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Curiosità sulle fiabe e favole

Incoraggiare la fiducia e l’autonomia dei bambini con le fiabe 🛡️

La fiducia che si costruisce durante l’ascolto serale delle fiabe non è solo una fiducia “interna” nel genitore, ma è anche una fiducia che il bambino inizia a sviluppare in sé stesso.

Sapere di avere il supporto del genitore gli dà il coraggio di esplorare e crescere, mentre l’abitudine di ascoltare una fiaba prima di dormire gli offre la serenità di affrontare la notte con maggiore tranquillità.

La sicurezza emotiva costruita durante questi momenti si traduce in un senso di autonomia che il bambino porta con sé, accompagnandolo nella vita.

Attraverso l’ascolto serale delle fiabe, lette dal genitore o narrate con dolcezza dalle audiofiabe di fabulinis, il bambino non solo riceve amore e attenzione, ma sviluppa anche fiducia in sé stesso e una graduale autonomia emotiva e psicologica.

Questa esperienza contribuisce alla costruzione di un senso di sicurezza interiore che, col tempo, si traduce in fiducia nelle proprie capacità e indipendenza.

Vediamo nel dettaglio come le fiabe e le audiofiabe svolgono questo ruolo e perché sono fondamentali per il processo di crescita del bambino.

  1. Ogni fiaba, un mattone di connessione emotiva
  2. Una routine che trasmette continuità e appartenenza
  3. Risorsa per affrontare ansie e difficoltà future
  4. Rafforzamento dell’autostima e del senso di valore personale
  5. Una fonte di benessere in cui rifugiarsi
  6. Un modello positivo per le relazioni future
  7. Memoria affettiva che resta nel tempo
  8. Un dono che si tramanda di generazione in generazione
  9. Conclusione

🌟

Incoraggiare la fiducia e l’autonomia dei bambini con le fiabe 🛡️


Favorire un senso di sicurezza interiore

Ascoltare una fiaba, immerso nel comfort della vicinanza genitoriale o nella tranquillità della propria cameretta con un’audiofiaba, aiuta il bambino a sentirsi sicuro e protetto.

Questa sicurezza, inizialmente legata alla presenza fisica del genitore, si trasforma pian piano in una sicurezza interiore.

Le storie, con i loro ritmi rassicuranti e i loro simboli di protezione e coraggio, contribuiscono a formare nel bambino una “base sicura” psicologica.

Sapere di poter contare su questo spazio serale di protezione lo aiuta a sentirsi meno vulnerabile anche al di fuori di questo momento, favorendo lo sviluppo della fiducia in sé.

Modelli di coraggio e risoluzione dei problemi

I personaggi delle fiabe affrontano sfide, superano difficoltà e trovano soluzioni creative ai problemi.

Il bambino, identificandosi con il protagonista, sviluppa l’idea che anche lui è in grado di affrontare e risolvere situazioni difficili.

Questi modelli narrativi di coraggio e resilienza offerti dalle, trasmettono al bambino esempi concreti di come reagire di fronte a ostacoli o paure, facendolo sentire capace di affrontare le proprie sfide.

Questo incoraggiamento indiretto si traduce in una maggiore fiducia nelle proprie risorse e abilità.

Stimolare l’autonomia emotiva

L’ascolto serale di una fiaba, attraverso la voce del genitore o grazie a una dolce audiofiaba, è un momento rassicurante che permette al bambino di esplorare e comprendere le proprie emozioni in un contesto protetto.

Le storie spesso toccano tematiche emotivamente intense, come la paura, la solitudine o la perdita, consentendo al bambino di entrare in contatto con questi sentimenti senza sentirsi sopraffatto.

L’esposizione graduale a queste emozioni, mediata dalla narrazione, lo aiuta a sviluppare una maggiore autonomia emotiva, preparandolo ad affrontare i sentimenti in modo equilibrato anche quando sarà da solo.

Sviluppare la fiducia nel mondo e nelle proprie capacità

Le fiabe trasmettono al bambino l’idea che il mondo può essere un luogo accogliente e pieno di possibilità, ma anche che le difficoltà possono essere superate.

Le storie gli insegnano che le sfide fanno parte della vita e che, come il protagonista, può affrontarle con coraggio.

Le audiofiabe di fabulinis, con le loro narrazioni serene e rassicuranti, accompagnano il bambino in questo percorso, contribuendo a rafforzare la sua fiducia nelle proprie capacità e nella possibilità di trovare soluzioni anche nei momenti di incertezza.

Incoraggiare l’iniziativa e la curiosità

Le fiabe e le audiofiabe stimolano l’immaginazione e invitano il bambino a esplorare mondi nuovi e avventurosi.

Questa esposizione a situazioni fantastiche e ricche di elementi sconosciuti favorisce la curiosità, il desiderio di imparare e la propensione a esplorare.

Questo atteggiamento è essenziale per lo sviluppo dell’autonomia, perché incoraggia il bambino a muoversi con curiosità e apertura verso l’ignoto, aiutandolo a sviluppare un senso di indipendenza nella scoperta del mondo.

Fornire strumenti per gestire l’incertezza

Il bambino impara, attraverso le storie, che anche i protagonisti provano incertezze e insicurezze, ma riescono sempre a superarle.

Questo incoraggia il bambino a vedere l’incertezza non come una minaccia, ma come una sfida che può affrontare.

Le fiabe diventano quindi una sorta di “allenamento emotivo” che lo aiuta ad abituarsi all’idea che l’incertezza fa parte della vita e che è in grado di tollerarla e gestirla.

Questo processo è fondamentale per sviluppare la fiducia in sé stesso e la capacità di prendere decisioni autonome, anche di fronte a situazioni nuove.

Dare un senso positivo al distacco notturno

Ascoltare una fiaba prima di dormire segna simbolicamente il passaggio dal mondo diurno a quello notturno, in cui il bambino deve affrontare il momento del sonno da solo.

Questo rituale aiuta a rendere il distacco notturno un’esperienza positiva e a far sì che il bambino, sapendo di poter contare su una base sicura, possa affrontare il sonno e la distanza dal genitore con serenità.

Le audiofiabe di fabulinis offrono un’alternativa rassicurante per quei momenti in cui il genitore si sente troppo stanco, magari dopo una lunga giornata di lavoro e faccende, garantendo al bambino una transizione serena verso la notte.

Coltivare una visione positiva di sé

Attraverso l’ascolto delle fiabe, il bambino sviluppa gradualmente una visione positiva di sé grazie alla fiducia e all’affetto trasmessi dalla routine serale.

Questa autopercezione di sé come persona competente e sicura lo rende meno dipendente dall’approvazione esterna e più consapevole del proprio valore.

Crescere con una visione positiva di sé è fondamentale per intraprendere autonomamente nuove esperienze e per relazionarsi con il mondo senza paura, sapendo di avere sempre dentro di sé le risorse per affrontare le sfide.

In conclusione:

L’ascolto delle fiabe, sia lette dal genitore che tramite le audiofiabe di fabulinis, è molto più di un semplice momento di relax: è un’esperienza che, ripetendosi nel tempo, costruisce nel bambino un solido senso di fiducia e una base di autonomia emotiva.

Attraverso la vicinanza del genitore, l’immaginazione stimolata dalle storie e l’esplorazione di emozioni intense, il bambino sviluppa la convinzione di poter affrontare la vita con coraggio e indipendenza, sapendo di avere sempre una riserva di sicurezza e di affetto da cui attingere.

Costruire ricordi che durano una vita grazie alle fiabe: un tesoro emotivo 🌱

Costruire un “tesoro emotivo” di momenti di affetto e rassicurazione è uno degli aspetti più preziosi della lettura della fiaba serale.

Le fiabe lette dai genitori o ascoltate tramite le audiofiabe diventano per il bambino ricordi affettuosi che lo accompagneranno per tutta la vita.

Questi momenti di connessione e sicurezza costituiscono una “riserva emotiva” a cui il bambino può attingere nei momenti di incertezza o difficoltà.

Crescendo, saprà di avere alle spalle un’esperienza di amore, cura e protezione, un “tesoro” emotivo che lo aiuterà a costruire la propria autostima e sicurezza interiore anche in futuro.

Creare questo tesoro emotivo è uno degli aspetti più preziosi della routine serale con le fiabe.

Sia che il genitore le legga personalmente, sia che il bambino le ascolti attraverso le audiofiabe di fabulinis, la ritualità dell’ascolto permette di accumulare una riserva di ricordi positivi, fatti di attenzioni, calore e sicurezza.

Ogni storia diventa un tassello di questo tesoro, che resterà con lui per tutta la vita, fornendo stabilità emotiva e sicurezza interiore anche nei momenti più difficili.

Vediamo come le fiabe contribuiscono a costruire questo tesoro emotivo e perché il loro impatto sullo sviluppo del bambino è così duraturo:

  1. Ogni fiaba, un mattone di connessione emotiva
  2. Una routine che trasmette continuità e appartenenza
  3. Risorsa per affrontare ansie e difficoltà future
  4. Rafforzamento dell’autostima e del senso di valore personale
  5. Una fonte di benessere in cui rifugiarsi
  6. Un modello positivo per le relazioni future
  7. Memoria affettiva che resta nel tempo
  8. Un dono che si tramanda di generazione in generazione
  9. Conclusione

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Costruire ricordi che durano una vita grazie alle fiabe: un tesoro emotivo 🌱


Ogni fiaba, un mattone di connessione emotiva

Ogni volta che un bambino ascolta una fiaba, sia dalla voce del genitore che attraverso un’audiofiaba, si crea una connessione intima e rassicurante. L’attenzione è completamente dedicata a lui e questo momento di vicinanza diventa un mattone che si aggiunge al suo tesoro emotivo.

Le storie ascoltate con regolarità si sedimentano nella memoria affettiva del bambino, creando una base di sicurezza e fiducia che lo accompagnerà a lungo, anche quando il genitore non sarà fisicamente vicino.

Ogni parola, ogni intonazione della voce trasmette affetto e presenza, contribuendo alla costruzione di un legame emotivo solido e duraturo.

Una routine che trasmette continuità e appartenenza

Ascoltare una fiaba ogni sera trasmette al bambino un senso di continuità e appartenenza.

