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Il Lupo Sestante 🐺

cover del racconto "il lupo Sestante"

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L’amore vero non conosce limiti

Questo intenso racconto scritto sia in italiano che spagnolo racconta di come sia più importante ciò che sta dentro di noi piuttosto che l’aspetto esteriore.

Il lupo Sestante 🐺


C’era una volta, un lupo dagli occhi viola di nome Sestante.
Perduta una zampa, lui non si era mai perso d’animo, e pure se storpio e malfermo, obbligato a mangiare semi e bere tanta acqua, non aveva mai smesso di cantare la sua poesia alla luna, anche se con tono più basso, come la sua condizione gli imponeva, ugualmente orgoglioso di riempire coi suoi versi il creato.

“Però con quella zampa!” “Fa voltastomaco!” “Poverino!” giungevano di quando in quando, voci al suo orecchio “Non si può curare?”
“No! Ma si può continuare a vivere e a cantare!” asseriva lui per tutta risposta, levando in alto il muso, sorridente, un passo dietro gli altri.

“Acquazzone/dondola fra i rami/una piuma” cantava il lupo i suoi haiku, libero.
“In inverno i semi scarseggiano” “E se non ce la dovesse fare a trovarne sulla nuda pietra e dovesse cercarne altrove?” “Non sente la mancanza dell’altura?” “Non gli manca salire fin sullo sperone della montagna?”

E, Sestante per tutta risposta cantava, facendo risplendere il creato con la sua voce.
“Alla festa della primavera mi sembra, non sia mai stato invitato?!”.
E il lupo si destreggiava in gorgheggi ancora più brillanti.

“Come potrebbe mai riuscire ad arrivarci?” “Sestante?!” “Dovrebbe fermarsi troppo di frequente, dissetarsi in continuazione!” “Come farebbe ad affrontare un viaggio così lungo?” “Zoppo, brutto!”
“Ma se sei bellissimo!” sospirava Fersina, lupa dagli occhi d’ambra, per cui Sestante era perfetto: forte, coraggioso, l’unico in grado di guardarla facendola sentire amata, invincibile; lui, il suo gigante buono, con la massa del suo corpo a custodirla.
“Ma la mia zampa? Mi vedi bene?” guaiva lui “Pure se sono così brutto?”

E lei, tirandole giocosamente l’orecchio con le zanne, dinanzi alle sue paure sorrideva con dolcezza, scodinzolando. Facendogli dimenticare le malelingue.
“Sestante!” ululava lei, cuore nel cuore “Permettimi di partecipare alla tua Vita, di esserti al fianco. ‘Partecipazione’ è una parola importante, la più bella, dal latino tardo participatio-onis, indica il prendere parte, far parte. Ed è ciò che voglio. Sempre! Ubi tu Gaius, ibi ego Gaia! Se tu sei Felice io sono Felice!”

“Eh, l’Amore!” balbettava commossa la lontra Penelope, seguita dall’usignolo Ovidio a zampettare tra le foglie “Animae duae, animus unus. Due vite, un’anima sola”.

“Oh, Fersina! Mia piccola strega! Cucciola!” la guardava lui innamorato.
“Dimmi?!” rideva lei conoscendo già la risposta, accostandosi con tenerezza.
“Che meraviglia! L’Amore universale è la magia di due anime che si carezzano, a dispetto dell’età, del sesso” sorrideva la tartaruga Pausania, avanzando retrocedendo in un tumulto di emozioni incontrollabli, col suo passo, lentamente, molto lentamente.

“Che incanto!” trillò l’albatros Amleto. “Amor Vincit Omnia. L’Amore Vince Tutto!” frullò le sue lunghe ali bianche la cicogna Adelaide.
“Fersina. Il cuore è il suo angolo di orientamento e non può sbagliare” balzò la lepre Castore “Orientamento: parola che deriva da “oriente”, dal latino oriens, voce del verbo “orirri” sorgere, volgere ad oriente, alla luce che permette di scegliere. E la lupa volge i suoi occhi alla luce: la luce dell’Amore, di ciò che è essenziale vedere”.

