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Autore: William

Il principe felice 🤴

Un grande cuore può nascondersi ovunque, anche dentro una fredda statua di metallo.

Tutti possiamo fare molto per aiutare gli altri, e il racconto Il principe felice mostra che perfino una statua ci può riuscire grazie all’aiuto di un valido amico.

Questa fiaba originariamente scritta da Oscar Wilde, ci insegna che la cosa migliore che si possa fare è donare quanto si ha di più prezioso agli altri, così da essere amati e ricordati per sempre.

Guarda la videofiaba raccontata da Silvia

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Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare del principe felice!

🔊 Audiofiaba 😴

Nella pagina delle Audiofiabe, puoi ascoltare il principe felice raccontata da Silvia!

Il principe felice 🤴 storia completa


C’era una volta un principe, ma non un principe qualunque, lui era un Principe felice.
Durante il suo regno ci fu pace e prosperità, tanto che alla sua morte tutta gli abitanti della città decisero di erigere in suo onore una statua tutta d’oro, con zaffiri per occhi e rubini sull’elsa della spada.
Così da quel giorno la statua del Principe felice fece sempre compagnia alla gente della città.

Ma passarono molti anni, talmente tanti che le persone quasi non si ricordavano più del perché quella statua si chiamasse “il Principe felice”.
Una sera di fine estate una rondine, che stava volando verso sud per passare l’inverno al caldo, decise di riposarsi ai piedi della statua.

– Qui troverò un po’ di riparo – pensò la rondine.
Stava per mettere la testolina sotto l’ala per dormire quando una goccia le cadde addosso. Guardò il cielo, ma lo vide tutto stellato e senza una nuvola.
– Che strana cosa, piove col cielo sereno – e rimise la testa sotto l’ala.
Ma un’altra goccia le cadde addosso, alzò la testa e non vide nulla di strano.
– Ma guarda te, questa statua non riesce a ripararmi nemmeno dalla pioggia, disse guardando verso il viso del principe felice, e fu allora che cadde un’altra goccia, proprio sulla sua testa.

La rondine capì: quelle non erano gocce di pioggia, erano lacrime che cadevano dagli occhi della statua. Spiccò il volo e andò a vedere meglio.
– Cosa ti succede statua, perché piangi? – chiese la rondine.
– Sono il Principe felice, e piango perché da qui posso vedere tutte le miserie del mio popolo, e il mio cuore anche se di piombo, è molto triste.

– Mi spiace molto – disse la rondine, colpita dall’espressione addolorata della statua.
– Cara rondine, tu potresti aiutarmi. Giù in quella casa c’è una donna molto povera, il suo lavoro di ricamatrice non le permette di guadagnare abbastanza soldi per curare il suo bambino malato. Le porteresti il rubino che ho incastonato nella spada? – disse il Principe felice.
– Ma io devo volare verso sud… – replicò la rondine.
Ma lo sguardo pieno di lacrime del principe la commosse.
– Va bene, solo per questa notte rimarrò qui e ti aiuterò.

La rondine prese il rubino e lo portò alla donna, e quando vide suo figlio a letto con la febbre alta si fermò un attimo sopra il suo viso a rinfrescarlo col suo battito d’ali.
Poi tornò dal Principe felice e riposò.
La sera seguente la rondine disse al principe che sarebbe partita.

– Rondine mia, resta ancora una notte. Vedo un giovane che è affamato e vive al freddo in quella casa, prendi uno degli zaffiri che mi fanno da occhi e portaglielo.
La rondine sul momento protestò, ma il principe insistette, e il buon cuore della rondine lo accontentò e portò lo zaffiro al giovane.
Il giorno dopo la rondine cercò di salutare il Principe, ma lui le chiese di rimanere un’ultima notte: c’era una piccola fiammiferaia da aiutare, non aveva venduto nemmeno un fiammifero, e di certo non avrebbe passato una bella notte se non avesse ricevuto aiuto.

– Portale l’altro zaffiro che ho per occhio – la disse il Principe felice.
– Ma così rimarrai cieco! – esclamò la rondine.
– Non importa.
Così la rondine prese lo zaffiro e lo portò alla piccola fiammiferaia, che non sapeva come ringraziarla dalla gioia.
La rondine tornò dal principe, e notò che il suo viso era più sereno. Ma ora era cieco e non poteva lasciarlo così da solo.

– Tu ora non puoi più vedere la gente della tua città… rimarrò io al tuo fianco, e sarò i tuoi occhi – gli disse.
– Ma rondine mia, tu devi andare al caldo verso sud!
Ma la rondine non volle lasciarlo e iniziò a volare per tutta la città e raccontargli tutto quello che vedeva. Quando incontrava un mendicante, un povero o un bisognoso, prendeva una fogliolina d’oro dal corpo della statua del Principe felice e andava a portargliela.

Finché la statua del Principe felice divenne tutta grigia e spoglia, senza più neanche una fogliolina d’oro sopra.
Ma nonostante questo, ora gli abitanti della città erano tutti un po’ più felici.
Finalmente sul viso del Principe c’era un gran sorriso, e la rondine non smise mai di fargli compagnia.

⚜ Fine della fiaba ⚜

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La Sirenetta 🧜‍♀️🌊

Ariel la sirenetta, per realizzare il proprio sogno è disposta a rischiare il tutto per tutto…

La Sirenetta è la fiaba del “cambiamento” per raggiungere i propri desideri, una sorta di crescita interiore, dove bisogna prima perdere qualcosa di molto importante prima di a provare ad inseguire i propri sogni.

E’ forse la fiaba più conosciuta scritta da Hans Christian Andersen, e in essa sono contenute tutte le emozioni che il grande scrittore ha saputo regalarci con i suoi racconti.

⚠️ ATTENZIONE!
Questa è la versione rielaborata da fabulinis, NON c’entra quasi nulla col famoso film della Disney, ma ricalca abbastanza fedelmente la versione originale di Andersen, discostandosene solo per il finale.

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Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare della Sirenetta!

Indice dei capitoli

  1. CAPITOLO 1
  2. CAPITOLO 2
  3. CAPITOLO 3

La Sirenetta 🧜‍♀️🌊 CAPITOLO 1


C’era una volta, in fondo al mare, un regno magico governato dal Re del Mare.

Il Re del Mare era rimasto vedovo, e a curare le sue sei figlie sirene c’era l’anziana nonna, che non faceva mancare loro nulla e le riempiva di amore e attenzioni.

La più piccola delle principesse sirene, Ariel, era anche la più bella di tutte e, oltre alla bellezza, aveva ricevuto in dono anche una voce capace di incantare chiunque la ascoltasse.

Ariel e le sue sorelle giocavano tutto il giorno sul fondo del mare e nei giardini del Castello, pieni di fiori e piante acquatiche, mentre la sera amavano ascoltare le storie degli uomini che vivevano in superficie e solcavano i mari, raccontate dalla loro cara nonna.

Ad Ariel queste storie piacevano molto, e la facevano sognare ad occhi aperti, immaginandosi avventure incredibili ed emozionanti.
Così non smetteva mai di chiedere sempre maggiori particolari all’anziana nonna, che alla fine ripeteva sempre a lei e le sue sorelle:
– Alla vostra maggiore età, potrete nuotare fino alla superficie, e vedere con i vostri occhi il mondo degli esseri umani.
Ariel non vedeva l’ora, ma era la più piccolina tra le sorelle e avrebbe dovuto aspettare a lungo…

Finalmente la più grande delle sorelle giunse alla maggiore età, e con enorme emozione intraprese il suo viaggio verso la superficie. Quando tornò aveva mille cose da raccontare, ma la cosa più bella di tutte era l’esser stata sdraiata al chiaro di luna su una spiaggetta riparata, guardando in lontananza la città piena di luci e rumori degli uomini.

Ariel l’ascoltava rapita, e ne avrebbe voluto sapere sempre di più, ma per ora doveva accontentarsi della sua immaginazione…
L’anno successivo fu il turno della seconda sorella, che al ritorno dal suo viaggio in superficie raccontò del tramonto infuocato e del cielo color oro che le aveva incantato gli occhi.

E poi toccò alla terza sorella, che più coraggiosa di tutte volle risalire il fiume per vedere palazzi, castelli, campi coltivati e vigneti immersi in uno splendido bosco dove cantavano gli uccellini.

La quarta sorella invece non era tanto coraggiosa, e quando toccò a lei risalire in superficie, era rimasta in alto mare a vedere le navi che passavano lontane e a giocare insieme ai delfini.

E l’anno dopo ancora toccò alla quinta sorella, era inverno e quando arrivò in superficie incontrò dei grandi blocchi di ghiaccio, grandi come isole, su cui si poteva passare il tempo ad ammirare i maestosi cieli grigio azzurri invernali.

Mancava solo Ariel, che la sera guardava con un velo di tristezza le sorelle prendersi per mano e nuotare lentamente verso la superficie.

Finalmente arrivò il grande momento anche per Ariel e il giorno della sua maggiore età abbracciò forte le sue sorelle, la nonna e il padre prima di nuotare leggiadra verso la superficie.

Quando uscì dall’acqua il sole stava tramontando e in lontananza c’era una grande nave piena di marinai che andavano e venivano. Decise di andare a guardare più da vicino.

Sul ponte della nave i marinai vociavano e cantavano, mentre attraverso i finestrini della nave si vedevano molte persone vestite elegantemente. Si stavano tutti preparando alla grande festa per il compleanno del Principe che si sarebbe tenuta quella sera stessa.

Non appena fu buio iniziarono i balli e poi, finalmente, il Principe uscì sul ponte. In quel momento furono sparati dei razzi che fecero mille fuochi colorati nel cielo. Ariel non aveva mai visto una cosa simile.

Com’era bello il giovane Principe! Stringeva la mano di tutti i suoi amici, e sorrideva mentre la musica suonava nella notte incantevole. Ariel lo guardava mentre il suo cuore batteva sempre più forte.

Ad un tratto però il vento iniziò a soffiare forte, nere nubi cariche di lampi e fulmini si stavano avvicinando velocemente. Tra non molto sarebbe arrivata una tempesta.

I marinai ammainarono in fretta le vele mentre il mare si ingrossava e le onde si facevano sempre più alte e forti. La nave gemeva e scricchiolava. L’albero maestro si spezzò sotto il forte vento e la nave iniziò velocemente ad imbarcare acqua; in pochi minuti era praticamente già affondata.

Ariel capì che tutto l’equipaggio era in pericolo, anche il giovane Principe!
Iniziò a nuotare cercando di evitare i pericolosi rottami che avrebbero potuto ferirla. Si tuffava giù sotto l’acqua, poi ricompariva in superficie guardandosi velocemente intorno, e poi ancora giù finché non trovò il suo Principe.

Lo prese che era già svenuto e lo portò il più rapidamente possibile fino a riva, dove lo depose sulla sabbia in attesa che rinvenisse e passasse la tempesta. Mentre Ariel lo vegliava e gli carezzava la testa arrivò prima l’alba e poi il giorno.

Non molto distante dalla spiaggia c’era una costruzione che ad Ariel sembrò un luogo di culto, da lì stava pian piano arrivando camminando in silenzio una ragazza col volto coperto da un cappuccio. Ariel che era una sirena, non poteva farsi vedere da lei e, a malincuore, dovette abbandonare il suo Principe.

Gli diede un bacio sulla fronte prima di tuffarsi nell’acqua del mare e nascondersi dietro ad uno scoglio per osservare cosa sarebbe accaduto.

Non appena la ragazza vide il Principe svenuto a terra, gridò e corse in suo soccorso, gli sollevò la testa tra le braccia e lo scosse leggermente. Poco dopo il Principe si risvegliò, Ariel notò che dopo un attimo di smarrimento, sul suo volto si dipinse un sorriso e probabilmente stava ringraziando profondamente la ragazza col cappuccio per averlo salvato da morte certa.

Se solo il Principe avesse saputo chi davvero era stata a salvarlo!

Ariel guardò tra le lacrime il suo Principe allontanarsi camminando aiutato dalla ragazza col cappuccio, e solo quando furono ormai troppo lontani dalla sua vista si rituffò nel mare, dove le sue lacrime non si sarebbero più potute vedere…

…continua nel CAPITOLO 2

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Curiosità sulla Sirenetta

● “La Sirenetta” è probabilmente il racconto più autobiografico scritto da Hans Christian Andersen, dove il tema della “diversità” è molto sentito. Dovete sapere che Andersen era omosessuale, e vivendo nella Danimarca del 1800, gli era completamente precluso di poter liberamente amare un altro uomo, cosa che lo rendeva particolarmente infelice.

● “La Sirenetta” è stata il film che a fine anni ’90 ha rilanciato la Disney che, dopo una serie di incredibili flop, era in grande crisi.

● Nel racconto originale di Andersen, nessuno dei personaggi ha un nome proprio, quelli usati nella nostra fiaba sono stati presi in “prestito” dalla versione realizzata dalla Disney, diventata ormai un classico dell’animazione.

● In Danimarca Andersen e il suo racconto “la Sirenetta” sono talmente famosi che all’ingresso del porto di Copenaghen, è stata realizzata una statua in onore della protagonista della fiaba

Pinocchio 🤥 Storia di un burattino

“Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino” di Carlo Collodi, è una delle favole per bambini più famose al mondo, e ci parla di come ognuno di noi, crescendo, possa diventare un meraviglioso essere umano e non essere più un burattino che si lascia trasportare dagli eventi.

Chi non conosce Pinocchio? Ma siete sicuri di conoscerlo davvero? Eh sì, perché spesso, quando pensiamo a Pinocchio, ci viene in mente il cartone animato che Walt Disney ci regalò molti anni fa, ma che ha davvero poco in comune con il libro originale di Collodi…

Anche noi di fabulinis abbiamo deciso di proporre una nostra versione di questo meraviglioso racconto, ma il più fedele possibile alla versione di Collodi.

La nostra versione è più breve dell’originale e un po’ semplificata, perfetta quindi se vuoi avvicinare i tuoi bimbi a questo capolavoro o se la versione originale ti sembra troppo lunga o complicata…

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Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare di Pinocchio!

Guarda la playlist completa della videofiaba raccontata da Silvia

Pinocchio 🤥 favola completa


Indice dei capitoli

  1. Mastro Ciliegia regala a Geppetto un pezzo di legno…
  2. Il grillo parlante.
  3. Mangiafuoco e il teatro dei burattini.
  4. Il gatto e la volpe.
  5. La fata turchina.
  6. Il Campo dei Miracoli.
  7. Pinocchio va a scuola.
  8. Il Paese dei Balocchi.
  9. Pinocchio diventa un bambino.
  10. EXTRA: Curiosità su Pinocchio.

1) Mastro Ciliegia regala a Geppetto un pezzo di legno…


C’era una volta un pezzo di legno. Era tenuto in un angolo della bottega di Mastro Ciliegia, che un giorno si decise di farne una gamba per un tavolino. Lo prese e lo mise sul tavolo per iniziare a tagliarlo, quando sentì una vocina che lo implorava:

– Ti prego, non farmi del male!
Mastro ciliegia si guardò intorno ma non vide nessuno, così riprese a lavorare il legno dandogli un bel colpo.
– Hai! Mi hai fatto male!

Mastro Ciliegia, spaventato dalla voce che proveniva dal pezzo di legno, lasciò cadere gli arnesi, e scivolò per terra dalla paura.

Proprio in quel momento, passava a trovarlo Geppetto, suo amico falegname, che lo trovò disteso a terra. Geppetto gli chiese cosa fosse successo, ma Mastro Ciliegia non voleva fare brutta figura, e come nulla fosse, chiese a Geppetto cosa fosse passato a fare nella sua bottega.

– Mi servirebbe un pezzo di legno, stamattina mi è venuta l’idea di costruirmi un bel burattino.
Mastro Ciliegia alzò un sopracciglio, guardò il pezzo di legno che stava ancora sul banco di lavoro e pensò che fosse un’ottima occasione per disfarsene.

– Guarda guarda, caro mio Geppetto, ho proprio quel che fa per te! – prese il pezzo di legno e glielo mise tra le mani.
Geppetto ringraziò e tornò verso casa. Decise che, una volta finito il burattino, lo avrebbe chiamato Pinocchio e, messo sul tavolo da lavoro il pezzo di legno, iniziò a intagliarlo.

Dopo alcune ore, finalmente, anche gli occhi e il naso erano finiti, mancava solo la bocca e non appena Geppetto si mise a realizzarla, questa iniziò a sghignazzare e a prenderlo in giro.
– Smetti di ridere boccaccia! – esclamò Geppetto, pensando che i morsi della fame gli stessero facendo un brutto scherzo.
La bocca del burattino smise di ridere, ma le sue mani veloci presero la parrucca di Geppetto e se la misero in testa.

– Birba d’un burattino, non sei ancora finito che già manchi di rispetto a tuo padre…
Pinocchio a quel punto saltò giù dal tavolo e cominciò a correre fuori di casa, mentre Geppetto gli correva dietro gridando di fermarsi.

Per fortuna sulla via c’era un carabiniere, che pigliò Pinocchio per il nasone e lo riconsegnò a Geppetto.
– Adesso andiamo a casa, poi faremo i conti! – disse Geppetto.

Pinocchio si buttò a terra e iniziò a piangere e far tanto fracasso da attirare l’attenzione di molte persone.
– Povero burattino – dicevano alcuni – ha ragione a non voler tornare a casa, chissà come lo picchierà Geppetto!…

Il carabiniere poco a poco si convinse che Pinocchio fosse scappato da Geppetto proprio perché lo voleva picchiare, e così lasciò andare Pinocchio e arrestò Geppetto.