Questa ripetizione rassicurante gli fa percepire che l’affetto del genitore è costante e stabile.

Anche quando non è possibile leggere una fiaba, un’audiofiaba può offrire la stessa sensazione di cura e protezione, creando una routine che il bambino riconosce come un momento speciale tutto per sé.

La voce narrante diventa un punto di riferimento stabile, capace di offrire conforto anche nelle serate in cui il genitore non può essere presente.

Risorsa per affrontare ansie e difficoltà future

Nei momenti di paura, insicurezza o solitudine, il bambino può mentalmente tornare ai momenti in cui ascoltava una fiaba, traendo da essi conforto e sicurezza.

Sapere di avere una “base sicura” costruita con storie rassicuranti è un aiuto prezioso per affrontare situazioni difficili, come l’ingresso in un ambiente nuovo o la gestione di emozioni complesse.

Le fiabe, inoltre, aiutano i bambini a dare un senso alle proprie emozioni e a elaborare le loro paure.

I personaggi delle storie affrontano difficoltà e le superano con coraggio e determinazione, offrendo un modello positivo a cui ispirarsi.

Ascoltare queste narrazioni rafforza la capacità del bambino di affrontare le sfide della vita con maggiore serenità e fiducia in sé stesso.

Rafforzamento dell’autostima e del senso di valore personale

Sentirsi amato attraverso il tempo dedicato alle fiabe trasmette al bambino il messaggio implicito che è importante e degno di attenzioni.

Ogni fiaba letta o ascoltata diventa una conferma del suo valore, rafforzando la sua autostima e contribuendo alla costruzione di un’immagine positiva di sé.

La ripetizione di questo rituale serale non solo crea un’abitudine piacevole, ma imprime nel bambino la consapevolezza di essere amato e desiderato.

Nel tempo, questo rafforza il senso di sé e la fiducia nelle proprie capacità, aiutandolo a sviluppare una personalità sicura e resiliente.

Una fonte di benessere in cui rifugiarsi

Oltre a essere un supporto nei momenti difficili, il tesoro emotivo delle fiabe è anche una fonte di gioia.

Ascoltare una storia che gli piace può essere per il bambino un rifugio di serenità e benessere, aiutandolo a trovare equilibrio emotivo e sicurezza interiore.

Le fiabe stimolano la fantasia e la creatività, aprendo al bambino un mondo di possibilità e avventure.

Questa immersione nel racconto genera emozioni positive, che si trasformano in ricordi felici da conservare nel tempo.

Un modello positivo per le relazioni future

I momenti di fiaba trasmettono al bambino un’immagine positiva delle relazioni: affetto, ascolto e comprensione.

Questa esperienza lo guiderà nella costruzione di legami futuri sani e basati sulla fiducia, piuttosto che sulla diffidenza o l’insicurezza.

Le storie insegnano anche valori importanti, come l’empatia, la gentilezza e il rispetto.

Attraverso i personaggi e le loro avventure, il bambino apprende che le relazioni positive si basano sul supporto reciproco e sull’accettazione degli altri.

Una memoria affettiva che resta nel tempo

Anche crescendo, il bambino porterà con sé il ricordo di queste storie e delle emozioni che gli hanno trasmesso.

Le fiabe lette o ascoltate diventeranno un’eredità emotiva, un punto di riferimento affettivo che potrà accompagnarlo per tutta la vita, offrendogli conforto anche in età adulta.

Riscoprire da adulti le fiabe ascoltate da bambini può evocare una sensazione di nostalgia positiva, riportando alla mente momenti di serenità e protezione vissuti nell’infanzia.

Un dono che si tramanda di generazione in generazione

Il tesoro emotivo costruito con le fiabe non si esaurisce con l’infanzia.
Il bambino, crescendo, potrà a sua volta trasmettere questa abitudine ai propri figli, creando un circolo virtuoso di amore e cura.

Le audiofiabe di fabulinis, con le loro storie narrate con semplicità e calore, possono diventare parte di questa tradizione d’affetto, regalando momenti di connessione profonda e rassicurante anche alle future generazioni.

In conclusione:

Ascoltare le fiabe, lette dal genitore o attraverso le audiofiabe di fabulinis, crea un tesoro emotivo fatto di affetto, rassicurazione e valore personale.

Questo tesoro non solo aiuta il bambino a sentirsi amato e sicuro, ma lo accompagna nel tempo, diventando una risorsa duratura su cui fare affidamento per affrontare le sfide della vita con serenità e fiducia.

Come superare le paure notturne con le fiabe 😨

Il momento della fiaba permette al bambino di affrontare le paure notturne con il supporto emotivo del genitore.

Le paure notturne sono un’esperienza comune per molti bambini e possono includere la paura del buio, di mostri immaginari, o di stare lontano dai genitori.

In questo contesto, la fiaba serale si rivela uno strumento straordinario di supporto emotivo: è un momento rassicurante che aiuta il bambino a dare un senso alle sue paure e a sentirsi protetto mentre si avvia verso il sonno.

Attraverso la storia, il bambino riceve un messaggio implicito di sicurezza e coraggio, che lo aiuta ad affrontare il momento del distacco notturno con più serenità.

Vediamo i modi in cui la fiaba può supportare il bambino nel superare le sue paure notturne:

  1. Identificazione e confronto con i protagonisti
  2. Creare una storia di protezione
  3. Riconoscere e normalizzare la paura
  4. La narrazione come rituale di rassicurazione
  5. Dare un nome e un volto alle paure
  6. Affrontare le paure attraverso l’immaginazione attiva
  7. Il genitore come figura protettiva e confortante
  8. La possibilità di affrontare e rielaborare gli eventi della giornata
  9. Costruire una narrativa personale di forza e resilienza
  10. Il valore della metafora per parlare di emozioni difficili
  11. Conclusione

🌟

Come superare le paure notturne con le fiabe 😨


Identificazione e confronto con i protagonisti

Le fiabe spesso presentano personaggi che affrontano sfide o creature spaventose, come draghi, streghe o ombre minacciose.

Il bambino, identificandosi con il protagonista, può vivere indirettamente il superamento di queste paure.

Vedere il personaggio preferito superare con successo un ostacolo spaventoso gli infonde il coraggio per affrontare le sue paure.

In un certo senso, il protagonista diventa un modello di resilienza che aiuta il bambino a sviluppare una nuova percezione delle sue stesse paure, rendendole meno minacciose.

Creare una storia di protezione

Alcune fiabe trasmettono simbolicamente l’idea che ci sia sempre una forma di protezione o aiuto disponibile, anche nei momenti più difficili.

Un cavaliere coraggioso, un incantesimo benevolo, una creatura amica o un mago saggio rappresentano simbolicamente il supporto che il bambino può percepire, anche di notte, quando il genitore non è fisicamente presente.

La fiaba diventa quindi una sorta di “protezione simbolica” che il bambino può portare con sé nel sonno, aiutandolo a sentirsi accompagnato e meno vulnerabile.

Riconoscere e normalizzare la paura

Le fiabe hanno il grande vantaggio di normalizzare la paura, mostrando che anche i personaggi più coraggiosi provano questo sentimento.

La paura non viene mai negata, ma diventa parte naturale della storia e del percorso del protagonista.

Questo messaggio trasmette al bambino che provare paura è normale e accettabile, e che non c’è nulla di sbagliato in ciò che sente.

Il genitore, attraverso la lettura della fiaba, può così veicolare implicitamente al bambino l’idea che le paure sono comuni e che non c’è nulla di cui vergognarsi o di cui preoccuparsi eccessivamente.

La narrazione come rituale di rassicurazione

La fiaba serale ha una funzione ritualistica che trasmette al bambino un senso di sicurezza e continuità.

La ripetizione di questo momento ogni sera comunica al bambino che, indipendentemente da cosa lo preoccupi, ci sarà sempre un momento di connessione e protezione prima di dormire.

Questo rituale contribuisce a ridurre le sue paure notturne e a instillare un senso di fiducia nei confronti della notte e del sonno, rendendoli meno minacciosi e più familiari.

Dare un nome e un volto alle paure

Le fiabe danno forma a paure astratte attraverso figure simboliche come mostri, fantasmi o streghe.

Queste rappresentazioni concrete aiutano il bambino a identificare e dare un nome alle sue paure, che così diventano più gestibili e meno spaventose.

Quando la paura assume una forma specifica nella storia, il bambino può affrontarla indirettamente, sentendo di avere un maggiore controllo su di essa.

A volte, infatti, è proprio l’indeterminatezza delle paure notturne a renderle più intense e difficili da gestire.

Affrontare le paure attraverso l’immaginazione attiva

Le fiabe permettono al bambino di esercitare l’immaginazione in modo attivo e positivo.

Invece di sentirsi impotente di fronte a una paura, il bambino può, con l’aiuto del genitore, immaginare finali alternativi, dare vita a nuovi personaggi amici o persino inventare “scudi magici” contro i mostri della notte.

Questa partecipazione attiva nel mondo della storia non solo rafforza la sua fiducia, ma gli offre anche strategie per fronteggiare la paura, mostrandogli che l’immaginazione può diventare una risorsa per trasformare una situazione spaventosa in una più rassicurante.

Il genitore come figura protettiva e confortante

Durante la lettura, il genitore stesso diventa una figura di protezione attiva.

La sua vicinanza fisica, la sua voce calda e il tono rassicurante trasmettono sicurezza al bambino.

Questa presenza affettuosa e stabile è fondamentale, perché ricorda al bambino che, nonostante le paure notturne, ci sarà sempre qualcuno accanto a lui che lo proteggerà.

La fiaba diventa così un mezzo attraverso cui il bambino può sentire, anche in assenza fisica del genitore, la sua presenza affettuosa e rassicurante.

La possibilità di affrontare e rielaborare gli eventi della giornata

A volte le paure notturne derivano dalle esperienze vissute durante la giornata: conflitti con i coetanei, piccoli fallimenti, oppure situazioni incomprese che hanno suscitato ansia.

Le fiabe offrono una cornice in cui il bambino può rielaborare, seppur indirettamente, questi eventi.

Durante il racconto, infatti, può rispecchiare le sue esperienze nelle vicende dei personaggi e trovare conforto nell’idea che anche loro affrontano sfide simili.

