Autore: William
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biancaneve e i sette nani cover 2023
Biancaneve e i sette nani, fiaba per bambini
Bomarzo e il parco dei mostri 👹
Questo viaggio inizia con delle parole misteriose:
“Sol per sfogare il core”
Qualcuno di voi si è trovato di fronte a questa iscrizione? Sì? Allora avrete capito che il nostro viaggiare ci porta oggi nel Lazio, a Bomarzo. Siamo nel nord della regione, quasi al confine con l’Umbria.
Bomarzo è un piccolo centro di circa 2000 abitanti, ricchissimo di bellezze architettoniche, archeologiche e naturalistiche, un vero gioiello. Il borgo è dominato dal Palazzo Orsini, uno dei cognomi più importanti nella Roma del Rinascimento. Ma, quelli di voi che l’iscrizione non la conoscono, immagino si staranno chiedendo: “Perché ci porti a Bomarzo?”
Il “Sacro Bosco” pieno di sorprese…
Perché Bomarzo è conosciuta soprattutto per un parco in grado di affascinare e coinvolgere piccoli e grandi. Un parco dove la fantasia e l’immaginazione vincono su tutto. Un parco che è riuscito ad affascinare persino artisti come Salvador Dalì, il quale disse che si tratta di un’invenzione storica unica. E se lo disse un artista dotato di un’immaginazione fuori dal comune, chissà come sarà questo parco italiano.
Curiosi? E allora ecco di cosa stiamo parlando, del “Sacro Bosco di Bomarzo”, conosciuto anche come “Villa delle Meraviglie di Bomarzo”, ma decisamente noto come “Parco dei Mostri di Bomarzo”!
Parco dei Mostri?
Sì, avete capito bene. E’ un immenso giardino che accoglie un’infinità di statue in pietra bizzarre ed enigmatiche. Alcune di queste statue sono gigantesche e raffigurano personaggi deformi, draghi e titani che lottano. Altre raffigurano serpenti e leoni con tre teste. Altre orche con la bocca spalancata che mostrano i denti, elefanti, eroi, divinità.
Incredibile, vero?
A crearlo fu il Duca Vicino Orsini. Ci vollero trent’anni per completarlo e sembra che il Duca stesso abbia scolpito alcune statue, con l’aiuto di un allievo di Michelangelo!
Il principe Domenico Napoleone Orsini, discendente della celeberrima famiglia aristocratica, parlando della creazione del suo antenato Vicino Orsini, dice queste parole: “Questo parco realizzato nel Cinquecento, unico al mondo, è un’opera geniale, immortale, degna quasi dell’ingegno di Leonardo da Vinci”.
E’ un’opera geniale che si snoda su molte tappe, tutte “fiabesche” (ed ecco perché a noi di fabulinis piace così tanto…), tutte tra mito e fantasy.
Ma, siete curiosi come me? Vi va di accompagnarmi a fare un giretto nel Parco dei Mostri?
Allora entriamo insieme…
A spasso tra statue con la bocca aperta…
Ed ecco che subito veniamo accolti da due donne con il corpo di leone, le mitologiche Sfingi. Sono a guardia del Parco e spetta a loro darci il benvenuto con l’iscrizione “Voi che entrate qui, considerate ciò che vedete e poi ditemi se tante meraviglie sono fatte per l’inganno o per l’arte”.
Ci allontaniamo poco dal percorso principale, ed ecco che appare il primo mostro, Proteo. Una gigantesca maschera con la bocca spalancata.
E’ uno dei simboli del Parco, insieme all’Orco, che è probabilmente la scultura più conosciuta di tutte. Si tratta ancora di una maschera con la bocca spalancata, ma sapete una cosa? La bocca, che è scavata nel tufo, è una grande stanza. All’interno, dopo aver sceso qualche gradino, si possono trovare un tavolo e delle panche, per una breve sosta.
Ed è un vero divertimento, i bambini ne vanno matti.
Perché? Perché questa “bocca” ha una forma particolare, in grado di amplificare i suoni, cambiarli e creare così un effetto che diventa anche spaventoso… perfetto per la voce di un Orco! Continuiamo il giro?
…ma non solo: case storte, animali e divinità antiche
Cos’è quella? Per vederla diritta dobbiamo inclinare la testa! Ma è una piccola casa! Certo che la fantasia non conosce davvero confini…è una piccola casa pendente! E’ stata costruita apposta così, su un masso inclinato. Entriamo? Attraversiamo un piccolo ponte e… è ancora tutto pendente, ma in senso opposto rispetto all’esterno: che confusione!
E’ tutto storto, si perde quasi l’equilibrio! Ma chissà i bambini come si divertono, una casa fatta in questo modo poteva esistere solo in questo magico parco!
E solo qui possiamo incontrare la statua gigante di una tartaruga che a sua volta porta sul guscio la statua della Dea della Vittoria. Oppure un’enorme statua del Dio Nettuno, che, adagiato nell’acqua, tiene tra le braccia un delfino. Solo in questo Parco della fantasia si possono vedere una gigantesca balena che “emerge dalla terra” e un enorme elefante che solleva con la proboscide un soldato. E ancora una lunga serie di sculture di pigne e di ghiande, mescolate ad un anfiteatro ed alla gigantesca statua di Ercole, conosciuta come “il Colosso”.
Continuando a vagabondare tra i sentieri possiamo anche giungere su una piccola altura e trovare un tempietto classico.
Vi ricordate che all’inizio ho parlato di Vicino Orsini? Fu sempre lui a volere la costruzione del tempietto e lo dedicò alla moglie, la bellissima Giulia Farnese. Si dice che lui fosse invece molto brutto, addirittura deforme, ma dotato di una mente molto acuta. Chissà, forse voleva che questo Parco fosse come lui, geniale ma mostruoso al tempo stesso.
Quando morì, nel 1585, il Parco non interessò più nessuno e cadde in totale abbandono. Fortunatamente, nella seconda metà del Novecento, Giancarlo e Tina Bettini se ne innamorarono e decisero di restaurarlo.
E’ grazie a loro (i loro nomi vengono ricordati nel tempietto) se oggi possiamo lasciarci ancora incantare da questo mondo fantastico, da questo “regno di sogno” popolato da costruzioni strane, grandi statue, iscrizioni, indovinelli…
Ogni passo porta a qualcosa di sorprendente.
Vi ricordate l’iscrizione con cui è iniziato questo viaggio a Bomarzo? Esatto, quella che dice “Sol per sfogare il core”. Vicino Orsini ci chiede di perderci in questo “giardino magico” e di lasciarci guidare dalla nostra fantasia e da tutto ciò che le maschere, i draghi, le sirene, le divinità antiche ci vogliono raccontare e mostrare.
Per aggiungere magia alla magia, sapete che alcuni discendenti del Duca sostengono che fosse un esperto alchimista? E che, in realtà, il Parco dei Mostri potrebbe essere considerato un trattato di alchimia, unico nel suo genere perché scritto nella pietra delle statue.
Tutte queste incredibili statue sarebbero, in realtà, i capitoli di un libro. I soggetti non sarebbero stati scelti a caso, “sol per sfogare il core”, ma ognuno di essi potrebbe avere un preciso significato. E così anche il posto che occupano nel Parco non sarebbe assolutamente casuale.
Aggiungiamo ancora un pochino di magia? Dovete sapere che alcuni studiosi di Alchimia sostengono che celeberrimi alchimisti, come Cagliostro, fossero immortali e forse anche il Duca Vicino Orsini lo era.
E, forse, superando i secoli, continua a venire di nascosto a visitare il suo parco.
p.s. Se vuoi sapere esattamente dov’è, ecco la mappa:
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Pollicino 👦⚪⚪⚪ favola della buonanotte breve 🤏
Pollicino è tanto piccolo quanto furbo, e riuscirà a salvarsi dall’orco cattivo insieme a tutti i suoi fratelli!
Pollicino è una famosa fiaba di Charles Perrault, questa è la nostra versione breve e semplificata del racconto, adatta anche ai più piccoli!
🖌 Disegno da colorare 🎨
Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare di Pollicino
🔊 Audiofiaba 😴
Nella pagina delle Audiofiabe classiche, puoi ascoltare Pollicino raccontata da William!
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Pollicino 👦⚪⚪⚪ fiaba della buona notte breve 🤏
Pollicino era l’ultimo di sette fratelli. La sua famiglia era poverissima e, una sera, sentì che il padre voleva abbandonare i bambini nel bosco perchè non avevano abbastanza cibo per tutti.
Allora corse al ruscello e raccolse tanti sassolini, poi tornò a letto.
Il mattino seguente i genitori portarono i bambini nel bosco, ma Pollicino, senza farsi vedere, lasciava cadere i sassolini, segnando la strada di casa.
Dopo un po’, il boscaiolo disse ai bambini di fermarsi e di aspettare i genitori.
Ma, quando arrivò la sera, i genitori ancora non erano tornati e i bambini avevano molta paura.
Ma Pollicino, seguendo la scia dei sassolini, riportò tutti a casa.
Quella sera però sentì che il padre li avrebbe abbandonati di nuovo, e decise di raccogliere altri sassolini. Purtroppo la porta di casa era chiusa e al posto dei sassolini prese un pezzetto di pane per farne briciole da lasciare sul sentiero.
Il mattino seguente i genitori portarono i bambini ancora più lontano nel bosco, e li abbandonarono di nuovo.
Pollicino, però, non riuscì a riportarli a casa perché gli uccellini avevano mangiato tutte le briciole lasciate sul sentiero!
I bambini erano disperati, ma Pollicino, arrampicatosi su un albero vide una casa.
– Andiamo a chiedere ospitalità! – esclamò.
Lì incontrarono un’orchessa, che non voleva accoglierli perché suo marito l’orco era ghiotto di bambini.
Ma alla fine, impietosita, li sfamò e li nascose.
Quando l’orco arrivò, annusando l’aria e sentendo odore di bambini, aprì subito il ripostiglio e trovò i fratellini dicendo di volerli mangiare.
Ma l’orchessa disse:
– Li cucinerò domani! – servì la cena all’orco e accompagnò i bambini a dormire.
Nella camera c’erano due letti, uno era per le sette figlie degli orchi, ognuna con in testa una coroncina, nell’altro avrebbero dormito i sette fratelli.
Non appena l’orchessa se ne andò, Pollicino scambiò i berretti con le coroncine delle orchette.
Poco dopo la porta della stanza si aprì: era l’orco, venuto a prenderli!
L’orco tastò le testoline dei fratelli ma, sentendo le coroncine, li lasciò lì e gettò in un sacco le sue figlie. Poi uscì.
– Scappiamo! – disse Pollicino e i bimbi fuggirono.
Quando l’orco si accorse di aver sbagliato, infilò gli stivali delle sette leghe e partì all’inseguimento dei bambini.
Con quegli stivali poteva fare passi lunghissimi e stava raggiungendo Pollicino e i suoi fratelli. Però era anche molto stanco, si fermò per riposare un attimo ma si addormentò.
Pollicino indossò gli stivali e tornò dall’orchessa.
– l’orco è stato rapito dai banditi! – gridò – se non riceveranno oro, lo uccideranno!
L’orchessa consegnò tutto quello che aveva a Pollicino, che tornò dai fratelli e li riportò a casa.
Quando la madre li vide, li abbracciò tutti.
I bambini mostrarono l’oro e Pollicino divenne messaggero del re, grazie agli stivali delle sette leghe.
Da quel momento la loro famiglia visse per sempre felice e contenta.
⚜ Fine della fiaba ⚜
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Pollicino, favola della buonanotte breve
Jack e il fagiolo magico 🌱 favola della buonanotte breve 🤏
Jack ha trovato un fagiolo magico, ma ancora non sa quali avventure gli toccherà affrontare!
Jack e il fagiolo magico è un racconto popolare di origine inglese, questa è la nostra versione breve e semplificata del racconto, adatta anche ai più piccoli!
🖌 Disegno da colorare 🎨
Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare di Jack e il fagiolo magico
🔊 Audiofiaba 😴
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Jack e il fagiolo magico 🌱 fiaba della buona notte breve 🤏
C’erano una volta una vedova e suo figlio Jack. Erano poveri, perciò la donna decise di vendere la loro mucca.
Mandò Jack al mercato, ma lui scambiò la mucca con dei fagioli: gli avevano detto che erano magici, e se li avesse piantati quella sera, il giorno dopo la pianta sarebbe cresciuta fino al cielo.
La madre, arrabbiata, gettò i fagioli in giardino, all’alba, però, uno era cresciuto fin sopra le nuvole!
Subito Jack scalò la pianta. Giunto in cima, trovò un castello.
Bussò e una spaventosa Gigantessa gli aprì.
Jack cercò di scappare, ma lei lo acciuffò e lo trascinò nel castello, felice di aver trovato un servo.
– Però, quando mio marito il Gigante rincasa, ti nasconderò, o ti mangerà… –
– Farò tutto quello che volete – disse Jack spaventato – ma non fatemi mangiare…
La gigantessa annuì – ora devo nasconderti, sta arrivando – e lo rinchiuse in un grande armadio.
Poco dopo un vocione tuonò:
– Sento profumo di giovanotto! Lo voglio a colazione!
– Ma no – rispose la gigantessa – È la bistecca di elefante… siediti e mangia – e gli mise davanti un piatto enorme che gli fece dimenticare il giovanotto.
Jack osservava tutto dalla serratura dell’armadio.
Dopo colazione, il Gigante si fece portare la sua gallina, che depose un uovo d’oro. Poi si addormentò.
Allora Jack, incredulo, sgattaiolò fuori dall’armadio, prese la gallina e fuggì, portandola a casa.
Dopo qualche giorno, Jack si travestì, risalì il tronco del fagiolo e bussò alla porta del castello. La Gigantessa non lo riconobbe e lo trascinò dentro come la prima volta. Quando arrivò il marito, lo nascose nell’armadio.
Il Gigante tuonò:
– Sento profumo di giovanotto, lo voglio per pranzo!
– Ma no – rispose la gigantessa – È l’arrosto… siediti e mangia – e gli mise davanti un piatto enorme, che gli fece dimenticare il giovanotto.
Poi il Gigante si fece portare i suoi sacchi di denaro, contò le monete e si addormentò.
Jack allora sgusciò fuori dall’armadio, prese i sacchi di denaro e tornò a casa.
Qualche giorno dopo, Jack si arrampicò di nuovo, entrò nel castello di nascosto e si infilò nell’armadio.
Poco dopo il Gigante ruggì:
– Sento profumo di giovanotto, lo voglio a cena!
– Ma no – rispose la gigantessa – È il porcellino grigliato… siediti e mangia – e gli mise davanti un piatto enorme, che gli fece dimenticare il giovanotto.
Poi il Gigante si fece portare l’arpa magica fatta d’oro e diamanti e, mentre l’arpa suonava, si addormentò.
Jack sgattaiolò fuori dall’armadio, afferrò l’arpa e scappò.
Ma l’arpa gridò:
– Aiuto! Aiuto!
Il Gigante si svegliò e, infuriato, inseguì Jack. Stava per prenderlo, ma Jack riuscì a scendere dal fagiolo magico, prese l’ascia e tagliò il tronco. La pianta, come per magia, svanì e con lei sparirono il Gigante, la Gigantessa e il castello.
Jack e sua madre non credevano ai loro occhi.
Si erano liberati del Gigante e, grazie ai tesori, potevano vivere felici e contenti.
⚜ Fine della fiaba ⚜
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jack e il fagiolo magico breve
Jack e il fagiolo magico, favola della buona notte breve
Il principe ranocchio 🐸 favola della buonanotte breve 🤏
Il principe ranocchio ha aiutato la principessina, ma lei non lo ringrazia nemmeno…
Riuscirà il principe ranocchio ad avere un bacio dalla principessina? Questa è la nostra versione breve e semplificata del racconto, adatta anche ai più piccoli!
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Il principe ranocchio 🐸 fiaba della buona notte breve 🤏
C’era una volta una principessina che amava giocare con la sua palla vicino alla pozza d’acqua in giardino, e si divertiva a lanciarla e riprenderla.
Un giorno però la palla cadde nell’acqua e la principessina cominciò a piangere disperata perché non riusciva a recuperarla.
– Se vuoi posso recuperare la palla. Tu in cambio cosa mi dai?
– Hai parlato tu? – chiese la principessina guardando un grosso ranocchio spuntato dallo stagno. Il ranocchio annuì.
– Ti do tutto quello che vuoi!
– Voglio essere tuo amico, mangiare, dormire e stare con te.
– Va bene! – esclamò la principessina, che però pensava “ma cosa dice? Starà scherzando!”
Il ranocchio recuperò la palla dandola alla principessina, che però corse via, senza aspettarlo.
Il giorno dopo si sentì battere forte al portone del castello del re e una voce disse:
– Principessina, sono il ranocchio, devi mantenere la promessa!
Il re chiese di cosa si trattasse e la principessina raccontò tutta la storia. Alla fine il re disse:
– Le promesse vanno mantenute, fate entrare il ranocchio!
Così il ranocchio sedette a tavola vicino alla principessina, e mangiò con appetito dal piatto della bambina.
Poi disse di voler dormire nella stanzetta della principessina.
Lei pregò il re di non acconsentire, ma il re la riprese:
– Non si deve disprezzare chi ti ha aiutato nel momento del bisogno!
Arrivati nella stanza il ranocchio disse:
– Dormirò con te. Se non lo farai, lo dirò a tuo padre.
La principessina, arrabbiatissima, lo scagliò con forza contro la parete.
Il ranocchio cadde privo di sensi e lei, in preda ai sensi di colpa, lo prese in braccio e lo strinse forte a sé.
– Oh no ranocchio, scusami… se potessi fare qualcosa per salvarti…
Con un filo di voce, il ranocchio sussurrò:
– … un bacio… solo un bacio… –
Anche se controvoglia, la principessina chiuse gli occhi e gli diede un bacio. Ma quando li riaprì, trovò davanti a sè un bel ragazzo.
– E tu chi sei?! – esclamò stupita.
– Sono il ranocchio, ma il mio vero nome è principe Enrico! Ero vittima di un incantesimo di una strega che solo il bacio di una principessa avrebbe potuto spezzare… grazie!
I due ragazzi divennero amici, poi si innamorarono e infine si sposarono, proprio di fronte alla pozza d’acqua dove si erano conosciuti.
E vissero tutti felici e contenti.
⚜ Fine della fiaba ⚜
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il principe ranocchio breve
il principe ranocchio, favola della buonanotte breve
i tre porcellini breve
i tre porcellini, fiaba della buonanotte breve
I tre porcellini 🐷🐷🐷 favola della buonanotte breve 🤏
Per salvarsi dal lupo cattivo non bisogna essere pigri, ma bisogna impegnarsi e rimboccarsi le maniche!
I 3 porcellini è una fiaba classica che insegna a stare attenti al lupo cattivo e a fare le cose per bene e senza fretta, questa è la nostra versione breve e semplificata del racconto, adatta anche ai più piccoli!
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I tre porcellini 🐷🐷🐷 fiaba della buona notte breve 🤏
C’erano una volta tre porcellini, Timmy, Tommy e Gimmy che abitavano con la mamma.
Un giorno la mamma disse – ormai siete grandi, è ora che ciascuno costruisca la propria casetta!
I porcellini, a malincuore, prepararono i bagagli e partirono.
Timmy prese il suo flauto.
Tommy raccolse il suo violino.
Gimmy invece prese la sua cassetta degli attrezzi.
Salutarono la mamma e si incamminarono allegri.
– Fate attenzione al lupo cattivo! – si raccomandò la mamma mentre li salutava.
E infatti, nascosto sulla collina, qualcuno stava osservando la scena… era il Lupo Cattivo!
Dopo aver camminato un po’, Gimmy disse:
– Io mi fermerò qui per costruire la mia casetta di mattoni.
Poco dopo anche Tommy decise di fermarsi:
– io costruirò la mia casetta qui, con questo legno!
E iniziò a inchiodare le assi di legno alla bell’è meglio, finito il lavoro prese il violino e cominciò a suonare.