– Sciagurato figliolo! E pensare che mi sono impegnato tanto per fare un burattino per bene… ma mi sta bene, dovevo pensarci prima… – disse tra sé Geppetto mentre veniva portato via dal carabiniere.

… continua nel CAPITOLO 2

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Curiosità su Pinocchio

● Carlo Lorenzini, vero nome di Carlo Collodi, scrisse Pinocchio in un momento di difficoltà della sua vita.

● In realtà il vero Pinocchio era lui stesso, sempre pronto a far “bambinate” e pieno di debiti al gioco d’azzardo, si mise così a scrivere una storiella per bambini per guadagnare qualche soldo. Ma già dopo pochi capitoli si era stancato e aveva scritto la parola fine del suo racconto più o meno quando i due banditi appendono Pinocchio all’albero.

● Ma ormai Pinocchio aveva iniziato a viver di vita propria dentro l’entusiasmo e l’immaginazione dei bambini tanto che, a furor di popolo, fu costretto a tirar giù Pinocchio dall’albero e rimetterlo di corsa a vagabondare per la sua strada. Una strada piena di avventure e di crescita interiore che lo porterà a diventare finalmente un bambino in carne ed ossa.

● La verità è che dentro le pagine del libro, ognuno di noi può immedesimarsi in Pinocchio, perchè racconta con parole semplici e senza troppi giri di parole, il birbante che si nasconde dentro tutti i bambini.

● Pinocchio è anche stato un racconto da cui poi sono stati ripresi concetti e modi di dire che oggi sono di uso comune, come:

  • “le bugie dal naso lungo o dalle gambe corte” per indicare chi mente;
  • “il paese dei balocchi” per indicare un luogo immaginario e fantastico dove non si fa nulla dalla mattina alla sera;
  • “Sono fritto!” che si riferisce ad un momento non presente nella nostra versione della fiaba, dove Pinocchio rischia di essere messo in padella e mangiato da un pescatore.
  • “Il Gatto e la Volpe” per indicare una coppia di persone poco affidabili

● Il libro divenne talmente famoso in tutto il mondo (è il libro in lingua italiana più venduto nella storia e vanta ben 240 traduzioni in lingua estera) che anche Tolstoj nel 1936, ne scrisse una versione molto simile.

● Di Pinocchio si sono fatti film di animazione (il più famoso è sicuramente quello della Walt Disney) che dal vero (come non ricordare il Pinocchio interpretato da Benigni nel 2002 o, l’ultimo del 2019, con alla regia Garrone in cui sempre lo stesso Benigni interpreta Geppetto?)

● E la canzone di Edoardo Bennato sul Gatto e la Volpe chi può scordarla?
ascoltatela su youtube 😉

Il piccolo principe 💫

Il piccolo principe non è un racconto, ma una poesia che insegna soprattutto una cosa: l’essenziale è invisibile agli occhi.

Il capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry tocca le emozioni più profonde che tutti noi portiamo dentro, fa riflettere sul significato dell’amore, dell’amicizia e della vita.

Il piccolo principe è un viaggio dentro ciascuno di noi, e proprio per questo è diventato un classico della letteratura mondiale, per grandi e piccini.

Qui su fabulinis abbiamo creato la nostra versione del racconto, cercando di interpretare al meglio lo spirito della storia, siamo sicuri che vi piacerà!

🖌 Disegno da colorare 🎨

Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare del piccolo principe!

Il piccolo principe 💫 racconto completo


Indice dei capitoli


Il Piccolo Principe 💫 CAPITOLO 1

Quando avevo sei anni una volta vidi una bella immagine in un libro sulla jungla intitolato “Storie vissute”. Raffigurava un serpente boa che ingoiava un animale.

Ho pensato molto alle avventure della jungla e, a mia volta, sono riuscito con una matita colorata a fare il mio primo disegno e mostravo il mio capolavoro ai grandi.

Ma loro, invece di un serpente boa che digeriva un elefante, vedevano qualcosa di simile a un cappello da uomo.

Poi ho disegnato l’interno del serpente boa, in modo che gli adulti potessero capirlo, ma loro mi consigliavano di lasciar stare i disegni di serpenti boa e di concentrarmi invece su geografia, storia, aritmetica e grammatica.

È così che ho rinunciato, all’età di sei anni, a una magnifica carriera nella pittura.

Ero stato scoraggiato dal fallimento del mio primo e secondo disegno.

I grandi non capiscono mai niente da soli, e per i bambini è stancante dare sempre spiegazioni.

Così ho imparato a pilotare gli aerei. Ho volato in tutto il mondo. E la geografia, è vero, mi è stata molto utile.

Ho conosciuto molte persone nella mia vita. Ho vissuto molto con gli adulti, li ho visti molto da vicino, e non ho per niente migliorato la mia opinione.

Così ho vissuto da solo, senza nessuno con cui parlare veramente, fino a quando ebbi un incidente nel deserto del Sahara, sei anni fa. Qualcosa si era rotto nel motore del mio aereo e, poiché ero solo nel deserto, provai a ripararlo.
Era questione di vita o di morte, perché avevo a malapena acqua da bere per circa una settimana.

La prima sera mi addormentai sulla sabbia, a mille miglia da qualsiasi terra abitata, e quindi potete immaginare la mia sorpresa quando, all’alba, una vocina buffa mi ha svegliato dicendo:

– Per favore… mi disegni una pecora?
– Eh!?
– Disegnami una pecora…

Balzai in piedi come se fossi stato colpito da un fulmine, mi strofinai gli occhi, guardai bene e vidi un ometto piuttosto strano che mi guardava con aria seria.

Lo guardavo con gli occhi sbarrati per lo stupore: quel piccoletto sembrava un bambino, e non mi sembrava né perso, né morto di fatica, di fame, di sete o di paura.
Non assomigliava per niente a un bambino perso in mezzo al deserto.

Quando finalmente riuscii a parlare, gli chiesi:

– Ma che ci fai qui?

Ma lui ignorando la mia domanda, mi ripetè molto seriamente:

– Ti prego… disegnami una pecora…

Non osai disobbedire, premettendo però che non sapevo disegnare. Ma a lui non importava, voleva solo che disegnassi una pecora.

Quando finii, lui la guardò attentamente e disse che non voleva una pecora malata.

In effetti il disegno non era il massimo, così ne feci un’altro, ma mi rispose sorridendo che quella non era una pecora ma un montone perché aveva le corna.

Feci un altro disegno, rifiutato anch’esso perché la pecora era troppo vecchia.

Iniziai però a perdere la pazienza, volevo riparare il motore del mio aereo, e quindi scarabocchiai al volo una scatola con dei buchi:

– Questa è una cassetta, la tua pecora è lì dentro.

Rimasi piuttosto sorpreso nel vedere il suo viso illuminarsi:

– È esattamente come la volevo! Pensi che questa pecora abbia bisogno di molta erba?
– Perché? – chiesi io.
– Perché dove vivo io è tutto molto piccolo…
– Basta sicuramente, ti ho dato una piccola pecorella.

E fu così che conobbi il piccolo principe.

Mi ci è voluto molto tempo per capire da dove venisse.

Il piccolo principe mi fece molte domande, e sembrava non sentire per nulla le mie.

Quando vide il mio aereo mi chiese:

– Cos’è quella cosa?
– Quella cosa vola. È un aeroplano. È il mio aereo.

Ero orgoglioso di fargli sapere che volavo, poi esclamò:

– Ma sei caduto dal cielo!?
– Sì – risposi modestamente.
– Ah! È divertente… – e scoppiò in una grossa risata che mi irritò molto, poi aggiunse:

– Allora anche tu vieni dal cielo! Da che pianeta vieni?
Intravidi una luce nel mistero della sua presenza, e chiesi bruscamente:
– Quindi tu vieni da un altro pianeta?

Non mi rispose. Scosse dolcemente la testa guardando il mio aereo e sprofondò in una lunga meditazione. Poi, tirò fuori dalla tasca i disegni delle mie pecore, e contemplò il suo tesoro.

Cercai di saperne di più:
– Da dove vieni, ometto mio? Dov’è casa tua? Dove vuoi portare le mie pecore?

Mi rispose dopo un silenzio meditativo:
– La scatola che mi hai dato, di notte, farà da casa alla pecora.
– Certo, se vuoi disegno anche una corda per legarla durante la giornata.

La proposta sembrò stupire il piccolo principe:
– Legarla? Che idea divertente!
– Ma se non la leghi, andrà ovunque, e si perderà…

E il mio amico scoppiò di nuovo a ridere:
– Dove vuoi che vada!?
– Ovunque riuscirà a camminare…

Allora il piccolo principe osservò seriamente:
– Non importa, da me è tutto molto piccolo! – e, con un po’ di malinconia, aggiunse:
– Non si può andare molto lontano…

Avevo così capito una seconda cosa molto importante: il suo pianeta d’origine era appena più grande di una casa!

Ho seri motivi per credere che il pianeta da cui proveniva il piccolo principe fosse l’asteroide B 612.

Questo asteroide fu visto una sola volta attraverso un telescopio, nel 1909, da un astronomo turco.

Fece una grande dimostrazione della sua scoperta in un Congresso Astronomico Internazionale, ma nessuno gli credette per via del suo abbigliamento alla turca, bizzarro per gli occidentali.

Gli adulti sono così.

L’astronomo ripeté la sua dimostrazione nel 1920, vestito con un abito occidentale molto elegante. E questa volta tutti gli credettero.

Agli adulti piacciono i numeri.

Non ti chiedono mai l’essenziale, non ti chiedono mai “Come suona la tua voce?”, oppure “Quali sono i giochi che ti piacciono di più?” o anche “Collezioni farfalle?”…

No, ti chiedono “Quanti anni hai?”, “Quanti fratelli hai?”, “Quanto pesi?”… Solo così pensano di conoscerti.

Se ai grandi dici: “Ho visto una bella casa di mattoni rosa, con i gerani alle finestre e le colombe sul tetto…” non possono immaginare questa casa. Devi dire loro: “Ho visto una casa che vale centomila euro”.
Solo allora esclamano: “Che bella!”

Quindi, se dici loro: “La prova che il piccolo principe è esistito è, che era adorabile e che voleva una pecora, e quando vuoi una pecora è la prova che esisti”, ti guarderanno alzando le spalle e ti chiameranno “bambino”!

Ma se dici loro: “Il pianeta da cui è venuto è l’asteroide B 612”, allora saranno convinti e ti lasceranno in pace con le loro domande.

Sono fatti così. Non devi arrabbiarti. I bambini devono essere molto indulgenti con gli adulti.

… continua nel CAPITOLO 2

Note al piccolo principe

La versione del piccolo principe che avete appena letto non è una rielaborazione di una fiaba o racconto classico come di solito facciamo, ma una vera e propria traduzione/riduzione dall’originale francese.

Il piccolo principe in realtà e un’unica lunga, magnifica e immensa poesia, che se fosse stata riassunta in forma di racconto avrebbe perso tutto il significato e la magia che contiene.

Non si può arrivare alla frase “l’essenziale è invisibile agli occhi” senza aver raccontato e descritto tutti i passaggi che sono serviti al piccolo principe per arrivare fin lì…

Il piccolo principe è un’opera abbastanza inscindibile dai dolci acquarelli dello stesso Saint-Exupery, molte parti del racconto originale fanno direttamente riferimento ai disegni che bisogna guardare e “inserire” all’interno della storia. Non potendo inserirli su fabulinis, è qui che abbiamo deciso di rimaneggiare più “pesantemente” il piccolo principe, descrivendo dove possibile i disegni in modo che entrassero a far parte del racconto, facendo in modo di poterli immaginare anche senza poterli vedere.

Speriamo che questo adattamento vi sia piaciuto!

😊

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L’agnellino e il lupo 🐑🐺

L’agnellino dall’alto di un tetto si fa beffe del lupo, ma poi scivola e cade giù! Come farà a salvarsi?

Questa favola di Esopo dell’agnellino e il lupo ci insegna come a volte essere troppo audaci ci fa cadere nel pericolo, ma se si usa l’astuzia si può risolvere la situazione

🖌 Disegno da colorare 🎨

Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare dell’agnellino e il lupo

🔊 Audiofiaba 😴

Nella pagina delle Audiofiabe, puoi ascoltare l’agnellino e il lupo raccontata da William!

L’agnellino e il lupo 🐑🐺


C’era una volta un agnellino che giocava vicino al fienile, era molto furbo e scaltro e si era messo in testa di salire fin sul tetto della stalla.

Dopo vari tentativi e con alcuni accorgimenti, riuscì nella sua impresa.

L’agnellino era al colmo della felicità quando dal vicino bosco sbucò fuori un lupo!

Il lupo lo guardò con occhi famelici e fece un balzo per salire sul tetto, ma non ci riuscì. Prova e riprova al lupo non rimase altro da fare che ululare per le botte prese cadendo nei tentativi falliti.

L’agnellino, dapprima terrorizzato, una volta capito che il lupo non sarebbe riuscito a prenderlo iniziò a deriderlo sonoramente:
– Lupo cattivo, non mi prendi quassù! Sono troppo furbo per te! – e gli faceva pure le linguacce!

Ma mentre rideva a crepapelle, l’agnellino scivolò con una zampetta e ruzzolò giù dal tetto della stalla.

Adesso a ridere era il lupo, che si avvicinava lentamente al suo prossimo pranzo.

L’agnellino, che però era molto furbo, parlò allora al lupo:
– Caro lupo mio, so di essere un bocconcino prelibato per te, e mi scuso per averti deriso… ti chiedo però di morire con onore e prima che tu mi mangi, suona per favore il flauto e fammi danzare.

Il lupo preso da compassione decise di esaudire l’ultimo desiderio del piccolo agnellino e prese a suonare il flauto. L’agnellino iniziò a ballare.

Ma la dolce melodia del flauto fu udita anche dai cani di guardia del gregge, che corsero subito insospettiti a vedere cosa stava succedendo.

Il lupo non appena intravide arrivare i cani lanciati verso di sè, lasciò cadere il flauto e corse via nel bosco dicendo:
– Tutta colpa mia! Perchè mai mi son messo a suonare il flauto per quell’agnellino quando potevo mangiarmelo in un sol boccone?!

E per un bel po’ nessuno vide più il lupo, mentre l’agnellino poteva felicemente tornare a salire sul tetto della stalla tutte le volte che voleva.

Morale della favola: a volte essere troppo audaci ci fa cadere nel pericolo, ma con l’astuzia si può risolvere la situazione.

⚜ Fine della fiaba ⚜

Questa favola in realtà è l’unione di due diverse favole di Esopo, la numero 106 “il capretto sopra il tetto” e la 107 “il capretto e il lupo che suonava il flauto”, che essendo molto brevi ma parlando entrambe di un capretto e di un lupo, si sono prestate bene ad essere unite 😉

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Filastrocche sulla Natura 🌱

Le filastrocche che parlano della natura

Queste filastrocche per bambini sono scritte pensando alla natura e all’ambiente, ma non solo, esplorano anche le emozioni e le stagioni della vita, sempre piene di sogni e speranze.

Lulù ha condiviso noi queste stupende filastrocche, per darci un sorriso e anche qualche momento di riflessione.

Indice delle filastrocche

Il potere dell’acqua 💦

Ci son due bambine sedute su un masso,
guardano il fiume che fa un gran fracasso,
seguon con gli occhi le onde sull’acqua,
le può bagnare e avrebbero un’esultanza.

L’acqua è proprio un bene prezioso,
ogni bambino la guarda gioioso,
che sia di un fiume oppure del mare,
ci porta gioia, non si può negare.

Le onde del mare sulla battigia,
una barca al largo in una giornata grigia,
una boa lontano per non affogare,
molte conchiglie si posson trovare.

Il fiume invece ti porta lontano,
le onde scorrono ma non vanno piano,
i sassi rotolano e fanno rumore,
un pesce salta e ti viene il batticuore.

Di altra acqua si può ancora citare,
ma è un’altra storia da raccontare,
per oggi del fiume e anche del mare,
abbiamo parlato e può bastare.

L’albero nel bosco 🌲

C’era un albero in fondo a un bosco,
non era bello, lo riconosco,
una volta aveva una grande famiglia,
sorelle e fratelli, una meraviglia.

Lui era stato sempre gracilino,
tutto il tronco macchiato, poverino,
tutti i suoi aghi cadevano giù,
quindi era spoglio con il capo all’ingiù.

I suoi fratelli eran stati tagliati
nel freddo inverno e poi portati,
chi in una casa, chi in un grande giardino,
chi in un terrazzo o un balconcino.

E lui da solo era rimasto
nel freddo bosco, con un tempaccio,
no, non poteva stare così,
che senso aveva ancora star lì?

Ma venne il caldo e il suo cuoricino
cominciò a battere quando un bambino,
venuto nel bosco, con molta fatica,
si appoggiò al suo tronco con esili dita.

Guardò il bambino e le sue gambette,
erano esili, non eran perfette
e lui capì perché era ancora lì,
per fare da appoggio a lui ogni dì.

La vita nel laghetto 🌅

Nel mio giardino
c’è un laghetto,
non è tanto grande
ma è perfetto.

Ci sono rane
e anche girini
ed è la gioia
di tutti i bambini.

Se guardi dentro
ci sono tante foglie
con sopra le rane
e l’acqua le accoglie.