Questa rielaborazione riduce l’intensità delle emozioni negative, rendendo più facile per il bambino affrontare il sonno senza portare con sé ansie irrisolte.

Costruire una narrativa personale di forza e resilienza

Attraverso le fiabe, il bambino può costruire una narrativa interna in cui egli stesso è un piccolo eroe che, proprio come i personaggi delle storie, può affrontare e superare le difficoltà.

Questa rappresentazione interna contribuisce a rafforzare la sua autostima e il senso di sicurezza, offrendo una sorta di “copione mentale” che può richiamare a sé quando si trova ad affrontare situazioni spaventose o sconosciute.

Il messaggio è che, proprio come i protagonisti delle fiabe, anche lui ha dentro di sé le risorse per fronteggiare le sue paure.

Il valore della metafora per parlare di emozioni difficili

Infine, la natura metaforica delle fiabe offre un linguaggio simbolico che permette al bambino di parlare di emozioni difficili senza sentirsi sopraffatto.

Una strega che rapisce i bambini o un drago che sputa fuoco possono simboleggiare emozioni di rabbia, paura o ansia che il bambino non è ancora in grado di esprimere a parole.

Attraverso la metafora, il bambino esplora queste emozioni, le riconosce e le “affronta” nella storia, liberandosi in parte del loro peso emotivo.

Questo processo di simbolizzazione è un aiuto fondamentale per la sua salute emotiva e per la sua capacità di elaborare esperienze complesse.

In conclusione:

La fiaba serale diventa un alleato prezioso per aiutare il bambino a elaborare e superare le sue paure notturne.

Attraverso personaggi coraggiosi, mondi fantastici e un genitore rassicurante, il bambino trova il coraggio di esplorare ciò che lo spaventa, di nominare le sue paure e di superarle con la fiducia e il conforto di un racconto amorevole.

La fiaba trasforma la notte da spazio di incertezza a spazio sicuro, popolato da storie di coraggio e speranza che lo accompagnano dolcemente verso il sonno.

Stimolare l’immaginazione e la creatività con le fiabe 🌈

Le fiabe sono mondi magici che stimolano l’immaginazione e invitano il bambino a sognare.

Il momento della fiaba serale offre a genitori e figli un’occasione unica per entrare insieme nel mondo della fantasia e dell’immaginazione, uno spazio magico dove tutto è possibile e dove i confini della realtà si mescolano con quelli del sogno.

Questo piacere condiviso nell’immaginare e nel raccontare storie ha una valenza speciale, perché permette di costruire una connessione profonda e di sperimentare emozioni positive in un ambiente giocoso e creativo.

Ecco come il piacere della fantasia e dell’immaginazione arricchisce l’esperienza della fiaba serale e rafforza il legame tra genitore e figlio:

  1. Un momento di calma per aprirsi emotivamente
  2. Un ambiente di ascolto senza giudizio
  3. La fiaba come “contenitore” emotivo
  4. Insegnare a nominare e comprendere le emozioni
  5. Modellare la gestione delle emozioni
  6. Rinforzare la fiducia nell’ascolto empatico
  7. Un ambiente per “metabolizzare” la giornata
  8. La possibilità di parlare apertamente delle proprie paure
  9. Insegnare che le emozioni fanno parte della vita
  10. Creare una memoria affettiva di comprensione e accoglienza
  11. Conclusione

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Stimolare l’immaginazione e la creatività con le fiabe 🌈


Un’opportunità per esplorare l’universo dei sogni

La fiaba serale rappresenta una sorta di porta verso l’universo dei sogni e dell’immaginazione, in cui il bambino può esplorare mondi fantastici e vivere avventure straordinarie.

Il genitore, accompagnando il bambino in questo viaggio, diventa una guida che lo invita a scoprire nuovi scenari e a immaginare senza limiti.

Questa esplorazione condivisa rafforza il senso di meraviglia e curiosità del bambino, ma offre anche al genitore l’opportunità di riscoprire la propria creatività attraverso gli occhi del figlio.

Un linguaggio comune fatto di simboli e immagini

La fantasia delle fiabe crea un linguaggio comune tra genitore e figlio, fatto di simboli, immagini e personaggi che entrambi riconoscono e apprezzano.

Questo linguaggio simbolico, arricchito dalla fantasia, diventa un modo per comunicare emozioni e valori in modo indiretto, attraverso metafore e archetipi.

Il bambino può proiettarsi nei personaggi delle fiabe, mentre il genitore condivide con lui questo mondo immaginario, costruendo una base di comprensione e complicità unica.

La creazione di ricordi positivi e condivisi

Ogni storia raccontata crea ricordi affettuosi e indimenticabili, che si accumulano e diventano parte della memoria familiare.

Questi ricordi positivi, legati all’immaginazione e al piacere di scoprire insieme, contribuiscono a creare una solida base affettiva.

Il bambino porterà sempre con sé il ricordo dei mondi immaginari esplorati insieme al genitore, che diventerà una fonte di conforto e sicurezza nei momenti difficili, anche in età adulta.

La fantasia come modo per crescere l’empatia

Le storie immaginarie consentono al bambino di immedesimarsi nei personaggi, vivendo in modo indiretto le loro emozioni e difficoltà.

Questo esercizio di immaginazione rinforza la capacità del bambino di comprendere e condividere i sentimenti degli altri, sviluppando empatia e compassione.

Anche il genitore, partecipando a questo processo, contribuisce a creare un ambiente in cui l’empatia è naturale, dimostrando al bambino l’importanza di mettersi nei panni degli altri, anche in un contesto fantastico.

Favorire il pensiero creativo e la risoluzione di problemi

La fantasia e l’immaginazione, stimolate dalle fiabe, aiutano il bambino a sviluppare un pensiero flessibile e creativo.

Le storie piene di avventure, misteri e soluzioni ingegnose insegnano al bambino a immaginare possibilità alternative e a trovare soluzioni innovative ai problemi.

Il genitore che racconta fiabe incoraggia questa capacità, rinforzando l’idea che non esiste un’unica soluzione, ma che ogni problema può essere affrontato in modi diversi.

Questo approccio creativo si rivelerà prezioso per il bambino nella sua vita quotidiana e futura.

Un’occasione per improvvisare e creare storie insieme

Durante il momento della fiaba, il genitore può decidere di improvvisare, inventando nuovi finali, aggiungendo personaggi o coinvolgendo il bambino nella creazione della storia.

Questa interazione creativa rende il momento della fiaba un’esperienza di co-creazione, in cui il bambino non è un semplice ascoltatore ma parte attiva del racconto.

Questo gioco di fantasia rinforza il legame tra genitore e figlio, dando al bambino la possibilità di contribuire e sperimentare il piacere della narrazione condivisa.

Il piacere di esplorare l’ignoto insieme

Le storie di fantasia portano con sé una dose di mistero e avventura, e il bambino, sapendo che il genitore è al suo fianco, si sente incoraggiato a esplorare anche gli aspetti più sconosciuti o “spaventosi” della narrazione.

Il piacere di affrontare insieme qualcosa di nuovo o di sconosciuto rinforza la fiducia reciproca e crea una connessione basata sul coraggio condiviso.

Il genitore diventa così un alleato nelle esplorazioni immaginarie del bambino, sostenendolo nel superare le piccole paure che la fantasia può evocare.

Insegnare che sognare è importante

Attraverso la fantasia delle fiabe, il bambino impara che è importante sognare e immaginare, che avere visioni e desideri è una parte naturale della vita.

Il genitore, che ogni sera lo guida in un mondo fantastico, rafforza questa lezione implicita, dimostrando che sognare non è solo permesso, ma è una risorsa preziosa per affrontare la realtà.

Questo insegnamento rafforza la fiducia del bambino nelle proprie capacità di immaginazione, incoraggiandolo a portare avanti i propri sogni e a credere nella possibilità di realizzarli.

Il valore della sospensione dell’incredulità

Le fiabe insegnano al bambino a “sospendere l’incredulità”, ossia a lasciarsi trasportare dal racconto senza preoccuparsi troppo della plausibilità.

Questa sospensione dell’incredulità è preziosa, perché permette di liberarsi temporaneamente dalle limitazioni della realtà e di vivere pienamente il momento.

Anche il genitore, coinvolto nel racconto, può riscoprire il piacere di credere nell’impossibile e di sperimentare un senso di libertà creativa che può essere profondamente rigenerante per entrambi.

Il ruolo del gioco simbolico nel rafforzare il legame

La fantasia e l’immaginazione, espresse attraverso le fiabe, favoriscono il gioco simbolico, che è una forma di gioco strutturato attraverso storie e personaggi immaginari.

Questo tipo di gioco non solo diverte, ma rinforza il legame tra genitore e figlio, perché permette loro di comunicare a un livello simbolico e profondo.

Il bambino si sente capito e accettato nei suoi bisogni di immaginazione e gioco, e il genitore, che partecipa attivamente, diventa una figura con cui condividere questo piacere simbolico e creativo.

In conclusione:

Il piacere della fantasia e dell’immaginazione nella fiaba serale offre al bambino e al genitore un’esperienza unica di connessione, creatività e divertimento condiviso.

Esplorare insieme un mondo immaginario, popolato di eroi, creature magiche e avventure, rafforza il legame affettivo e stimola la crescita emotiva e intellettuale del bambino.

Questo momento di fantasia comune diventa una fonte di ricordi positivi e di insegnamenti preziosi, che accompagneranno il bambino lungo tutto il suo percorso di crescita, ricordandogli sempre l’importanza di sognare, immaginare e credere nelle proprie capacità creative.

Come affrontare le emozioni dei bambini con le fiabe 😡😱

Creare uno spazio sicuro in cui il bambino possa esprimere e affrontare le proprie emozioni è uno degli effetti più preziosi della fiaba serale.

Il racconto di una storia, letto con la presenza e l’attenzione amorevole del genitore, offre al bambino l’opportunità di esplorare i propri sentimenti in un ambiente protetto.

Questo spazio dedicato è importante perché permette al bambino di vivere le emozioni legate alla giornata, alle sue paure o alle sue insicurezze, in un contesto che favorisce l’elaborazione e il superamento di tali stati emotivi.