“Amor gignit amorem. L’Amore genera amore” saltò fra i rami dello stupendo abete rosso di risonanza stradivari, lo scoiattolo Avisio, librandosi fra gli innumerevoli picea abies “Amare significa avere cura”
“Ses- tan-te!” sussurrò la lupa.
“Fer-si-na!” mormorò il lupo.

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“Il destino è quel filo rosso, quell’incontro voluto dalle anime, prima ancora che i corpi possano incontrarsi!” gonfiò il petto il suricato Cagliostro “Esso si allunga, si intreccia, ma non si spezza mai. I legami voluti dal destino sono indissolubili”.
“Ciò che è destinato a te troverà sempre il modo di raggiungerti!” fissò il merlo Javier il luccicore di Vega sopra le loro teste. “L’Amore non conosce restrizioni!” seguì l’allodola Ipazia.

“La tua zampa, Sestante, è il tuo sangue. E non si può cambiare!” soffiò la lupa “Ed io lo amo così com’è!” guaì “Senti come mi batte forte il cuore?”
“Fersina, il colore della tua voce quando pronunci, sussurri, scaldi (e talvolta anche sbraiti) il mio nome, dipinge i miei giorni di Gioia!” guaì il lupo “Il ricamo prezioso dei tuoi silenzi: è l’amore!” disse senza abbassare lo sguardo.

“L’Amor l’è tut. E’ qualcuno con cui correre (anche con una zampa rossa). Chest’è!” vibrò il cervo Ascanio “Nella buona come nella cattiva sorte, in salute ed in malattia!”.
E Sestante cantava allora ancora più forte, fino al cielo lassù: melodia d’amore d’impareggiabile bellezza “Sogno/s’apre di rugiada/una rosa”. Cuore nel cuore della sua Fersina, radioso.

El lobo Sestante 🐺


Érase una vez, un lobo de ojos  morados llamado Sestante.
A pesar de que había perdido una pata, el nunca perdió el ánimo, y además, aunque era deformado y enfermo, obligado a comer semillas y tomar mucha agua, nunca había dejado de cantar su poesìa a la luna, aunque lo hacía desde tonos bajas, tal como su condición lo obligaba, pero igualmente orgulloso de llenar con sus bellas notas la creación.

“¿Pero adónde va con esa pata?” “¡Da asco!” “¡Pobrecito!” les alcanzaban, de vez en cuando, las voces de otros aves a su oído “¿Pero no se puede curar?” “¿Nunca?”.
“¡No! ¡Pero puedes seguir viviendo y cantando!” devolvía él como respuesta, levantando hocico, sonriente, a un paso detrás de los otros.
“Chubascón/se balancea entre las ramas/una pluma” el lobo cantò sus haikus, libre.

“En el invierno las semillas son escasas” “¿Y si no las encuentras sobre las rocas desnudas, y tienes buscar en otras?” “¿Y en el terreno elevado nunca subes?” “¿No le echas de menos?” “¿No extraña subir al estribo de la montaña?”.
Y, por respuesta, Sestante cantaba, haciendo resplandecer la creación con su voz.
“¡¿A la fiesta de la primavera, me parece, nunca fue invitado?!”.

Y el lobo asintía con la cabeza, e se las apañaba con las palabras para cambiar discurso.
“¿Cómo podría alguna vez ser capaz de llegar?” “¿Sestante?” “¡Debería detenerse con demasiada frecuencia! ¡Entonces apaga tu sed todo el tiempo!” “¿Y luego cómo se enfrentan a un viaje tan largo?” “¡Cojear!¡El es tan feo!”.