Si tuffano sempre,
è un trampolino
e il loro ‘splash’
fa sussultare il bambino.

I fiori nell’acqua
sono ondeggiati
basta un poco di vento
per vederli spostati.

Non hanno una sede,
non sono ancorati,
si mischian tra loro
son molto fortunati.

E se la sera
ti fermi a guardare
è tutto più calmo
e ti ci puoi specchiare.

Sol le libellule
librano sopra,
dai colori brillanti,
verde, blu o rosa.

I semi delle virtù 🌱

Sono piccina ma tanto carina,
forse il visino ho da furbina,
ma sono brava con gli altri bambini,
so farmi amare per averli vicini.

Ogni mattino vado a vangare,
molte cose ho da seminare,
in un lungo solco metto la Speranza,
ma non credo che ce ne sia abbastanza.

Nel solco vicino vorrei l’Amore,
quella bella virtù che ti riempie il cuore,
di questi semi ne ho abbastanza
e ogni anno me ne avanza.

L’ultima cosa che vorrei seminare
si chiama Gioia, il lasciarsi andare:
un caldo abbraccio, un bacino fraterno,
con tutto questo il mondo è più bello.

Ora annaffio tutto per benino,
fra poco tempo spunterà un piantino,
e poi un altro e un altro ancora…
Che bella cosa, non vedo l’ora!

Scende la pioggia 🌧️

Scende la pioggia
sopra un ragnetto,
si bagna tutto,
persino il colletto.

Scende la pioggia
su un gattino,
gli bagna il pelo
sembra un barboncino.

Scende la pioggia
dentro una tana
e tutto galleggia,
anche una rana.

Scende la pioggia
in un giardino,
il cane è fradicio
e anche il nasino.

Scende la pioggia
sopra un bambino.
È tutto contento
e fa un bel saltino.

La pioggia fa bene,
nutre le piante,
i fiori e l’erba:
è molto importante.

Se dalla finestra
lei viene giù,
non essere triste,
la manda Gesù.

La presentazione degli ortaggi 🥦

Io sono una cipolla,
ma guai a chi mi spoglia,
comincia a singhiozzare
piangendo a tutto andare.

E io una melanzana,
beato chi mi ama,
sono sempre abbronzata
e mai sono arrabbiata.

Io sono una zucchina,
sono snella e sono carina,
ho sempre il cappellino,
faccio invidia al mio vicino.

E io che ci sto a fare,
sol cruda mi puoi mangiare,
sono l’insalata,
a volte frastagliata.

Noi siamo un po’ piccanti,
chi ci vuole si faccia avanti,
lasciamo tutti voi
a bocca aperta poi.

Io sono timidino,
arrossisco pian pianino,
sono un pomodoro,
mi piace star da solo.

Attento a non toccarmi,
mi difendo da tutti quanti,
sono un carciofino
per un gusto sopraffino.

Noi invece insieme danziamo
e ci teniamo per mano,
noi siamo i fagiolini
siam sempre magrolini.

Questa è la nostra danza,
per noi ora è abbastanza,
ce ne dobbiamo andare,
nell’orto a riposare.

Chi sono

Lulù - fabulinis.com

Ciao sono Lulù, sono una nonna con molteplici passioni fra cui quella di attingere da esperienze quotidiane spunti per scrivere una fiaba o una filastrocca. Sono appassionata di tutto ciò che è bello. Non mi pongo obiettivi ma mi piacerebbe un giorno riuscire a pubblicare un libretto con i miei racconti. 😊

www.tiraccontounastoriablog.com

Conte per bambini in rima 🤸

Con le conte per bambini in rima… sei sotto proprio tu!

Vi ricordate quando da piccoli dovevamo scegliere a chi toccava fare un certo ruolo in un gioco? Usavamo le conte, e ognuno di noi ha di sicuro la sua preferita! 🥰

In questa pagina abbiamo raccolto tutte le conte per bambini che abbiamo trovato, cerca la tua preferita e “cantala” insieme al tuo bimbo, siamo sicuri che vi divertirete come matti 😄

Indice delle conte

Conte con gli animali 🐈

  • Din, din, din, gattino mio,
    tutto il bene lo voglio a te,
    la ciccina la mangio io,
    e l’ossicino lo do a te.
  • L’uccellin che vien dal mare quante penne puo’ portare?
    puo’ portarne 33 un, due e tre!
  • Farfallina bella bianca
    vola, vola mai si stanca,
    vola, vola sempre in su,
    farfallina non c’è più
    e resti fuori sempre tu.
  • Tre gattini tre gattini
    se ne van per i camini
    i gattini sono tre
    a star sotto tocca a te.
  • L’uccellin dal becco rosso
    è caduto giù nel fosso;
    giù nel fosso non c’è più:
    resti fuori proprio tu.
  • Lepre leprottino
    la mamma col bambino
    uno due tre
    tocca a te.
  • Cavallino arrò, arrò,
    prendi la biada che ti do,
    prendi i ferri che ti metto
    per andare a San Francesco.
    A San Francesco c’è una via
    che ti porta a casa mia.
    A casa mia c’è un altare
    con tre monache a pregare
    una dell’altre è più belletta
    è Santa Barbara benedetta.
  • Rinoceronte che passa sul ponte
    che sta sull’attenti,
    che fa i complimenti,
    che dice buongiorno
    girandosi attorno.
    Gira e rigira, la testa mi gira,
    non ne posso più
    e puff cade giù:
    a star fuori sei proprio tu!
  • Orlando paladino
    avea un bel cavallino.
    Trotterella, trotterella
    per cercar la caramella.
    Caramelle non ce n’è:
    a cercarla tocca a te.
  • Passa Paperino
    con la pipa in bocca
    guai a chi la tocca,
    la tocchi proprio te
    uno due e tre!
  • Questa è la conta dei tre somarelli
    che si baciavano sotto gli ombrelli.
    Un giorno disse il re:
    “Vi ordino di contare fino a tre!”
    Uno, due, tre.
  • Luzega luzega barbagialla
    metti la briglia alla mia cavalla,
    la cavalla è di un re,
    luzega, luzega, vien con me.
  • An ghin gò
    tre galline e tre cappò
    per andare alla cappella
    c’era una ragazza bella
    che suonava le ventitre
    uno due e tre.
  • Un due tre
    la gallina fa coccodè
    chicchirichì
    fa il gal che canta
    puoi contare fino a quaranta
    quarantuno e quarantatre
    sei più bella e scelgo te.
  • Margherita col corallo
    salta su che canta il gallo!
    Canta il gallo e la gallina,
    salta su Margherita!
  • Una gallina zoppa
    quante penne tiene in groppa?
    Ne tiene ventiquattro
    uno due tre e quattro.
  • Uno, due, tre, quattro
    la moglie di maestro Giacomo
    Maestro Giacomo va al mulino
    tira la coda al cagnolino
    il cagnolino fa bug, bug
    il gattino miao, miao
    il pulcino pio, pio
    Ti saluto caro mio.

Conte con i numeri 🔢

  • sette, quattordici, ventun ventotto,
    questo è il gioco di paperotto,
    paperotto medicina,
    vai fuor tu che sei regina.
  • Macchinina rossa rossa dove vai? (un bambino dice il nome di una città)
    e quanti chilometri farai? (il bambino dice un numero, poi si comincia a contare).
  • 4,3,2,1
    a casa tua non c’è nessuno.
    Ma se vai a casa mia
    lì di certo c’è mia zia.
    C’è mia zia che lava i panni
    e saluta tutti quanti,
    tutti quanti tranne uno…
    Non è un fante, non è un re
    la fortuna ha scelto te!
  • Uno, due, tre, quattro,
    c’era un topo e c’era un gatto,
    cinque , sei sette otto,
    che mangiavano il risotto
    nove chicchi e dieci piatti,
    topo e gatto sono matti.
    L’uno è piccolino
    il due è più grandino
    e poi arriva il tre
    e se lo prende il re.
  • Ci son tante fragoline
    tutte rosse e piccoline,
    ci son tante pecorelle
    tutte bianche e tutte belle,
    ci son fiori nei giardini,
    ci son tanti pesciolini.
    Tutto questo sai perché?
    Ora tocca proprio a te!
  • Conta dieci, conta venti,
    leva tutti e quattro i denti,
    poco male ti farà
    se nel cielo volerà.
    Vola vola, canta canta,
    scrivi sulla carta bianca.
    Io ti scrivo e ti rispondo,
    ho girato tutto il mondo
    fino al giorno ventitrè,
    a star sotto tocca a te!
  • Il reuccio alla fontana
    nel bel mezzo della piana
    vede tre brocche, tre orchi, tre dame
    e fatine ventitrè.
    A chi tocca? Tocca a te!
  • Uno, due e tre cancelli
    ceci cotti e campanelli
    mentre incontra l’uccello papà
    quante penne mi vuol portar?
    Me ne porta ventitre
    Uno, due e tre
  • Hai visto mio marito,
    di che colore era vestito,
    quanti soldi aveva in tasca… (Si dice la cifra)
    (si conta)…!
  • Bin, bin, cinesin,
    conta tutti i cappellin.
    Bin, bin, cinesin,
    casta giù dal lettin
    a contare i cappellini:
    conta uno due tre,
    ora tocca proprio a te!
  • Mio fratellino
    ha perso un ciabattino.
    Va dal calzolaio,
    ne compra un altro paio.
    “Scusi quanto costa?”
    “Mille e otto”
    “Ma lei è pazzo!”
    “Facciamo mille e quattro.”
    Uno, due, tre e quattro.
  • Din e Dan, Dan e Din
    bolle l’acqua nel catin.
    Il catin va in sette cocci,
    se ne fan sette cartocci,
    uno a me, uno a te,
    uno allo sguattero del re,
    uno dallo a chi vuoi tu,
    che di cocci non ne ho più
  • Uno il pruno
    Due il bue,
    Tre il re,
    Quattro il cioccolato,
    Cinque le aringhe,
    Sei gli scarabei,
    Sette le civette,
    Otto il biscotto,
    Nove le ove,
    Dieci pasta e ceci.
  • Conta dieci conta venti
    leva tutti e quattro i denti
    poco male ti farà
    se nel cielo volerà
    Vola vola, canta canta
    scrivi sulla carta bianca.
    Io ti scrivo io ti rispondo
    ho girato tutto il mondo
    fino al giorno ventitre
    a star sotto tocca a te!
  • Pepino Pepè
    va incontro al re
    seduto sulla panca
    per centocinquanta
    per uno per due per tre
    per quattro per cinque per sei
    per sette per ottobre
    pan biscotto
    biscottino
    sta fuori Peppino.
  • Uno due tre
    conta conta fin che ce n’è
    ce n’è quattro cinque sei
    sono sette e sono otto
    questo fuori e questo sotto.
  • Un due tre
    La pepina la fa’l cafè
    la fa’l cafè co la cioccolata
    la Pepina l’è meza ma…ta!
    Veneto.
  • 1 2 3 4 5 6 7 8 mortadella pan biscotto
    pan biscotto mortadella era morto Pulcinella.
    Pulcinella aveva un podere
    che ogni giorno andava a vedere.
    Quando mancava uno dava la colpa al muro,
    quando manca due dava la colpa al bue,
    quando mancava tre dava la colpa al Re,
    1 2 3 a star fuori tocca a te.

Conte con la frutta o il cibo 🍓🍝

  • Amblimblone goccia di limone
    goccia d’arancia viene il mal di pancia
    bevo un tè, ma non c’è
    conto fino a tre, uno due tre
  • Il re del Portogallo
    va a trovare la regina
    che fa la torta con la farina.
    La farina è troppo bianca,
    la regina è molto stanca,
    molto stanca del lavoro;
    esci fuori e vai con loro.
  • Coccodè
    La mamma non c’è
    è in cucina
    Che prepara il caffè
    Tutto per me
    Niente per te
    Uno due tre.
  • Sotto la pergola nasce l’uva,
    prima acerba, poi matura.
    Zeffirin, zeffirà,
    a chi tocca toccherà.
    Toccherà al figlio del re,
    il figlio del re va al mulino
    col cane vicino.
    Il cane bau-bau,
    la gatta miao-miao,
    il pulcino pio-pio:
    ti saluto caro mio.
  • Sotto la pergola nasce l’uva
    prima acerba e poi matura
    cenci cenci rattoppati
    rivenduti e ricomprati
    rivenduti in Barberia
    salti fuori la bella Maria.
  • Olio, pepe e sale, per condire l’insalata
    insalata non ce n’è,
    a star fuori tocca a te.
    Lava lava le scodelle
    per mangiare le tagliatelle
    lava bene, lava male
    butta l’acqua nel canale
    Sei per otto quarantotto
    vai in cucina fai il risotto
    fallo come lo vuoi tu
    un due tre
    stai fuori tu
  • Piso pisello colore così bello
    colore così fino di Portofino
    la bella pulinaia che sale sulle scale
    le scale del pavone la piuma del piccione
    la bella zitella che gioca a pollastrella
    la figlia del re…
    …tocca precisamente a te!

Conte famose ⭐

  • Ambarabà cicci coccò
    tre civette sul comò
    che facevano l’amore
    con la figlia del dottore
    il dottore si ammalò
    ambarabà cicci coccò
  • Conta conta contarello
    questo gioco è molto bello,
    molto bello come te,
    conta uno, due, tre!
    Conta conta tamburino
    che il nemico è qui vicino,
    se giochiamo in compagnia
    il nemico scappa via.
    Fafofì, fifofà, a chi tocca non si sa.
    Fafofà, fifofì, chi comanda eccolo qua.
  • Cade la stella in mezzo al mare
    mamma mia mi sento male
    mi sento male in agonia
    prendo la barca e fuggo via
    fuggo via di là dal mare
    dove sono i marinai
    che lavoran tutto il dì
    a bi ci di!
  • Carlomagno re di Francia
    con tre pulci sulla pancia.
    Una tira, l’altra molla,
    l’altra fabbrica la colla.
    Gratta gratta tutto il dì
    ma le pulci restan lì.. (l’ultimo è il prescelto…)
  • sotto la cappa del camino
    c’era un vecchio contadino
    che suonava la chitarra
    pim pum barra
  • pimpum d’oro la rincia e l’arancia
    quanti giorni sei stato in Francia?
    al lunedì, al martedì
    tocca sempre e proprio a ti
  • Affacciata al balcone
    c’è la figlia del dottore.
    Forza, avanti chi si fa?
    Zero, uno, due e tre:
    ora tocca proprio a te!
  • Sono alto sono basso?
    Sono magro oppure grasso?
    Sono bruno o sono biondo?
    Ogni specchio che c’è al mondo
    mi risponde lì per lì
    che io son così.
  • Tic tac la fontana
    chi la rompe e chi la sana
    l’ha sanata San Francesco
    che veniva giù da Urbino
    e portava l’uccellino
    l’uccellino fa cucù
    scappa fuori che sei tu!
  • Ho una spilla regalata
    ma non so chi me l’ha data
    me l’ha data mia sorella
    che si chiama mortadella
    me l’ha data mio cognato
    che si chiama scornacchiato
    me l’ha data mio cugino
    che si chiama formaggino
    me l’ha data mio papà
    che si chiama baccalà.
  • Sotto il ponte ci sono tre bombe
    passa il lupo e non le rompe
    passa il re e ne rompe tre
    passa la regina e ne rompe una dozzina
    passa il reggimento e ne rompe cinquecento.
  • Chi è dentro è dentro
    chi è fuori è fuori
    chi è dietro di me
    batte uno due e tre.
  • Encio bilencio
    le scarpe di cencio
    le calze di lana
    vattene fuori
    la mamma ti chiama.
  • Alla cena del signore
    c’eran centoventi suore
    la più vecchia s’ammalò
    e un dottore si chiamò
    la guarì da quel malanno
    tu sta fuori tutto l’anno.
  • Il rombo rimbomba, suona la tromba,
    suona l’italiano, suona il tedesco,
    suona il francese, suona l’inglese,
    stai fuori perlo-meno un mese!
  • I tre saggi di Baviera
    hanno per barca una zuppiera
    che se a galla fosse stata
    la conta sarebbe continuata
    anche fino a centoventitrè,
    toccherebbe precisamente a te!
  • La luna è una ruota gialla,
    cade in mare e resta a galla,
    gettano le reti i pescatori,
    noi siamo dentro e tu sei fuori.
  • Mariolino biricchino
    tutti i giorni va a Portofino
    e va pure in Portogallo,
    se si sveglia al canto del gallo.
    Certe volte si sveglia alle tre,
    a giocare tocca a te!
  • La regina è andata a Roma
    a comprare la corona
    la corona è già venduta
    la regina è già svenuta
    è svenuto pure il re
    a star fuori tocca a te.
  • Passin passetto,
    salii sul tetto,
    salii sulla cima
    d’un’alta collina.
    Di lassù vidi il mondo
    da quadrato farsi tondo.
  • Guardandomi in giro
    mi venne il capogiro.
    Giro girello
    esci fuori bimbo bello.
    Tre ragazze a una fontana
    una strizza e l’altra lava
    una prega a Santo Vito
    che le mandi un buon marito
    bianco rosso e colorito
    come la faccia di Santo Vito.
  • Barabì barabà
    tu sei andato in Canadà
    per trovare il tuo papà
    e perciò fuori di qua.
  • Per te per te per te
    io ne tengo solo tre
    solo tre cavalli e re
    uno due e tre.
  • Santa Chiara monachella
    tira fuori la più bella
    la più bella del maggiore
    Sant’Antonio pescatore
    pesca e ripesca
    salta fuori questa
    questa e quest’altra
    tira fuori l’altra
    l’altra l’altrina
    salta fuori colombina.
  • Nel giardino del papa
    ci si pianta l’insalata
    l’insalata e la lattuga
    salta fuori la più ciuca
    la più ciuca e la più elegante
    quella che porta il guardinfante
    guardinfante e chicchirichì
    bella zitella vuoi te venir?
    Volete venire a raccoglier le rose?
    Ce ne sono troppo poche
    Pipene una pipene due pipene tre
    Bella zitella venite con me.
  • Trippe trappe con rose e fiori
    questo è dentro e questo è fuori
    questo è fuori e questo è dentro
    il serpente fa spavento
    fa spavento quando c’è
    trippe trappe tocca a te.
  • Un pezzo di legno, poco fuoco
    due pezzi un po’ di fuoco,
    ma se un altro, o due, ce ne metto,
    ecco fatto un bel fuochetto.
  • Mappamondo, mappamondo,
    fa girare tutto il mondo,
    fa girare anche te:
    uno, due, tre!
  • Lincia, lancia
    la melarancia;
    Francia e Lombardia:
    insegnami la via.
    Via, viella,
    incontrai una fontanella:
    mi ci lavai le mani,
    persi l’anello
    del dito picciriello.
    Andai dal curato,
    il curato non c’era,
    c’era la cuoca
    che friggeva le frittelle.
    Dammene una,
    dammene due,
    dammene tre,
    andar via tocca a te.
  • Alle bombe del cannon
    Pastasciutta e maccheron
    da buttare nel bidon
    Bim bum bom!
  • Le belle statuine
    d’oro e d’argento
    che valgon mille e cento
    uno due tre
    uno due tre
    ora tocca a te!
    Ora tocca a me!
  • Questo è l’occhio bello
    quetso è suo fratello
    Questa è l’orecchietta bella
    questa è sua sorella
    Questo è il campanin
    che fa sempre din din
    Questo è il grande forno
    che mastica tutto il giorno.
  • Oh Maria Giulia
    alza gli occhi al cielo
    fai un salto
    fanne un altro
    fa la riverenza
    fa la penitenza
    leva il cappellino
    fai un bell’inchino
    guarda in su
    guarda in giù
    offri il fiore a chi vuoi tu.
  • Giro giro tondo
    il pane cotto in forno
    un mazzo di viole
    per darle a chi le vuole
    le vuole la Sandrina
    caschi a terra la più piccina
    Giro giro tondo
    il pane cotto in forno
    un mazzo di viole
    per darle a chi le vuole
    le vuole la Marina
    caschi a terra la più piccina.
  • Pon pon d’ora
    larillarancia
    quanti giorni
    sei stato in Francia
    uno due tre
    uno due tre
    pon pon d’oro
    tocca a te!
  • Evviva la torre di Pisa
    che pende che pende
    che mai casca giù
    Evviva la torre di Pisa
    che pende che pende
    che mai casca giù.
  • Ciribiribì
    cirimbirimbella
    a chi tocca la più bella
    la più bella tocca al re
    a star sotto tocca a te!
  • Botta bottanta
    chi viene a Roma
    chi ha perso la corona
    la corona dei ventitre
    uno due tre.
  • Son venuto su al castello
    per trovare mio fratello
    tuo fratello qui non c’è
    esci fuori via anche te!
  • Uno, due… un due tre
    cerchi il papa e trovi il re
    cerchi il quadro e trovi il tondo
    cerchi il capo e trovi il fondo
    cerchi il saggio e trovi il matto
    cerchi il cane e trovi il gatto
    cerchi il gatto e trovi il topo…
    … io vengo prima e tu vieni dopo.
  • Piedi pieduno
    La madre digiuno
    La bella pettegola
    Comandi Maria
    Anna Susanna
    Prendi la scopa
    Gettala in terra
    Quando arriva la figlia del re
    Uno due tre
    Alza la gamba che tocca a te!
  • Torino Torino che bella città
    si mangia si beve l’amore si fa.
    Hai visto mio marito? (si deve rispondere si o no)
    Di che colore era vestito? (si deve dire un colore)
    Quanti soldi aveva in tasca? (si deve dire un numero, poi si conta quel numero)