Timmy proseguì, finché non trovò dei gran covoni di paglia con cui in fretta e furia costruì la sua casetta e uscì subito a suonare il flauto.
Gimmy invece lavorò a lungo, ma alla fine costruì una robusta casetta di mattoni. Ci fece persino un camino, per non avere freddo d’inverno.
Solo allora si prese il meritato riposo.
Il giorno seguente, il Lupo Cattivo si presentò alla casetta di paglia di Timmy e disse:
– Mi fai entrare, porcellino?
Ma Timmy, ricordando le parole della mamma, rispose:
– Fossi matto! Tu sei il Lupo Cattivo! – e chiuse la finestra.
Ma il Lupo, preso un gran respiro, soffiò così forte che la casetta di paglia volò via e Timmy scappò veloce da Tommy che lo accolse nella sua casetta di legno.
Ma poco dopo il Lupo bussò anche lì:
– Mi fai entrare, porcellino?
I due gridarono:
– Fossimo matti! Tu sei il Lupo Cattivo!
Ma il Lupo, preso un gran respiro, soffiò così forte che la casetta di legno volò via e Timmy e Tommy fuggirono veloci da Gimmy che li accolse
nella sua solida casa di mattoni.
Poco dopo arrivò il Lupo Cattivo.
– Mi fai entrare, porcellino?
– No! – risposero i tre in coro.
Ma il Lupo, preso un gran respiro, soffiò così forte che… non successe nulla.
La casetta di mattoni era ancora lì.
Il lupo provò e riprovò, ma niente.
Il Lupo allora provò a entrare dal camino, ma Gimmy aveva messo un pentolone d’acqua a bollire sul fuoco e il Lupo scendendo giù ci cadde dentro!
Il Lupo scappò via urlando dal dolore e nessuno lo vide mai più. Anche Timmy e Tommy costruirono una casa di mattoni e tutti e tre suonavano e ballavano insieme:
“Siam tre piccoli porcellini
siamo tre fratellini.
Mai nessuno ci dividerà
tra-lalla-la-là”
⚜ Fine della fiaba ⚜
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i musicanti di brema breve
i musicanti di Brema, favola della buonanotte breve
I musicanti di Brema 🐎🐕🐈🐓 favola della buonanotte breve 🤏
I musicanti di Brema voglio entrare a far parte della banda cittadina, ma sul loro cammino incontreranno una banda di briganti!
Un asino, un cane, un gatto ed un gallo vogliono andare fino a Brema a far parte della banda cittadina, questa è la nostra versione breve e semplificata del racconto, adatta anche ai più piccoli!
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I musicanti di Brema 🐎🐕🐈🐓 fiaba della buona notte breve 🤏
C’era una volta un asino troppo vecchio per lavorare.
Siccome il padrone voleva liberarsi di lui, decise di scappare e andare a Brema in cerca di fortuna: avrebbe suonato nella banda cittadina.
Lungo la strada incontrò un cane.
Il cane era troppo vecchio per andare a caccia, e il padrone voleva liberarsene.
– Vieni con me a Brema, entreremo nella banda! – disse l’asino.
E il cane lo seguì.
Lungo la strada i due incontrarono un gatto
Il gatto era molto vecchio, e quel giorno aveva pure graffiato il sofà di casa. La sua padrona voleva liberarsene.
– Vieni con noi a Brema, entreremo nella banda! – disse l’asino.
E il gatto li seguì.
Poco dopo incontrarono un gallo.
Siccome era vecchio, la padrona voleva cucinarlo.
– Vieni con noi a Brema, entreremo nella banda! – disse l’asino.
E il gallo li seguì.
Ma Brema era lontana, si avvicinava la sera e i nostri amici erano stanchi e affamati.
L’asino notò una casetta nel bosco e decisero di andare a vedere.
Sbirciando da una finestra videro una banda di briganti, seduti ad una tavola riccamente imbandita.
I quattro volevano mangiare e prepararono un piano per cacciare via i briganti.
Sulla groppa dell’asino salì il cane, sulla groppa del cane salì il gatto e sulla groppa del gatto salì il gallo.
Iniziarono a fare un gran baccano: l’asino ragliava, il cane abbaiava, il gatto miagolava e il gallo cantava a squarciagola.
Poi, con un balzo, entrarono in casa.
I briganti, terrorizzati, scapparono nel bosco.
I nostri amici mangiarono a sazietà e poi andarono a dormire, sistemandosi in giro per la casa.
I briganti, però, volevano riprendersi il bottino e mandarono uno di loro a controllare la situazione.
Ma una volta dentro il brigante venne graffiato dal gatto, morso dal cane e prese un calcio dall’asino mentre il gallo gridava “chicchirichi!!
Allora fuggì e raccontò ai compari di aver incontrato una strega, un assassino, un mostro e un giudice! I briganti decisero quindi di andarsene per sempre.
Alla fine i quattro amici non andarono più a Brema ma decisero di vivere in quella casa per il resto dei loro giorni, felici e contenti.
⚜ Fine della fiaba ⚜
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hansel e gretel breve
Hänsel e Gretel favola della buonanotte breve
Hänsel e Gretel 👦👧🏡 favola della buonanotte breve 🤏
Hänsel e Gretel, con l’astuzia e un pizzico di furbizia, vincono anche contro la strega cattiva!
La fiaba di Hänsel e Gretel è la fiaba della “Casetta di Marzapane”, questa è la nostra versione breve e semplificata del racconto, adatta anche ai più piccoli!
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Hänsel e Gretel 👦👧🏡 fiaba della buona notte breve 🤏
C’era una volta, in una foresta, una casetta dove vivevano due fratellini, Hänsel e Gretel.
Il papà era un povero taglialegna e i bimbi un giorno lo accompagnarono nel bosco per aiutarlo col suo lavoro.
Mentre ammucchiavano dei rami, Hänsel gridò:
– Guardate, una lepre! Rincorriamola!
I bambini la inseguirono ma si allontanarono troppo e si persero nel bosco.
I due si ritrovarono su un sentiero pensando fosse quello di casa e accelerarono il passo perché ormai si era fatta sera.
Ma non era la strada giusta e giunsero ad uno slargo con al centro una buffa casetta azzurra, dal tetto rosa e la porta e le finestre cicciotte come salsicce.
Hänsel e Gretel si avvicinarono e videro che la casa era fatta di goloso marzapane!
Affamati, iniziarono a mangiare pezzetti di casa, ma ad un certo punto la porta di cioccolato si aprì e una vecchietta evidentemente miope chiese con voce forte e minacciosa chi fossero.
– Siamo due bambini – risposero – ci siamo persi nella foresta e spinti dalla fame abbiamo dato qualche morso alla sua casa… ci perdoni… –
La vecchietta cambiò espressione, e la voce si addolcì – Oh poverini! Entrate, non vorrete passare la notte lì fuori! – e i bambini, grati, entrarono.
La casa era piccola ma accogliente e piena di oggetti preziosi. I bimbi cenarono e la vecchietta li accompagnò in una stanzetta con due lettini dove Hänsel e Gretel si addormentarono.
Ma al mattino seguente ebbero un’amara sorpresa: Hänsel si svegliò rinchiuso in una grossa gabbia e Gretel era costretta a fare da serva alla vecchietta.
– Dai da mangiare a tuo fratello che deve ingrassare, così potrò farne un gustoso arrosto! – disse malignamente la vecchia a Gretel uscendo dalla stanza.
– La vecchietta è una strega cattiva… – mormorò in lacrime Gretel passando del pollo ad Hänsel.
– Non piangere Gretel, ce la caveremo – rispose Hänsel. Poi osservò il pollo e gli venne un’idea…
La vecchia strega miope ogni sera ordinava ad Hänsel di porgerle il dito per tastarlo e sentire se fosse ingrassato abbastanza per cucinarlo.
Ma Hänsel, invece del dito, le porgeva un osso di pollo. La strega tastava l’osso e pensava che il bambino fosse ancora troppo magro.
Continuò così quasi per un mese, finchè la strega si infuriò:
– Non è possibile che non ingrassi mai! Sono stufa, ti mangerò lo stesso! – urlò.
Accese il forno e quando lo aprì infilandoci la testa per controllare se fosse caldo, Gretel le diede uno spintone facendola cadere dentro, poi chiuse lo sportello e liberò Hänsel.
I due raccolsero tutto il cibo e gli oggetti preziosi che poterono e, scappando nella foresta, finalmente ritrovarono il sentiero che portava a casa, dove c’erano la mamma e il papà che li stavano aspettando a braccia aperte.
E grazie a tutto l’oro e l’argento che avevano sottratto alla strega cattiva, non soffrirono mai più la fame.
E vissero tutti felici e contenti.
⚜ Fine della fiaba ⚜
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Riccioli d’oro e i tre orsi 👱♀️🐻🐻🐻 favola della buonanotte breve 🤏
Riccioli d’oro è una bimba un po’ monella e combinerà un sacco di guai nella casa dei tre orsi…
La fiaba di Riccioli d’oro e i tre orsi è molto divertente, questa è la nostra versione breve e semplificata del racconto, adatta anche ai più piccoli!
🖌 Disegno da colorare 🎨
Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare di Riccioli d’oro e i tre orsi!
🔊 Audiofiaba 😴
Nella pagina delle Audiofiabe classiche, puoi ascoltare Riccioli d’oro e i tre orsi raccontata da Silvia!
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Riccioli d’oro e i tre orsi 👱♀️🐻🐻🐻 fiaba della buona notte breve 🤏
C’erano una volta papà orso, mamma orsa e il piccolo orsetto che vivevano in una casetta.
Un giorno mamma orsa preparò la zuppa, e mentre aspettavano che si raffreddasse, uscirono a fare una passeggiata, dimenticando la porta aperta.
Poco dopo, arrivò una bambina di nome Riccioli d’Oro, per via dei capelli ricci e dorati.
Riccioli d’Oro bussò, ma non ebbe risposta.
Vedendo la porta aperta, entrò a curiosare.
Sentì il profumo di zuppa, e la assaggiò.
La zuppa nella scodella più grande era troppo bollente, quella nella scodella media invece era troppo fredda.
Quindi mangiò tutta la zuppa nella scodella piccola, perché era perfetta.
Poi Riccioli d’Oro decise di riposarsi un po’.
La poltrona più grande era troppo alta, quella media troppo scomoda.
La poltroncina piccolina, invece, era comodissima, e Riccioli d’Oro si dondolò finché… la ruppe!
Riccioli d’Oro decise di andare nella camera da letto degli orsi.
Il letto più grande era troppo alto, quello medio era troppo largo!
Il lettino piccolino, invece, era perfetto, e lei si addormentò.
I tre orsi tornarono a casa.
Entrati, papà orso esclamò:
‒ Chi ha assaggiato la mia zuppa?!
Mamma orsa esclamò:
‒ Chi ha assaggiato la mia zuppa?!
Il piccolo orsetto singhiozzò:
‒ Chi ha mangiato tutta la mia zuppa…?!
Papà orso vide le poltrone in disordine, e disse:
‒ Chi si è seduto sulla mia poltrona?!
Mamma orsa disse:
‒ Chi si è seduto sulla mia poltrona?!
Il povero orsetto invece pianse:
‒ Chi ha rotto la mia poltroncina…?!
I tre orsi andarono in camera da letto.
Papà orso, vedendo i letti sottosopra, esclamò:
‒ Chi ha dormito nel mio letto?!
Mamma orsa disse:
‒ Chi ha dormito nel mio letto?!
Il piccolo orsetto ringhiò:
‒ Chi sta dormendo nel mio lettino!!?
I tre orsi, guardando la bimba, gridarono:
‒ E tu chi sei?!
Riccioli d’Oro si svegliò di soprassalto, vide i tre orsi e corse via terrorizzata senza farsi mai più rivedere.
I tre orsi rimasero senza parole, poi però papà orso aggiustò la poltroncina, la mamma diede un po’ di zuppa al piccolo orsetto e finalmente mangiarono tutti la zuppa felici e contenti!
⚜ Fine della fiaba ⚜
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La guardiana delle oche
“La guardiana delle oche” dall’album audiofiabe di fabulinis.
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“Il Soldatino di piombo” dall’album audiofiabe di fabulinis.
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La guardiana delle oche 🦆
La principessa Caterina è vittima di un brutto raggiro, ma la buona sorte sarà comunque dalla sua parte.
Questa fiaba ispirata dai fratelli Grimm ci accompagnerà nell’avventura di Caterina, principessa derubata del suo ruolo da una perfida e ingrata domestica.
Ma con un pizzico di fortuna e di buon senso, verrà aiutata a smascherare l’imbrogliona che aveva persino preso il suo posto a fianco del principe suo promesso sposo.
🖌 Disegno da colorare 🎨
Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare della guardiana delle oche!
🔊 Audiofiaba 😴
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La guardiana delle oche 🦆
L’anziana Regina preparò un ricchissimo corredo nuziale per la figlia e, per accompagnarla nel lungo viaggio, la affidò ad una delle sue più fidate domestiche.
Ad entrambe diede un cavallo, ma quello della Principessa era speciale, si chiamava Falada e sapeva parlare.
Prima di salutarle la Regina prese un fazzoletto bianco, con un coltello si ferì il dito e vi versò sopra delle gocce di sangue, poi lo diede a Caterina.
– Tieni figlia mia – le disse – ne avrai bisogno lungo il viaggio – e la salutò.
La Principessa e la domestica si misero quindi in cammino. Dopo circa un’ora di viaggio a Caterina venne sete.
– Avrei sete, potresti andare al ruscello qui vicino e prendermi dell’acqua? – chiese alla domestica.
– Se avete sete, scendete da cavallo e andate voi stessa a prendervi l’acqua! – rispose stizzita la domestica.
Sorpresa dalla risposta e dal tono, la Principessa, che aveva veramente sete, scese da cavallo e si recò al ruscello per bere.
“Se lo sapesse tua madre, il suo cuore si spezzerebbe dal dolore!”, mormorarono le gocce di sangue custodite nel fazzoletto. Caterina, che era di buon cuore ignorò la voce, risalì a cavallo e ripartì con la domestica.
Il viaggio era molto lungo e la giornata era veramente calda. Dopo un po’ a Caterina venne nuovamente sete e poco lontano si intravedeva un fiume.
– Avrei sete, potresti andare al fiume qui vicino e prendermi dell’acqua? – chiese alla domestica.
– Se avete sete, andate voi stessa a prendervi l’acqua, io da serva non vi faccio più! – rispose ancora più stizzita la domestica.
Caterina, con le lacrime agli occhi per il trattamento ricevuto, si incamminò al fiume e bevve.
“Se lo sapesse tua madre, il suo cuore si spezzerebbe dal dolore!”, mormorarono nuovamente le gocce di sangue custodite nel fazzoletto.
La Principessa allora prese tra le mani il fazzoletto per trovare conforto, ma una folata di vento glielo fece cadere tra le correnti del fiume, e il fazzoletto sparì.
La domestica, che era poco distante, vide la scena e se ne rallegrò “ora la Principessa è in mio pieno potere, non c’è più nulla che la protegga!” pensò malignamente.
Quando Caterina tornò indietro trovò la domestica in groppa al suo Falada.
– Ora il tuo cavallo lo prendo io, e dammi i tuoi vestiti, che all’altare col principe ci andrò io. Se dirai a qualcuno dello scambio e non farai come ti dico, ti ucciderò! – e le mostrò un pugnale che teneva nascosto sotto la giubba.
Caterina, temendo per la sua vita, accettò, ma Falada osservò tutto in silenzio. Le due si scambiarono i vestiti e proseguirono il viaggio.
Arrivarono quindi al castello dove il principe accolse la domestica come se fosse la sua promessa sposa. Mentre Caterina, per decisione del vecchio Re, fu messa a fare la guardiana delle oche insieme ad un ragazzetto di nome Corradino.
Caterina lo venne a sapere e promise al macellaio alcune monete d’oro se avesse salvato il suo Falada. Lo avrebbe dovuto poi nascondere in una cascina lungo la strada che lei percorreva al mattino e alla sera per far passeggiare le sue oche. Il Macellaio, non vedendoci nulla di male, fece come lei chiedeva.
Il mattino seguente Caterina e le sue oche passarono davanti alla cascina, lei si avvicinò a Falada e lo salutò, ricambiata dal cavallo che sottovoce le disse:
– Se sapesse tua madre la Regina cosa ti è accaduto, il suo cuore si spezzerebbe dal dolore!
Ma caterina continuò silenziosamente il suo lavoro di guardiana, insieme a Corradino.
Arrivata al prato vicino allo stagno, Caterina sciolse dal nastro i suoi capelli d’oro. Corradino ogni giorno la guardava incantato, i capelli di Caterina gli piacevano molto e avrebbe tanto voluto aiutarla a pettinarli e a rifare il nodo col nastro. Stava per avvicinarsi quando Caterina, che si era accorta delle attenzioni del giovane, pronunciò delle parole magiche:
Soffia forte venticello
porta lontano il suo cappello
così che a lungo lui debba cercare
e io da sola possa restare.
E all’improvviso ci fu una folata di vento che strappò dalla testa di Corradino il suo cappello, e lui si mise a rincorrerlo per i campi.
Quando Corradino tornò, Caterina si era già pettinata e aveva rifatto il nodo ai capelli. Il ragazzo ci rimase molto male.
Il giorno seguente, passarono ancora per la cascina, eCaterina salutò Falada, che sottovoce diceva: “Se sapesse tua madre la Regina cosa ti è accaduto, il suo cuore si spezzerebbe dal dolore!”. Intanto, Corradino la seguiva in silenzio aspettando il momento in cui sul prato lei si sarebbe sciolta i capelli.
Ma Caterina pronunciò ancora le magiche parole:
Soffia forte venticello
porta lontano il suo cappello
così che a lungo lui debba cercare
e io da sola possa restare.
Ci fu una folata di vento che strappò dalla testa di Corradino il suo cappello, e lui si mise a rincorrerlo per i campi.
Quando Corradino tornò, Caterina si era già pettinata e aveva rifatto il nodo ai capelli. Il ragazzo ci rimase molto male.
E fu così anche il giorno successivo. Corradino, infuriato per via del comportamento di Caterina, andò dal vecchio Re e gli disse che non voleva più custodire le oche insieme a quella ragazza.
Meravigliato, il Re chiese come mai, e Corradino gli raccontò tutto:
– Ogni volta che passiamo per la vecchia cascina lei saluta un cavallo, che le risponde sempre “Se sapesse tua madre la Regina cosa ti è accaduto, il suo cuore si spezzerebbe dal dolore!”, poi arrivati al prato vicino allo stagno si scioglie i capelli d’oro e arriva sempre una folata di vento che mi fa volare via il cappello, così io devo passare la mattinata a rincorrerlo! Non ne posso più!
Il Re, molto incuriosito, chiese al ragazzo di accompagnare Caterina ancora una volta, poi avrebbe provveduto a sistemare le cose.
Insospettito, il Re li seguì a debita distanza fino al prato, dove Caterina si sciolse i capelli. La vide sussurrare delle parole e subito si alzò un forte vento che fece volare via il cappello di Corradino, costringendolo a rincorrerlo.
Infine vide la ragazza pettinarsi i capelli e riannodare il nastro.
Soddisfatto il Re tornò senza essere visto al castello.
Quella sera Caterina fu convocata dal Re. Quando lei si trovò al suo cospetto, il Re le chiese:
– Ragazza mia, come mai parli ad un cavallo che ti risponde “Se sapesse tua madre la Regina cosa ti è accaduto, il suo cuore si spezzerebbe dal dolore!”, e poi pronunci magiche parole che fanno alzare il vento?
Colta di sorpresa Caterina rispose:
– Non posso dirlo a persona alcuna, ho giurato e se non mantengo la promessa perderò la vita…
Il Re la guardò pensieroso, quando gli balenò per la testa un’idea:
– Non puoi dirlo a me nè a nessun’altra persona, ma penso che un forno per il pane potrà ascoltarti volentieri – e condusse la ragazza in cucina dove la invitò a infilare la testa nel forno spento e confidargli tutta la sua storia.