“¡Pero si eres hermoso!” suspiraba Fersina, loba con ojos color ámbar. Para ella, Sestante era perfecto: fuerte, valiente, lo único capaz de mirarla haciéndola sentir amada, invencible; él, un gigante bueno con la masa de su cuerpo para protegerla.
“Pero, ¿y mi pata, me ves bien?” murmuraba èl “¿Incluso si soy tan fea?”.
Y ella, jugando, tirándo de su oreja con sus colmillos, viendo sus miedos sonriò dulcemente, meneando la cola.
Haciéndolo olvidar los chismes.

“¡Sestante!” aullaba ella, corazón en corazón “Permíteme participar en tu Vida, estar a tu lado. “Participación” es una palabra tan importante, la más hermosa, del latín tardío participatio-onis, indica participar, ser parte. Y eso es lo quiero. ¡Siempre! Ubi tu Gaius, ibi ego Gaia: si tú si Feliz, yo soy Feliz!”.
“¡El amor!” tartamudeó de emoción la nutria Penelope, seguida por el ruiseñor Ovidio correteando entre las hojas “Animae duae, animus unus. Dos vidas, un alma”.

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“¡Oh, Fersina! ¡Mi pequeña bruja! ¡Cachorrita!” la mirada èl, enamorado.
“¡¿Dígame?!” ella se rió, ya sabiendo la respuesta, acercándose con ternura.
“¡Maravilloso! El amor es universal, es la magia de dos almas que se acarician, sin importar de la edad, el sexo” la tortuga de Pausania sonreía, mientras avanzaba, retrocediendo en un tumulto de emociones incontrolables, con su paso lento, muy lento.

“¡Me encanta!” trinó el albatros Hamlet “¡Amor Vincit Omnia! ¡El amor lo gana todo!” la cigüeña Adelaide agitó sus largas alas blancas.
“Fersina. El corazón es su ángulo de orientación y no puede equivocarse” brotò la liebre Castore. “Orientación: palabra que deriva de “este”, del latín oriens, voz del verbo “orirri” surgir, girar hacia el este. Y la loba vuelve los ojos hacia la luz: la luz del Amor, de lo que es esencial ver”.

“Amor gignit amorem. ¡El amor genera amor!” la ardilla Avisio saltó entre las ramas del precioso abeto rojo de resonancia stradivarius, flotando entre las innumerables picea abies “Amar significa cuidar”.
“¡Ses-tan-te!” susurró la loba.
“¡Fer-si-na!” murmuró el lobo.

“El destino es ese hilo rojo, ese encuentro deseado por las almas, incluso antes de que los cuerpos puedan encontrarse” el suricato Cagliostro hinchó su pecho “Se estira, se entrelaza, pero nunca se rompe. Los lazos queridos por el destino son indestructibles”.
“¡Lo que está destinado a ti siempre encontrará la manera de llegar a ti!” el mirlo Javier miró fijamente el brillo de Vega sobre sus cabezas. “¡El amor no conoce restricciones!” siguiò la alondra Ipazia.

“Tu pata roja, Sestante, es tu sangre. ¡Y no puedes cambiar!” sopló la loba “¡Y lo amo como es!” grito “¿Sientes cómo mi corazón derrota rápido?” suspirò “¡Mi amor!”.
“Fersina, el color de tu voz cuando pronuncias, susurras, calientas (ya veces incluso gritas) mi nombre, ¡pinta mis días de Alegría!” gritó el lobo “¡El precioso bordado de tus silencios: es l’amor!” dijo, sin bajar la mirada.

“L’amor es todo. Es alguien con quien correr (incluso con una pata roja). ¡Cofre!” vibraba el ciervo Ascanio “¡En la buena suerte como en la mala suerte, en la salud y en la enfermedad!”
Sestante cantaba aún más fuerte, hacia el cielo: melodía de amor de incomparable belleza. “Sueño/se abre de rocìo/una rosa” corazón en el corazón de sus Fersina, radiantes.

Traducción del Cuento al español por Fabio Pierri

⚜️ Fine della fiaba ⚜️

fabulinis ringrazia Monica Fiorentino per aver condiviso con tutti noi questo bel racconto pieno d’amore in italiano e spagnolo.

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