Conte senza senso 🤷

  • Ponte ponente
    ponteeppi’tappetapperugia,
    ponte ponente ponteppi’
    tappe tapperi’
  • Ritico,
    vitico,
    sanatoco,
    vitoco,
    ravanello,
    bonavito e fora quello
  • Au liu lè tuli lè
    a tam blem a tam blum
    fora buseta fora boton,
    fora mi, dentro ti!
  • Auli’ ule’
    catamiflit all’usigne’
    tulilemblemblu’
    tulile’ mblemblu’
  • Auli ule meta buse,
    metà perfitte da lusinghè
    tutli lem blem blu
    tuli lem blen blu.
  • Auli aulè che te prime a lusingher,
    tu li lem blem blum
    tu li lè blem blum.
  • Pimperipetta nusa?
    Pimperipetta pan
  • Oh mony mony mony accademia mustafà
    mustafà fa dartagnan gnan gnan
    mucci demi demi demi
    mucci uà uà uà
    mucci demi demi demi
    mucci uà uà uà

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Il coniglietto di Pasqua del Re 🐇🤴

Il coniglietto di Pasqua regala ogni anno tante belle uova colorate ai bambini!

Ma lo sapete che il coniglietto di Pasqua in realtà era una magica gallina dalle uova d’oro?!

Ma come ha fatto a diventare un coniglietto? E perchè regala le uova a Pasqua?

Scopriamolo insieme con questa simpatica fiaba pasquale!

🖌 Disegno da colorare 🎨

Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare del coniglietto di Pasqua del Re!

🔊 Audiofiaba 😴

Nella pagina delle Audiofiabe, puoi ascoltare il coniglietto di Pasqua del Re raccontata da William!

Il coniglietto di Pasqua del Re 🐇🤴 racconto completo


Tanto tempo fa, molto prima che il coniglietto di Pasqua portasse le uova ai bambini, c’era un re.

Era il periodo prima della Pasqua, il compleanno del re si stava avvicinando e lui si aspettava che tutte le persone del regno gli facessero un regalo. E più i regali erano costosi, più gli piacevano.

Nel suo regno viveva una donna molto povera, che di prezioso aveva solo una gallina che deponeva molte uova. La donna non aveva soldi per comprare un regalo al re, così decise di regalargli la sua gallina.

L’avido re non fu molto colpito dal regalo, anche se la gallina gli dava tutte le mattine gustose uova da mangiare a colazione. Ma un giorno gli venne un’idea.

Chiamò il suo mago di corte e gli disse che gli sarebbe piaciuto di più se la gallina avesse deposto uova d’oro.
Il mago si mise a lavorare molto duramente per trovare un incantesimo che facesse deporre alla gallina uova d’oro, e alla fine ci riuscì.

L’incantesimo del mago, però, non era perfetto: ogni mattina infatti la gallina deponeva splendide uova tutte colorate, e solo ogni tanto deponeva anche uno splendido uovo d’oro.

Il re ne fu comunque molto felice, perché così diventava sempre più ricco e se ne poteva vantare con tutti.
La gallina dalle uova d’oro, però, attirò le invidie di tutti i nobili del regno, così il re decise di far costruire una solida gabbia per proteggerla.

Il re, poi, pensò furbamente anche ad uno stratagemma per evitare che la gallina venisse rubata: ogni volta che qualcuno fosse venuto a fargli visita al castello, avrebbe detto al mago di nascondere la gallina speciale e sostituirla con una gallina normale.

Un giorno venne a far visita al re una delegazione di nobili di un altro paese e quindi la gallina speciale fu scambiata con una normale.
Come il re aveva previsto, quella notte qualcuno rubò la gallina dalla gabbia.

La mattina dopo, quando il re vide la gabbia vuota, si mise a ridere perché sapeva che la sua gallina speciale era ancora al sicuro.
Il re disse al mago di rimettere nella gabbia la sua gallina dalle uova d’oro e se ne andò a fare una passeggiata.

Quando tornò a controllare la gabbia, però, ci vide dentro solo un coniglio bianco.
– E tu come sei entrato lì? – disse il re.

Pensando ad un buffo scherzo del suo mago, il re chiamò il suo inserviente e gli ordinò di riportare il coniglio nella foresta.
Il re convocò il mago, perché voleva sapere dove fosse la sua gallina speciale.

Il mago rispose che l’aveva rimessa nella gabbia, poi sbiancò in viso e si rese conto di aver dimenticato qualcosa…
– Tutte le volte che qualcuno vi viene a far visita, mio sire, trasformo la gallina in un coniglio bianco per nasconderla meglio, solo che questa volta, quando ho rimesso il coniglio nella gabbia, mi sono dimenticato di ritrasformarlo in gallina! – disse piangendo il mago.

Il re si rese conto che il coniglio che aveva fatto riportare nella foresta era in realtà la sua gallina speciale…
Tutti i suoi soldati perquisirono l’intera foresta, ma ormai del coniglio non c’era più traccia. Il re pianse per molti giorni la perdita della sua gallina dalle uova d’oro, ma alla fine se ne fece una ragione.

Passarono gli anni e il coniglietto non si vide mai più, ma i bambini del regno ancora oggi, proprio nel periodo prima della Pasqua, trovano delle strane ma bellissime uova colorate lasciate nei giardini e nella foresta vicino al paese.

E ogni tanto qualche bambino fortunato, trovava anche un uovo d’oro!

⚜ Fine della fiaba ⚜

🖌 scarica il disegno del coniglietto di Pasqua del Re! 🎨

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scarica il disegno da colorare del coniglietto di Pasqua del Re

Le uova di Pasqua del coniglietto 🐰

Ma come è nata l’idea di usare le uova di Pasqua?

Il coniglietto di Pasqua è una delle tante leggende che narrano di come sia nata l’usanza di regalare le uova di cioccolato per questa festa.

Così, nell’attesa di scartare le uova di cioccolato possiamo raccontare ai bambini una “dolce” storia!

Guarda la videofiaba raccontata da Silvia

🖌 Disegno da colorare 🎨

Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare delle uova di Pasqua del coniglietto!

🔊 Audiofiaba 😴

Nella pagina delle Audiofiabe, puoi ascoltare le uova di Pasqua del coniglietto raccontata da Silvia!

Le uova di Pasqua del coniglietto 🐰 racconto completo


Era il giorno prima della Pasqua, e in tutto il paese si stavano facendo i preparativi per le festa.
In questo piccolo paesino vivevano due bambini, Alfio e Serena, che si volevano tanto bene e stavano sempre insieme.

I due vivevano nello stesso cortile, e da qualche mese avevano iniziato a prendersi cura di un piccolo coniglietto dal pelo tutto rosso e bianco.
Il coniglietto voleva tanto bene ai due bambini, perché lo coccolavano e non gli facevano mai mancare carote e acqua a volontà.

Sapendo che tra poco sarebbe arrivata la Pasqua, il coniglietto voleva regalare ai due bambini qualcosa di speciale.
Andò quindi dalla sua amica gallina, chiedendole se avesse un paio di uova da dargli. Le voleva decorare tutte con righine e fiori per poi darle ad Alfio e Serena.
La gallina gli diede le uova ben volentieri, e il coniglietto iniziò subito a decorarle con mille colori.

Una volta finito di decorare le uova, il coniglietto le guardò tutto soddisfatto, e pensò che sarebbe stata una sorpresa fantastica per i due bimbi!
Però, per fare una sorpresa ad Alfio e Serena, doveva trovare un posto dove tenerle nascoste fino al giorno dopo.
Corse subito nel bosco, lì si ricordava che c’era un piccolo prato fiorito frequentato solo dai piccoli animaletti della foresta.

Quando arrivò al prato sistemò le uova ben riparate in mezzo ai mille fiori colorati che ricoprivano tutto.
Ma su quel prato fiorito stava gustandosi il primo sole di primavera una fata che, vedendo il coniglietto che nascondeva le splendide uova decorate, gli chiese tutta incuriosita cosa stava facendo.
– Sono per i miei due cari amici Alfio e Serena, voglio fare loro una sorpresa per domani che è il giorno di Pasqua – disse il coniglietto.

La fata sorrise – sarà sicuramente una bellissima sorpresa! – e guardò il coniglietto andare via tutto contento verso casa.
Poi la fata andò a rimirare le due meravigliose uova decorate, e le venne un’idea.
Al mattino seguente, il coniglietto corse al prato per prendere le due uova da regalare ad Alfio e Serena, ma quale sorpresa lo attendeva quando arrivò!

Il prato era interamente ricoperto da splendide uova decorate del tutto simili alle sue, e ce n’erano talmente tante da farci un regalo a tutti i bimbi del paese!
La fata si avvicinò al coniglietto con in mano le due uova che aveva lui stesso decorato e gli disse.
– Ecco tieni, portale ai tuoi amici, e spero che il piccolo cambiamento che ho fatto gli piaccia.

– Quale cambiamento, a me sembrano identiche a come le ho fatte io… – rispose il coniglietto.
– Sì, fuori sono uguali, non mi sarei mai permessa di toccare la tua opera d’arte, ma dentro ora sono di dolce cioccolato!
Il coniglietto fu tanto sorpreso quanto contento della magia che aveva fatto la fata che non sapeva più come ringraziarla.

– Se vuoi ringraziarmi, dì ai tuoi amici di portare qui tutti i bimbi del paese per festeggiare assieme, sentire le loro voci piene di gioia sarà per me il migliore dei ringraziamenti.
Così il coniglietto corse via a portare le uova ad Alfio e Serena, che quando scoprirono che erano fatte di cioccolato non sapevano più dove nascondere la felicità.

Ma la vera festa fu vedere tutti i bimbi del paese correre al prato fiorito e sedersi a mangiare il loro uovo di Pasqua, mentre nascosta in un angolino una fata dal cuore d’oro si gustava tutta contenta le loro grida di gioia.

⚜ Fine della fiaba ⚜

🖌 scarica il disegno da colorare delle uova di Pasqua del coniglietto! 🎨

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scarica il disegno delle uova di pasqua del coniglietto

Audiofiabe di Esopo 🦊🍇

Tutte le più belle audiofiabe di Esopo per la buonanotte le trovi qui!

Scorri la pagina per trovare l’audiofiaba della buonanotte che preferisci, per accompagnare dolcemente i tuoi bimbi verso una splendida e serena nanna 😊

Le favole di Esopo con morale sono quasi sempre molto brevi, ideali per quando si è molto stanchi e si ha poco tempo per mettere a nanna i propri bimbi 😉

🔊 Playlist Audiofiabe 😴

Alla fine della pagina troverai anche la playlist completa con tutte le audiofiabe da ascoltare una di seguito all’altra! 😉













Se invece preferisci essere tu a leggere le fiabe al tuo bimbo, trovi tutti i racconti con i testi completi nella pagina “Tutte le favole di Esopo con morale

La playlist completa delle favole di Esopo 🦊🍇

⚜ Fine delle audiofiabe ⚜

Tremotino 😈

Si può essere più avidi e infidi del nanetto Tremotino? Forse no…

Tremotino è una famosa fiaba raccolta in diverse versioni dai fratelli Grimm, e lo strano ometto è presente anche nel film “Shrek – e vissero felici e contenti” come uno dei cattivi antagonisti.

Questa fiaba narra di come l’avido Tremotino aiuterà la povera Elga solo in cambio di continui doni e promesse. Ma non tutto andrà come lui avrebbe voluto…

🖌 Disegno da colorare 🎨

Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare di Tremotino!

🔊 Audiofiaba 😴

Nella pagina delle Audiofiabe, puoi ascoltare Tremotino raccontata da William!

Tremotino 😈 fiaba completa


C’era una volta un povero mugnaio, era vedovo e viveva con la sua figliola che si chiamava Elga.

Un giorno capitò al suo mulino il re e il mugnaio, per ingraziarselo e vantarsi un po’, gli disse:
– Ho una figlia che sa tramutare la paglia in fili d’oro.
Il re, stupito, disse al mugnaio:
– Se tua figlia è veramente capace di trasformare la paglia in fili d’oro, portala al mio castello, e io la metterò alla prova.

Il mugnaio, colto di sorpresa, non si azzardò a contrariare il re e, seppur a malincuore, condusse Elga al castello.
Il re fece rinchiudere la ragazza in una stanza ricolma di paglia e le disse:
– Ora mettiti al lavoro, se non avrai trasformato questa paglia in oro entro domani mattina, ti farò passare a miglior vita.

Elga rimase sola. Non sapeva cosa fare, men che meno come si potesse trasformare la paglia in oro e, per la disperazione, si mise a piangere.

Improvvisamente, da una fessura nel muro della stanza, entrò un ometto che disse:
– Buonasera fanciulla, perché piangi così tanto?
– Devo trasformare la paglia in oro e non so come fare! – disse la ragazza in lacrime.
– Se io ti aiuto, cosa mi darai in cambio?
– La mia collana! – disse Elga senza pensarci.

L’omino prese la collana e se la mise in tasca. Dopodiché prese tra le mani alcune manciate di paglia, le sfregò ben bene e ripose per terra un mucchietto d’oro.

Elga non credeva ai propri occhi. Il piccolo ometto andò avanti così per tutta la notte, finché all’alba tutta la paglia fu tramutata in oro. L’omino fece quindi un inchino a Elga e, come era apparso, scomparì nella fessura del muro.