Caterina non sapeva che il forno aveva anche una seconda apertura, dalla quale il Re stava ascoltando ogni parola.Quindi raccontò tutto, dalla partenza del viaggio a come la sua domestica l’aveva trattata e dell’inganno di cui era stata vittima.
Udite quelle parole il Re convocò subito una dama di corte e ordinò di far vestire Caterina come si conviene ad una principessa. Poi chiamò suo figlio e gli rivelò che era stato ingannato anche lui , la sua promessa sposa era solo una domestica, la vera Principessa era Caterina.
Il giovane Principe, affascinato dalla bellezza di Caterina, fu molto felice di non dover sposare quella falsa principessa di una domestica, che oltretutto era antipatica e sempre piena di incredibili richieste.
La domestica fu quindi smascherata e cacciata dal castello, mentre per Caterina e il suo Principe, si preparò la festa per il banchetto nuziale.
E vissero tutti felici e contenti.
⚜ Fine della fiaba ⚜
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la storia dei Re Magi 🌠
C’erano una volta tre re…
I Re Magi sono delle figure importantissime del Presepe e tra le più significative.
Scopriamo la loro storia…
Quando ero bimba e facevamo il presepe in casa, i Re magi venivano posizionati lontani dal centro della scena. Con il passare dei giorni si avvicinavano e comparivano di fronte alla capanna solo il 6 gennaio, giorno del loro arrivo.
Di loro, nei Vangeli ufficiali, si dice solo questo.
«Abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo»
(Matteo 2,2)
Ma allora, perché i Re Magi sono così cari alla tradizione cristiana e non mancano mai nel Presepe? Anzi, Gasparre, Melchiorre e Baldassarre sono una parte indispensabile di ogni presepe di Natale e sono tra le figure più significative.
Proviamo a raccontare la loro storia…
Non si sa se i Re Magi siano davvero esistiti, perciò le interpretazioni e le congetture su di loro sono davvero tante…
La loro storia ha probabilmente origine nel Vangelo di Matteo. Lì si può leggere che saggi, maghi e astrologi arrivarono dall’Oriente per rendere omaggio a Gesù Bambino. Come i pastori, seguirono la stella che splendeva in cielo e che li guidò fino alla capanna di Betlemme.
Il termine Magi è un titolo che serve a indicare il ruolo dei sapienti. Anticamente venivano chiamati così gli scienziati, alchimisti e guaritori ma soprattutto custodi del sapere astronomico.
E Matteo nel Vangelo lo conferma: hanno seguito un segno celeste e si mettono in viaggio per fare visita con dei doni al bambino indicato dalla Stella Cometa.
E hanno l’umiltà di riconoscere la grandezza del fatto che un astro del cielo si sia mosso solo per indicare la nascita di un bambino.
I loro nomi forse ci possono dire da dove arrivano…
Gasparre, Melchiorre e Baldassarre sono i nomi che tradizionalmente diamo ai Magi qui in Italia e, analizzandoli bene, possiamo farci un’idea più precisa della zona da cui forse potrebbero provenire…
Gaspare deriverebbe dal greco Galgalath, che significa “signore di Saba”, un regno leggendario che si sarebbe trovato nell’attuale Yemen. Spesso è raffigurato di carnagione molto scura e porta in dono la mirra, simbolo associato alla sofferenza successiva di Gesù, in alcune interpretazioni.
Melchiorre sarebbe la versione italianizzata di Melech, che anticamente indicava il titolo di “Re” nella zona dell’attuale Israele e Libano. E infatti, in quanto re, dona a Gesù l’oro.
Baldassarre deriva sicuramente da Balthazar, nome del mitico re di Babilonia. In antico siriano significa anche “Dio salvi il re” e porta l’incenso, simbolo divino.
Però in altre zone del Medio Oriente, i nomi sono diversi: In Siria, per esempio, sono identificati con Larvandad, Hormisdas e Gushnasaph.
Perciò il mistero non si risolve e potremmo semplicemente pensare che, a seconda della tradizione di riferimento, i nomi cambino.
Ma erano davvero in 3?
Anche questo non è indicato in nessun testo ufficiale, ma il 3 è un numero importante nel simbolismo religioso e dell’essere umano in generale.
Basti pensare alla Trinità Cristiana o alla trinità egizia di Horus, Iside e Osiride.
Anche la filosofia indiana conosce l’essere, il pensare e la beatitudine e il numero 3 ha un ruolo importante anche nelle fiabe tradizionali (tre desideri, tre fratelli…)
Nel caso dei Magi ci sono anche altri riferimenti importanti. Infatti i Magi potrebbero rappresentare le tre fasi della vita – la giovinezza, l’età adulta e la vecchiaia -, le tre razze bibliche discendenti dai figli di Noè o anche i tre continenti noti nell’antichità – Africa, ‘Asia e Europa.
Ma c’è una leggenda che narra l’esistenza di un quarto re Magio che aveva deciso di portare a Gesù bambino una collana di perle.
Durante il viaggio, però, iniziò a donare una perla ad ogni persona bisognosa che incontrava, finché le perle finirono e lui decise di interrompere il suo viaggio visto che non aveva più nessun dono da dare a Gesù.
Ma Gesù Bambino gli apparve in sogno ringraziandolo per aver aiutato tutte quelle persone e premiando quindi la sua generosità.
Ma quando si festeggiano i Re Magi?
Tradizionalmente i Re Magi arrivano a Betlemme il 6 Gennaio, in corrispondenza dell’Epifania, ovvero il giorno dell’Apparizione del Signore.
E’ festeggiata non solo dalla Chiesa Cattolica ma anche da quelle protestante, anglicana e ortodossa fin dal IV secolo.
Le usanze per questo giorno sono tante e diversificate, a partire dai canti che fin dal XVI secolo i ragazzi delle scuole di canto cantavano bussando alle porte delle case.
Con i loro “carol” raccontavano la vita di Gesù e la casa veniva benedetta disegnando una croce sulla porta, in cambio i bambini ricevevano noci e mele.
E, sempre sulla porta, venivano scritte le lettere C, M e B che da un lato stanno per il latino “Christus mansionem benedicat”, (ovvero: Cristo benedica questa casa), ma sembrano anche le iniziali latine dei nomi Caspar, Melchior e Balthasar.
In Spagna e in Russia, ad esempio, i doni ai bambini non vengono portati da Babbo Natale ma proprio dai Re Magi (in effetti, chi più di loro sarebbe indicato a fare questo?) perciò la “festa della famiglia con i regali” si svolge solo in questo giorno.
In Germania, però, l’Epifania è anche la fine del periodo natalizio. Molte famiglie smontano il loro albero di Natale dopo il 6 gennaio.
Ma anche in Italia in realtà: “l’Epifania tutte le feste si porta via” è un detto che conosciamo tutti…
Ma c’è un’usanza super golosa: la torta dell’Epifania, un tradizionale dolce festivo preparato solo per il 6 gennaio.
Anche se le ricette sono molto diverse da luogo a luogo, tutte le torte hanno una cosa in comune: all’interno della torta viene cotto un ciondolo portafortuna a forma di mandorla, moneta, fagiolo o figura di porcellana.
Solo uno dei commensali lo troverà e sarà il re di famiglia per quel giorno. Si tratta di una vecchia usanza molto diffusa nei Paesi Bassi e in Svizzera, ma anche in Inghilterra, Francia e Spagna.
Insomma, questi Re Magi hanno molta importanza nel periodo natalizio e, anche se forse non potremo mai sapere chi fossero e da dove venissero, siamo tutti d’accordo sul fatto che, senza di loro, il Natale e il Presepe non sarebbero gli stessi.
Abbiamo scritto una tenera e dolce storia, incentrata sull’attesa dell’arrivo dei Re Magi, che si intitola proprio “L’arrivo dei Magi” e siamo sicuri che vi piacerà molto!
A presto!
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la storia degli elfi di Babbo Natale cover
la storia degli elfi di Babbo Natale
La storia degli elfi di Babbo Natale 🧝
Ma secondo voi, come fa Babbo Natale da solo a leggere letterine, preparare doni e consegnarli in una sola notte?
Senza dimenticare che deve anche badare alle renne e fare manutenzione alla slitta, perché non può rischiare che non funzioni nella notte di Natale…
Chi indovina? Ma certo! Non lo fa da solo ma si fa aiutare, e i suoi aiutanti sono gli elfi!
Noi siamo abituati a immaginarli come piccole creature, vestite di verde o di rosso, con lunghe orecchie appuntite, che hanno proprio il compito di realizzare i giocattoli, che poi Babbo Natale distribuisce ai bimbi di tutto il mondo, e di curare le renne della sua slitta.
Ma sono sempre stati così?
Gli elfi sono creature che arrivano dalla mitologia nordica. A quel tempo si credeva che, con i loro poteri magici, proteggessero le case delle persone buone dalla cattiva sorte, facendo scherzi poco simpatici alle persone cattive.
Ad esempio, facevano fare loro brutti sogni o gli facevano venire il singhiozzo!
Nei paesi scandinavi questa funzione ce l’avevano gli “gnomi di casa”, che avevano anche il compito di difendere le case dagli spiriti malvagi.
L’accostamento di queste creature al Natale avviene fin da subito in Islanda: la tradizione vuole che 13 folletti, chiamati «i giovani del Natale» (Jólasveinar), scendessero dai monti uno dopo l’altro a partire dal 12 dicembre per combinare scherzi agli abitanti del paese.
In origine erano piuttosto spaventosi, ma col passare del tempo questi folletti sono diventati più benevoli e oggi i bambini lasciano le loro scarpe fuori di casa sperando che i folletti ci lascino dentro un regalino o un dolcetto, uno per ognuno di questi 12 giorni.
Nella tradizione germanica ci sono i Krampus, veri e propri diavoli metà uomini e metà capre, che ogni anno accompagnano San Nicolò e cercano bambini cattivi da tormentare…
(Abbiamo scritto anche un bell’articolo proprio sulla storia di San Nicola)
Esistono anche versioni in cui lo stesso Babbo Natale viene ritenuto un elfo!
Ma il nome “Elfo di Natale” è nato intorno alla metà del XIX secolo, quando queste creature non proprio gentili hanno iniziato ad essere ritratte come buone e ad essere accostate a Babbo Natale.
Questo accadde perché scrittori famosi iniziarono a dipingerli come aiutanti simpatici di Babbo Natale e non più come folletti antipatici.
Ed ecco che, insieme alle tradizioni natalizie che abbiamo ancora oggi, nacquero finalmente gli Elfi di Babbo Natale.
Ma chi sono questi Elfi di Babbo Natale?
Sono gli aiutanti di Babbo Natale! Sono piccoli e vivono al Polo Nord, nella sua casa. Sono creature magiche e sorridenti che indossano abiti rossi e verdi con bordi bianchi, stivali e berretti a punta. Hanno anche le orecchie a punta.
Gli elfi aiutano Babbo Natale a preparare i giocattoli per i bambini buoni di tutto il mondo. Non è un compito molto semplice perché i giocattoli cambiano in continuazione, soprattutto quelli tecnologici… perciò devono tenersi continuamente aggiornati per preparare tutto come si deve e fare in modo che i giocattoli siano perfetti.
Ma, oltre ad aiutare Babbo Natale nel suo laboratorio, gli elfi si prendono cura anche delle renne e della sua magica slitta.
Hanno quindi l’incarico di addestrare e nutrire le renne, oltre a mantenere pulite le stalle perché, la vigilia di Natale, Rudolph e i suoi compagni devono essere al top della forma per compiere il loro dovere la Notte di Natale (la loro simpatica favola la trovate nella nostra Storia di Rudolph la renna).
Ci piace immaginare che Rudolph possa persino avere un elfo personale che gli lucida il naso ogni giorno per essere sicuro che si illumini sempre rosso e splendente!
Ma con tutto il lavoro che devono fare per preparare il Natale, gli elfi di Babbo Natale si prendono mai una pausa?
Certo, ma non subito: una volta che il Natale è passato, ci sono ancora alcuni giorni di lavoro: Babbo Natale non è perfetto e potrebbe mescolare i regali, quindi gli elfi si occupano di scambiare i regali sbagliati o magari di sostituire qualcosa che, durante il trasporto, si è un po’ danneggiato.
Poi finalmente si godono un po’ di meritata vacanza. Dove? Nessuno lo sa… magari vanno a fare visita ad altri cugini elfi che vivono in foreste e montagne vicine e lontane, oppure in fiumi e laghi. Ma dopo un po’ rientrano tutti a casa da Babbo Natale per iniziare piano piano a prepararsi per il Natale successivo.
Ma quanti sono gli elfi che vivono con Babbo Natale?
Bè, questo non si sa… c’è chi dice che siano 13, altri dicono che siano solo 9. Di sicuro Babbo Natale li ha scelti per bene e ha creato una squadra super affiatata in grado di coordinarsi al meglio e andare sempre d’accordo.
E di alcuni di loro sappiamo anche i nomi!
Alabaster Snowball (Alabastro Palla di neve) è il responsabile della lista “Buoni o cattivi” di Babbo Natale, quindi ha un ruolo davvero importante, dovendo tenere Babbo Natale sempre aggiornato.
Bushy Evergreen (Folto Sempreverde), invece, è l’ingegnere che ha ideato la macchina per fabbricare i giochi di Babbo Natale e renderli magici.
Pepper Minstix (Pepe Minstix) è il guardiano della sicurezza del villaggio di Babbo Natale e fa in modo che resti sempre nascosto agli esseri umani, mentre Shinny Upatree (Splendente SuUnAlbero) è il più anziano del villaggio e ha partecipato direttamente alla sua fondazione!
Sugarplum Mary (Mary Caramella) dirige la produzione di dolcetti e, infine, Wunorse Openslae (Difficile da tradurre, è un possibile gioco di parole che ricorda i cavalli “horse” e la slitta “Sleigh”) ha il compito di occuparsi delle renne nonché della slitta, visto che l’ha inventata lui ed è l’unico che ne conosce tutti i magici meccanismi.
Elf on the shelf
Ma gli elfi hanno anche il tempo di venire a fare scherzi ai bimbi durante il mese di dicembre?
Bè, secondo me chiamano a raccolta un po ‘dei loro amici e li mandano nelle case dei bambini…
L’ “Elf on the shelf” arriva in casa attraverso una misteriosa e segreta porta in miniatura, e ci resta per tutto il mese di dicembre. Quello che l’elfo combina in quei giorni è raccontato molto bene nel libro “The Elf on the Shelf: A Christmas Tradition”.
Di giorno, questo elfo resta immobile e osserva tutto quello che succede in casa. Di notte, si anima e comunica col Polo Nord attraverso la magica porticina, per raccontare tutto quello che ha visto a Babbo Natale.
Poi, prima che i bambini si sveglino, l’elfo torna a nascondersi in un posto nuovo, lasciandosi trovare in pose divertenti e facendo scherzi. Eh sì, perché gli elfi sono anche burloni e un po’ pasticcioni, e combineranno di sicuro qualche piccolo guaio in casa, facendosi però perdonare grazie a qualche bigliettino o, addirittura, qualche piccolo dono per i bimbi.
C’è anche un libro in italiano da leggere per accogliere l’elfo, “Che la magia abbia inizio:… Attenzione elfo in arrivo!”, di Martina Caterino e Monica Pezzoli, potrebbe essere utile per rendere il soggiorno dell’elfo un momento magico per tutta la famiglia!
Ora non vi resta che vedere se avete un piccolo elfo nascosto in un angolo di casa, che prende nota di tutto quello che fanno i bimbi, e magari leggere una delle nostre fiabe di Natale, oppure ascoltare le bellissime audiofiabe di natale, di sicuro piaceranno anche all’elfo! 😉
A presto!
la storia di Babbo Natale cover
la storia di Babbo Natale
La storia di Babbo Natale 🎅
La sera della Vigilia di Natale, tutti i bimbi si infilano nei loro letti e si addormentano con nel cuore la speranza di trovare, al mattino, dei regali ad attenderli.
E quei regali saranno comparsi perché un signore senza età vestito di rosso li ha portati, grazie alla sua magica slitta trainata dalle renne, che lo trasporta per tutto il mondo a compiere la sua missione: rendere felici i bambini.
Guarda l’articolo raccontato da Silvia e William, oppure leggilo più sotto!
Ma è sempre stato così?
Bè… no, non è sempre stato così.
Noi siamo abituati a immaginare Babbo Natale come un anziano signore corpulento, gioviale e occhialuto, vestito di un rosso, che la sera della vigilia di Natale sale sulla sua slitta trainata da renne volanti e va di casa in casa per portare i regali ai bambini, calandosi attraverso il camino.
Ma questo è il Babbo Natale moderno come ci piace immaginarlo oggi.
In realtà la figura di Babbo Natale nasce da altre tradizioni precedenti che si sono fuse e mescolate fino a creare questo personaggio così caro a tutti noi.
Ma allora Babbo Natale non esiste?
Bè, questa domanda non è corretta, perché Babbo Natale è esistito davvero, circa 1700 anni fa, e si chiamava San Nicola. Puoi scoprire tutta la sua storia a questo link.
In ogni caso, una delle prime rappresentazioni moderne di Babbo Natale risale al XVII secolo: era descritto come un signore barbuto e corpulento, con un mantello verde lungo fino ai piedi e ornato di pelliccia. Impersonava la bontà del Natale e somiglia molto allo Spirito del Natale presente, che troviamo in “Canto di Natale” di Dickens.
Il nostro Babbo Natale, però, in America si chiama anche Santa Claus e questo nome deriva proprio da San Nicola: lo si scopre subito quando si legge che Babbo Natale in olandese si chiama Sinterklaas o anche Sint Nicolaas. Non a caso Santa Claus viene anche chiamato con diverse varianti, tipo Saint Nicholas o St. Nick.
Concentriamoci un po’ su Sinterklaas, che è il personaggio che davvero può darci la chiave per capire quale sia l’origine del nostro Babbo Natale…
Sinterklaas e l’origine di Babbo Natale
Gli abiti di Sinterklaas sono simili a quelli di un vescovo: porta in testa una mitra rossa con una croce dorata e si appoggia ad un pastorale, proprio come San Nicola. Sinterklaas vola sui tetti grazie ad un cavallo bianco e il suo aiutante Zwarte Piet (Pietro il moro) scende nei comignoli per lasciare i doni ai bambini, a volte dentro alle loro scarpe. Tutto questo accade la notte tra il 5 e il 6 dicembre, notte molto importante per i bimbi che attendono il suo arrivo.
Nel corso del tempo gli eventi vollero che gli olandesi occupassero alcuni dei territori del Nord America e, ovviamente, portarono con sè tutte le loro tradizioni.
Ed è qui che Sinterklaas si trasforma in Santa Claus come lo conosciamo oggi.
Una parte essenziale di questa trasformazione è stata opera di Clement Clarke Moore, scrittore e linguista di New York, il quale nel 1823 scrisse la poesia “A Visit from St. Nicholas”. In questa poesia, San Nicola veniva descritto come un elfo rotondetto, con barba bianca e vestiti rossi con orlo di pelliccia bianca, mentre trasporta un sacco pieno di giocattoli su una slitta trainata da renne.
Qualche anno più tardi, sulle riviste che venivano stampate e diffuse, iniziarono a comparire veri e propri disegni di Babbo Natale, raffigurato con giacca rossa, barba bianca e stivali.
Ed ecco che la trasformazione finalmente fu completata!
Ma dove vive Babbo Natale?
Se Babbo Natale è molto legato alla figura di San Nicola, è anche vero che è inscindibile da quella degli elfi della mitologia del Nord Europa, perciò piano piano si è imposta la tradizione che lo vede vivere e lavorare proprio lì.
Ecco allora che il cavallo bianco di San Nicola viene sostituito dalle renne. La renna è un animale con importanti ruoli notturni e, nella mitologia scandinava, simboleggia anche la luna: è quindi perfetta per trainare la slitta di Babbo Natale nella lunga notte della Vigilia.
Le renne all’inizio erano 8, tutte elencate nella poesia “A Visit from St. Nicholas”: Fulmine, Ballerina, Saltarellino, Freccia, Cometa, Cupido, Tuono, Lampo.