Approfondiamo i vari modi in cui il momento della fiaba diventa un rifugio emotivo per il bambino, favorendo una crescita emotiva e relazionale sana:

  1. Un momento di calma per aprirsi emotivamente
  2. Un ambiente di ascolto senza giudizio
  3. La fiaba come “contenitore” emotivo
  4. Insegnare a nominare e comprendere le emozioni
  5. Modellare la gestione delle emozioni
  6. Rinforzare la fiducia nell’ascolto empatico
  7. Un ambiente per “metabolizzare” la giornata
  8. La possibilità di parlare apertamente delle proprie paure
  9. Insegnare che le emozioni fanno parte della vita
  10. Creare una memoria affettiva di comprensione e accoglienza
  11. Conclusione

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Come affrontare le emozioni dei bambini con le fiabe 😡😱


Un momento di calma per aprirsi emotivamente

La tranquillità che caratterizza il momento della fiaba crea un’atmosfera serena e rassicurante, perfetta per favorire l’apertura emotiva del bambino.

In un mondo spesso ricco di stimoli, la quiete della fiaba diventa un rifugio di pace dove il bambino può lasciarsi andare e condividere liberamente le sue emozioni.

La mancanza di fretta e la routine stabile della fiaba serale permettono al bambino di sentirsi al sicuro e di percepire il genitore come una figura di supporto, pronta ad ascoltare e comprendere.

Un ambiente di ascolto senza giudizio

Il bambino, sapendo che il momento della fiaba è un’occasione dedicata solo a lui, si sente libero di esprimere paure, preoccupazioni o entusiasmi, senza timore di essere giudicato.

Questo ambiente privo di giudizio è fondamentale per la sua sicurezza emotiva, poiché gli permette di esplorare i propri sentimenti senza paura di critiche o rifiuti.

Il genitore, infatti, dovrebbe accogliere le emozioni del bambino come parte naturale della crescita, rinforzando la sua fiducia in se stesso e nella capacità di condividere ciò che sente.

La fiaba come “contenitore” emotivo

Le storie delle fiabe spesso contengono personaggi che affrontano sfide, paure o incertezze simili a quelle che può vivere il bambino.

Vedere un personaggio che supera le proprie difficoltà permette al bambino di riconoscere, in modo indiretto, le proprie emozioni.

La storia diventa quindi un “contenitore” emotivo, un mezzo attraverso cui il bambino può proiettare i propri sentimenti su situazioni immaginarie, trovando al contempo conforto e strumenti per affrontare le sue paure.

La distanza simbolica della fiaba permette al bambino di esplorare il proprio mondo interiore in modo sicuro e protetto.

Insegnare a nominare e comprendere le emozioni

Ascoltare una storia raccontata dal genitore offre al bambino l’opportunità di imparare a nominare le proprie emozioni.

La fiaba diventa uno strumento educativo attraverso cui il genitore può spiegare cosa siano la tristezza, la paura, la gioia o la frustrazione, e come possano essere gestite.

In questo modo, il bambino sviluppa una maggiore consapevolezza emotiva, apprendendo a riconoscere e comprendere le proprie emozioni.

Questo arricchimento lessicale ed emotivo è un passo importante per la sua crescita psicologica, perché gli offre le parole e le strategie per esprimere ciò che sente.

Modellare la gestione delle emozioni

Durante la fiaba, il genitore può modellare un comportamento emotivo positivo, mostrando al bambino come affrontare le emozioni in modo equilibrato.

Ad esempio, può reagire con calma e dolcezza se il bambino si emoziona, ha paura o fa domande difficili, dimostrando che tutte le emozioni sono accettabili e gestibili.

Attraverso l’esempio del genitore, il bambino impara che anche le emozioni difficili possono essere affrontate con serenità, senza doverle reprimere.

Questo insegnamento silenzioso ma potente costruisce le basi per una sana regolazione emotiva.

Rinforzare la fiducia nell’ascolto empatico

Quando il genitore dedica tempo e attenzione al racconto della fiaba e alle emozioni del bambino, comunica implicitamente che i sentimenti di quest’ultimo sono importanti e degni di essere ascoltati.

Questa esperienza di ascolto empatico rinforza la fiducia del bambino nella relazione, perché si sente compreso e sostenuto.

Sapere che il genitore è sempre disponibile a condividere i momenti di gioia e paura contribuisce a sviluppare una sicurezza emotiva e un senso di fiducia negli altri, che il bambino porterà con sé nelle future relazioni.

Un ambiente per “metabolizzare” la giornata

Il momento della fiaba rappresenta anche un’occasione per il bambino di rielaborare gli eventi della giornata, metabolizzando ciò che è successo e confrontandosi con le emozioni che questi eventi hanno suscitato.

La storia narrata dal genitore diventa un modo per aiutare il bambino a integrare le esperienze vissute, riconoscendo i sentimenti legati a eventi che potrebbero averlo turbato o entusiasmato.

Questo processo di elaborazione serale è importante perché permette al bambino di andare a dormire con la mente più serena e le emozioni più ordinate.

La possibilità di parlare apertamente delle proprie paure

La fiaba serale offre uno spazio protetto in cui il bambino può esprimere le proprie paure, che spesso emergono proprio prima di andare a dormire, quando l’oscurità e la solitudine possono rendere più intensi i timori.

Sapere che il genitore è lì, pronto ad ascoltare e a rassicurarlo, aiuta il bambino a non sentirsi solo di fronte a queste paure.

La presenza rassicurante del genitore lo incoraggia a parlare delle proprie insicurezze e a scoprire che è possibile affrontarle senza sentirsi giudicato o trascurato.

Insegnare che le emozioni fanno parte della vita

Ascoltare fiabe che trattano di emozioni diverse (gioia, paura, tristezza, coraggio) insegna al bambino che tutte le emozioni sono naturali e fanno parte della vita.

Il momento della fiaba diventa così un’occasione per normalizzare l’esperienza emotiva, mostrando che è normale provare emozioni contrastanti e che queste possono essere vissute e superate.

Il bambino impara che la tristezza o la paura non sono qualcosa di cui vergognarsi, ma emozioni che tutti provano e che possono essere gestite con il supporto di chi gli vuole bene.

Creare una memoria affettiva di comprensione e accoglienza

Con il tempo, il momento della fiaba si radica come un ricordo affettivo di comprensione e accoglienza.

Anche da adulto, il bambino ricorderà il calore di quelle sere in cui poteva parlare liberamente con il genitore, e sentirsi ascoltato e protetto.

Questa memoria affettiva di amore e accoglienza rappresenta un “bagaglio emotivo” che rimarrà con lui per tutta la vita, rafforzando la sua capacità di creare legami autentici e di offrire, a sua volta, ascolto e comprensione agli altri.

In conclusione:

Il momento della fiaba serale rappresenta uno spazio sicuro dove il bambino può esplorare le proprie emozioni senza paura di essere giudicato.

Questa atmosfera di protezione e ascolto empatico aiuta il bambino a riconoscere e accettare le proprie emozioni, costruendo la sua fiducia emotiva e la sua capacità di affrontare le sfide della vita.

La fiaba diventa così un rifugio di comprensione e amore in cui il bambino si sente libero di essere se stesso, sapendo che il genitore è lì per accoglierlo e sostenerlo in ogni emozione.

Esprimere amore e affetto verso i figli con le fiabe 💓

Il momento della fiaba serale è un’occasione perfetta per esprimere amore e affetto in modo implicito, attraverso gesti e atteggiamenti che vanno al di là delle parole.

Questo tipo di comunicazione affettiva “non detta” ha un potere unico: il bambino sente l’amore del genitore in modo profondo e autentico, senza bisogno di dichiarazioni esplicite, ma attraverso la cura e l’attenzione che riceve in quel momento speciale.

Questo amore “sottinteso” viene percepito dal bambino come un affetto incondizionato e una presenza costante, che contribuisce alla sua sicurezza emotiva e alla sua autostima.

Ecco come questo amore implicito si manifesta e rafforza il legame genitore-figlio:

  1. La comunicazione silenziosa del contatto e della vicinanza
  2. Il tono della voce come veicolo di affetto
  3. La pazienza come manifestazione di amore incondizionato
  4. L’arte della narrazione come dono personale e unico
  5. Il rispetto dei tempi e delle esigenze del bambino
  6. Il valore del tempo dedicato senza distrazioni
  7. La protezione implicita nel creare un ambiente sicuro
  8. L’attenzione alle reazioni del bambino come segno di rispetto e affetto
  9. L’amore “trasmesso” attraverso le storie
  10. La fiaba come simbolo di continuità e stabilità
  11. Conclusione

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Esprimere amore e affetto verso i figli con le fiabe 💓


La comunicazione silenziosa del contatto e della vicinanza

Durante la fiaba serale, il contatto fisico e la vicinanza del genitore parlano da soli.

Che si tratti di una mano appoggiata sul braccio, di una carezza sui capelli, o semplicemente della presenza accanto a lui, il bambino percepisce questi gesti come una forma di amore e protezione.

La comunicazione silenziosa del contatto fisico è un linguaggio potente, in grado di esprimere un’affettuosa protezione che dà al bambino un senso di conforto e sicurezza.

Il tono della voce come veicolo di affetto

Il tono della voce con cui il genitore racconta la fiaba ha un impatto significativo sul bambino.

Una voce calma, rassicurante e dolce è in grado di trasmettere emozioni di amore e serenità che il bambino percepisce inconsciamente.

Anche senza che il genitore dica esplicitamente “ti voglio bene”, il bambino sente questo affetto in ogni inflessione, in ogni parola raccontata con cura e attenzione.

La voce diventa uno strumento attraverso cui il genitore può comunicare calore e vicinanza, creando una connessione emotiva sottile e potente.

La pazienza come manifestazione di amore incondizionato

Dedicare del tempo ogni sera alla fiaba implica una grande pazienza e disponibilità da parte del genitore, che accetta di mettere da parte stanchezza e impegni per concentrarsi sul figlio.

Questo gesto, silenzioso ma significativo, esprime un amore incondizionato: il bambino sente che, nonostante tutto, il genitore è sempre lì per lui, con pazienza e attenzione.