Poco dopo arrivò il re e, quando vide tutta la paglia trasformata, ne rimase stupito e deliziato, ma il suo cuore divenne ancora più avido di oro.
Fece portare Elga in un’altra stanza piena di paglia, molto più grande della precedente, e le ordinò di trasformarla tutta in oro entro il giorno seguente, se ci teneva alla vita.

La ragazza non riuscì a trattenersi dal piangere. Poi come la notte precedente, da un’altra fessura del muro riapparve l’omino che le disse:
– Se io ti aiuto, cosa mi darai in cambio?
– Il mio anello! – rispose Elga disperata.

L’omino prese l’anello, iniziò a canticchiare e si mise al lavoro. Alle prime luci del mattino aveva trasformato tutta la paglia in oro scintillante.
Finito il lavoro l’omino fece un inchino a Elga e sparì di nuovo.

Il re fu felicissimo di trovare ancora tutta quella paglia trasformata in oro, ma non era ancora soddisfatto, ne voleva ancora di più.
Fece portare la figlia del mugnaio in una stanza ancora più grande con ancora più paglia e disse a Elga:
– Se tramuterai anche tutta questa paglia in oro, allora ti sposerò e diventerai regina! – “anche se è la figlia di un mugnaio”, pensò, “non troverò una donna al mondo che mi possa rendere più ricco.”

Quando la ragazza fu sola, l’ometto tornò per la terza volta e le disse:
– Se ti aiuto anche questa volta, cosa mi darai in cambio?
– Non ho più nulla da darti… – rispose in lacrime Elga.
– Allora promettimi che, quando sarai regina, mi affiderai il tuo primo figlio! – disse l’ometto.
Elga, non sapendo che altro fare, promise che avrebbe rispettato il patto.

L’omino allora trasformò di nuovo tutta la paglia in oro, e quando il re al mattino dopo trovò tutto come aveva desiderato, mantenne la sua promessa: sposò la bella figlia del mugnaio e Elga divenne regina.

Un anno dopo Elga partorì un bel bambino. Si era completamente dimenticata della promessa fatta all’omino, ma, il giorno successivo, lui le si presentò davanti dicendo:
– Ora dammi ciò che mi hai promesso! – e cercò di afferrare il piccolo.

Elga si spaventò – ti offro tutte le ricchezze del regno, ma lasciami il mio bambino!
– No! Un bambino è uno dei tesori più importanti al mondo.

Elga si mise a piangere disperata stringendo forte a sé il piccolo.
A quella scena l’omino ebbe un moto di compassione e le disse:
– Ti darò tre giorni per stare con tuo figlio e ti do una possibilità: se per allora indovinerai il mio nome, potrai tenerlo con te – e svanì nel nulla.

Per tutta la notte Elga non dormì tentando di ricordare tutti i nomi sentiti nella sua vita. Mandò anche un messaggero in tutto il reame, per chiedere in lungo e in largo se qualcuno conoscesse l’omino e quale fosse il suo nome. Purtroppo nessuno lo sapeva…

Ma il terzo giorno il messaggero tornò e le disse:
– Mia regina, non riuscivo a trovare nessuno che conoscesse il nome di questo omino, finché non sono arrivato su un’alta montagna. Nel folto della foresta ho visto un fuoco ardere davanti all’uscio di una casetta, e intorno al fuoco danzava un ometto bizzarro che cantava così:

“Oggi preparo frittelle e bignè
che domani c’è qui il figlio del re
perchè non lo sa nemmeno l’indovino
che il mio nome è Tremotino!”

Potete solo immaginare la felicità della regina quando udì quel nome, e quando l’ometto si ripresentò chiedendo:
– Ebbene, mia signora Regina, come mi chiamo?
Lei rispose sicura:
– Il tuo nome è Tremotino!

– Com’è possibile che tu lo sappia?! Te l’ha detto il diavolo, te l’ha detto il diavolo! – esclamò l’ometto, e per la rabbia pestò i piedi per terra con tanta forza che si formò una crepa sul pavimento.
Senza accorgersene Tremotino cadde dentro la fessura nel terreno, sparendo laggiù, e da quel giorno nessuno lo vide mai più.

La regina Elga e il suo figlioletto invece vissero per sempre felici e contenti.

⚜ Fine della fiaba ⚜

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La bella addormentata nel bosco 👸

Se non si abbandona la speranza, la felicità arriva sempre!

La bella addormentata nel bosco è una fiaba antichissima e la sua origine si perde nella notte dei tempi…

E’ arrivata fino a noi attraverso tutti questi secoli grazie a Charles Perrault e i fratelli Grimm che ne hanno scritto una loro versione, e persino Walt Disney col suo film animato del 1959 ne ha voluto dare una sua interpretazione.

Scopriamo insieme come Aurora abbia dovuto aspettare per 100 anni il bacio del suo principe azzurro!

Guarda la videofiaba raccontata da Silvia

🖌 Disegno da colorare 🎨

Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare della Bella addormentata nel bosco!

🔊 Audiofiaba 😴

Nella pagina delle Audiofiabe, puoi ascoltare la Bella addormentata nel bosco raccontata da Silvia!

La bella addormentata nel bosco 👸 storia completa


C’era una volta un re, che viveva in un magnifico castello insieme alla regina e alla figlia, la piccola Aurora.
La bimba era nata da poco e i due sovrani erano così felici, che decisero di organizzare una grande festa per il suo battesimo.

Invitarono anche le fate che abitavano nel bosco, le quali arrivarono cariche di sorprese speciali per la piccola principessa.
Fu così che Aurora ricevette in dono bellezza, intelligenza, simpatia e tante altri doti che la rendessero una bambina davvero unica.

Purtroppo, però, il re non aveva invitato alla festa la fata più anziana del regno. Da tempo non si avevano sue notizie e tutti credevano che fosse morta.
Non sapevano quanto avrebbero pagato caro questo errore.

La fata venne a sapere della festa e si presentò al castello, più arrabbiata che mai.
– Vedo che state festeggiando senza di me – disse con sarcasmo. – E vedo che la principessa ha già ricevuto molti doni. Nessuno si offenderà se le offrirò anche il mio.
Così dicendo, alzò la sua bacchetta verso la culla di Aurora e tuonò:
– Sarai anche la più bella e la più intelligente di questo reame, ma ciò non ti servirà: prima del tuo diciottesimo compleanno, ti pungerai con l’ago di un fuso per filare e morirai.
E la fata svanì, lasciando il palazzo nello scompiglio più totale.

La regina era disperata, mentre il re dava ordine alle guardie di catturare questa fata malvagia. Ma era tutto inutile: di fronte ad una maledizione non si poteva fare nulla.

Si fece però avanti la fata più giovane, la quale cercò di consolare la regina e poi disse:
– Non posso annullare la maledizione della fata anziana, non ho tanto potere. Ma posso provare a renderla meno terribile, se me lo permettete.
La regina annuì speranzosa, e la fata alzò la bacchetta verso Aurora:
– Piccolina, una brutta maledizione ti ha colpito, un fuso ti pungerà ma non me morirai. Cadrai in un sonno profondo finché un principe, baciandoti, ti risveglierà e diventerà il tuo sposo.
Il Re e la Regina ebbero un piccolo sospiro di sollievo, perlomeno il nuovo incantesimo della giovane fata aveva allontanato lo spettro della morte dalla bambina.

Fu così che Aurora crebbe felice, amata e circondata da persone che le volevano bene.
In tutto il reame però erano stati vietati tutti gli attrezzi per filare: aghi, fusi, arcolai non potevano nemmeno essere nominati, nella speranza che così la maledizione non si avverasse.

Aurora stava ormai per compiere diciotto anni. Mancavano pochi giorni e i suoi genitori avevano deciso di organizzare una sontuosa festa: ormai credevano che il pericolo fosse scampato.

Ma la fata cattiva non poteva permettere che la sua maledizione fallisse. E così, una sera si intrufolò nel castello senza farsi vedere, e fece un piccolo sortilegio che impedì ad Aurora di dormire, rendendola nervosa.
La principessa non riuscendo a chiudere occhio, decise di fare una passeggiata nel castello per provare a rilassarsi. Ma, dal fondo di un corridoio, vide una strana luce azzurrognola filtrare da una porta.

Curiosa, si avvicinò per vedere meglio. Entrò nella stanza e si ritrovò davanti una vecchietta che filava la lana usando un misterioso attrezzo: un fuso. Aurora non ne aveva mai visti, e chiese: – Che cos’è? A cosa serve?
– Toccalo e ti spiegherò tutto – rispose la vecchietta, che era la fata cattiva travestita.
Aurora allungò la mano, toccò il fuso, si punse e… cadde svenuta.

Una risata malefica si levò dalla stanza e svegliò tutti. Il re e la regina accorsero e trovarono solo la loro ragazza svenuta.
Disperati, la portarono nel salone delle feste e chiamarono le fate per chiedere loro di fare qualcosa, ma quelle non potevano più nulla: bisognava solo aspettare che un principe passasse di lì e baciasse la principessa.

La fata che aveva addolcito la maledizione, provava molta pena nel vedere il dolore di quei genitori. Decise, quindi, di fare un incantesimo su tutto il castello: tutti avrebbero dormito fino a quando Aurora non si fosse svegliata.

E così fu, per cento anni. Nel castello tutto si fermò, e il bosco prese il suo posto: gli alberi crescevano dappertutto e tanti animaletti avevano fatto lì la loro tana.

Un giorno un giovane principe, durante una battuta di caccia, passò proprio vicino a quel castello che sembrava ormai in rovina. Incuriosito decise di avventurarsi per scoprire cosa nascondeva al suo interno.
– Magari sono le rovine di cui parla la leggenda… – si disse. Aveva infatti sentito parlare di una principessa bellissima che giaceva addormentata in un bosco, ma pensava fosse solo un racconto di fantasia.

Iniziò ad esplorare sale e corridoi ormai invasi dagli alberi, finché si ritrovò nel salone delle feste e… non credette ai suoi occhi. Distesi a terra giacevano servitori, dame e cavalieri, tutti profondamente addormentati. Riconobbe il re e la regina dalle loro corone e, in mezzo a loro, vide Aurora. Era bellissima, ancora di più di quanto non narrasse la leggenda.
Si avvicinò e pensò: “E’ così bella che non posso resistere: le darò un bacio”, e così fece.

Il principe sobbalzò nell’accorgersi che, dopo il suo bacio, Aurora iniziò a muovere la bocca per poi sbadigliare e aprire gli occhi.
Anche il re e la regina e tutte le persone distese a terra iniziarono a svegliarsi e ad alzarsi. Piano piano anche le rovine del castello si ricomponevano e gli alberi sparivano, mostrando tutto il loro splendore originario.

Il principe era frastornato dall’accaduto, non riusciva a capire cosa stava succedendo finché il re non gli prese le mani e gli disse:
– Grazie cavaliere, hai salvato mia figlia Aurora da un terribile sortilegio che la teneva addormentata da anni. Qualunque cosa tu desideri, la riceverai come dono in cambio di ciò che hai fatto.
Il principe guardò Aurora, già innamorato e disse: – Sono felice di avervi salvato e vorrei tanto poter sposare la principessa Aurora.

Il Re guardò Aurora, che, visti i buoni propositi del principe acconsentì, felice. Le nozze vennero organizzate immediatamente e fu una festa memorabile.

E vissero tutti felici e contenti.

⚜ Fine della fiaba ⚜

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Il vento e il sole 💨☀

Il vento sfida il sole a chi dei due è il più forte, chi vincerà?

La favola di Esopo de il vento e il sole ci insegna una cosa molto semplice:
Non sempre con la forza si ottiene quello che si vuole…

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Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare de il vento e il sole!

🔊 Audiofiaba 😴

Nella pagina delle Audiofiabe, puoi ascoltare il vento e il sole raccontata da William!

Il vento e il sole 💨☀


C’erano una volta il Vento e il Sole che iniziarono a litigare su chi dei due fosse il più forte.
– Il più forte sono io, che con il mio soffio spazzo via le chiome degli alberi! – esclamava il Vento
– No! Il più forte sono io che coi miei raggi brucio le sabbie del deserto! – rispondeva il Sole

Decisero allora di fare una gara per stabilire chi fosse realmente il più forte dei due.
– Facciamo così mio caro Sole, vediamo chi per primo riesce a togliere i vestiti a quel viandante – disse il Vento.
– Ci sto! – rispose il Sole.

Il vento allora prese a soffiare impetuosamente contro un povero viandante che passava vicino a loro. Ma l’uomo si strinse più forte nelle sue vesti.

Il Vento allora soffiò ancora più forte e più freddo, ma il viandante tirò fuori dalla sua bisaccia un mantello e si coprì ulteriormente.
Prova e riprova per il Vento non ci fu nulla da fare…

– Ora, se permetti, vorrei provare io… – disse il Sole mentre il Vento gli cedeva di malavoglia il posto.
Il Sole iniziò a splendere timidamente, il viandante sentendo i tiepidi raggi del sole risplendere sul suo viso si tolse la mantella e la ripose nella bisaccia.

Il Sole sorrise e piano piano aumentò l’intensità dei suoi dolci raggi. Il viandante dapprima si allargò il collo della giacca, poi tolse anche quella iniziando a sudare.
Il Vento che si vedeva ormai sconfitto, non era per nulla contento.

Il Sole continuò a scaldare il viandante finché questo non si tolse tutti i vestiti, e non appena scorse un fiume lì vicino vi si buttò dentro per rinfrescarsi.

Il Sole fece un largo sorriso nei confronti del Vento, che indispettito per aver perso la scommessa, se ne andò via senza farsi più vedere per mesi e mesi.

Morale: è più efficace convincere le persone con la persuasione e la dolcezza che con la forza.

⚜ Fine della fiaba ⚜

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Pollicino 👦⚪⚪⚪ favola della buonanotte breve 🤏

Pollicino è tanto piccolo quanto furbo, e riuscirà a salvarsi dall’orco cattivo insieme a tutti i suoi fratelli!

Pollicino è una famosa fiaba di Charles Perrault, questa è la nostra versione breve e semplificata del racconto, adatta anche ai più piccoli!

🖌 Disegno da colorare 🎨

Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare di Pollicino

🔊 Audiofiaba 😴

Nella pagina delle Audiofiabe classiche, puoi ascoltare Pollicino raccontata da William!

🌟 Favola completa 💗

Vuoi leggere la versione completa di questo racconto?
Basta andare sulla pagina della versione completa di Pollicino

Pollicino 👦⚪⚪⚪ fiaba della buona notte breve 🤏


Pollicino era l’ultimo di sette fratelli. La sua famiglia era poverissima e, una sera, sentì che il padre voleva abbandonare i bambini nel bosco perchè non avevano abbastanza cibo per tutti.

Allora corse al ruscello e raccolse tanti sassolini, poi tornò a letto.

Il mattino seguente i genitori portarono i bambini nel bosco, ma Pollicino, senza farsi vedere, lasciava cadere i sassolini, segnando la strada di casa.

Dopo un po’, il boscaiolo disse ai bambini di fermarsi e di aspettare i genitori.
Ma, quando arrivò la sera, i genitori ancora non erano tornati e i bambini avevano molta paura.
Ma Pollicino, seguendo la scia dei sassolini, riportò tutti a casa.

Quella sera però sentì che il padre li avrebbe abbandonati di nuovo, e decise di raccogliere altri sassolini. Purtroppo la porta di casa era chiusa e al posto dei sassolini prese un pezzetto di pane per farne briciole da lasciare sul sentiero.

Il mattino seguente i genitori portarono i bambini ancora più lontano nel bosco, e li abbandonarono di nuovo.
Pollicino, però, non riuscì a riportarli a casa perché gli uccellini avevano mangiato tutte le briciole lasciate sul sentiero!

I bambini erano disperati, ma Pollicino, arrampicatosi su un albero vide una casa.
– Andiamo a chiedere ospitalità! – esclamò.

Lì incontrarono un’orchessa, che non voleva accoglierli perché suo marito l’orco era ghiotto di bambini.
Ma alla fine, impietosita, li sfamò e li nascose.

Quando l’orco arrivò, annusando l’aria e sentendo odore di bambini, aprì subito il ripostiglio e trovò i fratellini dicendo di volerli mangiare.

Ma l’orchessa disse:
– Li cucinerò domani! – servì la cena all’orco e accompagnò i bambini a dormire.
Nella camera c’erano due letti, uno era per le sette figlie degli orchi, ognuna con in testa una coroncina, nell’altro avrebbero dormito i sette fratelli.

Non appena l’orchessa se ne andò, Pollicino scambiò i berretti con le coroncine delle orchette.

Poco dopo la porta della stanza si aprì: era l’orco, venuto a prenderli!

L’orco tastò le testoline dei fratelli ma, sentendo le coroncine, li lasciò lì e gettò in un sacco le sue figlie. Poi uscì.

– Scappiamo! – disse Pollicino e i bimbi fuggirono.

Quando l’orco si accorse di aver sbagliato, infilò gli stivali delle sette leghe e partì all’inseguimento dei bambini.

Con quegli stivali poteva fare passi lunghissimi e stava raggiungendo Pollicino e i suoi fratelli. Però era anche molto stanco, si fermò per riposare un attimo ma si addormentò.