Poi si è aggiunta anche Rudoplh, che con il suo naso rosso illumina la via durante le tempeste di neve e si assicura così che i doni arrivino a tutti i bambini.
(Se vi va potete leggere la nostra simpatica fiaba di Rudolph la renna)
Si dice che Babbo Natale viva al Polo Nord, più precisamente in Lapponia al villaggio di Rovaniemi, ma non tutti sono d’accordo. Per gli abitanti degli Stati Uniti, la sua casa si trova in Alaska, mentre per i canadesi la sua base è nel Nord del Canada.
Secondo i norvegesi la sua residenza è Drøbak, dove si trova l’ufficio postale di Babbo Natale. Altre tradizioni parlano di Dalecarlia, in Svezia, mentre altre della Groenlandia. In alcuni paesi viene talvolta fatto abitare addirittura in Cappadocia.
La sera della vigilia di Natale i bambini lasciano sempre uno spuntino per Babbo Natale, così che possa ristorarsi un pochino durante il suo lungo viaggio: a volte è un bicchiere di latte, altre dei biscotti un pezzo di torta. E lo stesso vale per le renne, che trovano sempre delle carote e dell’acqua da bere. Ed è la stessa cosa che si fa per Sinterklaas e il suo cavallo, il quale a volte riceve anche un po’ di fieno.
Ecco che abbiamo scoperto come Babbo Natale, in realtà, esista da 1700 anni, solo che con il tempo è cambiato assieme alle tradizioni che ruotano intorno a lui, semplicemente perché il tempo è passato.
Ma perchè arriva nella notte tra il 24 e il 25 Dicembre?
Ci manca ancora un piccolo pezzetto: come mai Sinterklaas porta i doni la notte tra il 5 e il 6 dicembre, mentre Santa Claus fa il suo viaggio la notte tra il 24 e il 25?
Bè, anche qui c’è una spiegazione: quando nel XVI ci fu la Riforma Protestante, al popolo fu proibito venerare i santi, ma gli adulti volevano lo stesso trovare un modo per far recapitare ai bambini i loro regali a dicembre.
Il compito venne affidato a Gesù bambino, affiancato da una figura misteriosa che entrava nelle case infilandosi attraverso i camini. La leggenda narra che fosse un demone con intenzioni poco amichevoli, che però Gesù aveva convertito e convinto ad aiutarlo a portare i regali ai bambini buoni.
Piano piano questo demone divenne sempre più buono, e anche se all’inizio non aveva le fattezze del moderno Babbo Natale, piano piano Gesù bambino e Babbo natale iniziarono a fare la consegna dei doni entrambi nella notte tra il 24 e il 25 dicembre.
Wow, che racconto bellissimo questo delle origini di Babbo Natale…
Quante storie vere e leggende si sono unite per creare questa tradizione, che rende magico il Natale per tantissimi bambini in tutto il mondo.
E poco importa che sia vero oppure no, che ci crediamo oppure no, in fondo il bambino che vive in noi ha sempre bisogno di un po’ di sogni e magia e Babbo Natale ne ha tantissima da regalare a tutti quanti.
Quindi, aspettando che la notte tra il 24 e il 25 dicembre passi Babbo Natale a portare i regali, potete leggere una delle nostre fiabe di Natale, oppure ascoltare le bellissime audiofiabe di natale 😉
A presto!
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La storia di San Nicola 🎁
San Nicola è il santo che ha ispirato la figura di Babbo Natale, e questa è la sua storia…
Lo sapete che non tutti i bambini aspettano Babbo Natale e Gesù Bambino per ricevere i regali?
In molte case, la notte tra il 5 ed il 6 Dicembre passa San Nicola, conosciuto anche come San Nicolò!
Chi è San Nicola?
San Nicolò è un anziano signore dalla lunga barba grigia, vestito da vescovo che, nella notte tra il 5 e il 6 dicembre, riempie di regali i bambini.
San Nicola è vissuto veramente: fu il vescovo di Myra, città nell’attuale Turchia, durante il III-IV sec. Fu molto importante perché il suo nome compare nei registri del consiglio di Nicea, una “riunione” di vescovi che allora discutevano su come porre le basi per la religione cristiana.
Per tutta la vita si prese cura della sua comunità e si narra che abbia continuato anche dopo la morte, avvenuta in modo semplice e non da martire. Morì infatti di vecchiaia nella sua Myra e pare che dalle sue reliquie sgorgasse un olio profumato dai poteri miracolosi, che veniva distribuito alla popolazione.
Le sue spoglie rimasero a Myra fino a circa il 1100 d.C., quando un gruppo di marinai provenienti da Bari prelevò parte dei suoi resti e li portò via per salvarle dalla presa musulmana di Myra.
Ma anche un gruppo di veneziani riuscì a portare via una parte delle sue reliquie, perciò il culto di San Nicola è molto radicato anche a Venezia e nei territori che un tempo erano sotto il suo dominio.
Venezia e Bari si sono contese per anni la proprietà della vera salma di San Nicola, finché non è stato fatto il test del DNA da cui si è scoperto che… tratta della stessa persona!
Il santo divenne, però, il patrono di Bari e lì è festeggiato più volte durante il corso dell’anno.
Le opere buone di San Nicola
Ma come mai è diventato così caro ai bambini e alle loro famiglie?
Ci sono molte versioni su come questo sia successo, alcune più dolci altre un po’ più cruente… ma una delle più belle racconta che questo vescovo abbia donato tre sacchi di monete d’oro a tre bambine povere.
Il primo sacco lo lasciò di notte attraverso una finestra aperta. La notte seguente fece la stessa cosa. La terza notte, dal momento che trovò la finestra chiusa, calò il sacco attraverso il camino… (questa cosa non vi suona nuova, vero?)
Con questi tre sacchi la vita di queste bambine e della loro povera famiglia cambiò in meglio! Divenne perciò il protettore delle fanciulle in età da marito e, per quanto riguarda i bambini più piccoli, si narra che ne salvò tre da un macellaio riportandoli a casa sani e salvi.
Così San Nicola è diventato il protettore dei bambini e porta sempre regali a quelli più buoni… quindi praticamente a tutti! 😉
Questa tradizione è particolarmente sentita in Trentino ed in Friuli Venezia Giulia, ma è diffusa in molte altre zone d’Italia e nel resto del mondo.
Le feste per San Nicola
Ad Ortisei, in Val Gardena, come Cortina d’Ampezzo in provincia di Belluno, la sera del 5 Dicembre, il Santo percorre le vie cittadine regalando dolci e caramelle, e bussa alle porte per premiare i bambini buoni o rimproverare bonariamente i bambini un po’ più birbanti.
Ad accompagnarlo ci sono anche alcuni diavoletti, i Krampus, che muniti di corde e catene hanno il compito di cercare i bambini “monelli” e dare loro una punizione adeguata.
Questa sfilata è molto conosciuta e attesa da tutti i bambini della zona (ma anche dai grandi ;-))
A Narni invece, in provincia di Terni, si organizzano grandi banchetti e la popolazione, vestita in abiti medioevali, attende l’arrivo di San Nicola ed il suo sacco pieno di dolci e regali.
A Lecco i bambini scrivono una letterina da lasciare sul tavolo della cucina. Al suo posto la mattina del 6 dicembre trovano una mela, biscotti, dei regali e, se sono stati un pochino “cattivelli”, del carbone dolce.
San Nicola viene festeggiato anche a Friburgo, a Magonza, a Bruxelles, a Nancy, dove il corteo a lui dedicato è certamente il più importante di tutta Europa.
Ad Amsterdam, in Olanda, sapete come viene chiamato San Nicola? Sinterklaas!
E il suono di questo nome ricorda qualcosa…
San Nicola è molto venerato anche in Russia, tanto che alcuni hanno cercato di spostare le sue origini proprio in questo paese, e spesso è raffigurato con la pelle scura, perciò si è anche pensato che fosse nato in Africa.
A Bari San Nicola viene festeggiato anche a maggio: per tre giorni consecutivi si celebra l’arrivo delle sue spoglie in città, con la rievocazione del suo arrivo in barca e addirittura una processione in mare: la statua del Santo viene portata al porto, dove viene imbarcata su un peschereccio che la ospiterà per tutta la giornata, circondato da un via vai di barchette che arrivano per onorare il Santo.
Ed è anche il protettore dei marinai, grazie ai miracoli da lui compiuti quando i marinai in difficoltà lo invocavano.
San Nicola è quindi un Santo che è entrato nel cuore di tante tante persone e che viene venerato in molte occasioni diverse.
Ma la sua storia, per noi, è particolarmente interessante perché ci sono tante somiglianze con quella di un altro personaggio molto caro ai bambini…
Abbiamo infatti parlato di doni ai bambini e di un sacco calato attraverso il camino… e se gli mettiamo una lunga barba bianca, un bel vestito rosso e una magica slitta che serve a fare il giro del mondo in una sola notte, abbiamo già capito di chi stiamo parlando…
Ma com’è che San Nicole è Diventato Babbo Natale? Scoprilo nel nostro articolo “La storia di Babbo Natale“, resterai stupefatto!
Quindi, aspettando che la notte del 6 dicembre passi San Nicola, potete leggere una delle nostre fiabe di Natale, oppure ascoltare le bellissime audiofiabe di natale 😉
A presto!
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La storia di San Nicola
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Il Soldatino di Piombo 💞
Il Soldatino di Piombo si è innamorato della dolce Ballerina ma…
Il perfido diavoletto è molto geloso del rapporto che si sta formando tra due e fa di tutto pur di impedire che il loro sogno d’amore si realizzi, ma dovrà arrendersi al fatto che l’amore trionfa sempre su tutto!
Questo è il nostro adattamento della famosa fiaba “Il soldatino di stagno” di Hans Christian Andersen, in cui lo struggente finale racchiude in sè un bellissimo messaggio di speranza e amore.
🖌 Disegno da colorare 🎨
Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare del Soldatino di Piombo
🔊 Audiofiaba 😴
Nella pagina delle Audiofiabe classiche, puoi ascoltare il Soldatino di Piombo raccontata da Silvia!
Il Soldatino di Piombo 💞
Quando fu tolto il coperchio della scatola in cui giacevano, le prime parole che udirono in questo mondo furono:
– Evviva, i soldatini di piombo! – dette da un bambino che batteva le mani.
Tutto felice il bambino cominciò a sistemarli sulla tavola. Ogni soldatino era esattamente uguale all’altro, tutti tranne uno, a cui mancava una gamba; forse era stato fatto per ultimo quando il metallo ormai stava finendo.
Eppure stava fermo su una gamba sola, come gli altri stavano fermi su due, ed è per questo che attirò subito l’attenzione del bambino.
Sul tavolo però c’erano anche altri giocattoli, tra cui un grazioso castello tutto fatto di cartone. Davanti al castello, sempre ritagliati nella carta, c’erano degli alberelli e vicino al portone una Ballerina, che stava con la gamba sollevata così in alto che sembrava anche lei avere una gamba sola.
Ad adornare i suoi capelli di carta c’era una piccola rosellina di metallo dorato.
Una volta fuori dalla scatola il Soldatino di Piombo notò subito la bellissima Ballerina, e se ne innamorò all’istante.
“E’ la donna più bella del mondo!” pensò, “ma è così delicata, e vive in un castello, mentre io possiedo solo una scatola con dentro altri ventiquattro soldati uguali a me… devo comunque conoscerla!”
Si nascose quindi dietro una strana scatoletta di legno tutta intarsiata, che stava anch’essa sul tavolo. Da lì poteva osservare la graziosa Ballerina, che continuava a stare su una gamba sola senza perdere l’equilibrio.
Il Soldatino di Piombo non se ne accorse, ma anche la Ballerina lo guardò di sfuggita, rimanendo colpita dal suo aspetto fiero e dignitoso.
Quando fu notte, e tutte le persone nella casa furono andati a dormire, i giocattoli iniziarono a vivere la loro vita, giocando ballando e combattendo.
I soldatini di piombo fremevano nella loro scatola perché volevano uscire anche loro, ma non riuscivano ad alzare il coperchio, gli schiaccianoci giocavano saltando qua e là, mentre i gessetti correvano su e giù per la lavagna di ardesia.
Gli unici due che non si mossero dai loro posti furono il Soldatino di Piombo e la piccola Ballerina. Lei ferma in punta di piedi, con entrambe le braccia tese, lui fermo su una gamba sola, senza mai distogliere lo sguardo dal suo viso.
Il tempo passò, l’orologio a cucù suonò la mezzanotte e d’improvviso, dalla scatoletta intarsiata poggiata sul tavolo, volò via il coperchio: dal suo interno balzò fuori un piccolo diavoletto che si guardò intorno furtivo e, per primo, vide il Soldatino di Piombo.
– Ciao Soldatino di Piombo! – disse il diavoletto – cosa stai guardando con quella faccia imbambolata? – seguì il suo sguardo e si accorse che guardava la Ballerina.
Ma il Soldatino di Piombo non fece caso al diavoletto e sembrò non sentirlo proprio.
– Ciao Soldatino di Piombo! – ripeté il diavoletto, ma il Soldatino di Piombo ancora rimase immobile e non disse nulla.
– Come osi ignorarmi in questo modo! – disse furioso il diavoletto verso il Soldatino di Piombo – Vedrai domani cosa ti combino, vedrai!
E detto questo se ne ritornò nella sua scatoletta intarsiata.
Quando fu mattina, il bambino giocò un poco col Soldatino di Piombo, poi lo poggiò sul davanzale della finestra. D’un tratto la finestra si spalancò e il Soldatino di Piombo cadde giù sulla strada, infilandosi tra due pietre del selciato e rimanendo così nascosto alla vista.
Una perfida vocina, dentro la scatola di legno intarsiata sul tavolo, ridacchiava felice…
Il bambino scese subito a cercare il Soldatino di Piombo, ma, sebbene gli passò così vicino quasi da calpestarlo, non lo vide.
Presto cominciò a piovere e il bambino tornò dentro casa.
Poco dopo passarono di lì due ragazzini, stavano anche loro correndo a casa per la pioggia e notarono il Soldatino di Piombo.
– Guarda! – gridò uno dei due – un Soldatino di Piombo!
Lo presero, lo guardarono ed ebbero un’idea: visto che, a causa della pioggia, al lato della strada si era formato un rigagnolo d’acqua, decisero di provare a farlo navigare su una barchetta di carta.
Così presero un foglio di giornale e fecero una barchetta, vi misero sopra il Soldatino di Piombo e lo fecero navigare giù per la strada.
La barchetta di carta iniziò a sballottare veloce su e giù in mezzo al ruscello, andava così veloce che il Soldatino di Piombo per la paura tremò. Ma rimase fermo, non mostrò emozione e continuò a guardare dritto davanti a sé, impugnando il fucile, perché lui era un soldato.
– Dove mai sarò adesso? – si chiese il Soldatino di Piombo – se almeno fosse qui con me la dolce Ballerina, avrei meno paura, e del buio non m’importerebbe…
La corrente divenne più veloce e forte, la barchetta girò su sé stessa tre, quattro volte, e si riempì d’acqua fino all’orlo: stava per affondare!
Il Soldatino di Piombo era in piedi con l’acqua fino al collo e pensò alla sua bella Ballerina di cui, probabilmente, non avrebbe mai più rivisto il dolce viso.
La barchetta si sfasciò proprio quando il canale di scolo si immetteva nel fiume con una piccola cascatella, e lì il Soldatino di Piombo si inabissò.
Ma proprio in quel momento passò di lì un grosso pesce che pensando di fare un buon pasto, lo inghiottì.
Com’era buio lì dentro, ancora più buio che nel tunnel, ma il tenace Soldatino di Piombo rimase fermo e impettito, con il fucile bene in spalla.
Il pesce nuotò su e giù per il fiume, ma il giorno seguente venne pescato e venduto al mercato. Fu poi portato in una cucina, dove la cuoca lo aprì con un grosso coltello.
La donna, stupita, vi trovò dentro il Soldatino di Piombo, lo prese tra l’indice e il pollice, lo sciacquò e lo portò nella sala da pranzo per farlo vedere al suo bambino.
Lo mise sul tavolo, e… non ci crederete, a volte succedono cose incredibili: il Soldatino di Piombo era nella stessa casa da dove era partito il giorno prima!
Vide lo stesso bambino e gli stessi giocattoli, e c’era ancora lo stesso grande castello con la graziosa Ballerina.
Era ancora lì in piedi su una gamba sola e con l’altra alta in aria.
Lui la guardò e lei ricambiò il suo sguardo; il suo cuore di carta, infranto per averlo perso di vista il giorno precedente, era ora pieno di gioia nel rivederlo.
Dentro la scatola intarsiata invece si sentì un grugnito e delle parole confabulate con rabbia: era il diavoletto, che non poteva sopportare di rivedere ancora il Soldatino di Piombo in quella casa.
– Adesso ti sistemo io… – disse il diavoletto, e pronunciò delle strane e magiche parole.
Improvvisamente e senza nessun motivo il bambino prese il Soldatino di Piombo e lo gettò nella stufa!
Sicuramente era stato il piccolo diavoletto a consigliare quel gesto sconsiderato al bambino…
Il Soldatino di Piombo dentro la stufa sentiva un calore davvero terribile, non sapeva se soffriva di più per il fuoco, o per la perdita della sua dolce Ballerina.
Lui guardò la sua piccola signora, lei guardò lui con le lacrime disegnate sugli occhi.
Il Soldatino di Piombo sentì che si stava sciogliendo, ma rimase saldo e fermo col fucile in spalla.
Il diavoletto voleva vederlo sciogliersi il più rapidamente possibile, così,
con una magia aprì la finestra per far entrare più aria.
Ma con la finestra aperta una folata di vento raggiunse la piccola Ballerina che, essendo fatta di carta iniziò a volare nell’aria, dolce e leggera come solo le ballerine possono fare.
Volò via, verso il suo Soldatino di Piombo fin dentro la stufa, dove divenne un’unica piccola ma scintillante fiamma…
Poco dopo anche il Soldatino di Piombo era ormai sciolto in un piccolo grumo di metallo.
Quando la mattina dopo il papà raccolse le ceneri della stufa, vi trovò dentro una piccola forma di cuore fatta di piombo, con incastonata al centro una minuscola rosa d’oro.
Posò lo strano cuoricino sul tavolo, proprio vicino alla scatoletta di legno intarsiato, dal cui interno una vocina irritata oltre misura non la finiva più di brontolare…
Senza volerlo, il diavoletto, aveva unito per sempre l’amore del fiero Soldatino di Piombo e della dolce Ballerina.
⚜ Fine della fiaba ⚜
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E’ proibita la riproduzione, anche parziale, in ogni forma o mezzo, senza espresso permesso scritto degli autori.
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La Regina delle Nevi ❄ CAPITOLO 7 – Nel castello della Regina delle Nevi
🖌 Disegno da colorare 🎨
Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare della Regina delle Nevi!
La Regina delle Nevi ❄ CAPITOLO 7 – Nel castello della Regina delle Nevi.
Un lugubre silenzio aleggiava in tutte le gelide stanze che formavano il castello. Erano più di cento stanze fatte di ghiaccio e neve, tutte illuminate dall’aurora boreale.
Il salone principale sembrava infinito, al suo centro c’era addirittura un lago ghiacciato. Appena oltre il lago svettava l’imponente trono di ghiaccio della Regina delle Nevi, alto decine di metri, vuoto e ricoperto di neve fresca. Sembrava che il palazzo fosse completamente deserto.
Gerda camminava con passo lento ma deciso, al suo passaggio il lago ghiacciato si crepava leggermente, ma non cedeva e solo dopo averlo attraversato tutto, guardando ai piedi del maestoso trono, vide qualcosa rannicchiato alla sua base.
Era Kay, inginocchiato per terra che cercava di ricomporre alcuni pezzi di ghiaccio come se fossero un puzzle, ma non ci riusciva.
Era completamente blu in viso per via del freddo, ma non se ne accorgeva minimamente perché la Regina delle nevi aveva steso su di lui un incantesimo che gli impediva di sentire freddo.
Gerda cominciò a correre più veloce che poteva, quasi cadde, ma continuò finchè non arrivò da lui e lo abbracciò più forte che poteva. Era ghiacciato.