La pazienza dimostrata in questo momento comunica al bambino che lui è importante e merita l’attenzione del genitore, anche quando questo richiede sacrificio.

L’arte della narrazione come dono personale e unico

Raccontare una fiaba richiede al genitore un certo sforzo creativo e una personalizzazione che trasforma questo momento in un vero e proprio dono d’amore.

Anche se il racconto è sempre lo stesso, il modo in cui viene raccontato (con toni, gesti e varianti specifiche) è unico e irripetibile.

Questo rende la fiaba un atto d’amore personale, in cui il genitore offre qualcosa di sé, mostrando al bambino la propria dedizione e affetto.

Ogni volta che racconta la fiaba, il genitore comunica implicitamente: “sono qui solo per te”.

Il rispetto dei tempi e delle esigenze del bambino

L’amore implicito si manifesta anche nel modo in cui il genitore rispetta i tempi e i bisogni emotivi del bambino durante la fiaba.

Se il bambino ha domande, paura o vuole prolungare il momento, un genitore amorevole risponde senza fretta e senza irritazione.

Questo rispetto per le sue esigenze è una forma di amore profondo, che fa sentire il bambino accettato e importante.

Sapere che il genitore è disposto a prendersi il tempo per lui rafforza la sua autostima e il senso di essere amato senza condizioni.

Il valore del tempo dedicato senza distrazioni

In una società frenetica e piena di stimoli, dedicare del tempo senza distrazioni rappresenta un atto d’amore di grande valore.

Il genitore che mette da parte il telefono, le preoccupazioni della giornata e i propri pensieri per concentrarsi solo sul bambino sta comunicando, senza bisogno di parole, che lui è la priorità.

Questa presenza totale e ininterrotta fa sentire il bambino amato in modo unico, perché comprende che il genitore è disposto a dargli la propria attenzione completa, come un regalo prezioso e raro.

La protezione implicita nel creare un ambiente sicuro

La routine della fiaba, con il genitore vicino, diventa una sorta di rifugio sicuro per il bambino.

Anche se non è detto esplicitamente, la fiaba raccontata dal genitore crea uno “spazio protetto” in cui il bambino sa di essere al sicuro.

Questa protezione, che può sembrare silenziosa o implicita, è invece profondamente percepita dal bambino, che si sente accolto e custodito.

L’ambiente sicuro creato dal genitore è una forma di amore che va al di là delle parole, un gesto tangibile di cura e protezione.

L’attenzione alle reazioni del bambino come segno di rispetto e affetto

Durante la fiaba, il genitore osserva le reazioni del bambino, si adatta al suo umore e risponde ai suoi bisogni emotivi.

Questo tipo di attenzione dimostra un amore profondo, che non è invadente ma rispettoso delle emozioni del bambino.

Il fatto che il genitore sia così attento e presente fa sentire il bambino capito e supportato, come se anche le sue emozioni fossero accolte e rispettate.

Questa empatia rappresenta una forma di affetto delicata ma potente, che contribuisce a costruire una relazione di fiducia e sicurezza.

L’amore “trasmesso” attraverso le storie

Le fiabe spesso trattano temi universali come l’amore, l’amicizia, la lealtà e il coraggio.

Quando il genitore racconta queste storie, trasmette indirettamente valori positivi che il bambino assimila come parte del suo universo emotivo.

Le storie diventano uno specchio dei sentimenti, attraverso cui il genitore comunica al bambino che, come i protagonisti delle fiabe, lui è degno di amore, protezione e felicità.

Anche senza dirlo apertamente, il genitore comunica al bambino che il bene e l’amore esistono, e che lui è parte di questa realtà affettuosa.

La fiaba come simbolo di continuità e stabilità

Infine, la ripetizione del momento della fiaba diventa un simbolo di continuità e stabilità, elementi fondamentali per la crescita emotiva del bambino.

Ogni sera, la ripetizione di questo atto d’amore trasmette al bambino che il genitore sarà sempre lì per lui.

Questo impegno costante diventa una promessa silenziosa, che il bambino percepisce come un messaggio di amore duraturo e affidabile.

La fiaba serale diventa un simbolo dell’amore del genitore, qualcosa che il bambino porterà sempre con sé come ricordo affettivo e rassicurante.

In conclusione:

Il momento della fiaba serale è molto più di un racconto: è un’occasione per il genitore di comunicare amore e affetto in modo implicito, attraverso gesti, attenzioni e un ascolto profondo.

Ogni carezza, ogni sorriso e ogni parola dolce trasmettono al bambino un amore incondizionato che va al di là delle parole. Il bambino percepisce questo amore come un sostegno e una protezione costante, che lo fanno sentire unico e amato.

Questo amore implicito crea un legame profondo e duraturo, che accompagnerà il bambino per tutta la vita.

Come rinforzare il legame genitore-bambino con le fiabe 🥰

Nel mondo frenetico di oggi, dedicare tempo e attenzione esclusiva ai propri figli può diventare una sfida.

L’attenzione esclusiva che il genitore dedica al bambino durante il momento della fiaba è un aspetto prezioso che contribuisce a rafforzare il legame emotivo tra loro.

In una giornata spesso ricca di impegni, questo rituale serale rappresenta un momento di connessione autentica e profonda, in cui il bambino si sente unico e al centro delle attenzioni del genitore.

Questo tipo di attenzione non solo soddisfa il bisogno di amore e affetto del bambino, ma ha anche un ruolo importante nella costruzione della sua autostima e nel consolidamento della relazione genitore-figlio.

Vediamo come e perché questa attenzione esclusiva contribuisca in modo così significativo al legame emotivo:

  1. Creare uno spazio “sacro” per la relazione
  2. La qualità della presenza come fondamento del legame emotivo
  3. Soddisfare il bisogno primario di connessione
  4. Un dialogo intimo tra genitore e figlio
  5. Rafforzare la fiducia reciproca attraverso l’attenzione costante
  6. Stimolare la crescita emotiva del bambino
  7. Un “linguaggio affettivo” esclusivo tra genitore e figlio
  8. Creare ricordi affettivi che dureranno nel tempo
  9. La fiaba come espressione dell’amore incondizionato
  10. Conclusione

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Come rinforzare il legame genitore-bambino con le fiabe 🥰


Creare uno spazio “sacro” per la relazione

La routine della fiaba prima di dormire crea uno spazio dedicato, in cui il bambino ha la totale attenzione del genitore.

Questo momento è “sacro” perché rappresenta una parentesi di tempo in cui tutte le distrazioni vengono messe da parte (la TV, il telefono, i lavori di casa…) per dare al bambino l’opportunità di sentirsi al centro.

La qualità dell’attenzione esclusiva fa sentire il bambino importante e valorizzato, e questo lo aiuta a costruire un’immagine positiva di sé.

È come se, ogni sera, il genitore dicesse al bambino: “Tu sei la mia priorità”.

La qualità della presenza come fondamento del legame emotivo

Non è solo la presenza fisica del genitore a fare la differenza, ma la qualità della sua presenza.

Quando il genitore si dedica alla fiaba senza distrazioni, il bambino percepisce che quel momento è interamente dedicato a lui, rafforzando la sua sensazione di essere amato e desiderato.

Questo tipo di attenzione “qualitativa” è molto più profonda e significativa rispetto alla semplice vicinanza fisica.

Sapere che il genitore è emotivamente e mentalmente presente lo fa sentire accettato e apprezzato, gettando le basi per una relazione di fiducia e intimità che si manterrà nel tempo.

Soddisfare il bisogno primario di connessione

Uno dei bisogni fondamentali dei bambini è quello di sentirsi connessi e in relazione con i propri genitori.

La fiaba della buonanotte soddisfa questo bisogno in modo profondo, perché rappresenta un momento di condivisione emotiva.

Attraverso il racconto, il bambino e il genitore condividono le stesse emozioni, gli stessi sorrisi e la stessa curiosità per le avventure dei personaggi.

Questa connessione emotiva crea un legame invisibile che nutre il bambino e lo fa sentire parte di qualcosa di unico, consolidando il suo senso di appartenenza e il legame con il genitore.

Un dialogo intimo tra genitore e figlio

Il momento della fiaba è anche una delle poche occasioni in cui il genitore e il bambino possono avere un “dialogo intimo”.

Il bambino può fare domande sulla storia, esprimere le proprie emozioni e paure, e ricevere risposte immediate e rassicuranti dal genitore.

Questa comunicazione aperta e affettuosa permette al bambino di esplorare le proprie emozioni in un ambiente sicuro e senza giudizio, sentendosi ascoltato e compreso.

Il dialogo durante la fiaba non solo arricchisce la storia, ma rafforza anche la fiducia che il bambino ha nel genitore, consolidando il loro legame emotivo.

Rafforzare la fiducia reciproca attraverso l’attenzione costante

La ripetizione quotidiana di questo momento di attenzione esclusiva crea una sensazione di stabilità e fiducia nel bambino.

Il genitore dimostra, giorno dopo giorno, di essere affidabile e presente, dando al bambino la certezza che può contare su di lui.

Questa fiducia reciproca è un elemento fondamentale della relazione genitore-figlio, poiché il bambino impara a percepire il genitore come una figura di riferimento sicura e costante.

Anche se il bambino non ne è consapevole, questo rituale quotidiano rinforza la sua fiducia negli altri e nella capacità di essere amato.

Stimolare la crescita emotiva del bambino

Attraverso l’attenzione esclusiva del genitore, il bambino si sente libero di esprimere i propri sentimenti e di sperimentare emozioni nuove, sapendo di essere accettato e amato incondizionatamente.

Questo aiuta a sviluppare la sua intelligenza emotiva, poiché il bambino impara a riconoscere e a gestire le emozioni, con la guida rassicurante del genitore.

La fiaba diventa così un’occasione per esplorare temi come l’amore, la paura, il coraggio e la gioia, in un contesto sicuro e supportivo.

Questa crescita emotiva contribuisce a rafforzare il legame emotivo tra genitore e figlio.

Un “linguaggio affettivo” esclusivo tra genitore e figlio

Ogni genitore ha il proprio modo di raccontare le fiabe, con espressioni, toni e gesti unici che diventano familiari e confortanti per il bambino.