Pollicino indossò gli stivali e tornò dall’orchessa.
– l’orco è stato rapito dai banditi! – gridò – se non riceveranno oro, lo uccideranno!
L’orchessa consegnò tutto quello che aveva a Pollicino, che tornò dai fratelli e li riportò a casa.

Quando la madre li vide, li abbracciò tutti.
I bambini mostrarono l’oro e Pollicino divenne messaggero del re, grazie agli stivali delle sette leghe.

Da quel momento la loro famiglia visse per sempre felice e contenta.

⚜ Fine della fiaba ⚜

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Jack e il fagiolo magico 🌱 favola della buonanotte breve 🤏

Jack ha trovato un fagiolo magico, ma ancora non sa quali avventure gli toccherà affrontare!

Jack e il fagiolo magico è un racconto popolare di origine inglese, questa è la nostra versione breve e semplificata del racconto, adatta anche ai più piccoli!

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🔊 Audiofiaba 😴

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Jack e il fagiolo magico 🌱 fiaba della buona notte breve 🤏


C’erano una volta una vedova e suo figlio Jack. Erano poveri, perciò la donna decise di vendere la loro mucca.
Mandò Jack al mercato, ma lui scambiò la mucca con dei fagioli: gli avevano detto che erano magici, e se li avesse piantati quella sera, il giorno dopo la pianta sarebbe cresciuta fino al cielo.

La madre, arrabbiata, gettò i fagioli in giardino, all’alba, però, uno era cresciuto fin sopra le nuvole!

Subito Jack scalò la pianta. Giunto in cima, trovò un castello.

Bussò e una spaventosa Gigantessa gli aprì.

Jack cercò di scappare, ma lei lo acciuffò e lo trascinò nel castello, felice di aver trovato un servo.

– Però, quando mio marito il Gigante rincasa, ti nasconderò, o ti mangerà… –

– Farò tutto quello che volete – disse Jack spaventato – ma non fatemi mangiare…

La gigantessa annuì – ora devo nasconderti, sta arrivando – e lo rinchiuse in un grande armadio.

Poco dopo un vocione tuonò:
– Sento profumo di giovanotto! Lo voglio a colazione!

– Ma no – rispose la gigantessa – È la bistecca di elefante… siediti e mangia – e gli mise davanti un piatto enorme che gli fece dimenticare il giovanotto.

Jack osservava tutto dalla serratura dell’armadio.

Dopo colazione, il Gigante si fece portare la sua gallina, che depose un uovo d’oro. Poi si addormentò.

Allora Jack, incredulo, sgattaiolò fuori dall’armadio, prese la gallina e fuggì, portandola a casa.

Dopo qualche giorno, Jack si travestì, risalì il tronco del fagiolo e bussò alla porta del castello. La Gigantessa non lo riconobbe e lo trascinò dentro come la prima volta. Quando arrivò il marito, lo nascose nell’armadio.

Il Gigante tuonò:
– Sento profumo di giovanotto, lo voglio per pranzo!

– Ma no – rispose la gigantessa – È l’arrosto… siediti e mangia – e gli mise davanti un piatto enorme, che gli fece dimenticare il giovanotto.

Poi il Gigante si fece portare i suoi sacchi di denaro, contò le monete e si addormentò.

Jack allora sgusciò fuori dall’armadio, prese i sacchi di denaro e tornò a casa.

Qualche giorno dopo, Jack si arrampicò di nuovo, entrò nel castello di nascosto e si infilò nell’armadio.

Poco dopo il Gigante ruggì:
– Sento profumo di giovanotto, lo voglio a cena!

– Ma no – rispose la gigantessa – È il porcellino grigliato… siediti e mangia – e gli mise davanti un piatto enorme, che gli fece dimenticare il giovanotto.

Poi il Gigante si fece portare l’arpa magica fatta d’oro e diamanti e, mentre l’arpa suonava, si addormentò.

Jack sgattaiolò fuori dall’armadio, afferrò l’arpa e scappò.
Ma l’arpa gridò:
– Aiuto! Aiuto!

Il Gigante si svegliò e, infuriato, inseguì Jack. Stava per prenderlo, ma Jack riuscì a scendere dal fagiolo magico, prese l’ascia e tagliò il tronco. La pianta, come per magia, svanì e con lei sparirono il Gigante, la Gigantessa e il castello.

Jack e sua madre non credevano ai loro occhi.
Si erano liberati del Gigante e, grazie ai tesori, potevano vivere felici e contenti.

⚜ Fine della fiaba ⚜

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Il principe ranocchio 🐸 favola della buonanotte breve 🤏

Il principe ranocchio ha aiutato la principessina, ma lei non lo ringrazia nemmeno…

Riuscirà il principe ranocchio ad avere un bacio dalla principessina? Questa è la nostra versione breve e semplificata del racconto, adatta anche ai più piccoli!

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Il principe ranocchio 🐸 fiaba della buona notte breve 🤏


C’era una volta una principessina che amava giocare con la sua palla vicino alla pozza d’acqua in giardino, e si divertiva a lanciarla e riprenderla.

Un giorno però la palla cadde nell’acqua e la principessina cominciò a piangere disperata perché non riusciva a recuperarla.

– Se vuoi posso recuperare la palla. Tu in cambio cosa mi dai?
– Hai parlato tu? – chiese la principessina guardando un grosso ranocchio spuntato dallo stagno. Il ranocchio annuì.

– Ti do tutto quello che vuoi!
– Voglio essere tuo amico, mangiare, dormire e stare con te.
– Va bene! – esclamò la principessina, che però pensava “ma cosa dice? Starà scherzando!”

Il ranocchio recuperò la palla dandola alla principessina, che però corse via, senza aspettarlo.

Il giorno dopo si sentì battere forte al portone del castello del re e una voce disse:
– Principessina, sono il ranocchio, devi mantenere la promessa!

Il re chiese di cosa si trattasse e la principessina raccontò tutta la storia. Alla fine il re disse:
– Le promesse vanno mantenute, fate entrare il ranocchio!

Così il ranocchio sedette a tavola vicino alla principessina, e mangiò con appetito dal piatto della bambina.
Poi disse di voler dormire nella stanzetta della principessina.

Lei pregò il re di non acconsentire, ma il re la riprese:
– Non si deve disprezzare chi ti ha aiutato nel momento del bisogno!

Arrivati nella stanza il ranocchio disse:
– Dormirò con te. Se non lo farai, lo dirò a tuo padre.

La principessina, arrabbiatissima, lo scagliò con forza contro la parete.

Il ranocchio cadde privo di sensi e lei, in preda ai sensi di colpa, lo prese in braccio e lo strinse forte a sé.
– Oh no ranocchio, scusami… se potessi fare qualcosa per salvarti…

Con un filo di voce, il ranocchio sussurrò:
– … un bacio… solo un bacio… –

Anche se controvoglia, la principessina chiuse gli occhi e gli diede un bacio. Ma quando li riaprì, trovò davanti a sè un bel ragazzo.

– E tu chi sei?! – esclamò stupita.
– Sono il ranocchio, ma il mio vero nome è principe Enrico! Ero vittima di un incantesimo di una strega che solo il bacio di una principessa avrebbe potuto spezzare… grazie!

I due ragazzi divennero amici, poi si innamorarono e infine si sposarono, proprio di fronte alla pozza d’acqua dove si erano conosciuti.

E vissero tutti felici e contenti.

⚜ Fine della fiaba ⚜

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I tre porcellini 🐷🐷🐷 favola della buonanotte breve 🤏

Per salvarsi dal lupo cattivo non bisogna essere pigri, ma bisogna impegnarsi e rimboccarsi le maniche!

I 3 porcellini è una fiaba classica che insegna a stare attenti al lupo cattivo e a fare le cose per bene e senza fretta, questa è la nostra versione breve e semplificata del racconto, adatta anche ai più piccoli!

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I tre porcellini 🐷🐷🐷 fiaba della buona notte breve 🤏


C’erano una volta tre porcellini, Timmy, Tommy e Gimmy che abitavano con la mamma.
Un giorno la mamma disse – ormai siete grandi, è ora che ciascuno costruisca la propria casetta!
I porcellini, a malincuore, prepararono i bagagli e partirono.

Timmy prese il suo flauto.
Tommy raccolse il suo violino.
Gimmy invece prese la sua cassetta degli attrezzi.
Salutarono la mamma e si incamminarono allegri.
– Fate attenzione al lupo cattivo! – si raccomandò la mamma mentre li salutava.

E infatti, nascosto sulla collina, qualcuno stava osservando la scena… era il Lupo Cattivo!

Dopo aver camminato un po’, Gimmy disse:
– Io mi fermerò qui per costruire la mia casetta di mattoni.

Poco dopo anche Tommy decise di fermarsi:
– io costruirò la mia casetta qui, con questo legno!
E iniziò a inchiodare le assi di legno alla bell’è meglio, finito il lavoro prese il violino e cominciò a suonare.

Timmy proseguì, finché non trovò dei gran covoni di paglia con cui in fretta e furia costruì la sua casetta e uscì subito a suonare il flauto.

Gimmy invece lavorò a lungo, ma alla fine costruì una robusta casetta di mattoni. Ci fece persino un camino, per non avere freddo d’inverno.
Solo allora si prese il meritato riposo.

Il giorno seguente, il Lupo Cattivo si presentò alla casetta di paglia di Timmy e disse:
– Mi fai entrare, porcellino?
Ma Timmy, ricordando le parole della mamma, rispose:
– Fossi matto! Tu sei il Lupo Cattivo! – e chiuse la finestra.

Ma il Lupo, preso un gran respiro, soffiò così forte che la casetta di paglia volò via e Timmy scappò veloce da Tommy che lo accolse nella sua casetta di legno.

Ma poco dopo il Lupo bussò anche lì:
– Mi fai entrare, porcellino?

I due gridarono:
– Fossimo matti! Tu sei il Lupo Cattivo!
Ma il Lupo, preso un gran respiro, soffiò così forte che la casetta di legno volò via e Timmy e Tommy fuggirono veloci da Gimmy che li accolse
nella sua solida casa di mattoni.

Poco dopo arrivò il Lupo Cattivo.
– Mi fai entrare, porcellino?
– No! – risposero i tre in coro.
Ma il Lupo, preso un gran respiro, soffiò così forte che… non successe nulla.
La casetta di mattoni era ancora lì.

Il lupo provò e riprovò, ma niente.
Il Lupo allora provò a entrare dal camino, ma Gimmy aveva messo un pentolone d’acqua a bollire sul fuoco e il Lupo scendendo giù ci cadde dentro!

Il Lupo scappò via urlando dal dolore e nessuno lo vide mai più. Anche Timmy e Tommy costruirono una casa di mattoni e tutti e tre suonavano e ballavano insieme:

“Siam tre piccoli porcellini
siamo tre fratellini.
Mai nessuno ci dividerà
tra-lalla-la-là”

⚜ Fine della fiaba ⚜

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I musicanti di Brema 🐎🐕🐈🐓 favola della buonanotte breve 🤏

I musicanti di Brema voglio entrare a far parte della banda cittadina, ma sul loro cammino incontreranno una banda di briganti!

Un asino, un cane, un gatto ed un gallo vogliono andare fino a Brema a far parte della banda cittadina, questa è la nostra versione breve e semplificata del racconto, adatta anche ai più piccoli!

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I musicanti di Brema 🐎🐕🐈🐓 fiaba della buona notte breve 🤏


C’era una volta un asino troppo vecchio per lavorare.

Siccome il padrone voleva liberarsi di lui, decise di scappare e andare a Brema in cerca di fortuna: avrebbe suonato nella banda cittadina.

Lungo la strada incontrò un cane.

Il cane era troppo vecchio per andare a caccia, e il padrone voleva liberarsene.

– Vieni con me a Brema, entreremo nella banda! – disse l’asino.
E il cane lo seguì.

Lungo la strada i due incontrarono un gatto

Il gatto era molto vecchio, e quel giorno aveva pure graffiato il sofà di casa. La sua padrona voleva liberarsene.
– Vieni con noi a Brema, entreremo nella banda! – disse l’asino.
E il gatto li seguì.

Poco dopo incontrarono un gallo.
Siccome era vecchio, la padrona voleva cucinarlo.

– Vieni con noi a Brema, entreremo nella banda! – disse l’asino.
E il gallo li seguì.

Ma Brema era lontana, si avvicinava la sera e i nostri amici erano stanchi e affamati.

L’asino notò una casetta nel bosco e decisero di andare a vedere.

Sbirciando da una finestra videro una banda di briganti, seduti ad una tavola riccamente imbandita.
I quattro volevano mangiare e prepararono un piano per cacciare via i briganti.

Sulla groppa dell’asino salì il cane, sulla groppa del cane salì il gatto e sulla groppa del gatto salì il gallo.

Iniziarono a fare un gran baccano: l’asino ragliava, il cane abbaiava, il gatto miagolava e il gallo cantava a squarciagola.

Poi, con un balzo, entrarono in casa.

I briganti, terrorizzati, scapparono nel bosco.

I nostri amici mangiarono a sazietà e poi andarono a dormire, sistemandosi in giro per la casa.

I briganti, però, volevano riprendersi il bottino e mandarono uno di loro a controllare la situazione.

Ma una volta dentro il brigante venne graffiato dal gatto, morso dal cane e prese un calcio dall’asino mentre il gallo gridava “chicchirichi!!

Allora fuggì e raccontò ai compari di aver incontrato una strega, un assassino, un mostro e un giudice! I briganti decisero quindi di andarsene per sempre.

Alla fine i quattro amici non andarono più a Brema ma decisero di vivere in quella casa per il resto dei loro giorni, felici e contenti.

⚜ Fine della fiaba ⚜

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Hänsel e Gretel 👦👧🏡 favola della buonanotte breve 🤏

Hänsel e Gretel, con l’astuzia e un pizzico di furbizia, vincono anche contro la strega cattiva!

La fiaba di Hänsel e Gretel è la fiaba della “Casetta di Marzapane”, questa è la nostra versione breve e semplificata del racconto, adatta anche ai più piccoli!

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Hänsel e Gretel 👦👧🏡 fiaba della buona notte breve 🤏


C’era una volta, in una foresta, una casetta dove vivevano due fratellini, Hänsel e Gretel.
Il papà era un povero taglialegna e i bimbi un giorno lo accompagnarono nel bosco per aiutarlo col suo lavoro.

Mentre ammucchiavano dei rami, Hänsel gridò:
– Guardate, una lepre! Rincorriamola!
I bambini la inseguirono ma si allontanarono troppo e si persero nel bosco.

I due si ritrovarono su un sentiero pensando fosse quello di casa e accelerarono il passo perché ormai si era fatta sera.
Ma non era la strada giusta e giunsero ad uno slargo con al centro una buffa casetta azzurra, dal tetto rosa e la porta e le finestre cicciotte come salsicce.
Hänsel e Gretel si avvicinarono e videro che la casa era fatta di goloso marzapane!

Affamati, iniziarono a mangiare pezzetti di casa, ma ad un certo punto la porta di cioccolato si aprì e una vecchietta evidentemente miope chiese con voce forte e minacciosa chi fossero.
– Siamo due bambini – risposero – ci siamo persi nella foresta e spinti dalla fame abbiamo dato qualche morso alla sua casa… ci perdoni… –

La vecchietta cambiò espressione, e la voce si addolcì – Oh poverini! Entrate, non vorrete passare la notte lì fuori! – e i bambini, grati, entrarono.
La casa era piccola ma accogliente e piena di oggetti preziosi. I bimbi cenarono e la vecchietta li accompagnò in una stanzetta con due lettini dove Hänsel e Gretel si addormentarono.

Ma al mattino seguente ebbero un’amara sorpresa: Hänsel si svegliò rinchiuso in una grossa gabbia e Gretel era costretta a fare da serva alla vecchietta.
– Dai da mangiare a tuo fratello che deve ingrassare, così potrò farne un gustoso arrosto! – disse malignamente la vecchia a Gretel uscendo dalla stanza.
– La vecchietta è una strega cattiva… – mormorò in lacrime Gretel passando del pollo ad Hänsel.
– Non piangere Gretel, ce la caveremo – rispose Hänsel. Poi osservò il pollo e gli venne un’idea…

La vecchia strega miope ogni sera ordinava ad Hänsel di porgerle il dito per tastarlo e sentire se fosse ingrassato abbastanza per cucinarlo.
Ma Hänsel, invece del dito, le porgeva un osso di pollo. La strega tastava l’osso e pensava che il bambino fosse ancora troppo magro.

Continuò così quasi per un mese, finchè la strega si infuriò:
– Non è possibile che non ingrassi mai! Sono stufa, ti mangerò lo stesso! – urlò.

Accese il forno e quando lo aprì infilandoci la testa per controllare se fosse caldo, Gretel le diede uno spintone facendola cadere dentro, poi chiuse lo sportello e liberò Hänsel.

I due raccolsero tutto il cibo e gli oggetti preziosi che poterono e, scappando nella foresta, finalmente ritrovarono il sentiero che portava a casa, dove c’erano la mamma e il papà che li stavano aspettando a braccia aperte.

E grazie a tutto l’oro e l’argento che avevano sottratto alla strega cattiva, non soffrirono mai più la fame.

E vissero tutti felici e contenti.

⚜ Fine della fiaba ⚜

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Riccioli d’oro e i tre orsi 👱‍♀️🐻🐻🐻 favola della buonanotte breve 🤏

Riccioli d’oro è una bimba un po’ monella e combinerà un sacco di guai nella casa dei tre orsi…

La fiaba di Riccioli d’oro e i tre orsi è molto divertente, questa è la nostra versione breve e semplificata del racconto, adatta anche ai più piccoli!