– Kay! Kay! Mio piccolo Kay finalmente ti ho ritrovato! – singhiozzava tra le lacrime Gerda.
Gli occhi di Kay la guardavano vuoti e privi di qualunque emozione.
Gerda lo abbracciò ancora più forte, i loro visi erano così vicini che le sue lacrime si posarono sulle guance di Kay ghiacciando all’istante. Ma una di queste lacrime, come per miracolo, cadde nei suoi occhi.
Gli occhi di Kay ebbero un barlume di vita, quasi sembravano aver riconosciuto Gerda, la guardarono, si inumidirono e finalmente piansero. Piansero così tanto che le sue lacrime riuscirono a portare via la scheggia di vetro che ancora aveva negli occhi.
Per l’emozione Gerda strinse ancora più forte Kay e pianse ancora di più. Un’altra sua lacrima cadde sul suo cuore di ghiaccio e portò via l’altra scheggia di vetro che vi albergava dentro.
Kay poco a poco diventava sempre meno freddo, le sue guance riprendevano colore e cominciava a muoversi finché alla fine, con la poca energia che aveva in corpo, abbracciò Gerda.
Fu in quel momento che la riconobbe.
– Kay… – rispose Gerda sorridendo e accarezzandogli il viso.
– … perdonami, ti ho fatto soffrire… – continuò il ragazzo.
– Non importa, ora siamo di nuovo insieme…
Kay stava ritornando il ragazzo gentile e spensierato che era sempre stato. Iniziò a raccontare a Gerda di come, quando era stato rapito dalla Regina delle Nevi, non riuscisse a ribellarsi a lei nè a contrariarla, anzi gli sembrava che quel gelido e tetro castello dove lo aveva portato fosse il posto più bello del mondo.
Spiegò alla ragazza che la Regina delle Nevi erano ormai giorni che era andata via dal castello, e non sapeva nemmeno lui dove. Forse era andata a cercare divertimento portando il gelo nel cuore di altre persone…
Gerda e Kay si presero per mano e, fianco a fianco, uscirono dal castello. Ai piedi della scalinata d’entrata li stava aspettando la renna, che li fece salire in groppa e li portò dalla donna della Lapponia.
La donna della Lapponia li sfamò e li fece riposare. Il giorno successivo, sempre in groppa alla renna, viaggiarono fino alla donna di Finlandia, che li abbracciò e diede loro tutte le provviste per tornare a casa. Gerda e Kay salutarono lei e la renna e s’incamminarono.
Giunsero nella foresta, dove su un maestoso destriero incontrarono una ragazza: era Paska, la figlia della brigantessa. Aveva deciso di viaggiare il mondo da sola alla ricerca delle avventure che aveva sempre sognato, e li accompagnò ai confini del regno.
Gerda e Kay furono accolti dalla Principessa e dal Principe, che li vestirono riccamente e diedero loro due cavalli per tornare a casa.
Lungo il viaggio di ritorno incontrarono la piccola casetta della Maga dei Fiori, che li abbracciò e li benedisse.
Finalmente, dopo tanto viaggiare, ritornarono nella loro città, nelle loro case.
Gerda e Kay si tenevano mano nella mano.
Lì ritrovarono la nonna e tutto il resto, esattamente come lo avevano lasciato, come se il tempo non fosse passato mai.
Ma invece per loro il tempo era passato, perché quando entrarono dalla porta, scoprirono di essere cresciuti.
Scoprirono di volersi ancora più bene di quando tutta la loro avventura era iniziata, e scoprirono che non potevano più fare a meno l’una dell’altro.
Nel cortile di casa ritrovarono le loro piccole seggioline, e si sedettero tenendosi per mano. Erano diventati adulti, eppure sembravano ancora due bambini, bambini nel cuore,
C’erano le rose sui davanzali delle finestre ed era già estate, una calda e splendida estate.
⚜ Fine della fiaba ⚜
Tutti i diritti riservati.
E’ proibita la riproduzione, anche parziale, in ogni forma o mezzo, senza espresso permesso scritto degli autori.
Note alla Regina delle Nevi
La Regina delle Nevi è forse il racconto più lungo e complesso scritto da Hans Christian Andersen.
Racconta la storia di crescita e maturità di due ragazzi, Kay e Gerda, che dovranno affrontare le loro paure più profonde per poter alla fine essere finalmente felici insieme.
Il significato profondo di questa storia lo si intuisce già daslla suddvisione in sette capitoli, che in realtà possono essere letti quasi come storie assolutamente indipendenti tra loro, ma che insieme formano una elaborata storia in cui Gerda dimostrerà di riuscire ad affrontare il mondo contando solo sulle proprie forze, e un pizzico di fortuna (che non guasta mai).
In fondo Gerda ha sempre avuto tutte le capacità di cui aveva bisogno, solo non sapeva ancora di possederle.
Mentre Kay, grazie all’amore di Gerda, solo alla fine si renderà conto di quanto illusorie e pericolose siano state le sue ambizioni.
Questo racconto è stato alla base dell’ispirazione per il famoso film della Disney “Frozen”.
Una precisazione, nel racconto originale di Andersen, Gerda incontra prima la donna di Lapponia e poi la donna di Finlandia, che però è un controsenso in quanto, ipotizzando un viaggio verso nord, si incontra prima la Finlandia e poi la Lapponia (che è una regione della stessa Finlandia).
Per essere il più coerenti possibile con la geografia, abbiamo volutamente scambiato i nomi dei due personaggi.
Speriamo che la nostra versione vi piaccia!
😊
La Regina delle Nevi ❄ CAPITOLO 6 – La donna di Finlandia e la donna di Lapponia
🖌 Disegno da colorare 🎨
Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare della Regina delle Nevi!
La Regina delle Nevi ❄ CAPITOLO 6 – La donna di Finlandia e la donna di Lapponia
Si fermarono solo quando giunsero presso una piccola casetta in Finlandia, così piccola che per entrarci bisognava accucciarsi.
Dentro c’era solo una vecchia donna della Finlandia, che stava cucinando del pesce sul fuoco. La donna le accolse e le invitò ad accomodarsi. Dentro la casetta faceva così freddo che Gerda batteva i denti e non riusciva a parlare.
Fu la renna a raccontare tutta la loro storia alla vecchia, che la ascoltò con attenzione.
– Povere creature! – esclamò la vecchietta dopo aver sentito tutta la storia di Gerda e Kay – avete ancora molta strada da fare, dovete arrivare fino in Lapponia, è lì che vive la Regina delle Nevi nel suo castello di ghiaccio, e ogni notte accende il cielo con i suoi magici fuochi azzurri.
La vecchina porse del cibo a Gerda, che mangiò tutto.
– Vi mando da una mia amica, vive in Lapponia e troverete la sua casa proprio lungo il cammino, dovete portarle un messaggio da parte mia!
Detto questo la donna di Finlandia, che non aveva carta su cui scrivere, prese un pesce essiccato sotto sale e vi incise sopra un messaggio, poi lo diede a Gerda – Ora andate!
Gerda e la renna ringraziarono la vecchina e partirono di corsa alla volta della donna di Lapponia.
Trovarono la sua casetta dopo molte ore di viaggio. Bussarono alla porta e, una volta entrate, videro una vecchietta con indosso giusto una vestaglia leggera; dentro la casa faceva effettivamente un caldo infernale.
Gerda si tolse praticamente tutti i vestiti, mentre la renna poverina faceva fatica a stare in piedi per l’eccessivo caldo, tanto che la vecchina le posò un pezzo di ghiaccio sulla fronte.
Gerda diede poi il pesce secco alla donna che lo lesse attentamente fino ad impararlo a memoria. Poi lo gettò nella pentola a cuocere perché il cibo non andava sprecato.
Ascoltò anche lei la storia di Gerda narrata dalla renna, poi diede del cibo alla ragazza e con un cenno della testa indicò alla renna di seguirla in un’altra stanza.
– Tu sei una maga vero? Potresti dare una pozione magica a Gerda che le infonda la forza di dodici uomini così che possa sconfiggere la Regina delle Nevi?
– La forza di dodici uomini non le sarebbe di grande aiuto, cara mia… il piccolo Kay vive ormai da molto tempo con la Regina delle Nevi, e pensa di essere nel posto più bello del mondo, ma solo perché nel suo cuore e nei suoi occhi ci sono delle schegge di vetro magiche. Se non togliamo quelle, non sarà mai libero e la Regina delle Nevi lo avrà sempre in suo potere…
La renna ascoltò, poi aggiunse:
– Non puoi darle qualcosa che dia a Gerda del potere su di lei?
– Non posso darle più potere di quanto già ne abbia! Non vedi quanto è grande? Non vedi come tutti quelli che incontra la aiutano, e quanto ha camminato nel mondo con le sue sole gambe? Il potere si trova nel suo cuore innocente. Solo lei può togliere le schegge di vetro dal piccolo Kay, noi non possiamo aiutarla!
Tornarono quindi da Gerda.
– Il giardino della Regina delle Nevi è a pochi chilometri da qui, porta Gerda fino al grande cespuglio di bacche rosse che cresce in mezzo alla neve nel giardino del castello. Poi devi tornare qui più in fretta che puoi! – disse la donna rivolgendosi alla renna.
La donna della Lapponia aiutò Gerda a risalire sulla renna, si salutarono e la renna corse via più veloce che poteva. In breve tempo lo scintillante castello di ghiaccio della Regina delle Nevi fu all’orizzonte.
Il freddo era insopportabile e stava per iniziare anche una tormenta di neve. Riuscirono a raggiungere il cespuglio di bacche rosse, dove la renna fece scendere Gerda dal suo dorso.
Gerda abbracciò al collo la renna, si salutarono con le lacrime agli occhi, poi la renna si girò e corse più veloce che poteva per tornare indietro dalla donna della Lapponia.
Gerda era rimasta sola nella fredda e gelida tormenta di neve.
Di fronte a lei si stagliava in tutta la sua maestosità il castello di ghiaccio.
Facendosi coraggio Gerda decise di entrare.
… continua nel CAPITOLO 7: Nel castello della Regina delle Nevi
Tutti i diritti riservati.
E’ proibita la riproduzione, anche parziale, in ogni forma o mezzo, senza espresso permesso scritto degli autori.
Note alla Regina delle Nevi
La Regina delle Nevi è forse il racconto più lungo e complesso scritto da Hans Christian Andersen.
Racconta la storia di crescita e maturità di due ragazzi, Kay e Gerda, che dovranno affrontare le loro paure più profonde per poter alla fine essere finalmente felici insieme.
Il significato profondo di questa storia lo si intuisce già daslla suddvisione in sette capitoli, che in realtà possono essere letti quasi come storie assolutamente indipendenti tra loro, ma che insieme formano una elaborata storia in cui Gerda dimostrerà di riuscire ad affrontare il mondo contando solo sulle proprie forze, e un pizzico di fortuna (che non guasta mai).
In fondo Gerda ha sempre avuto tutte le capacità di cui aveva bisogno, solo non sapeva ancora di possederle.
Mentre Kay, grazie all’amore di Gerda, solo alla fine si renderà conto di quanto illusorie e pericolose siano state le sue ambizioni.
Questo racconto è stato alla base dell’ispirazione per il famoso film della Disney “Frozen”.
Una precisazione, nel racconto originale di Andersen, Gerda incontra prima la donna di Lapponia e poi la donna di Finlandia, che però è un controsenso in quanto, ipotizzando un viaggio verso nord, si incontra prima la Finlandia e poi la Lapponia (che è una regione della stessa Finlandia).
Per essere il più coerenti possibile con la geografia, abbiamo volutamente scambiato i nomi dei due personaggi.
Speriamo che la nostra versione vi piaccia!
😊
La Regina delle Nevi ❄ CAPITOLO 5 – La figlia del brigante
🖌 Disegno da colorare 🎨
Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare della Regina delle Nevi!
La Regina delle Nevi ❄ CAPITOLO 5 – La figlia del brigante
L’attesero in un punto in cui la strada era stretta, e assalirono la carrozza gridando:
– Oro! Oro!
Afferrarono i cavalli e legarono il cocchiere, poi aprirono la carrozza e tirarono fuori Gerda.
– Guarda guarda che bel bocconcino! – esclamò la Regina dei Briganti sguainando la spada.
– No mamma! Non farle del male – gridò una ragazza che stava in mezzo ai banditi – voglio che diventi la mia compagna di giochi, e che mi dia tutti i suoi vestiti!
Era Paska, la figlia della Regina dei Briganti. Tutti si misero a ridere, e sua madre fece fatica a nascondere l’imbarazzo, ma alla fine acconsentì perfino a regalarle la carrozza.
Portarono Gerda al loro accampamento nei boschi, Paska la prese e la condusse in disparte.
– Sei una principessa? – le chiese.
– No, non lo sono… – rispose Gerda.
– E cosa ci facevi tutta sola su una carrozza ricoperta d’oro?!
Gerda tra le lacrime iniziò a raccontare la sua storia.
Paska la ascoltava in silenzio, poi alla fine le asciugò le lacrime.
– Questa notte dormirai con me, ho un sacco di animaletti da farti conoscere – le disse indicando alcuni colombi appollaiati su un albero lì vicino.
Andarono nella tenda di Paska e, mentre entravano, Gerda notò un coltello appeso alla sua cintola.
– Tieni il coltello con te anche quando dormi? – le chiese guardandola un po’ impaurita.
– Dormo sempre col coltello, non si sa mai quello che può succedere… rispose Paska.
Gerda si coricò accanto a Paska. Faceva fatica ad addormentarsi, tanti pensieri si affollavano nella sua testa. Paska si addormentò subito e russava ormai sonoramente quando un colombo bianco si posò vicino alla loro tenda e iniziò a tubare “Tuuuu… tuuuu… tuuuu…” faceva il colombo.
Gerda, infastidita dal richiamo del colombo, gli gridò a mezza voce:
– Basta! Cosa vuoi? Non si riesce a dormire!
Il colombo smise di tubare, aspettò qualche istante e poi disse:
– Tu sei alla ricerca di un ragazzo di nome Kay?
Gerda si alzò di scatto e lo raggiunse fuori dalla tenda.
– Cosa sai di Kay?! – gli chiese.
– Lo abbiamo visto seduto accanto alla Regina delle Nevi sulla sua slitta, prova a chiedere anche alla renna… – e la indicò legata ad un albero.
– E’ sicuramente andata al nord, nel regno delle nevi, lì ha il suo castello di ghiaccio – disse.
Gerda sospirò.
– Cos’è tutto questo baccano?! Gerda torna dentro! – era Paska mezza addormentata ma con la mano sull’impugnatura del coltello.
Gerda guardò i colombi e la renna, poi ubbidì.
Al mattino Gerda raccontò a Paska tutto quello che aveva saputo.
– Renna, vieni qua! E’ vero quello che hai detto a Gerda? Tu sai come arrivarci?
Alla renna brillarono gli occhi – certo che so come arrivarci! Ci sono nata e cresciuta là!
Paska diede uno sguardo al campo dei briganti, erano tutti belli svegli, soprattutto sua madre.
– Ascoltami – disse Paska a Gerda – adesso non c’è possibilità, ma nel primo pomeriggio, subito dopo pranzo di solito fanno tutti un sonnellino, anche mia madre, forse allora potrò aiutarti…
Gerda l’abbracciò e la ringraziò in lacrime.
Aspettarono che tutti si fossero addormentati, poi Paska si avvicinò alla renna – E’ ora che tu ritorni da dove sei venuta… – le disse.
La renna capì subito cosa intendeva e iniziò a saltare di gioia – devi portare Gerda con te – e aiutò la ragazza a montare in groppa alla renna, poi tagliò la corda che la teneva legata all’albero.
Paska ridiede a Gerda i suoi vestiti e anche del cibo per il viaggio.
Gerda le prese le mani e la ringraziò di cuore in lacrime.
– Non è il momento di piangere… E ora và! E tu stai attenta a Gerda! – disse rivolgendosi alla renna e dandole una pacca. La renna cominciò a correre per il bosco innevato.
Gerda si voltò a guardarla per un ultimo saluto, di fronte a lei ora si stagliava il cielo illuminato dalle aurore boreali.
… continua nel CAPITOLO 6: La donna di Finlandia e la donna di Lapponia
Tutti i diritti riservati.
E’ proibita la riproduzione, anche parziale, in ogni forma o mezzo, senza espresso permesso scritto degli autori.
Note alla Regina delle Nevi
La Regina delle Nevi è forse il racconto più lungo e complesso scritto da Hans Christian Andersen.
Racconta la storia di crescita e maturità di due ragazzi, Kay e Gerda, che dovranno affrontare le loro paure più profonde per poter alla fine essere finalmente felici insieme.
Il significato profondo di questa storia lo si intuisce già daslla suddvisione in sette capitoli, che in realtà possono essere letti quasi come storie assolutamente indipendenti tra loro, ma che insieme formano una elaborata storia in cui Gerda dimostrerà di riuscire ad affrontare il mondo contando solo sulle proprie forze, e un pizzico di fortuna (che non guasta mai).
In fondo Gerda ha sempre avuto tutte le capacità di cui aveva bisogno, solo non sapeva ancora di possederle.
Mentre Kay, grazie all’amore di Gerda, solo alla fine si renderà conto di quanto illusorie e pericolose siano state le sue ambizioni.
Questo racconto è stato alla base dell’ispirazione per il famoso film della Disney “Frozen”.
Una precisazione, nel racconto originale di Andersen, Gerda incontra prima la donna di Lapponia e poi la donna di Finlandia, che però è un controsenso in quanto, ipotizzando un viaggio verso nord, si incontra prima la Finlandia e poi la Lapponia (che è una regione della stessa Finlandia).
Per essere il più coerenti possibile con la geografia, abbiamo volutamente scambiato i nomi dei due personaggi.
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La Regina delle Nevi ❄ CAPITOLO 4 – Il principe e la principessa
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Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare della Regina delle Nevi!
La Regina delle Nevi ❄ CAPITOLO 4 – Il principe e la principessa
Saltellando nella neve arrivò da lei un grosso corvo nero, si fermò a guardarla e poi disse:
– Cra! Cra! Buongiorno! Cosa ci fai qui sola nel bosco, bimba mia?
Gerda si sentiva sola e stanca e, meravigliata che il corvo potesse parlare, gli confidò tutta la sua storia. Infine gli chiese se avesse visto Kay.
– Può essere… – rispose il corvo.
– Dimmi dove! – esclamò la ragazza.
– Credo di aver visto il giovane che descrivi… vive nel castello, insieme alla principessa. Ma non illuderti, ti ha completamente dimenticato…
Colpita da quest’ultima frase Gerda rimase in silenzio. Nel suo cuore però si faceva largo uno sprazzo di felicità: ora sapeva dov’era Kay.
– Quindi adesso vive con una principessa… ma almeno sta bene? E lei come lo tratta?
Il corvo la guardò profondamente a lungo, poi riprese la parola:
– Devi sapere che in questo regno c’era una volta una principessa straordinariamente intelligente, dolce e gentile, che amava imparare ogni cosa. Leggeva ogni libro di sapienza e studiava le regole che governavano il mondo. Poi giunse il momento per lei di diventare regina, e quindi di prendere marito. Ma non voleva far da compagna ad un re tutto impettito, altezzoso e noioso, no, lei voleva un uomo a cui far domande e da cui ricevere risposte.
Gerda ascoltava il corvo rapita.
– La principessa quindi decise di andare in giro per il suo regno a cercare qualcuno che fosse degno di diventare il suo compagno.
– E lo ha trovato in Kay… è sempre stato molto intelligente, parlare con lui era meraviglioso… – concluse la frase Gerda.
Il corvo la guardò senza dire nulla.
– Devi portarmi al castello, subito! – esclamò Gerda.
– Devo prima chiedere consiglio a una cornacchia mia amica che vive lì dentro perché, devo dirtelo, una ragazzina come te non la lascerebbero mai entrare – le rispose il corvo – aspettami qui, tornerò al più presto – poi allargò le ali e prese il volo in direzione del castello.
Quando il corvo tornò era ormai sera. Nel becco aveva del pane e del formaggio e li pose nelle mani di Gerda – tieni, avrai fame – le disse.