Questo crea una sorta di “linguaggio affettivo” esclusivo tra il genitore e il figlio, fatto di piccoli rituali e modi di raccontare che appartengono solo a loro.

Questo linguaggio esclusivo diventa un modo per rafforzare la complicità e l’intimità, offrendo al bambino una dimensione di relazione che è solo loro, e che rende questo momento ancora più speciale e significativo.

Creare ricordi affettivi che dureranno nel tempo

La routine della fiaba non si esaurisce con il racconto, ma lascia una traccia duratura nella memoria affettiva del bambino.

Questi momenti di intimità e attenzione esclusiva diventeranno ricordi preziosi che il bambino porterà con sé nella crescita e che, spesso, riaffioreranno come immagini di amore e sicurezza.

Questi ricordi affettivi diventeranno parte del suo bagaglio emotivo e contribuiranno a formare la sua identità e la sua capacità di stabilire legami sani e profondi in futuro.

La fiaba come espressione dell’amore incondizionato

Dedicarci ogni sera a un momento di fiaba comunica al bambino l’amore incondizionato del genitore, un amore che non dipende da ciò che ha fatto o detto durante la giornata, ma che esiste in modo assoluto.

L’attenzione esclusiva è un modo per trasmettere questo amore, mostrando al bambino che è amato semplicemente per ciò che è.

Questa sicurezza è fondamentale per la crescita emotiva e per lo sviluppo di una sana autostima, poiché il bambino si sente accettato e amato indipendentemente dai suoi comportamenti o successi.

In conclusione:

L’attenzione esclusiva che il genitore dedica al bambino durante la fiaba prima di dormire è una forma di amore che va al di là delle parole e che contribuisce in modo essenziale al rafforzamento del legame emotivo.

Questo momento di dedizione totale e di ascolto profondo nutre il bambino a livello emotivo, dandogli sicurezza e fiducia in sé e negli altri.

La fiaba diventa così un atto di amore che il bambino sente e interiorizza, un rituale che conferma ogni sera la profondità e l’intensità della relazione con il genitore.

La routine della fiaba serale crea un senso di sicurezza nei bambini 🪄

La narrazione serale di una fiaba è una routine che si ripete quotidianamente, e questa prevedibilità offre al bambino un forte senso di sicurezza.

Sapere che ogni sera ci sarà quel momento dedicato solo a lui, in cui può immergersi in una storia accompagnato dalla presenza del genitore, dà al bambino un senso di stabilità.

Questa routine offre una struttura che aiuta il bambino a orientarsi nella giornata, a gestire l’ansia e a trovare serenità.

La ritualità del racconto crea uno spazio protetto che permette al bambino di rilassarsi e di abbandonarsi al sonno con una sensazione di fiducia e sicurezza.

La routine della fiaba prima di dormire fornisce un senso di sicurezza e stabilità che è fondamentale per lo sviluppo emotivo del bambino.

La prevedibilità e la costanza di questa routine aiutano il bambino a percepire il mondo come un luogo affidabile e stabile.

Approfondiamo in dettaglio come la routine serale della fiaba contribuisca a creare questo senso di sicurezza:

  1. Il potere della prevedibilità nel ridurre l’ansia
  2. Un ancoraggio emotivo alla fine della giornata
  3. Rassicurazione nella stabilità dei legami affettivi
  4. Strutturare il tempo e lo spazio per orientarsi nel mondo
  5. Sviluppare la capacità di autoregolazione e abitudini sane
  6. La ritualità come strumento di sicurezza psicologica
  7. Ridurre le transizioni difficili con un “rituale di passaggio”
  8. Collegare il racconto con la sicurezza di sé e la fiducia nel mondo
  9. Costruire una base emotiva per affrontare l’incertezza
  10. Conclusione

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La routine della fiaba serale crea un senso di sicurezza nei bambini 🪄


Il potere della prevedibilità nel ridurre l’ansia

La prevedibilità è una delle chiavi principali per ridurre l’ansia nei bambini, soprattutto in una fase della vita in cui gran parte del mondo è ancora sconosciuto e pieno di sorprese.

Sapere che, ogni sera, dopo aver messo il pigiama e lavato i denti, c’è il momento della fiaba raccontata dal genitore dà al bambino una sequenza di azioni familiari che scandiscono il tempo e lo aiutano a sentirsi più a suo agio.

Questa prevedibilità crea una struttura che permette al bambino di sentirsi sicuro e protetto, sapendo che nulla di inaspettato avverrà prima di addormentarsi.

Un ancoraggio emotivo alla fine della giornata

Il momento della fiaba diventa un “ancoraggio emotivo” che segna simbolicamente la fine della giornata, offrendo al bambino un confine sicuro tra il giorno e la notte.

Questo passaggio è importante perché gli permette di mettere da parte le esperienze della giornata e di prepararsi emotivamente e psicologicamente al riposo.

La ripetizione del rituale ogni sera crea un “punto fermo” che lo aiuta a chiudere con serenità le attività del giorno e a sentirsi pronto ad affrontare il sonno.

Questa chiusura offre al bambino un rifugio in cui lasciare andare eventuali ansie o timori prima di dormire.

Rassicurazione nella stabilità dei legami affettivi

La routine della fiaba prima di dormire è una conferma quotidiana dell’amore e della presenza del genitore.

La costanza con cui il genitore si dedica a questo momento diventa un segnale chiaro e rassicurante per il bambino: il genitore è lì ogni sera, presente e attento.

Questa ripetizione di vicinanza e affetto rafforza il legame affettivo e offre al bambino la sicurezza che il genitore è affidabile e che il loro rapporto è stabile.

Sapere che il genitore è presente, ogni giorno e in modo prevedibile, fornisce al bambino una base solida su cui costruire la propria sicurezza emotiva.

Strutturare il tempo e lo spazio per orientarsi nel mondo

I bambini non hanno ancora sviluppato una percezione precisa del tempo, e la routine della fiaba li aiuta a strutturare il proprio senso temporale.

Ogni sera, la narrazione diventa un segnale chiaro che indica che è il momento di dormire, e questa regolarità offre loro una sorta di “bussola” per orientarsi.

Anche lo spazio gioca un ruolo importante: il fatto che la fiaba venga raccontata nello stesso posto, come il letto o la camera da letto, associa quel luogo al riposo e alla sicurezza.

Questa struttura temporale e spaziale dà al bambino un senso di stabilità e continuità, aiutandolo a percepire l’ambiente circostante come un luogo sicuro e protetto.

Sviluppare la capacità di autoregolazione e abitudini sane

La routine serale della fiaba aiuta il bambino a sviluppare un senso di autoregolazione.

Sapere che ogni sera c’è una sequenza di attività che culmina con la fiaba, seguita dal sonno, aiuta il bambino a regolare le proprie aspettative e a prepararsi mentalmente per andare a letto.

Questa routine diventa una sorta di “programma interno” che il bambino impara a rispettare e che facilita il processo di addormentamento.

Con il tempo, questa autoregolazione diventa un’abitudine, e il bambino si abitua a seguire una routine che favorisce il benessere e il riposo.

La ritualità come strumento di sicurezza psicologica

I rituali hanno da sempre una funzione psicologica importante, sia nei bambini che negli adulti.

La routine della fiaba prima di dormire assume le caratteristiche di un rituale che, grazie alla sua ripetitività, rafforza la sicurezza psicologica del bambino.

Sapere che ogni sera ci sarà quel momento speciale, intimo e protetto, crea un “microcosmo” di sicurezza in cui il bambino sa esattamente cosa aspettarsi.

Questo rituale diventa una sorta di “rito di protezione” che lo accompagna nel passaggio al sonno, offrendo un rifugio sicuro in cui sentirsi accolto e protetto.

Ridurre le transizioni difficili con un “rituale di passaggio”

La transizione dal giorno alla notte può essere una fase critica per molti bambini, che potrebbero avere paura del buio o timore di separarsi dai genitori.

La routine della fiaba facilita questa transizione, rendendola più dolce e naturale.

Il racconto della fiaba diventa un “rito di passaggio” che accompagna il bambino verso il sonno, rendendo il momento della separazione dal genitore meno brusco e più accettabile.

Il bambino sa che quel momento sarà sempre presente, tutte le sere, e questo riduce l’ansia da separazione e favorisce un addormentamento più sereno.

Collegare il racconto con la sicurezza di sé e la fiducia nel mondo

La routine della fiaba non solo rassicura il bambino per la notte, ma ha anche un effetto a lungo termine sulla sua fiducia in sé e nel mondo.

Questa costanza e stabilità sperimentate ogni sera contribuiscono a creare una visione positiva e affidabile della vita, in cui il bambino impara che ci sono elementi prevedibili e sicuri su cui può contare.

Questa percezione si trasforma gradualmente in una fiducia di base nel mondo esterno, che il bambino svilupperà anche in altri ambiti della sua vita e delle sue relazioni.

Costruire una base emotiva per affrontare l’incertezza

In un mondo pieno di stimoli nuovi e a volte imprevedibili, la routine della fiaba offre al bambino una base stabile da cui affrontare le novità.

La ripetizione e la costanza creano una sorta di “isola di certezza” che rafforza la capacità del bambino di gestire l’incertezza.

Questa sicurezza emotiva sarà utile non solo per affrontare il sonno, ma anche per gestire con maggiore serenità i piccoli imprevisti quotidiani.

Il bambino, grazie a questa base, sarà in grado di avvicinarsi al mondo con maggiore tranquillità, sapendo che, nonostante le novità, ci saranno sempre delle “ancore” a cui appoggiarsi.

In conclusione:

La routine della fiaba prima di dormire è molto più di una semplice abitudine serale: è un rituale che, attraverso la ripetizione e la prevedibilità, costruisce una sensazione profonda di sicurezza e stabilità nel bambino.

Sapere che ogni sera ci sarà quel momento speciale offre al bambino una struttura stabile in cui si sente protetto, amato e rassicurato.

Questa prevedibilità non solo favorisce l’addormentamento, ma crea anche una base di fiducia e sicurezza che accompagnerà il bambino nella sua crescita, aiutandolo ad affrontare con serenità le sfide quotidiane e a sviluppare un senso di autoregolazione e benessere.