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Riccioli d’oro e i tre orsi 👱‍♀️🐻🐻🐻 fiaba della buona notte breve 🤏


C’erano una volta papà orso, mamma orsa e il piccolo orsetto che vivevano in una casetta.

Un giorno mamma orsa preparò la zuppa, e mentre aspettavano che si raffreddasse, uscirono a fare una passeggiata, dimenticando la porta aperta.

Poco dopo, arrivò una bambina di nome Riccioli d’Oro, per via dei capelli ricci e dorati.
Riccioli d’Oro bussò, ma non ebbe risposta.
Vedendo la porta aperta, entrò a curiosare.
Sentì il profumo di zuppa, e la assaggiò.

La zuppa nella scodella più grande era troppo bollente, quella nella scodella media invece era troppo fredda.
Quindi mangiò tutta la zuppa nella scodella piccola, perché era perfetta.

Poi Riccioli d’Oro decise di riposarsi un po’.
La poltrona più grande era troppo alta, quella media troppo scomoda.
La poltroncina piccolina, invece, era comodissima, e Riccioli d’Oro si dondolò finché… la ruppe!

Riccioli d’Oro decise di andare nella camera da letto degli orsi.

Il letto più grande era troppo alto, quello medio era troppo largo!
Il lettino piccolino, invece, era perfetto, e lei si addormentò.

I tre orsi tornarono a casa.
Entrati, papà orso esclamò:
‒ Chi ha assaggiato la mia zuppa?!
Mamma orsa esclamò:
‒ Chi ha assaggiato la mia zuppa?!
Il piccolo orsetto singhiozzò:
‒ Chi ha mangiato tutta la mia zuppa…?!

Papà orso vide le poltrone in disordine, e disse:
‒ Chi si è seduto sulla mia poltrona?!
Mamma orsa disse:
‒ Chi si è seduto sulla mia poltrona?!
Il povero orsetto invece pianse:
‒ Chi ha rotto la mia poltroncina…?!

I tre orsi andarono in camera da letto.
Papà orso, vedendo i letti sottosopra, esclamò:
‒ Chi ha dormito nel mio letto?!
Mamma orsa disse:
‒ Chi ha dormito nel mio letto?!
Il piccolo orsetto ringhiò:
‒ Chi sta dormendo nel mio lettino!!?

I tre orsi, guardando la bimba, gridarono:
‒ E tu chi sei?!
Riccioli d’Oro si svegliò di soprassalto, vide i tre orsi e corse via terrorizzata senza farsi mai più rivedere.

I tre orsi rimasero senza parole, poi però papà orso aggiustò la poltroncina, la mamma diede un po’ di zuppa al piccolo orsetto e finalmente mangiarono tutti la zuppa felici e contenti!

⚜ Fine della fiaba ⚜

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La guardiana delle oche 🦆

La principessa Caterina è vittima di un brutto raggiro, ma la buona sorte sarà comunque dalla sua parte.

Questa fiaba ispirata dai fratelli Grimm ci accompagnerà nell’avventura di Caterina, principessa derubata del suo ruolo da una perfida e ingrata domestica.

Ma con un pizzico di fortuna e di buon senso, verrà aiutata a smascherare l’imbrogliona che aveva persino preso il suo posto a fianco del principe suo promesso sposo.

🖌 Disegno da colorare 🎨

Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare della guardiana delle oche!

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La guardiana delle oche 🦆


C’era una volta una vecchia Regina rimasta vedova. Aveva però una bella figlia, Caterina, che aveva ormai raggiunto l’età per sposarsi. Fu quindi combinato il matrimonio con un principe di un paese lontano.

L’anziana Regina preparò un ricchissimo corredo nuziale per la figlia e, per accompagnarla nel lungo viaggio, la affidò ad una delle sue più fidate domestiche.

Ad entrambe diede un cavallo, ma quello della Principessa era speciale, si chiamava Falada e sapeva parlare.
Prima di salutarle la Regina prese un fazzoletto bianco, con un coltello si ferì il dito e vi versò sopra delle gocce di sangue, poi lo diede a Caterina.
– Tieni figlia mia – le disse – ne avrai bisogno lungo il viaggio – e la salutò.

La Principessa e la domestica si misero quindi in cammino. Dopo circa un’ora di viaggio a Caterina venne sete.
– Avrei sete, potresti andare al ruscello qui vicino e prendermi dell’acqua? – chiese alla domestica.
– Se avete sete, scendete da cavallo e andate voi stessa a prendervi l’acqua! – rispose stizzita la domestica.

Sorpresa dalla risposta e dal tono, la Principessa, che aveva veramente sete, scese da cavallo e si recò al ruscello per bere.
“Se lo sapesse tua madre, il suo cuore si spezzerebbe dal dolore!”, mormorarono le gocce di sangue custodite nel fazzoletto. Caterina, che era di buon cuore ignorò la voce, risalì a cavallo e ripartì con la domestica.

Il viaggio era molto lungo e la giornata era veramente calda. Dopo un po’ a Caterina venne nuovamente sete e poco lontano si intravedeva un fiume.
– Avrei sete, potresti andare al fiume qui vicino e prendermi dell’acqua? – chiese alla domestica.
– Se avete sete, andate voi stessa a prendervi l’acqua, io da serva non vi faccio più! – rispose ancora più stizzita la domestica.

Caterina, con le lacrime agli occhi per il trattamento ricevuto, si incamminò al fiume e bevve.
“Se lo sapesse tua madre, il suo cuore si spezzerebbe dal dolore!”, mormorarono nuovamente le gocce di sangue custodite nel fazzoletto.
La Principessa allora prese tra le mani il fazzoletto per trovare conforto, ma una folata di vento glielo fece cadere tra le correnti del fiume, e il fazzoletto sparì.

La domestica, che era poco distante, vide la scena e se ne rallegrò “ora la Principessa è in mio pieno potere, non c’è più nulla che la protegga!” pensò malignamente.
Quando Caterina tornò indietro trovò la domestica in groppa al suo Falada.
– Ora il tuo cavallo lo prendo io, e dammi i tuoi vestiti, che all’altare col principe ci andrò io. Se dirai a qualcuno dello scambio e non farai come ti dico, ti ucciderò! – e le mostrò un pugnale che teneva nascosto sotto la giubba.

Caterina, temendo per la sua vita, accettò, ma Falada osservò tutto in silenzio. Le due si scambiarono i vestiti e proseguirono il viaggio.

Arrivarono quindi al castello dove il principe accolse la domestica come se fosse la sua promessa sposa. Mentre Caterina, per decisione del vecchio Re, fu messa a fare la guardiana delle oche insieme ad un ragazzetto di nome Corradino.

La falsa principessa, per paura che Falada rivelasse a tutti cosa aveva fatto a Caterina, ordinò di portare il cavallo al macello: – durante il viaggio si è comportato molto male – disse.

Caterina lo venne a sapere e promise al macellaio alcune monete d’oro se avesse salvato il suo Falada. Lo avrebbe dovuto poi nascondere in una cascina lungo la strada che lei percorreva al mattino e alla sera per far passeggiare le sue oche. Il Macellaio, non vedendoci nulla di male, fece come lei chiedeva.

Il mattino seguente Caterina e le sue oche passarono davanti alla cascina, lei si avvicinò a Falada e lo salutò, ricambiata dal cavallo che sottovoce le disse:
– Se sapesse tua madre la Regina cosa ti è accaduto, il suo cuore si spezzerebbe dal dolore!
Ma Caterina continuò silenziosamente il suo lavoro di guardiana, insieme a Corradino.

Arrivata al prato vicino allo stagno, Caterina sciolse dal nastro i suoi capelli d’oro. Corradino ogni giorno la guardava incantato, i capelli di Caterina gli piacevano molto e avrebbe tanto voluto aiutarla a pettinarli e a rifare il nodo col nastro. Stava per avvicinarsi quando Caterina, che si era accorta delle attenzioni del giovane, pronunciò delle parole magiche:

Soffia forte venticello
porta lontano il suo cappello
così che a lungo lui debba cercare
e io da sola possa restare.

E all’improvviso ci fu una folata di vento che strappò dalla testa di Corradino il suo cappello, e lui si mise a rincorrerlo per i campi.
Quando Corradino tornò, Caterina si era già pettinata e aveva rifatto il nodo ai capelli. Il ragazzo ci rimase molto male.

Il giorno seguente, passarono ancora per la cascina, Caterina salutò Falada, che sottovoce diceva: “Se sapesse tua madre la Regina cosa ti è accaduto, il suo cuore si spezzerebbe dal dolore!”. Intanto, Corradino la seguiva in silenzio aspettando il momento in cui sul prato lei si sarebbe sciolta i capelli.

Ma Caterina pronunciò ancora le magiche parole:

Soffia forte venticello
porta lontano il suo cappello
così che a lungo lui debba cercare
e io da sola possa restare.

Ci fu una folata di vento che strappò dalla testa di Corradino il suo cappello, e lui si mise a rincorrerlo per i campi.
Quando Corradino tornò, Caterina si era già pettinata e aveva rifatto il nodo ai capelli. Il ragazzo ci rimase molto male.

E fu così anche il giorno successivo. Corradino, infuriato per via del comportamento di Caterina, andò dal vecchio Re e gli disse che non voleva più custodire le oche insieme a quella ragazza.

Meravigliato, il Re chiese come mai, e Corradino gli raccontò tutto:
– Ogni volta che passiamo per la vecchia cascina lei saluta un cavallo, che le risponde sempre “Se sapesse tua madre la Regina cosa ti è accaduto, il suo cuore si spezzerebbe dal dolore!”, poi arrivati al prato vicino allo stagno si scioglie i capelli d’oro e arriva sempre una folata di vento che mi fa volare via il cappello, così io devo passare la mattinata a rincorrerlo! Non ne posso più!

Il Re, molto incuriosito, chiese al ragazzo di accompagnare Caterina ancora una volta, poi avrebbe provveduto a sistemare le cose.

Il giorno dopo il Re, volendo capire cosa stesse succedendo, si nascose in un angolo riparato della vecchia cascina e aspettò che arrivassero i due ragazzi. Vide Caterina che salutava Falada, e questo che le rispondeva con le parole “Se sapesse tua madre la Regina cosa ti è accaduto, il suo cuore si spezzerebbe dal dolore!”

Insospettito, il Re li seguì a debita distanza fino al prato, dove Caterina si sciolse i capelli. La vide sussurrare delle parole e subito si alzò un forte vento che fece volare via il cappello di Corradino, costringendolo a rincorrerlo.
Infine vide la ragazza pettinarsi i capelli e riannodare il nastro.
Soddisfatto il Re tornò senza essere visto al castello.

Quella sera Caterina fu convocata dal Re. Quando lei si trovò al suo cospetto, il Re le chiese:
– Ragazza mia, come mai parli ad un cavallo che ti risponde “Se sapesse tua madre la Regina cosa ti è accaduto, il suo cuore si spezzerebbe dal dolore!”, e poi pronunci magiche parole che fanno alzare il vento?
Colta di sorpresa Caterina rispose:
– Non posso dirlo a persona alcuna, ho giurato e se non mantengo la promessa perderò la vita…

Il Re la guardò pensieroso, quando gli balenò per la testa un’idea:
– Non puoi dirlo a me nè a nessun’altra persona, ma penso che un forno per il pane potrà ascoltarti volentieri – e condusse la ragazza in cucina dove la invitò a infilare la testa nel forno spento e confidargli tutta la sua storia.

Caterina non sapeva che il forno aveva anche una seconda apertura, dalla quale il Re stava ascoltando ogni parola. Quindi raccontò tutto, dalla partenza del viaggio a come la sua domestica l’aveva trattata e dell’inganno di cui era stata vittima.

Udite quelle parole il Re convocò subito una dama di corte e ordinò di far vestire Caterina come si conviene ad una principessa. Poi chiamò suo figlio e gli rivelò che era stato ingannato anche lui, la sua promessa sposa era solo una domestica, la vera Principessa era Caterina.

Il giovane Principe, affascinato dalla bellezza di Caterina, fu molto felice di non dover sposare quella falsa principessa di una domestica, che oltretutto era antipatica e sempre piena di incredibili richieste.

La domestica fu quindi smascherata e cacciata dal castello, mentre per Caterina e il suo Principe, si preparò la festa per il banchetto nuziale.

E vissero tutti felici e contenti.

⚜ Fine della fiaba ⚜

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La piccola guardiana di oche

La piccola guardiana di oche

la storia dei Re Magi 🌠

C’erano una volta tre re…

I Re Magi sono delle figure importantissime del Presepe e tra le più significative.
Scopriamo la loro storia…

Quando ero bimba e facevamo il presepe in casa, i Re magi venivano posizionati lontani dal centro della scena. Con il passare dei giorni si avvicinavano e comparivano di fronte alla capanna solo il 6 gennaio, giorno del loro arrivo.

Di loro, nei Vangeli ufficiali, si dice solo questo.

«Abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo»

(Matteo 2,2)

Ma allora, perché i Re Magi sono così cari alla tradizione cristiana e non mancano mai nel Presepe? Anzi, Gasparre, Melchiorre e Baldassarre sono una parte indispensabile di ogni presepe di Natale e sono tra le figure più significative.

Proviamo a raccontare la loro storia…

Non si sa se i Re Magi siano davvero esistiti, perciò le interpretazioni e le congetture su di loro sono davvero tante…

La loro storia ha probabilmente origine nel Vangelo di Matteo. Lì si può leggere che saggi, maghi e astrologi arrivarono dall’Oriente per rendere omaggio a Gesù Bambino. Come i pastori, seguirono la stella che splendeva in cielo e che li guidò fino alla capanna di Betlemme.

Il termine Magi è un titolo che serve a indicare il ruolo dei sapienti. Anticamente venivano chiamati così gli scienziati, alchimisti e guaritori ma soprattutto custodi del sapere astronomico.

E Matteo nel Vangelo lo conferma: hanno seguito un segno celeste e si mettono in viaggio per fare visita con dei doni al bambino indicato dalla Stella Cometa.
E hanno l’umiltà di riconoscere la grandezza del fatto che un astro del cielo si sia mosso solo per indicare la nascita di un bambino.

I loro nomi forse ci possono dire da dove arrivano…

Gasparre, Melchiorre e Baldassarre sono i nomi che tradizionalmente diamo ai Magi qui in Italia e, analizzandoli bene, possiamo farci un’idea più precisa della zona da cui forse potrebbero provenire…

Gaspare deriverebbe dal greco Galgalath, che significa “signore di Saba”, un regno leggendario che si sarebbe trovato nell’attuale Yemen. Spesso è raffigurato di carnagione molto scura e porta in dono la mirra, simbolo associato alla sofferenza successiva di Gesù, in alcune interpretazioni.

Melchiorre sarebbe la versione italianizzata di Melech, che anticamente indicava il titolo di “Re” nella zona dell’attuale Israele e Libano. E infatti, in quanto re, dona a Gesù l’oro.

Baldassarre deriva sicuramente da Balthazar, nome del mitico re di Babilonia. In antico siriano significa anche “Dio salvi il re” e porta l’incenso, simbolo divino.

Però in altre zone del Medio Oriente, i nomi sono diversi: In Siria, per esempio, sono identificati con Larvandad, Hormisdas e Gushnasaph.

Perciò il mistero non si risolve e potremmo semplicemente pensare che, a seconda della tradizione di riferimento, i nomi cambino.

Ma erano davvero in 3?

Anche questo non è indicato in nessun testo ufficiale, ma il 3 è un numero importante nel simbolismo religioso e dell’essere umano in generale.

Basti pensare alla Trinità Cristiana o alla trinità egizia di Horus, Iside e Osiride.
Anche la filosofia indiana conosce l’essere, il pensare e la beatitudine e il numero 3 ha un ruolo importante anche nelle fiabe tradizionali (tre desideri, tre fratelli…)

Nel caso dei Magi ci sono anche altri riferimenti importanti. Infatti i Magi potrebbero rappresentare le tre fasi della vita – la giovinezza, l’età adulta e la vecchiaia -, le tre razze bibliche discendenti dai figli di Noè o anche i tre continenti noti nell’antichità – Africa, ‘Asia e Europa.

Ma c’è una leggenda che narra l’esistenza di un quarto re Magio che aveva deciso di portare a Gesù bambino una collana di perle.

Durante il viaggio, però, iniziò a donare una perla ad ogni persona bisognosa che incontrava, finché le perle finirono e lui decise di interrompere il suo viaggio visto che non aveva più nessun dono da dare a Gesù.
Ma Gesù Bambino gli apparve in sogno ringraziandolo per aver aiutato tutte quelle persone e premiando quindi la sua generosità.

Ma quando si festeggiano i Re Magi?

Tradizionalmente i Re Magi arrivano a Betlemme il 6 Gennaio, in corrispondenza dell’Epifania, ovvero il giorno dell’Apparizione del Signore.

E’ festeggiata non solo dalla Chiesa Cattolica ma anche da quelle protestante, anglicana e ortodossa fin dal IV secolo.

Le usanze per questo giorno sono tante e diversificate, a partire dai canti che fin dal XVI secolo i ragazzi delle scuole di canto cantavano bussando alle porte delle case.

Con i loro “carol” raccontavano la vita di Gesù e la casa veniva benedetta disegnando una croce sulla porta, in cambio i bambini ricevevano noci e mele.