Gerda lo ringraziò molto e iniziò a mangiare. Aveva molta fame.
– Sei riuscito a trovare il modo di farmi entrare nel castello? – gli chiese.
– Tutti gli ingressi sono difesi dalle guardie d’argento, da lì è impossibile passare…
A Gerda cominciarono a formarsi le lacrime agli occhi, pensando che non avrebbe mai più potuto rivedere Kay. Il corvo però continuò a parlare.
A Gerda non sembrava vero, finalmente avrebbe ritrovato Kay!
Camminò veloce seguendo il corvo in volo. Arrivarono al giardino posteriore del castello, poi si infilarono nelle stalle e in fondo, mezza coperta dalla paglia, trovarono una piccola porta. In quel momento comparve anche la cornacchia, che portava un mazzo di chiavi nel becco. Lo fece cadere proprio ai piedi di Gerda, lei prese le chiavi e aprì la porta.
Davanti a loro si apriva uno stretto corridoio, attraverso il quale Gerda seguì la cornacchia. Camminarono attraversando piccoli stanzini e ampi saloni, finché non furono in una camera da letto. Lì qualcuno stava dormendo, ma Gerda intravedeva solo una nuca di un giovane illuminata dalla fioca luce della luna.
– Kay! – gridò sottovoce Gerda.
Il giovane si voltò di soprassalto, ma non era Kay… subito dopo si alzò anche una giovane ragazza ed entrambi erano molto sorpresi per la singolare visita.
Erano in realtà la principessa e il principe del castello. Il corvo, sentendo il racconto di Gerda, si era sbagliato in buona fede, convinto che Kay fosse davvero il ragazzo che la principessa aveva cercato.
Gerda si mise a piangere disperata, la principessa ed il principe la consolarono e la invitarono a raccontare la sua storia. Una volta finito il racconto, decisero di aiutarla.
La fecero dormire nel castello, la vestirono come una dama di corte e le diedero una carrozza con cui poter andare alla ricerca di Kay.
– Grazie mille, non vi dimenticherò mai! – disse Gerda salutandoli.
– Ti auguriamo di ritrovare al più presto il tuo Kay! – le risposero.
Così Gerda partì e, poco dopo, si ritrovò fuori dal regno alla ricerca delle tracce di Kay.
… continua nel CAPITOLO 5: La figlia del brigante
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Note alla Regina delle Nevi
La Regina delle Nevi è forse il racconto più lungo e complesso scritto da Hans Christian Andersen.
Racconta la storia di crescita e maturità di due ragazzi, Kay e Gerda, che dovranno affrontare le loro paure più profonde per poter alla fine essere finalmente felici insieme.
Il significato profondo di questa storia lo si intuisce già daslla suddvisione in sette capitoli, che in realtà possono essere letti quasi come storie assolutamente indipendenti tra loro, ma che insieme formano una elaborata storia in cui Gerda dimostrerà di riuscire ad affrontare il mondo contando solo sulle proprie forze, e un pizzico di fortuna (che non guasta mai).
In fondo Gerda ha sempre avuto tutte le capacità di cui aveva bisogno, solo non sapeva ancora di possederle.
Mentre Kay, grazie all’amore di Gerda, solo alla fine si renderà conto di quanto illusorie e pericolose siano state le sue ambizioni.
Questo racconto è stato alla base dell’ispirazione per il famoso film della Disney “Frozen”.
Una precisazione, nel racconto originale di Andersen, Gerda incontra prima la donna di Lapponia e poi la donna di Finlandia, che però è un controsenso in quanto, ipotizzando un viaggio verso nord, si incontra prima la Finlandia e poi la Lapponia (che è una regione della stessa Finlandia).
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La Regina delle Nevi ❄ CAPITOLO 3 – Il giardino della Maga dei Fiori
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Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare della Regina delle Nevi!
La Regina delle Nevi ❄ CAPITOLO 3 – Il giardino della Maga dei Fiori
La neve scendeva copiosa, e loro scivolavano veloci nella foresta buia. Kay iniziava anche ad avere molto freddo, di quel passo in poco tempo si sarebbe congelato.
La Regina delle Nevi se ne accorse e gli disse:
– Ti stai congelando ragazzo mio, vieni sotto il mio mantello – e aprendo il suo mantello di candida pelliccia, lo abbracciò – hai ancora freddo? – chiese lei.
Kay fece cenno di sì col capo, la signora di ghiaccio sorrise:
– Adesso ti darò un altro bacio sulla fronte, e dimenticherai tutto, anche di avere freddo – e mentre gli accostava le labbra sulla fronte, gli occhi di Kay divennero grigi e freddi. In un istante aveva perso del tutto la memoria di sé e di tutte le persone a lui care, Gerda compresa.
La Regina delle Nevi continuò il suo viaggio verso il suo castello di ghiaccio. Intorno a loro il vento fischiava e la neve sibilava, mentre Kay riposava nel suo abbraccio.
Gerda pianse tutta la notte e non riuscì a dormire. Tutto il paese aveva preso parte alle ricerche di Kay, ma nessuno ne trovò la benché minima traccia.
Per Gerda quello fu un inverno lungo e buio.
Quando arrivò la primavera, la ragazza prese coraggio e si disse: “devo ritrovare Kay!” e, infilandosi le sue scarpette rosse, partì.
Viaggiò a lungo, finché non arrivò ad un fiume dov’era attraccata una barchetta: sembrava la stesse aspettando.
Gerda salì sulla barca e, come d’incanto, la corrente la portò via. “Forse il fiume sa dove posso trovare Kay” pensò.
La barca oltrepassò campi e alberi, fino ad arrivare ad un giardino con un ciliegio e una strana casetta, che aveva strane finestre rosse e blu e il tetto di paglia. Lì la barchetta si accostò alla riva e si fermò.
– Vieni, raccontami chi sei e come sei arrivata qui – le disse la vecchina.
Gerda sulle prime ne ebbe paura, poi guardandola negli occhi capì che era una signora buona e le raccontò tutto.
L’anziana signora l’ascoltò e le disse di non essere triste. La invitò poi a stare da lei per qualche tempo, avrebbe potuto raccogliere le ciliegie e sentire il profumo del suo giardino pieno di fiori.
Gerda iniziò a mangiar ciliegie, e la vecchina prese a spazzolarle gli splendidi capelli dorati. Più glieli spazzolava, e più Gerda si sentiva serena e tranquilla.
L’anziana signora la ospitò nella sua casetta per la notte e il giorno seguente portò Gerda a vedere il suo giardino pieno di fiori. Erano di tutti i tipi ed erano tutti meravigliosi. C’era solo una piccola porzione di giardino senza fiori e di terra brulla, ma Gerda non vi fece caso.
Mentre passavano la giornata a raccontarsi le loro vite, la vecchina continuava a spazzolare i capelli di Gerda, e la ragazza era ogni giorno sempre più serena e pensava sempre meno a Kay. Finché non se ne scordò del tutto.
La vecchina era in realtà la Maga dei Fiori, una strega buona che cercava soltanto un po’ di compagnia. Ascoltando la storia di Gerda aveva fatto sprofondare le rose del giardino sotto terra, in modo che lei non potesse vederle. E con un incantesimo, mentre le pettinava i capelli, le faceva perdere il ricordo di Kay.
Le giornate passavano veloci e spensierate, Gerda curava il giardino e la vecchina col cappello di paglia le stava accanto.
“Le dona proprio quel cappello di paglia” pensò Gerda mentre innaffiava dei gerani. Poi guardò meglio i fiori dipinti sul cappello, e vide una rosa proprio come quelle che stavano nel suo giardino di casa e che piacevano tanto anche a Kay.
– Kay!! – gridò Gerda come risvegliandosi da un sogno – devo trovare Kay!! – si guardò intorno, spaesata, era ormai quasi autunno e non aveva ancora trovato Kay.
Si inginocchiò in lacrime proprio nel pezzo di giardino privo di fiori, una goccia cadde sul terreno e subito sbocciò una rosa.
Gerda la guardò incredula, era una rosa bella e splendida, che sembrava volerle dire qualcosa. La ragazza avvicinò l’orecchio e sentì sussurrare:
– Cerca dove sorge il castello di ghiaccio…
Gerda salutò di fretta la Maga dei Fiori che la pregò invano di rimanere, e corse via per il bosco più veloce che poteva. Dal cielo stava iniziando a cadere qualche piccolo fiocco di neve.
… continua nel CAPITOLO 4: Il principe e la principessa
Tutti i diritti riservati.
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Note alla Regina delle Nevi
La Regina delle Nevi è forse il racconto più lungo e complesso scritto da Hans Christian Andersen.
Racconta la storia di crescita e maturità di due ragazzi, Kay e Gerda, che dovranno affrontare le loro paure più profonde per poter alla fine essere finalmente felici insieme.
Il significato profondo di questa storia lo si intuisce già daslla suddvisione in sette capitoli, che in realtà possono essere letti quasi come storie assolutamente indipendenti tra loro, ma che insieme formano una elaborata storia in cui Gerda dimostrerà di riuscire ad affrontare il mondo contando solo sulle proprie forze, e un pizzico di fortuna (che non guasta mai).
In fondo Gerda ha sempre avuto tutte le capacità di cui aveva bisogno, solo non sapeva ancora di possederle.
Mentre Kay, grazie all’amore di Gerda, solo alla fine si renderà conto di quanto illusorie e pericolose siano state le sue ambizioni.
Questo racconto è stato alla base dell’ispirazione per il famoso film della Disney “Frozen”.
Una precisazione, nel racconto originale di Andersen, Gerda incontra prima la donna di Lapponia e poi la donna di Finlandia, che però è un controsenso in quanto, ipotizzando un viaggio verso nord, si incontra prima la Finlandia e poi la Lapponia (che è una regione della stessa Finlandia).
Per essere il più coerenti possibile con la geografia, abbiamo volutamente scambiato i nomi dei due personaggi.
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La Regina delle Nevi ❄ CAPITOLO 2 – Kay e Gerda
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La Regina delle Nevi ❄ CAPITOLO 2 – Kay e Gerda
Lui si chiamava Kay e lei si chiamava Gerda.
Le loro case erano molto vicine, tanto vicine che bastava scavalcare una grondaia e attraversare una finestra per passare da una soffitta all’altra.
D’estate i due bambini prendevano le loro seggiole e si sedevano all’ombra dei ciliegi e delle rose nel giardino vicino, dove facevano giochi meravigliosi.
D’inverno, quando faceva troppo freddo per giocare fuori nel cortile, pulivano ben bene i vetri delle finestre per potersi guardare dalle rispettive case. Si salutavano sempre prima di andare a dormire.
Un pomeriggio in cui fuori stava nevicando fitto, Kay e Gerda si erano raccolti vicino alla stufa a fare compagnia alla vecchia nonna.
– Vedete miei piccoli – disse la nonna – quella neve è come le api bianche che sciamano!
Kay, pensieroso e colpito dall’affermazione della nonna, rispose:
– Anche le api bianche hanno una regina?
– Certo che ce l’hanno! E vola proprio dove le api sono più fitte. É la più grande di tutte e non si posa mai a terra. Dove vola lei il cielo è sempre più scuro e, se per caso si avvicina ad una finestra, la fa ghiacciare in modo strano, come se volesse disegnare un fiore. Si chiama la Regina delle Nevi!
I bambini guardavano incantati i fiocchi di neve scendere fuori dalla finestra. Ad un certo punto Gerda chiese:
– Ma la Regina delle Nevi può entrare anche nelle case?
Subito Kay rispose – lasciala pure entrare, ci penserò io a infilarla nella stufa per scioglierla!
Risero tutti, poi la nonna continuò raccontando altre storie.
Quella sera Kay, prima di addormentarsi, pulì con la mano il vetro ghiacciato della finestra e guardò fuori. Dalla casa di fronte Gerda aveva già fatto lo stesso e i due bambini si salutarono.
Gerda spense la candela della sua stanzetta mentre Kay rimase ancora qualche minuto a guardare la neve scendere copiosa. Guardò in particolare un grosso fiocco di neve posarsi sulla fioriera appesa al davanzale della finestra.
Quel fiocco di neve si era posato con una delicatezza inusuale, facendo uno svolazzo molto elegante prima di fermarsi. Dopo qualche istante il fiocco di neve iniziò a ingrandirsi, crescendo fino a diventare una elegante donna fatta di ghiaccio e tutta di bianco vestita.
I suoi occhi splendevano come le stelle e dopo un battito di ciglia incrociò lo sguardo incredulo di Kay. Gli fece un cenno con la mano, che tese quasi ad invitarlo a uscire di casa e seguirla in mezzo alla tormenta di neve.
Kay fece un balzo all’indietro per lo spavento e cadde per terra. Riuscì a vedere una grande ombra che passava davanti alla finestra, sembrava un enorme uccello che aveva spiccato il volo.
Quando Kay ebbe di nuovo il coraggio di avvicinarsi alla finestra e guardare fuori sulla fioriera, vide che la donna di ghiaccio era svanita.
“Che fosse la Regina delle Nevi…?” pensò Kay.
Kay e Gerda stavano all’ombra, sfogliavano un libro illustrato. Erano completamente assorti nella lettura quando Kay all’improvviso esclamò:
– Ahi! Ho una fitta al cuore, mi fa molto male… e mi è entrato qualcosa nell’occhio e mi brucia!
Gerda prese subito il capo di Kay e guardò bene mentre sbatteva gli occhi, ma non vide niente. Il ragazzo, per tranquillizzarla, le disse che forse il granello di polvere se n’era andato, anche se in realtà gli faceva ancora tanto male.
Kay non poteva immaginare che nel suo occhio si fosse conficcata proprio una delle minuscole schegge dello specchio fabbricato dal folletto malvagio. E, per ironia della sorte, una scheggia aveva raggiunto anche il suo cuore.
Gerda, in lacrime per lo spavento, corse a prendere una pezzuola bagnata con cui pulire bene l’occhio di Kay. Lui si calmò un poco, poi guardò in viso Gerda e le disse in modo sgarbato:
– Perché stai piangendo?! Sei proprio brutta quando piangi!
Gerda rimase di stucco per il tono tutt’altro che gentile di Kay. Il ragazzo guardandosi intorno iniziò a dire cose cattive e malevoli:
– Ma guarda quella mela sull’albero, viene mangiata da un verme… e poi queste rose sono proprio brutte e orribili… e quel libro illustrato è solo uno stupido passatempo per bambini!
– Kay! Ma cosa stai dicendo!? – Urlò Gerda al ragazzo. Non si era mai comportato in quel modo e non lo aveva mai visto così arrabbiato.
Kay la guardò con disprezzo e corse via. Da quel momento diventò insopportabile, trattava male anche la povera nonna quando gli raccontava le storie della buonanotte.
La piccola Gerda a poco a poco si allontanò da lui, non capiva il perché la prendesse sempre in giro e usasse sempre parole scortesi con lei. Non poteva sapere che era tutta colpa delle schegge malvagie conficcate nel suo occhio e nel suo cuore…
Tornò quindi l’inverno e, nonostante tutto, prima di dormire Kay puliva ancora il vetro dal ghiaccio e salutava brevemente Gerda.
Una di quelle sere entrambi rimasero a guardare la neve cadere fuori dalle loro finestre. Ad un certo punto qualcosa attirò l’attenzione di Kay, che come un fulmine aprì la finestra e si sporse sul davanzale.
Sulla fioriera si era posato un fiocco di neve molto speciale, più grande degli altri, e Kay lo prese fra le mani. Gerda, che osservava la scena, pensò che il ragazzo volesse buttarsi giù dalla finestra, allora gli urlò:
– Cosa stai facendo Kay!? Attento!!
Ma Gerda non credette ai propri occhi quando vide il grande fiocco di neve tra le mani di kay trasformarsi in una bellissima e maestosa donna di ghiaccio. Era la Regina delle Nevi.
La donna prese il ragazzo per mano e magicamente lo accompagnò fino a terra, volando con dolcezza. Lì apparve dal nulla una slitta di ghiaccio trainata da cavalli, anch’essi fatti di ghiaccio.
– Kay!!! – gridò disperata Gerda, ma il ragazzo non la sentiva.
La Regina delle Nevi, prese la testa di Kay e gli diede un bacio sulla fronte. D’improvviso il ragazzo sembrò diventare di ghiaccio anche lui. Salirono sulla slitta e sparirono nella buia notte in mezzo alla tormenta di neve.
– Kay!!! – gridò ancora più forte Gerda, ma ormai Kay non c’era più…
… continua nel CAPITOLO 3: Il giardino della Maga dei Fiori
Tutti i diritti riservati.
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La Regina delle Nevi è forse il racconto più lungo e complesso scritto da Hans Christian Andersen.
Racconta la storia di crescita e maturità di due ragazzi, Kay e Gerda, che dovranno affrontare le loro paure più profonde per poter alla fine essere finalmente felici insieme.
Il significato profondo di questa storia lo si intuisce già daslla suddvisione in sette capitoli, che in realtà possono essere letti quasi come storie assolutamente indipendenti tra loro, ma che insieme formano una elaborata storia in cui Gerda dimostrerà di riuscire ad affrontare il mondo contando solo sulle proprie forze, e un pizzico di fortuna (che non guasta mai).
In fondo Gerda ha sempre avuto tutte le capacità di cui aveva bisogno, solo non sapeva ancora di possederle.
Mentre Kay, grazie all’amore di Gerda, solo alla fine si renderà conto di quanto illusorie e pericolose siano state le sue ambizioni.
Questo racconto è stato alla base dell’ispirazione per il famoso film della Disney “Frozen”.
Una precisazione, nel racconto originale di Andersen, Gerda incontra prima la donna di Lapponia e poi la donna di Finlandia, che però è un controsenso in quanto, ipotizzando un viaggio verso nord, si incontra prima la Finlandia e poi la Lapponia (che è una regione della stessa Finlandia).
Per essere il più coerenti possibile con la geografia, abbiamo volutamente scambiato i nomi dei due personaggi.
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La Regina delle Nevi ❄
Kay é stato rapito dalla Regina delle Nevi, solo Gerda riuscità a riportarlo a casa.
Anche la Disney si è lasciata ispirare da questo bellissimo e profondo racconto di Andersen per realizzare il famosissimo film “Frozen”
Seguite Gerda nel suo lungo viaggio per ritrovare il suo caro Kay, e scoprirete come riuscirà a superare tutte le dure prove che dovrà affrontare per raggiungerlo e riportarlo finalmente a casa.
🖌 Disegno da colorare 🎨
Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare della Regina delle Nevi!
La Regina delle Nevi ❄ racconto completo
Indice dei capitoli
- CAPITOLO 1 – Lo specchio e le schegge
- CAPITOLO 2 – Kay e Gerda
- CAPITOLO 3 – Il giardino della Maga dei Fiori
- CAPITOLO 4 – Il principe e la principessa
- CAPITOLO 5 – La figlia del brigante
- CAPITOLO 6 – La donna di Finlandia e la donna di Lapponia
- CAPITOLO 7 – Nel castello della Regina delle Nevi.
- NOTE alla Regina delle Nevi.
La Regina delle Nevi ❄ CAPITOLO 1 – Lo specchio e le schegge
Anche il paesaggio più incantevole, dentro lo specchio appariva come abbandonato e privo di bellezza. I volti delle persone venivano deformati e diventavano irriconoscibili, e anche le più belle persone apparivano repellenti.
E se lo specchio rifletteva qualcosa di brutto, lo rendeva persino orribile.
Il perfido folletto si divertiva un mondo a fare scherzi e a spaventare le persone, mostrando loro quello che lo specchio rifletteva.
E lui rideva, rideva così tanto che un giorno, per tenersi la pancia con le mani a causa delle troppe risate, fece scivolare lo specchio, che cadde a terra frantumandosi in mille pezzi.
Il perfido folletto gridò di rabbia. Il suo gioco preferito era ormai andato perduto.
La più grande sfortuna era che ogni singola scheggia di specchio frantumato possedeva il medesimo malefico potere che aveva lo specchio intero.