Comunicare amore tramite la voce del genitore 💞

Per creare una connessione emotiva forte con i bambini, basta raccontare le fiabe

Raccontare una fiaba è un momento che spesso si svolge in uno spazio intimo, come la camera del bambino, con il genitore seduto o sdraiato accanto a lui.

Questa vicinanza fisica, associata al tono rassicurante della voce, ha un effetto calmante per il bambino.

La voce familiare del genitore diventa un suono associato al benessere e alla tranquillità.
Il ritmo pacato della narrazione, il tono gentile e l’attenzione che il genitore dedica al bambino rinforzano il legame affettivo e creano un’atmosfera che comunica amore e protezione.

La vicinanza fisica e la voce del genitore durante il racconto di una fiaba prima di dormire hanno un impatto profondo sul bambino, creando un’esperienza sensoriale e affettiva che va ben oltre il semplice atto di narrare una storia.

Questi elementi (il contatto fisico e il suono della voce) costituiscono uno dei modi più antichi e diretti per comunicare amore, sicurezza e protezione.

Vediamo come la vicinanza e la voce del genitore contribuiscano a costruire una sensazione di benessere e sicurezza nel bambino:

  1. La vicinanza fisica come fonte di calma e serenità
  2. La voce del genitore come momento di rassicurazione
  3. Il ritmo e l’intonazione come “ninna nanna verbale”
  4. Il contatto visivo come conferma di presenza e attenzione
  5. La connessione “cuore a cuore”: sincronizzazione fisiologica
  6. Rassicurazione sensoriale: coinvolgere tutti i sensi
  7. Creare ricordi affettivi profondi e duraturi
  8. Rinforzare il legame di attaccamento sicuro
  9. Un “porto sicuro” da cui partire e a cui tornare
  10. Conclusione

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Comunicare amore tramite la voce del genitore 💞


La vicinanza fisica come fonte di calma e serenità

Essere fisicamente vicino al bambino, magari seduti accanto al suo letto o abbracciandolo, contribuisce a creare un ambiente di calore e intimità.

Il contatto fisico attiva una serie di risposte fisiologiche nel bambino, come il rilascio di ossitocina, nota anche come “ormone dell’amore” o “ormone della calma”.

L’ossitocina riduce i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, e favorisce un senso di rilassamento e serenità, aiutando il bambino a lasciarsi andare e a entrare nello stato mentale giusto per addormentarsi.

Questo contatto è fondamentale soprattutto nei primi anni di vita, quando il bambino è particolarmente sensibile al tatto e al calore umano.

La voce del genitore come momento di rassicurazione

La voce del genitore è uno dei primi suoni che il bambino riconosce fin dalla nascita (e persino durante la gravidanza), diventando rapidamente un suono familiare che associa a sicurezza e conforto.

Durante il racconto, il tono caldo, pacato e regolare della voce crea un’atmosfera rilassante, che tranquillizza il bambino e lo aiuta a “sintonizzarsi” emotivamente sul genitore.

Questo processo è chiamato “regolazione emotiva”, in cui il bambino si calma e trova serenità grazie al modo in cui il genitore comunica.

La voce diventa quindi una sorta di àncora di sicurezza, che il bambino impara ad associare a momenti di protezione e benessere.

Il ritmo e l’intonazione come “ninna nanna verbale”

L’intonazione e il ritmo con cui il genitore racconta la fiaba hanno un ruolo simile a quello di una ninna nanna: il ritmo lento e regolare della narrazione, l’uso di pause e variazioni tonali aiutano a rilassare il bambino e a introdurlo gradualmente in uno stato di calma.

Ogni genitore adatta inconsciamente il proprio ritmo e tono alla sensibilità del bambino, trovando il “modo giusto” per coinvolgerlo senza stimolarlo troppo.

Questo ritmo rassicurante induce una sorta di trance leggera che facilita il passaggio dal mondo della veglia al mondo del sonno, abbassando progressivamente l’attivazione mentale e corporea del bambino.

Il contatto visivo come conferma di presenza e attenzione

Anche se non sempre avviene costantemente durante il racconto, il contatto visivo tra genitore e bambino rafforza la sensazione di presenza e attenzione esclusiva.

Guardare negli occhi il genitore mentre ascolta la storia permette al bambino di sentirsi “visto” e “considerato”, una sensazione fondamentale per lo sviluppo emotivo e per il rafforzamento della fiducia.

Questo contatto visivo è una forma di comunicazione silenziosa che trasmette amore, sicurezza e disponibilità, comunicando al bambino che il genitore è lì per lui e che può sentirsi protetto.

La connessione “cuore a cuore”: sincronizzazione fisiologica

Studi scientifici hanno dimostrato che quando due persone sono in una relazione affettiva stretta, come quella tra genitore e figlio, tendono a sincronizzare i loro ritmi fisiologici, come la respirazione e i battiti cardiaci.

Durante la narrazione, la vicinanza fisica e la voce del genitore possono facilitare questo processo di “sincronizzazione”, aiutando il bambino a regolare il proprio respiro e il proprio battito cardiaco in modo naturale.

Questa sincronizzazione favorisce uno stato di calma e di connessione profonda, che contribuisce ulteriormente alla sensazione di sicurezza. Questo legame “cuore a cuore” crea una connessione invisibile ma fortissima che rassicura e rilassa il bambino.

Rassicurazione sensoriale: coinvolgere tutti i sensi

La vicinanza del genitore durante la narrazione offre al bambino una rassicurazione multisensoriale: non solo uditiva (la voce), ma anche tattile (il contatto fisico), olfattiva (l’odore del genitore) e visiva (il contatto visivo).

Questo coinvolgimento di più sensi rende l’esperienza più profonda e memorabile, creando una sorta di “nido” emotivo.

La sensazione del calore, l’odore familiare e rassicurante del genitore e il suono della voce contribuiscono a creare un ambiente di conforto e protezione, in cui il bambino può abbandonarsi completamente.

Creare ricordi affettivi profondi e duraturi

Il momento della fiaba è una delle prime esperienze emotive intense e positive che il bambino vive.

Questi momenti di connessione rimangono impressi nella memoria affettiva del bambino, diventando ricordi di amore e protezione che porterà con sé per tutta la vita.

Anche da adulto, questi ricordi potranno riemergere come “basi sicure” emotive a cui attingere nei momenti di difficoltà.

La sensazione di calma e sicurezza sperimentata durante questi momenti di vicinanza si trasforma in una sorta di “radice emotiva” che rafforza il senso di sé e la fiducia negli altri.

Rinforzare il legame di attaccamento sicuro

Il racconto della fiaba, accompagnato dalla vicinanza fisica e dalla voce del genitore, rinforza un attaccamento sicuro nel bambino, un tipo di legame che è alla base di una crescita emotiva sana.

Un attaccamento sicuro è caratterizzato da fiducia, affetto e protezione, elementi che aiutano il bambino a sviluppare un buon livello di autostima e fiducia negli altri.

La vicinanza e la voce del genitore trasmettono al bambino il messaggio implicito che il genitore è presente, attento e affidabile, favorendo una base solida per esplorare il mondo e affrontare le proprie sfide in futuro.

Un “porto sicuro” da cui partire e a cui tornare

In un mondo che il bambino percepisce spesso come vasto e sconosciuto, la vicinanza del genitore durante il racconto della fiaba rappresenta un “porto sicuro” da cui partire e a cui tornare.

Sentirsi accolti e protetti in questo momento prima del sonno crea una sorta di rifugio emotivo in cui il bambino può rilassarsi completamente, sapendo che c’è qualcuno che si prende cura di lui.

Questo sentimento di sicurezza è cruciale per affrontare non solo la notte, con le sue ombre e silenzi, ma anche le sfide quotidiane e le piccole insicurezze della crescita.

In conclusione:

La vicinanza fisica e la voce del genitore durante il racconto della fiaba creano un’esperienza emotiva e sensoriale ricca, che trasmette al bambino amore, sicurezza e protezione.

Questo momento di intimità costruisce un legame profondo, fornendo al bambino una base di fiducia e benessere emotivo che rafforza la sua autostima e la sua sicurezza interiore.

La narrazione della fiaba diventa quindi un rituale prezioso, capace di calmare il corpo, rassicurare la mente e nutrire il cuore, ponendo le fondamenta per un rapporto di fiducia e amore duraturo tra genitore e figlio.

Ascoltare le fiabe per aiutare i bambini: il potere del simbolismo 🧿

Le fiabe utilizzano un linguaggio simbolico, popolato di archetipi come l’eroe, il mentore, il cattivo e il custode.

Secondo Carl Jung e altri studiosi della psicologia archetipica, questi simboli formano un linguaggio universale che dialoga con le parti più profonde della nostra psiche.

Anche in epoche remote, le fiabe aiutavano le persone a dare un senso al caos del mondo, organizzando esperienze ed emozioni in modelli riconoscibili.
Ancora oggi, ascoltare fiabe soddisfa questo bisogno.

Quando i bambini ascoltano una storia, soprattutto se raccontata con il giusto ritmo e intonazione, riescono a interiorizzare questi simboli e a utilizzarli per interpretare la propria realtà interiore ed esteriore.

Le audiofiabe di fabulinis offrono un modo speciale per avvicinare i bambini a questo linguaggio universale: grazie alla narrazione rassicurante e all’assenza di distrazioni visive, il bambino può immergersi completamente nel racconto, lasciando che le immagini simboliche prendano vita nella sua mente.

Approfondiamo come questo simbolismo consente ai bambini di strutturare la loro comprensione del mondo e di acquisire strumenti per affrontarlo:

  1. Creare “punti di riferimento” attraverso gli archetipi
  2. Simbolismo come “linguaggio” per esprimere emozioni complesse
  3. Affrontare il concetto di dualità: bene e male, luce e ombra
  4. Superare la paura dell’abbandono e dell’isolamento
  5. Simboli di trasformazione: crescita e cambiamento
  6. Comprendere il concetto di giustizia e le conseguenze delle azioni
  7. Simboli di protezione e alleati
  8. La narrazione come “mappa” per affrontare le sfide della vita
  9. Il viaggio dell’eroe come metafora dell’autoconoscenza
  10. Conclusione

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Ascoltare le fiabe per aiutare i bambini: il potere del simbolismo 🧿


Creare “punti di riferimento” attraverso gli archetipi

Ascoltando fiabe, i bambini incontrano ripetutamente simboli ricorrenti: il bosco oscuro, il re benevolo, l’eroe coraggioso.