E, sempre sulla porta, venivano scritte le lettere C, M e B che da un lato stanno per il latino “Christus mansionem benedicat”, (ovvero: Cristo benedica questa casa), ma sembrano anche le iniziali latine dei nomi Caspar, Melchior e Balthasar.

In Spagna e in Russia, ad esempio, i doni ai bambini non vengono portati da Babbo Natale ma proprio dai Re Magi (in effetti, chi più di loro sarebbe indicato a fare questo?) perciò la “festa della famiglia con i regali” si svolge solo in questo giorno.

In Germania, però, l’Epifania è anche la fine del periodo natalizio. Molte famiglie smontano il loro albero di Natale dopo il 6 gennaio.

Ma anche in Italia in realtà: “l’Epifania tutte le feste si porta via” è un detto che conosciamo tutti…

Ma c’è un’usanza super golosa: la torta dell’Epifania, un tradizionale dolce festivo preparato solo per il 6 gennaio.

Anche se le ricette sono molto diverse da luogo a luogo, tutte le torte hanno una cosa in comune: all’interno della torta viene cotto un ciondolo portafortuna a forma di mandorla, moneta, fagiolo o figura di porcellana.

Solo uno dei commensali lo troverà e sarà il re di famiglia per quel giorno. Si tratta di una vecchia usanza molto diffusa nei Paesi Bassi e in Svizzera, ma anche in Inghilterra, Francia e Spagna.

Insomma, questi Re Magi hanno molta importanza nel periodo natalizio e, anche se forse non potremo mai sapere chi fossero e da dove venissero, siamo tutti d’accordo sul fatto che, senza di loro, il Natale e il Presepe non sarebbero gli stessi.

Abbiamo scritto una tenera e dolce storia, incentrata sull’attesa dell’arrivo dei Re Magi, che si intitola proprio “L’arrivo dei Magi” e siamo sicuri che vi piacerà molto!

A presto!

La storia degli elfi di Babbo Natale 🧝

11709,

Ma secondo voi, come fa Babbo Natale da solo a leggere letterine, preparare doni e consegnarli in una sola notte?

Senza dimenticare che deve anche badare alle renne e fare manutenzione alla slitta, perché non può rischiare che non funzioni nella notte di Natale…

Chi indovina? Ma certo! Non lo fa da solo ma si fa aiutare, e i suoi aiutanti sono gli elfi!

Noi siamo abituati a immaginarli come piccole creature, vestite di verde o di rosso, con lunghe orecchie appuntite, che hanno proprio il compito di realizzare i giocattoli, che poi Babbo Natale distribuisce ai bimbi di tutto il mondo, e di curare le renne della sua slitta.

Ma sono sempre stati così?

Gli elfi sono creature che arrivano dalla mitologia nordica. A quel tempo si credeva che, con i loro poteri magici, proteggessero le case delle persone buone dalla cattiva sorte, facendo scherzi poco simpatici alle persone cattive.
Ad esempio, facevano fare loro brutti sogni o gli facevano venire il singhiozzo!

Nei paesi scandinavi questa funzione ce l’avevano gli “gnomi di casa”, che avevano anche il compito di difendere le case dagli spiriti malvagi.

L’accostamento di queste creature al Natale avviene fin da subito in Islanda: la tradizione vuole che 13 folletti, chiamati «i giovani del Natale» (Jólasveinar), scendessero dai monti uno dopo l’altro a partire dal 12 dicembre per combinare scherzi agli abitanti del paese.
In origine erano piuttosto spaventosi, ma col passare del tempo questi folletti sono diventati più benevoli e oggi i bambini lasciano le loro scarpe fuori di casa sperando che i folletti ci lascino dentro un regalino o un dolcetto, uno per ognuno di questi 12 giorni.

Nella tradizione germanica ci sono i Krampus, veri e propri diavoli metà uomini e metà capre, che ogni anno accompagnano San Nicolò e cercano bambini cattivi da tormentare…
(Abbiamo scritto anche un bell’articolo proprio sulla storia di San Nicola)

Esistono anche versioni in cui lo stesso Babbo Natale viene ritenuto un elfo!

Ma il nome “Elfo di Natale” è nato intorno alla metà del XIX secolo, quando queste creature non proprio gentili hanno iniziato ad essere ritratte come buone e ad essere accostate a Babbo Natale.
Questo accadde perché scrittori famosi iniziarono a dipingerli come aiutanti simpatici di Babbo Natale e non più come folletti antipatici.
Ed ecco che, insieme alle tradizioni natalizie che abbiamo ancora oggi, nacquero finalmente gli Elfi di Babbo Natale.

Ma chi sono questi Elfi di Babbo Natale?

Sono gli aiutanti di Babbo Natale! Sono piccoli e vivono al Polo Nord, nella sua casa. Sono creature magiche e sorridenti che indossano abiti rossi e verdi con bordi bianchi, stivali e berretti a punta. Hanno anche le orecchie a punta.

Gli elfi aiutano Babbo Natale a preparare i giocattoli per i bambini buoni di tutto il mondo. Non è un compito molto semplice perché i giocattoli cambiano in continuazione, soprattutto quelli tecnologici… perciò devono tenersi continuamente aggiornati per preparare tutto come si deve e fare in modo che i giocattoli siano perfetti.

Ma, oltre ad aiutare Babbo Natale nel suo laboratorio, gli elfi si prendono cura anche delle renne e della sua magica slitta.

Hanno quindi l’incarico di addestrare e nutrire le renne, oltre a mantenere pulite le stalle perché, la vigilia di Natale, Rudolph e i suoi compagni devono essere al top della forma per compiere il loro dovere la Notte di Natale (la loro simpatica favola la trovate nella nostra Storia di Rudolph la renna).

Ci piace immaginare che Rudolph possa persino avere un elfo personale che gli lucida il naso ogni giorno per essere sicuro che si illumini sempre rosso e splendente!

Ma con tutto il lavoro che devono fare per preparare il Natale, gli elfi di Babbo Natale si prendono mai una pausa?
Certo, ma non subito: una volta che il Natale è passato, ci sono ancora alcuni giorni di lavoro: Babbo Natale non è perfetto e potrebbe mescolare i regali, quindi gli elfi si occupano di scambiare i regali sbagliati o magari di sostituire qualcosa che, durante il trasporto, si è un po’ danneggiato.

Poi finalmente si godono un po’ di meritata vacanza. Dove? Nessuno lo sa… magari vanno a fare visita ad altri cugini elfi che vivono in foreste e montagne vicine e lontane, oppure in fiumi e laghi. Ma dopo un po’ rientrano tutti a casa da Babbo Natale per iniziare piano piano a prepararsi per il Natale successivo.

Ma quanti sono gli elfi che vivono con Babbo Natale?

Bè, questo non si sa… c’è chi dice che siano 13, altri dicono che siano solo 9. Di sicuro Babbo Natale li ha scelti per bene e ha creato una squadra super affiatata in grado di coordinarsi al meglio e andare sempre d’accordo.
E di alcuni di loro sappiamo anche i nomi!

Alabaster Snowball (Alabastro Palla di neve) è il responsabile della lista “Buoni o cattivi” di Babbo Natale, quindi ha un ruolo davvero importante, dovendo tenere Babbo Natale sempre aggiornato.

Bushy Evergreen (Folto Sempreverde), invece, è l’ingegnere che ha ideato la macchina per fabbricare i giochi di Babbo Natale e renderli magici.

Pepper Minstix (Pepe Minstix) è il guardiano della sicurezza del villaggio di Babbo Natale e fa in modo che resti sempre nascosto agli esseri umani, mentre Shinny Upatree (Splendente SuUnAlbero) è il più anziano del villaggio e ha partecipato direttamente alla sua fondazione!

Sugarplum Mary (Mary Caramella) dirige la produzione di dolcetti e, infine, Wunorse Openslae (Difficile da tradurre, è un possibile gioco di parole che ricorda i cavalli “horse” e la slitta “Sleigh”) ha il compito di occuparsi delle renne nonché della slitta, visto che l’ha inventata lui ed è l’unico che ne conosce tutti i magici meccanismi.

Elf on the shelf

Ma gli elfi hanno anche il tempo di venire a fare scherzi ai bimbi durante il mese di dicembre?
Bè, secondo me chiamano a raccolta un po ‘dei loro amici e li mandano nelle case dei bambini…

L’ “Elf on the shelf” arriva in casa attraverso una misteriosa e segreta porta in miniatura, e ci resta per tutto il mese di dicembre. Quello che l’elfo combina in quei giorni è raccontato molto bene nel libro “The Elf on the Shelf: A Christmas Tradition”.

Di giorno, questo elfo resta immobile e osserva tutto quello che succede in casa. Di notte, si anima e comunica col Polo Nord attraverso la magica porticina, per raccontare tutto quello che ha visto a Babbo Natale.
Poi, prima che i bambini si sveglino, l’elfo torna a nascondersi in un posto nuovo, lasciandosi trovare in pose divertenti e facendo scherzi. Eh sì, perché gli elfi sono anche burloni e un po’ pasticcioni, e combineranno di sicuro qualche piccolo guaio in casa, facendosi però perdonare grazie a qualche bigliettino o, addirittura, qualche piccolo dono per i bimbi.

C’è anche un libro in italiano da leggere per accogliere l’elfo, “Che la magia abbia inizio:… Attenzione elfo in arrivo!”, di Martina Caterino e Monica Pezzoli, potrebbe essere utile per rendere il soggiorno dell’elfo un momento magico per tutta la famiglia!

Ora non vi resta che vedere se avete un piccolo elfo nascosto in un angolo di casa, che prende nota di tutto quello che fanno i bimbi, e magari leggere una delle nostre fiabe di Natale, oppure ascoltare le bellissime audiofiabe di natale, di sicuro piaceranno anche all’elfo! 😉

A presto!

La storia di Babbo Natale 🎅

La sera della Vigilia di Natale, tutti i bimbi si infilano nei loro letti e si addormentano con nel cuore la speranza di trovare, al mattino, dei regali ad attenderli.

E quei regali saranno comparsi perché un signore senza età vestito di rosso li ha portati, grazie alla sua magica slitta trainata dalle renne, che lo trasporta per tutto il mondo a compiere la sua missione: rendere felici i bambini.

Guarda l’articolo raccontato da Silvia e William, oppure leggilo più sotto!

Ma è sempre stato così?

Bè… no, non è sempre stato così.
Noi siamo abituati a immaginare Babbo Natale come un anziano signore corpulento, gioviale e occhialuto, vestito di un rosso, che la sera della vigilia di Natale sale sulla sua slitta trainata da renne volanti e va di casa in casa per portare i regali ai bambini, calandosi attraverso il camino.

Ma questo è il Babbo Natale moderno come ci piace immaginarlo oggi.
In realtà la figura di Babbo Natale nasce da altre tradizioni precedenti che si sono fuse e mescolate fino a creare questo personaggio così caro a tutti noi.

Ma allora Babbo Natale non esiste?
Bè, questa domanda non è corretta, perché Babbo Natale è esistito davvero, circa 1700 anni fa, e si chiamava San Nicola. Puoi scoprire tutta la sua storia a questo link.

In ogni caso, una delle prime rappresentazioni moderne di Babbo Natale risale al XVII secolo: era descritto come un signore barbuto e corpulento, con un mantello verde lungo fino ai piedi e ornato di pelliccia. Impersonava la bontà del Natale e somiglia molto allo Spirito del Natale presente, che troviamo in “Canto di Natale” di Dickens.

Il nostro Babbo Natale, però, in America si chiama anche Santa Claus e questo nome deriva proprio da San Nicola: lo si scopre subito quando si legge che Babbo Natale in olandese si chiama Sinterklaas o anche Sint Nicolaas. Non a caso Santa Claus viene anche chiamato con diverse varianti, tipo Saint Nicholas o St. Nick.

Concentriamoci un po’ su Sinterklaas, che è il personaggio che davvero può darci la chiave per capire quale sia l’origine del nostro Babbo Natale…

Sinterklaas e l’origine di Babbo Natale

Gli abiti di Sinterklaas sono simili a quelli di un vescovo: porta in testa una mitra rossa con una croce dorata e si appoggia ad un pastorale, proprio come San Nicola. Sinterklaas vola sui tetti grazie ad un cavallo bianco e il suo aiutante Zwarte Piet (Pietro il moro) scende nei comignoli per lasciare i doni ai bambini, a volte dentro alle loro scarpe. Tutto questo accade la notte tra il 5 e il 6 dicembre, notte molto importante per i bimbi che attendono il suo arrivo.

Nel corso del tempo gli eventi vollero che gli olandesi occupassero alcuni dei territori del Nord America e, ovviamente, portarono con sè tutte le loro tradizioni.
Ed è qui che Sinterklaas si trasforma in Santa Claus come lo conosciamo oggi.

Una parte essenziale di questa trasformazione è stata opera di Clement Clarke Moore, scrittore e linguista di New York, il quale nel 1823 scrisse la poesia “A Visit from St. Nicholas”. In questa poesia, San Nicola veniva descritto come un elfo rotondetto, con barba bianca e vestiti rossi con orlo di pelliccia bianca, mentre trasporta un sacco pieno di giocattoli su una slitta trainata da renne.
Qualche anno più tardi, sulle riviste che venivano stampate e diffuse, iniziarono a comparire veri e propri disegni di Babbo Natale, raffigurato con giacca rossa, barba bianca e stivali.
Ed ecco che la trasformazione finalmente fu completata!

Ma dove vive Babbo Natale?

Se Babbo Natale è molto legato alla figura di San Nicola, è anche vero che è inscindibile da quella degli elfi della mitologia del Nord Europa, perciò piano piano si è imposta la tradizione che lo vede vivere e lavorare proprio lì.

Ecco allora che il cavallo bianco di San Nicola viene sostituito dalle renne. La renna è un animale con importanti ruoli notturni e, nella mitologia scandinava, simboleggia anche la luna: è quindi perfetta per trainare la slitta di Babbo Natale nella lunga notte della Vigilia.

Le renne all’inizio erano 8, tutte elencate nella poesia “A Visit from St. Nicholas”: Fulmine, Ballerina, Saltarellino, Freccia, Cometa, Cupido, Tuono, Lampo.

Poi si è aggiunta anche Rudoplh, che con il suo naso rosso illumina la via durante le tempeste di neve e si assicura così che i doni arrivino a tutti i bambini.
(Se vi va potete leggere la nostra simpatica fiaba di Rudolph la renna)

Si dice che Babbo Natale viva al Polo Nord, più precisamente in Lapponia al villaggio di Rovaniemi, ma non tutti sono d’accordo. Per gli abitanti degli Stati Uniti, la sua casa si trova in Alaska, mentre per i canadesi la sua base è nel Nord del Canada.
Secondo i norvegesi la sua residenza è Drøbak, dove si trova l’ufficio postale di Babbo Natale. Altre tradizioni parlano di Dalecarlia, in Svezia, mentre altre della Groenlandia. In alcuni paesi viene talvolta fatto abitare addirittura in Cappadocia.

La sera della vigilia di Natale i bambini lasciano sempre uno spuntino per Babbo Natale, così che possa ristorarsi un pochino durante il suo lungo viaggio: a volte è un bicchiere di latte, altre dei biscotti un pezzo di torta. E lo stesso vale per le renne, che trovano sempre delle carote e dell’acqua da bere. Ed è la stessa cosa che si fa per Sinterklaas e il suo cavallo, il quale a volte riceve anche un po’ di fieno.

Ecco che abbiamo scoperto come Babbo Natale, in realtà, esista da 1700 anni, solo che con il tempo è cambiato assieme alle tradizioni che ruotano intorno a lui, semplicemente perché il tempo è passato.

Ma perchè arriva nella notte tra il 24 e il 25 Dicembre?

Ci manca ancora un piccolo pezzetto: come mai Sinterklaas porta i doni la notte tra il 5 e il 6 dicembre, mentre Santa Claus fa il suo viaggio la notte tra il 24 e il 25?

Bè, anche qui c’è una spiegazione: quando nel XVI ci fu la Riforma Protestante, al popolo fu proibito venerare i santi, ma gli adulti volevano lo stesso trovare un modo per far recapitare ai bambini i loro regali a dicembre.

Il compito venne affidato a Gesù bambino, affiancato da una figura misteriosa che entrava nelle case infilandosi attraverso i camini. La leggenda narra che fosse un demone con intenzioni poco amichevoli, che però Gesù aveva convertito e convinto ad aiutarlo a portare i regali ai bambini buoni.
Piano piano questo demone divenne sempre più buono, e anche se all’inizio non aveva le fattezze del moderno Babbo Natale, piano piano Gesù bambino e Babbo natale iniziarono a fare la consegna dei doni entrambi nella notte tra il 24 e il 25 dicembre.

Wow, che racconto bellissimo questo delle origini di Babbo Natale…
Quante storie vere e leggende si sono unite per creare questa tradizione, che rende magico il Natale per tantissimi bambini in tutto il mondo.

E poco importa che sia vero oppure no, che ci crediamo oppure no, in fondo il bambino che vive in noi ha sempre bisogno di un po’ di sogni e magia e Babbo Natale ne ha tantissima da regalare a tutti quanti.

Quindi, aspettando che la notte tra il 24 e il 25 dicembre passi Babbo Natale a portare i regali, potete leggere una delle nostre fiabe di Natale, oppure ascoltare le bellissime audiofiabe di natale 😉

A presto!