Alcune schegge si conficcarono negli occhi delle persone, facendo sì che vedessero il mondo come un posto triste e insopportabile in cui dover vivere per forza. Altre schegge si posarono dentro i cuori, trasformando quelle povere persone in esseri privi di sentimenti e di amore.
Quando si rese conto di cosa i frammenti del suo specchio erano stati in grado di fare, il malefico folletto rise ancora di più e continuò a ridere per tutta la sua vita, perché sapeva che tutte quelle schegge sarebbero volate per il mondo e avrebbero portato la tristezza nelle persone per chissà quanto tempo ancora.
Ma non poteva immaginare l’avventura che i suoi frammenti di specchio avrebbero fatto affrontare a due bravi e cari bambini, il giovane Kay e la dolce Gerda…
… continua nel CAPITOLO 2: Kay e Gerda
Tutti i diritti riservati.
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Note alla Regina delle Nevi
La Regina delle Nevi è forse il racconto più lungo e complesso scritto da Hans Christian Andersen.
Racconta la storia di crescita e maturità di due ragazzi, Kay e Gerda, che dovranno affrontare le loro paure più profonde per poter alla fine essere finalmente felici insieme.
Il significato profondo di questa storia lo si intuisce già daslla suddvisione in sette capitoli, che in realtà possono essere letti quasi come storie assolutamente indipendenti tra loro, ma che insieme formano una elaborata storia in cui Gerda dimostrerà di riuscire ad affrontare il mondo contando solo sulle proprie forze, e un pizzico di fortuna (che non guasta mai).
In fondo Gerda ha sempre avuto tutte le capacità di cui aveva bisogno, solo non sapeva ancora di possederle.
Mentre Kay, grazie all’amore di Gerda, solo alla fine si renderà conto di quanto illusorie e pericolose siano state le sue ambizioni.
Questo racconto è stato alla base dell’ispirazione per il famoso film della Disney “Frozen”.
Una precisazione, nel racconto originale di Andersen, Gerda incontra prima la donna di Lapponia e poi la donna di Finlandia, che però è un controsenso in quanto, ipotizzando un viaggio verso nord, si incontra prima la Finlandia e poi la Lapponia (che è una regione della stessa Finlandia).
Per essere il più coerenti possibile con la geografia, abbiamo volutamente scambiato i nomi dei due personaggi.
Speriamo che la nostra versione vi piaccia!
😊
La storia di Santa Lucia 👁
Tutti a nanna, arriva Santa Lucia!
dei bimbi sei la stella,
tu vieni a tarda sera
quando l’aria si fa nera.
Tu vieni con l’asinello
al suon del campanello,
e le stelline d’oro
che cantano tutte in coro:
“Bimbi, ora la Santa é qui…
Quelli che avete appena letto sono i primi versi di una famosa filastrocca dedicata ad una Santa molto importante, soprattutto per i bambini, in molte zone d’Italia e del resto del mondo.
Stiamo parlando proprio di Santa Lucia, la protettrice della vista. E sapete perché è amata così tanto dai bambini?
Per chi di voi ancora non lo sapesse, l’avrà sicuramente intuito: Santa Lucia porta sempre dei regali!
Da Siracusa (che è la città in cui Lucia nacque nel III sec. e la cui festa è tra le più importanti dell’anno) a Bergamo, fino ad arrivare in Svezia, la sera del 12 Dicembre, i bambini preparano una tazza di latte, un piattino con qualche biscotto, un po’ di fieno per l’asinello che accompagna Santa Lucia e corrono subito a letto.
Devono subito addormentarsi perché Santa Lucia non vuole che i bambini la vedano.
La tradizione vuole addirittura che Santa Lucia butti della cenere negli occhi dei bimbi che cercheranno di vederla mentre arriva con i suoi doni…
Al loro risveglio, i bambini troveranno la tazza ed il piattino vuoti ed il fieno sparito, ma, in cambio, ci saranno dolci e regali.
Ma come fa Santa Lucia a sapere cosa portare ad ogni bambino?
Semplice, esattamente come lo sa Babbo Natale: ha letto la letterina che ciascun bambino le ha scritto.
E arriva per moltissimi bambini in Italia…
A Bergamo, una delle città italiane in cui Santa Lucia è quasi più attesa di Babbo Natale, già all’inizio di Dicembre i bambini scrivono una letterina alla Santa raccontando i loro desideri promettendo di essere più buoni ed ubbidienti.
La devono poi portare nella Chiesa di Santa Lucia, in centro città, così la Santa la può leggerle.
Ma non è detto che porti i regali richiesti… se non si è stati abbastanza buoni, Santa Lucia lascerà un bel po’ di carbone! (Ma di quello dolce 😉)
Ma anche a Verona la mattina del 13 Dicembre è tanto attesa dai bambini. La tradizione veronese ci fa fare un viaggio nel tempo e ci porta nel XIII secolo e ci fa capire come probabilmente è nata questa tradizione…
Vi ricordate che all’inizio abbiamo detto che Santa Lucia è la protettrice degli occhi?
La leggenda narra che a Verona nel XIII secolo, scoppiò in Dicembre un’epidemia che chiamarono del “male agli occhi”, che colpiva soprattutto i più piccoli. La popolazione decise di chiedere la grazia a Santa Lucia portando i bambini, scalzi e senza mantello, nella chiesa a lei dedicata.
Ma fuori casa faceva tanto freddo e i bambini non volevano uscire.
Allora le mamme e i papà, fecero loro una promessa, molto utilizzata anche ai nostri giorni:
”Se fai il bravo, ti prendo un regalo!”.
I bambini si decisero quindi ad andare in chiesa e l’epidemia di lì a poco finì.
Da allora, la notte del 12 dicembre, Santa Lucia passa con il suo asinello a portare i regali, mentre il 13 i bambini vengono portati in chiesa per la benedizione degli occhi.
E se ci fate caso “Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia”, si festeggia proprio il 13 Dicembre. In realtà il giorno più corto dell’anno sarebbe il 21 dicembre, solstizio d’inverno, ma questo detto popolaro è nato quando Santa Lucia si festeggiava proprio a ridosso del solstizio, e la poca luce di un giorno così corto potrebbe simboleggiare il vederci poco.
Mentre in giro per il mondo…
Prima abbiamo scritto che la festa di Santa Lucia è molto sentita anche in Svezia.
Ci sono diverse versioni su come questa festa di origini italiane sia arrivata in Svezia.
E’ noto che l’aristocrazia svedese nel ‘700, la mattina del 13 dicembre si facesse servire la colazione a letto dalla figlia maggiore vestita da Lucia. Questa tradizione proseguì, tanto che nel 1927, un quotidiano di Stoccolma, lanciò un concorso tra i lettori per votare la “Lucia” più bella.
Da allora, ogni anno, in ogni città svedese, si incorona una Lucia.
Sempre il 13 dicembre in tutta la Svezia, ma anche Norvegia e Finlandia, si svolgono processioni guidate da una bimba con delle candele accese ornate di ghirlanda sulla testa seguita da damigelle e paggetti, tutti in abito bianco con in testa una coroncina di stelle dorate.
E tutti donano biscotti allo zenzero e focaccine allo zafferano, cantando Luciasangen, la canzone di Santa Lucia, che altro non è che la versione svedese della canzone napoletana Santa Lucia.
Ma dovete anche sapere che la festa di Santa Lucia è arrivata addirittura in Brasile!
Ce l’hanno portata agli inizi del ‘900 gli emigranti italiani.
Anche lì, la notte del 12 Dicembre, i bambini preparano un piatto con biscotti e fieno e vanno a nanna in attesa, la mattina seguente, di trovare i regali tanto desiderati.
Quindi, aspettando che la notte di Santa Lucia arrivi, potete leggere una delle nostre fiabe di Natale, oppure ascoltare le bellissime audiofiabe di natale 😉
A presto!
La storia di Rudolph la renna 🦌 🎅
Sapete che Babbo Natale ha una renna col naso rosso? Ed è anche la più famosa nonostante sia la più giovane di tutte… Ma questo non è importante, perché la renna Rudolph ha un naso davvero speciale!
Rudolph la renna è stata creata da Robert L. May nel 1939, e da quel momento non ha mai smesso di essere la renna che col suo naso rosso è a capo della slitta di Babbo Natale.
Noi di fabulinis abbiamo preparato la nostra versione della sua storia, ascoltala o leggila qui con noi mentre aspetti il Natale!
Guarda la videofiaba raccontata da Silvia
🖌 Disegno da colorare 🎨
Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare di Rudolph la renna!
🔊 Audiofiaba 😴
Nella pagina delle Audiofiabe, puoi ascoltare Rudolph la renna raccontata da Silvia!
La storia di Rudolph la renna 🦌 🎅 storia completa
Lì a nord viveva una famiglia di renne che aveva cinque piccoli. Il più giovane si chiamava Rudolph ed era un cucciolo particolarmente vivace e curioso.
Lui infilava il suo naso dappertutto. Ed era un naso veramente particolare. Infatti, quando Rudolph era felice, arrabbiato o si emozionava, il naso si illuminava e diventava rosso come un pomodoro.
I suoi genitori ed i suoi fratelli lo trovavano adorabile e lo amavano per questa sua particolarità, ma fin dall’asilo era diventato lo zimbello dei compagni.
“Rudolph ha il naso rosso! Rudolph ha il naso rosso!” lo prendevano in giro.
E alla scuola elementare andò anche peggio! Rudolph cercava con tutti i mezzi di nascondere il suo naso ma non ci riusciva.
Aveva provato a rimanere sempre serio, a metterci un cappuccio di gomma e addirittura a dipingerlo di nero, ma non c’era niente da fare. In qualche modo quel naso rosso e luminoso saltava sempre fuori e i suoi compagni ridevano a crepapelle. Rudolph ci restava molto male: piangeva amareggiato, e i suoi genitori e i suoi fratelli non riuscivano mai davvero a consolarlo.
Passarono gli anni e Rudolph divenne un giovane forte e agile. Finché fu abbastanza grande da poter partecipare alla selezione delle renne che avrebbero trainato la slitta di Babbo Natale.
Anche quell’anno, infatti, l’inverno era ormai alle porte e la visita di Babbo Natale visita si avvicinava. In vista di quell’appuntamento, le renne giovani e forti si facevano belle. Le loro pellicce venivano strigliate e spazzolate fino a brillare come il rame, le corna venivano lucidate fino a risplendere più della neve. Ed ecco che arrivò il gran giorno.
Tutte le renne si riunirono nel piazzale dove di solito atterrava Babbo Natale in quell’occasione e, nell’attesa, cercavano di intimorire e impressionare gli altri concorrenti. Ciascuno avrebbe infatti voluto essere scelto: trainare la slitta di Babbo Natale è un onore immenso!
Tra di loro c’era anche Rudolph, e bisogna ammettere che spiccava tra gli altri per bellezza e vigore.
Babbo Natale atterrò puntuale. Era partito da casa sua con la slitta leggera trainata solo da Donner, il suo fedele caporenna.
Babbo Natale si mise subito al lavoro ed esaminò ogni concorrente. Siccome le renne erano molte e Babbo Natale ne avrebbe scelte solo otto, ci volle molto tempo per guardarle tutte con attenzione e il tempo sembrava non passare mai. Anzi, a Rudolph sembrava un’eternità.
Quando finalmente toccò a lui, però, il suo naso diventò incandescente per l’agitazione, era quasi luminoso come il sole.
Babbo Natale lo guardò e sorrise amichevole, ma scosse la testa. – Sei grande e robusto. E sei un bellissimo giovanotto – disse – ma purtroppo non posso sceglierti. Il tuo naso rosso potrebbe spaventare i bambini.
Non potete immaginare la tristezza ed il dolore che queste parole diedero a Rudolph.
Corse nel bosco più veloce che poteva, scalpitando e ruggendo per la rabbia. A tutti gli scoiattoli che venivano a chiedergli cosa succedesse, rispondeva: – Guarda come brilla il mio naso. Nessuno ha bisogno di una renna con il naso rosso! – e piangeva per la tristezza.
Intanto il Natale si avvicinava e tutti erano così occupati con i preparativi per le feste, che nessuno si accorse che il tempo peggiorava ogni giorno di più.
Al punto che Babbo Natale, quando lesse le previsioni per la notte della Vigilia, disse preoccupato: – Come potrò trovare la strada per arrivare alle case dei bambini? Nevicherà così tanto che rischio di non vedere nemmeno le mie renne!
Quella notte non riuscì a dormire. Doveva trovare una soluzione. Perciò decise di tornare al paese delle renne, forse loro avrebbero potuto aiutarlo.
Ma nevicava così tanto che Babbo Natale non riusciva a vedere niente tranne una luce rossa. Tutto ciò che era intorno a lei era illuminato a giorno.
Babbo Natale si avvicinò e si accorse che quella luce proveniva dal naso della renna che lui aveva scartato. La ricordava benissimo.
– Ciao – le disse – mi ricordo ti te. Ti dissi che il tuo naso avrebbe spaventato i bambini, ma mi rendo conto che è eccezionale. Illumina a giorno la strada anche nella bufera. Ti va di essere la prima delle renne attaccate alla mia slitta e di mostrarmi così la strada per raggiungere i bambini?
Rudolph non credeva alle sue orecchie: per l’emozione inciampò nella neve e il suo naso divenne ancora più rosso.
Finalmente rispose: – Naturalmente, lo farò volentieri. Mi fa un enorme piacere.
– Allora ti aspetto domani sera con tutti gli altri. Dobbiamo partire puntuali per essere sicuri che i bambini ricevano i loro doni a mezzanotte.
Figuratevi la faccia dei compagni di Rudoplh quando lo videro a capo della squadra di renne. Loro l’avevano sempre preso in giro per il suo naso bizzarro, ma proprio quel naso si era rivelato indispensabile per permettere a Babbo Natale di portare a termine la sua missione.
Nonostante la bufera di neve, la slitta partì puntuale e fece tutto il suo giro senza intoppi. La luce del naso di Rudolph aveva guidato le renne sane e salve.
Il giorno dopo Rudolph venne festeggiato come un eroe. Le renne ballarono e cantarono felici perché una di loro era entrata nella storia.
Da allora Rudolph è sempre a capo della slitta di Babbo Natale, per illuminargli la strada e far sì che tutti i bambini ricevano il loro regalo di Natale.
⚜ Fine della fiaba ⚜
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Continua la magia del Natale con un altro bel racconto! 🎅🎄
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Il primo albero di Natale 🎄
Tanto tempo fa non c’erano gli alberi di Natale perchè nessuno li aveva ancora inventati! Ma chi sarà mai stato quindi ad avere questa splendida idea?!
Questa simpatica fiaba risponde in modo semplice e allegro a questa domanda; è stata ripresa da una leggenda nordica che noi di fabulinis abbiamo pensato di riscrivere usando un po’ di immaginazione.
Ecco allora una storia natalizia, adatta a questo periodo dell’anno in cui i bambini sognano e sperano di vedere realizzare i loro desideri.
Guarda la videofiaba raccontata da Silvia
🖌 Disegno da colorare 🎨
Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare del primo albero di Natale!
🔊 Audiofiaba 😴
Nella pagina delle Audiofiabe, puoi ascoltare il primo albero di Natale raccontata da Silvia!
Il primo albero di Natale 🎄 racconto completo
Tra poco sarebbe dovuto partire con la sua slitta per portare i doni ai bambini di tutto il mondo, ma un pensiero lo tormentava.
Rifletteva su come lo spirito del Natale fosse cambiato negli ultimi anni.
Certo, i bambini erano felici di ricevere giocattoli e dolci, ma lui avrebbe voluto che cantassero e ballassero con le loro famiglie per festeggiare il Natale, cosa che purtroppo ormai accadeva sempre più raramente.
Avrebbe voluto riportare di nuovo tutta questa gioia ai bambini, ma non gli era venuta nessuna bella idea.
“Adesso ne parlerò con il mio aiutante Gimpy.” pensò. “Dobbiamo incontrarci per organizzare la distribuzione dei regali, magari insieme riusciamo a trovare una soluzione anche per questa cosa.”
Gimpy stava già aspettando Babbo Natale nella casetta in mezzo al bosco da dove partivano tutti i regali. Appena vide Babbo Natale gli corse incontro, ma si fermò, vedendolo così cupo.
– Cosa succede, Babbo Natale? Non sei pronto per andare a portare i regali ai bambini?-
– Non lo so – rispose Babbo Natale. – Quest’anno mi sento tanto stanco, forse è successo qualcosa che mi ha fatto perdere l’entusiasmo. Cibo e giocattoli vanno bene, ma bisognerebbe trovare un’idea nuova per rendere davvero felici le persone, per farle di nuovo cantare e ridere di gioia…
– Ci avevo pensato anch’io sai, ma non è così facile – disse Gimpy pensieroso.
– Lo so – continuò Babbo Natale, – E io ormai sono troppo vecchio. A forza di pensare ad inventare qualcosa, mi è perfino venuto mal di testa. Se si va avanti così, rischiamo che il Natale diventi una festa come tutte le altre, e questo mi renderebbe davvero molto triste.
Nel frattempo era arrivata la sera. La luna ormai saliva in cielo e il tempo iniziava a stringere, perciò decisero di fare una passeggiata: camminare nel bosco li avrebbe forse aiutati a trovare un po’ di ispirazione.
Cammina cammina, giunsero ad una grande radura circondata da piccoli e grandi abeti. Era un posto bellissimo. La neve brillava sui rami degli alberi e, sotto la luce della luna, sembrava fatta d’argento.
Gli abeti scuri per la notte e bianchi per la neve formavano un paesaggio incantato.
Rimasero però colpiti da un abete in particolare: aveva dei ghiaccioli che penzolavano dalla punta dei rami e che scintillavano per i riflessi di luce. Non avevano mai visto niente di simile.
Gimpy si avvicinò a quell’abete ed esclamò: – Che meraviglia! Babbo Natale, non è bellissimo quest’albero?
– Sì, davvero… – rispose Babbo Natale.
– Mele? – chiese meravigliato Babbo Natale
– Su, veloce, ho avuto un’idea. Dobbiamo legarle con delle cordicelle in modo da poterle appendere all’abete.
Babbo Natale era molto perplesso, ma iniziò a cercare nel suo grande sacco e trovò sia delle mele che un po’ di corda.
Fabbricò dei piccoli lacci con la corda e, dopo averci legato le mele, le diede a Gimpy. L’elfo le prese, le lucidò bene fino a farle diventare di un rosso acceso e le appese all’albero. Quando finì sorrise soddisfatto.
– Già che ci siamo, attacchiamoci anche delle noci – continuò Gimpy.
Babbo Natale era sempre più confuso, non riusciva a capire dove l’elfo volesse andare a parare. Ma lo vedeva così deciso che non replicò.
Gimpy sfregò le noci su un panno speciale che portava sempre con sé, così da farle diventare dorate.
Quando ebbero finito, Gimpy chiese ancora: – Per caso nel tuo sacco hai delle luci, Babbo Natale?
– Purtroppo no, ma ho delle candeline, e dei fiammiferi per accenderle.
– Perfetto! – gridò Gimpy con gioia. Così presero anche tutte le candeline e le misero sui rami dell’abete e sulla sua cima. Poi le accesero.
Lo spettacolo era meraviglioso.
Nel buio, questo piccolo albero brillava come una stella, le mele mandavano riflessi rossi e le noci lo facevano splendere come se fosse d’oro. Gimpy batteva le mani e rideva felice, mentre Babbo Natale non era più arrabbiato.
Gimpy, serio ma felice, guardò Babbo Natale e disse – Ora portiamo l’albero giù in paese così com’è.
Così fecero. Giunsero in paese a notte fonda, quando tutti ancora dormivano. Gimpy indicò la porta della casa più povera del villaggio, la aprì piano e aiutò Babbo Natale a portare dentro l’abete.
Lo sistemarono in mezzo al salotto e Babbo Natale ci lasciò sotto anche un sacco di belle cose: dolci, giochi, mele e noci. Poi, sempre in silenzio, andarono via.
La mattina dopo, il più piccolo dei bambini che abitavano in quella casa si alzò per primo e, come sempre, andò in salotto.
