì, Curiosina, quando ebbe terminato le scuole superiori, decise di studiare la lingua cinese all’università. Ma c’è di più. Al termine del primo anno di studi, all’età di 19 anni, partì da sola per la Cina. Ce ne voleva di coraggio e di fiducia in se stessa! Ma ci voleva anche… un po’ di curiosità.

— Fine della fiaba —

fabulinis ringrazia Mauro Alfonso, nonno ed ex insegnante, per aver condiviso con tutti noi questo bel racconto dedicato ad uno dei doni più belli che si possa avere, la curiosità!

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