Immaginate quanto grande fu lo stupore nel vedere lo spettacolo dell’albero addobbato!
Corse subito a svegliare mamma, papà e i fratelli, e tutti, sbalorditi per quella meravigliosa sorpresa, cominciarono a ballare e cantare intorno all’albero tenendosi per mano.
La gioia era talmente grande che non guardarono nemmeno i regali: l’albero era il vero dono per tutti.
I vicini, sentendo tutto quel cantare, corsero a vedere e a poco a poco tutto il paese si riversò in quella casa.
Rimasero tutti incantati e volevano tutti un abete così in casa loro!
Andarono nel bosco a prendere un abete e lo addobbarono con mele, noci e luci, proprio come quello fatto da Babbo Natale e Gimpy.
Quando fu sera, in ogni casa si poteva vedere brillare un albero e si potevano sentire canti di Natale.
Nel giro di pochi anni tutte le famiglie del mondo iniziarono ad addobbare un abete per Natale.
Ma la cosa più importante era che Babbo Natale era riuscito a rendere unica e indimenticabile la festa del Natale.
⚜ Fine della fiaba ⚜
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Jack e il fagiolo magico
“Jack e il fagiolo magico” dall’album audiofiabe di fabulinis.com.
Audiofiabe Classiche 🏰
Tutte le più belle audiofiabe classiche per la buonanotte le trovi qui!
Scorri la pagina per trovare l’audiofiaba della buonanotte che preferisci, per accompagnare dolcemente i tuoi bimbi verso una splendida e serena nanna 😊
🔊 Playlist Audiofiabe 😴
Alla fine della pagina troverai anche la playlist completa con tutte le audiofiabe da ascoltare una di seguito all’altra! 😉
Se invece preferisci essere tu a leggere le fiabe al tuo bimbo, trovi tutti i racconti con i testi completi nella pagina “Tutte le Fiabe classiche 👸🤴“
Playlist completa delle Fiabe classiche 🏰
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jack e il fagiolo magico da colorare thumb
jack e il fagiolo magico cover
jack e il fagiolo magico, fiaba per bambini
jack e il fagiolo magico da colorare
Jack e il fagiolo magico 🌱
Jack ha trovato un fagiolo magico, ma ancora non sa quali avventure gli toccherà affrontare per salvare sè stesso e la sua mamma dal terribile gigante!
Jack e il fagiolo magico, conosciuto anche come Jack e la pianta di fagioli, è un racconto popolare di origine inglese ma famoso anche da noi, a volte in italiano “Jack” viene tradotto come “Giacomino”.
Ne esistono molte varianti tra cui una molto elaborata scritta da Andrew Lang, noi di fabulinis abbiamo voluto renderla il più semplice e scorrevole possibile, così che anche i più piccoli possano divertirsi a leggerla!
🖌 Disegno da colorare 🎨
Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare di Jack e il fagiolo magico!
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🌟 Favola breve 🤏
Giornata stancante? Vai di fretta? Abbiamo preparato anche la versione breve di Jack e il fagiolo magico!
Jack e il fagiolo magico 🌱
Era appena finito un duro inverno e la mamma, che era rimasta malata per molto tempo, mandò Jack a vendere la loro unica mucca al mercato. Contava così di avere un po’ di denaro per andare avanti, in attesa di rimettersi in sesto e poter riprendere a lavorare.
Jack si recò quindi a vendere la mucca al mercato. La sua attenzione fu attirata da un vecchio mercante con una lunga barba bianca, che gli si avvicinò con in mano qualcosa.
Erano degli strani fagioli e raccontò al ragazzo che erano magici:
– Se li pianti oggi, domani avrai una pianta così alta da toccare il cielo! – gli disse, e persuase Jack a scambiare la mucca con quei fagioli.
Quando sua madre, invece dei soldi che si aspettava per la mucca, vide in mano a Jack solo dei fagioli, andò su tutte le furie. Li prese e li gettò in giardino e per punizione mandò Jack a letto senza cena.
All’alba Jack si svegliò e d’istinto uscì in giardino, dove scoprì con stupore che uno dei fagioli era cresciuto durante la notte, ed era così alto che scompariva tra le nuvole!
“Sarebbe facile scalarlo” si disse Jack e, senza pensarci due volte, iniziò immediatamente a salire. Salì finchè persino l’alto campanile della chiesa sembrava piccolo, e ancora non riusciva a vedere la cima della pianta di fagioli!
Finalmente raggiunse la cima della pianta e si ritrovò in un bosco con al centro un grande castello.
Jack decise di entrare. Bussò forte e, poco dopo, la porta fu aperta da una spaventosa Gigantessa che, sorpresa, gli disse:
– E tu da dove sbuchi fuori?
Non appena Jack la vide cercò di scappare, ma lei fulminea lo prese per la collottola e lo trascinò nel castello tutta felice.
– Oh che bello, finalmente ho trovato un nuovo sguattero e io sarò libera da tutte le faccende domestiche! Pulirai la casa, sistemerai il giardino e farai tutto quello che ti dico quando il Gigante mio marito è fuori dal castello – poi si fermò e lo guardò dritto negli occhi – però, quando lui è a casa, devo nasconderti, perché finora ha divorato tutti i miei sguatteri e tu saresti un boccone molto delizioso, ragazzino – e trascinò Jack fino alle cucine.
Il povero ragazzo era spaventato a morte…
– Sono pronto ad aiutarvi e a fare tutto il possibile per servirvi, mia signora – disse – solo vi prego di nascondermi bene da vostro marito, perché non mi piacerebbe affatto essere mangiato…
– Sei un ragazzo molto intelligente – disse la gigantessa, annuendo – ora devo nasconderti, tra poco mio marito arriverà per colazione – e lo rinchiuse in un grande armadio con un’enorme serratura, da cui Jack poteva vedere cosa succedeva nella stanza.
Poco dopo si sentirono dei passi pesanti avvicinarsi alla cucina, e poi una grossa voce tuonare:
– Moglie! Sento profumo di giovanotto nel castello! Fammelo mangiare a colazione!
– Sei invecchiato caro mio – gli rispose la gigantessa a voce alta – È solo il profumo di una bella bistecca di elefante… siediti e fai una buona colazione – e gli mise davanti un piatto enorme di carne saporita e fumante, cosa che gli fece molto piacere e gli fece dimenticare la sua idea di un giovanotto nel castello.
Jack osservava tutto dal buco della serratura.
Finita la colazione ordinò alla moglie di portargli la sua gallina che deponeva le uova d’oro. La Gigantessa tornò presto con una gallinella marrone, che posò sulla tavola davanti al marito che disse:
– Deponi! – e immediatamente la gallina depose un uovo d’oro.
Jack non credeva ai suoi occhi, se avesse avuto una gallina del genere lui e sua madre non avrebbero mai più patito la fame…
Poco dopo il Gigante posò la gallina sul pavimento, e subito dopo si addormentò profondamente, la moglie invece aveva preso alcuni panni ed era andata al fiume per lavarli.
Jack allora aprì l’anta dell’armadio e sgattaiolò fuori con molta cautela, prese in braccio la gallina, e si affrettò a lasciare il castello il più velocemente possibile, scendendo dal gigantesco tronco del fagiolo magico come un fulmine.
Quando sua madre lo vide ritornare pianse di gioia, perché aveva temuto che Jack fosse scappato di casa per colpa della punizione della sera precedente.
Ma Jack posò la gallina marrone davanti a lei e le raccontò della scalata sul fagiolo magico, di come era entrato nel castello del Gigante e tutte le sue avventure. La madre fu molto contenta di vedere la gallina, che li avrebbe certamente tolti dalla povertà.
Passavano i giorni e il fagiolo magico era sempre lì, gigantesco e alto fino al cielo. Jack lo guardava e pensava a quali altri tesori poteva trovare dentro il castello del Gigante, così un giorno ebbe un’idea.
Il Gigante entrò dicendo:
– Moglie! Sento profumo di giovanotto nel castello! Fammelo mangiare a pranzo!
– Sei invecchiato caro mio – gli rispose la gigantessa a voce alta – È solo il profumo di un arrosto succulento… siediti e fai un buon pranzo – e gli mise davanti un piatto enorme, pieno di arrosto fumante, cosa che gli fece molto piacere e gli fece dimenticare la sua idea di un giovanotto nel castello.
Jack osservava tutto dal buco della serratura.
Finito il pranzo ordinò alla moglie di portargli i sacchi con i denari, che voleva contarli. La Gigantessa tornò presto con due grandi sacchi, che posò sulla tavola davanti al marito.
– Tieni – disse la Gigantessa – questo è tutto ciò che resta del denaro del barone che viveva nel castello, quando l’avrai speso tutto dovremo andare a prendere il castello di qualcun’altro – e uscì dalla stanza.
Il Gigante scrollò le spalle, tirò fuori mucchi e mucchi di monete d’oro, e iniziò a contarle finché non fu stanco. Poi rimise tutto nei sacchi e, appoggiandosi allo schienale della sedia, si addormentò profondamente.
Jack sgusciò fuori piano piano dall’armadio e, prendendo i sacchi di denaro, corse via. Ridiscese dal fagiolo magico e corse da sua madre.
– Guarda madre, ti ho portato due sacchi pieni d’oro!
– Oh, Jack… tu sei un bravissimo ragazzo, ma non devi più mettere a rischio la tua preziosa vita nel castello del Gigante! Non devi andarci mai più!
Jack annuì per far felice sua madre, ma era deciso a tornare ancora nel castello del Gigante.
Così, qualche giorno dopo, si arrampicò ancora una volta, entrò nel castello senza farsi vedere e si nascose dentro l’armadio.
Poco dopo il Gigante tornò a casa, e appena varcò la soglia ruggì:
– Moglie! Sento profumo di giovanotto nel castello! Fammelo mangiare a cena!
– Sei invecchiato caro mio – gli rispose la gigantessa a voce alta – È solo il profumo di un porcellino grigliato… siediti e fai un buona cena – e gli mise davanti un piatto enorme con sopra un porcellino fumante, cosa che gli fece molto piacere e gli fece dimenticare la sua idea di un giovanotto nel castello.
Quando ebbe mangiato tutto il Gigante disse:
– Moglie, portami la mia arpa farò un po’ di musica mentre tu farai la tua passeggiata.
La Gigantessa obbedì e tornò con una bella arpa tutta scintillante di diamanti e rubini e con le corde d’oro.
Il Gigante disse rivolgendosi all’arpa – suona! – e l’arpa, che era magica, si mise a suonare una dolce melodia che ben presto lo fece addormentare.
Jack sgattaiolò fuori dall’armadio, controllò che la Gigantessa fosse uscita, afferrò l’arpa dalle mani del Gigante e corse via come il vento.
Ma proprio mentre stava per uscire dal castello, l’arpa magica gridò:
– Aiuto! Aiuto!
Il Gigante si svegliò, con un tremendo ruggito balzò dalla sedia e in due passi raggiunse il portone. Voleva acciuffare il ladro che stava cercando di rubargli l’arpa magica.
E stava per riuscirci! Jack, però, era molto agile, sfuggì alle grinfie del Gigante e corse giù dal tronco del fagiolo magico.
Il Gigante cercò di inseguirlo ma, data la sua stazza, si muoveva in modo molto lento e goffo.
Jack fece quindi in tempo ad arrivare a casa e prendere l’ascia, con la quale diede tre colpi ben assestati al tronco del fagiolo magico. La pianta, abbattuta, cadde a terra ma, non appena il tronco del fagiolo magico toccò il terreno, svanì come per magia, e con esso sparirono il Gigante, la Gigantessa e il loro Castello.
Jack e sua madre non credevano ai loro occhi.
Si misero a cantare e ballare dalla gioia di essersi liberati del Gigante cattivo, e grazie alla gallina dalle uova d’oro, i sacchi di denaro e l’arpa magica che gli avevano sottratto, vissero per sempre felici e contenti.
⚜ Fine della fiaba ⚜
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Dovremmo imparare dalle clessidre: ti esaurisci, ti capovolgi e ricominci
Dovremmo imparare dalle clessidre:
ti esaurisci, ti capovolgi
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Il Presepe e la sua storia 🌠
E’ la notte di Natale dell’anno 1223…
Da dove nasce la tradizione di fare il presepe prima di natale?
Oggi faremo un altro dei nostri viaggi nel tempo alla scoperta di qualcosa di speciale.
E questa volta possiamo davvero definire “speciale” il protagonista del nostro viaggio.
Guarda l’articolo raccontato da Silvia e William, oppure leggilo più sotto!
In questo periodo dell’anno è presente in molte case, nelle Chiese, nelle piazze, nelle vetrine dei negozi. Realizzato con materiali semplici oppure ricercati, a grandezza naturale o piccolissimo (alcuni addirittura dentro il guscio di una noce).
Può essere “vivente”. Può essere moderno oppure tramandato di padre in figlio, con statuine che vengono conservate con la massima cura perché ricche di ricordi.
Potremmo andare avanti ancora per chissà quanto, ma ma adesso scopriremo come è nato…
Il Presepe e la rappresentazione della Natività
Torniamo alla notte di Natale del 1223 ed incontriamo un giovane che ha un posto nel cuore di tutti noi, un giovane che sarebbe poi diventato uno tra i Santi più amati, San Francesco d’Assisi. Sì, dobbiamo proprio a San Francesco la nascita della tradizione del presepe a Natale.
Nel 1219 era partito per l’Oriente come Crociato ed aveva visitato i luoghi in cui Gesù aveva vissuto. Tra questi luoghi c’era Betlemme, il villaggio in cui Gesù era nato. Betlemme lasciò un segno importante in San Francesco, tanto che una volta tornato in Italia, pensando a quel luogo così importante, decise, insieme ai frati che predicavano con lui, di provare a celebrare il Natale in modo diverso dalla tradizione precedente.
E questo modo diverso, nuovo, non poteva che essere la rappresentazione della Natività.
Il primo Presepe della storia
All’epoca, il Papa in carica era Onorio III, il quale fu subito d’accordo con questa proposta.
Il luogo prescelto per il primo presepe fu Greccio, un borgo medievale (si trova nella provincia di Rieti ed oggi è annoverato tra i borghi più belli d’Italia) alle pendici del monte Lacerone, che a San Francesco ricordava in qualche modo la vera Betlemme.
Venne preparata una mangiatoia e portati un bue ed un asinello, che secondo la tradizione si trovavano vicino al bambino. Non c’erano statue, non c’erano raffigurazioni di altro tipo, ma si dice che quella notte di Natale del 1223, insieme ai frati e a San Francesco, fossero presenti alla celebrazione uomini e donne provenienti non solo da Greccio, ma anche dai paesi vicini.
Nel luogo in cui avvenne la rappresentazione, in seguito venne costruito un Santuario, il Santuario del Presepe, la cui cappella è stata realizzata nella grotta usata da San Francesco. Quel Natale in seguito, ha portato alla rappresentazione della Natività come la conosciamo noi oggi, con immagini e simboli, che ogni anno ricreiamo nelle nostre case.
Semplicità di casa
In ogni presepe tradizionale compaiono una grotta o una capanna, la mangiatoia in cui fu deposto il Bambino dalla sua mamma, Maria e da suo papà, Giuseppe, il bue e l’asinello, gli angeli, i pastori e le pecore.
La statuina di Gesù, di solito, viene messa nella mangiatoia la notte di Natale, tra il 24 ed il 25 Dicembre. Mentre bisognerebbe aspettare il 6 Gennaio per veder comparire le statuine dei tre Re Magi, che arrivarono ad adorare Gesù il giorno dell’Epifania.
Questo è quello che simpaticamente possiamo considerare il “modello base”, al quale la fantasia popolare, oppure la tradizione locale, ha da sempre aggiunto una miriade di particolari, a volte molto suggestivi.
Il paesaggio viene arricchito con cieli stellati, con ruscelli o laghetti (io, da piccola, a casa dei miei nonni, mettevo uno specchio in mezzo al muschio e ci mettevo a nuotare delle piccole ochette. E voi?), e delle piccole casette per ricreare l’atmosfera dei borghi. E non ci sono solo pastori tra le statuine, ma anche altri personaggi che svolgono i più diversi mestieri.
Presepi speciali
Sapete che esistono dei presepi molto particolari?
A Bologna, nella Basilica di Santo Stefano è conservato il presepe, con statue “a tutto tondo”, più antico di cui si abbia notizia. Venne scolpito, usando legno di olmo e tiglio, verso la fine del XIII secolo, ma venne poi colorato nel 1370.
Dopo aver subito vari restauri nel corso dei secoli, nel 2006, a Natale, è stato messo in una teca protettiva di vetro, perché lo si possa continuare ad ammirare in tutto il suo splendore.
Lasciamo Bologna ed andiamo a Roma dove, in Santa Maria Maggiore, è conservato il più antico presepe in altorilievo. E’ stato scolpito da Arnolfo di Cambio e risale al 1289!
Restiamo in Centro Italia e andiamo ad Urbino dove, tra le meraviglie artistiche della città, c’è anche un presepe del 1555 in stucco, pietra pomice e tufo, con statue a grandezza naturale. Lo si può visitare nell’Oratorio di San Giuseppe ed è collocato in una cappella il cui soffitto è stato rivestito anch’esso di stucco e tufo per ricreare una grotta.
E se volessimo andare a visitare uno sterminato presepe, con statuine di ogni tipo che raffigurano anche i personaggi famosi di oggi? Basta andare nella…
La via dei Presepi di Napoli
A Napoli, in Via San Gregorio Armeno, dal 1700 questa strada è nota in tutto il mondo per le botteghe artigiane in cui si realizzano statuine per il presepe. Si possono visitare tutto l’anno, ma è durante il periodo natalizio che vengono realizzate delle vere e proprie esposizioni. E si possono acquistare delle vere e proprie opere d’arte!
Per creare i presepi ci sono artigiani incredibilmente abili. Accanto a questa abilità, troviamo spesso una notevole eccentricità, che ci fa trovare, vicino alle statuine “classiche”, anche altre che ripropongono personaggi famosi e protagonisti della cronaca mondana.
Napoli è molto legata alla tradizione del presepe, tanto che esiste il cosiddetto “presepe napoletano”, diffuso in tutto il Sud dell’Italia. Si tratta di presepi ambientati in paesi o città, particolarmente ricchi di personaggi (soprattutto in terracotta), con scene decisamente sfarzose ed elaborate.
Ci sono anche dei personaggi ricorrenti come la zingara (che prevede la passione di Gesù), i dodici venditori (che rappresentano i mesi dell’anno), il vinaio, il pescatore e Benino, un pastorello che dorme e che, nei sogni, dà origine al presepe.
Statu(in)e vive!
Ma il presepe non è solo realizzato con le statuine.
In tutta Italia è diffusa, come accennato all’inizio, la tradizione del presepe vivente. In qualunque regione vi possiate trovare, sono sicura che sono molti i paesi che, coinvolgendo gli abitanti del luogo, mettono in scena delle vere e proprie rappresentazioni teatrali per raccontare la Natività.
Incredibilmente suggestivo è quello messo in scena a Matera, in Basilicata. Dentro un centro storico che ricorda Betlemme, ogni viuzza è animata da artigiani e da pastori che indicano al turista la via verso la grotta della Natività.
Molto coinvolgente è anche quello di Dogliani, in provincia di Cuneo. Pensate, ben 350 figuranti animano il centro storico del paese trasformando le abitazioni in tante piccole botteghe.
E a San Biagio, in provincia di Mantova, sono 150 gli abitanti del paese che ricreano un vero e proprio villaggio attorno alla capanna di Gesù.
Sarebbero ancora tantissimi i luoghi da visitare e non solo in Italia (la tradizione del presepe è diffusa praticamente ovunque), perché ogni paese ha il suo presepe tradizionale in chiesa o in piazza.
E quasi in ogni casa, ogni anno accanto all’albero illuminato, c’è un presepe magari realizzato dai bimbi di casa, cosa che aggiunge magia alla festa più attesa dell’anno.
E aspettando che questo momento magico arrivi, potete leggere una delle nostre fiabe di Natale, oppure ascoltare le bellissime audiofiabe di natale 😉
A presto!