Questi archetipi rappresentano esperienze ed emozioni quasi universali, offrendo punti di riferimento per comprendere concetti complessi.

Ad esempio, la strega cattiva incarna il pericolo e la sfida, mentre l’eroe rappresenta la forza e il coraggio necessari per superare le difficoltà.

Ascoltare fiabe consente ai bambini di identificare e categorizzare il mondo in modo intuitivo, distinguendo tra sicurezza e pericolo, crescita e paura.

Simbolismo come “linguaggio” per esprimere emozioni complesse

Attraverso le immagini delle fiabe, i bambini riescono a dare forma alle proprie emozioni senza doverle spiegare a parole.

Un castello può simboleggiare sicurezza e appartenenza, mentre una foresta oscura rappresenta l’ignoto e la paura.

Raccontare le fiabe o ascoltare le audiofiabe di fabulinis offrono un’esperienza che amplifica questa capacità: l’assenza di immagini fisse permette al bambino di visualizzare i simboli nella sua mente, dando libero sfogo alla sua immaginazione e alla sua interpretazione personale delle emozioni.

Affrontare il concetto di dualità: bene e male, luce e ombra

Le fiabe strutturano la realtà in dualità opposte: il bene contro il male, il coraggio contro la paura.

Queste opposizioni insegnano al bambino che le difficoltà possono essere superate e che ogni prova ha una soluzione.

Ascoltare una fiaba prima di dormire aiuta il bambino a elaborare queste idee in modo rassicurante, offrendogli una mappa morale che lo guiderà nella vita quotidiana.

Superare la paura dell’abbandono e dell’isolamento

In molte fiabe, i protagonisti si trovano soli ad affrontare prove difficili: Pollicino abbandonato nel bosco, Hansel e Gretel che devono cavarsela da soli contro la strega ecc.

Queste storie parlano al bambino della paura ancestrale dell’abbandono e della solitudine, ma offrono anche modelli di resilienza e di autostima.

Attraverso il simbolismo della separazione e dell’autonomia, il bambino elabora la propria paura dell’isolamento, comprendendo che è possibile crescere e diventare più forti anche senza la presenza costante di un adulto.

Simboli di trasformazione: crescita e cambiamento

Le fiabe abbondano di trasformazioni: il bruco diventa farfalla, il ranocchio si trasforma in principe.

Questi simboli aiutano i bambini a comprendere che la crescita è un processo naturale e positivo.

Ascoltare storie di cambiamento attraverso le audiofiabe può rafforzare questa consapevolezza, rendendo il bambino più sicuro nel suo percorso di crescita.

Comprendere il concetto di giustizia e le conseguenze delle azioni

Molte fiabe insegnano il concetto di giustizia: i personaggi buoni e coraggiosi vengono premiati, mentre quelli malvagi o ingannatori vengono puniti.

Questo simbolismo trasmette al bambino l’idea di “giusto” e “sbagliato”, aiutandolo a capire che le azioni hanno delle conseguenze.

Questa struttura morale insegna al bambino a rispettare certi valori, come l’onestà e la gentilezza, offrendo una guida etica per il proprio comportamento.

Ascoltare le fiabe permette ai bambini di interiorizzare questi insegnamenti in modo naturale, senza imposizioni, ma attraverso il piacere dell’ascolto.

Simboli di protezione e alleati

Le fiabe spesso includono personaggi o oggetti magici che aiutano l’eroe nei momenti di difficoltà, come la fata madrina, gli animali parlanti o la spada incantata.

Questi simboli di protezione rappresentano il supporto e l’affetto che il bambino può ricevere nella vita reale da genitori, amici o altri adulti.

La presenza di un alleato simboleggia il valore della collaborazione e dell’aiuto reciproco.

Ascoltare fiabe in compagnia di un genitore o prima di dormire rafforza il senso di sicurezza e appartenenza, ricordando al bambino che non è mai davvero solo.

La narrazione come “mappa” per affrontare le sfide della vita

Attraverso il simbolismo delle prove da superare, le fiabe offrono una mappa per affrontare le sfide della vita.

Ogni fiaba segue un percorso in cui il protagonista, per raggiungere il suo obiettivo, deve affrontare e superare ostacoli.

Questa struttura riflette metaforicamente le difficoltà e le prove che il bambino troverà nella vita.

La “mappa simbolica” offerta dalla fiaba insegna al bambino che affrontare le difficoltà è possibile, e che ogni prova superata è un passo verso la crescita personale.

Orientarsi nel mondo interiore: il viaggio dell’eroe come metafora dell’autoconoscenza

Il viaggio dell’eroe, presente in molte fiabe, rappresenta non solo un’avventura fisica, ma anche un viaggio interiore alla scoperta di sé.

Attraverso simboli come il castello nascosto, la foresta incantata o l’isola sconosciuta, il bambino esplora aspetti della propria interiorità e scopre qualità e capacità che non sapeva di avere.

La fiaba diventa quindi una guida per il bambino, aiutandolo a scoprire chi è e come affrontare le proprie paure e desideri.

Questo viaggio simbolico insegna l’importanza dell’autoconoscenza e della crescita personale, preparando il bambino a diventare più consapevole di sé.

In conclusione:

Il simbolismo delle fiabe fornisce ai bambini una struttura mentale e morale per comprendere il mondo.

Attraverso metafore potenti, aiutano a esplorare concetti come il cambiamento, la giustizia e la protezione.

Ascoltare fiabe è un’esperienza fondamentale per questo processo: le audiofiabe di fabulinis permettono ai bambini di immergersi completamente nelle storie, favorendo l’apprendimento emotivo e simbolico in modo naturale e piacevole.

Le fiabe non sono solo racconti fantastici, ma strumenti preziosi per la crescita, la sicurezza interiore e la costruzione dell’identità dei bambini.

E grazie all’ascolto, diventano ancora più efficaci nel nutrire la loro immaginazione e il loro cuore.

Creare un rituale di rilassamento serale con le fiabe 🛋️

Nell’antichità il raccontare storie prima di dormire aveva una funzione quasi rituale di protezione e di passaggio tra il giorno e la notte.

Le storie preparavano i bambini (e anche gli adulti) a uno stato mentale più calmo e vigile, utile in caso di pericolo.

Il rituale narrativo aveva l’effetto di rassicurare e preparare psicologicamente all’eventualità di una minaccia, fungendo quasi da “scudo” simbolico.

Oggi, pur essendo protetti dai muri delle nostre case, le fiabe continuano a funzionare come un “rito di passaggio”, creando un momento di raccoglimento prima del sonno.

Il momento del racconto di una fiaba prima di dormire, soprattutto per i bambini più piccoli, può essere considerato un vero e proprio rituale di passaggio, una pratica che segna il confine tra la realtà e il mondo della fantasia, tra la veglia e il sonno.

Questo rituale ha radici antiche e funziona come una sorta di “rito di protezione” per il bambino, offrendogli un ambiente rassicurante e preparandolo al momento del riposo.

Approfondiamo i motivi per cui la narrazione serale di una fiaba assume i caratteri di un rituale di passaggio e protezione:

  1. Segnare il confine tra il giorno e la notte
  2. La ripetitività come fonte di sicurezza
  3. Creazione di uno “spazio sacro” e intimo
  4. Protezione simbolica contro il “mondo oscuro”
  5. Trasmissione di saggezza e “benedizioni” implicite
  6. Un rituale che segna la crescita e la maturazione
  7. Affidarsi al potere della narrazione come atto di fiducia
  8. Accompagnare il bambino verso l’autonomia del sonno
  9. Offrire una transizione dolce tra attività e riposo
  10. Conclusione

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Creare un rituale di rilassamento serale con le fiabe 🛋️


Segnare il confine tra il giorno e la notte

La transizione dalla veglia al sonno può essere difficile per i bambini, poiché implica lasciare il mondo sicuro e noto della coscienza per addentrarsi in uno stato di incoscienza, che spesso è vissuto come vulnerabile e ignoto.

Raccontare una fiaba aiuta a tracciare un confine chiaro tra la fine della giornata e l’inizio del riposo.

La storia diventa un “ponte” tra il mondo diurno e il mondo dei sogni, un rituale che accompagna il bambino in questa transizione in modo morbido e rassicurante.

La ripetitività come fonte di sicurezza

La ripetizione è un elemento chiave nei rituali, e nelle fiabe essa offre al bambino un senso di continuità e prevedibilità.

Sapere che ogni sera si ripeterà il rito della narrazione aiuta il bambino a sentirsi sicuro, perché trova nella routine una stabilità su cui può contare.

Questa ripetitività non è solo strutturale ma anche narrativa: le storie di fiabe hanno una struttura prevedibile con un inizio, uno sviluppo e una conclusione rassicurante, che aiutano il bambino a prevedere e comprendere ciò che sta per accadere.

Così, ogni volta che il genitore inizia una storia, il bambino entra in uno spazio di calma e familiarità, riducendo l’ansia legata al distacco dal mondo reale.

Creazione di uno “spazio sacro” e intimo

La narrazione serale si svolge spesso in un ambiente raccolto, come la camera da letto, con luci soffuse e magari la vicinanza fisica del genitore.

Questo setting crea uno “spazio sacro” in cui il bambino può sentirsi completamente protetto.

Proprio come avviene nei rituali sacri di molte culture, l’ambiente circostante e i gesti ripetuti trasformano la stanza in un luogo speciale, lontano dalle distrazioni del giorno e dedicato esclusivamente al benessere del bambino.

Questo spazio intimo e rassicurante diventa un rifugio che lo aiuta a sentirsi protetto e in pace.

Protezione simbolica contro il “mondo oscuro

In passato, si credeva che le storie avessero il potere di tenere lontane le forze oscure della notte.

Raccontare una fiaba al bambino prima di dormire è un modo per allontanare simbolicamente le paure e le ombre che potrebbero popolare il mondo dei sogni.

Molte fiabe presentano un conflitto tra il bene e il male, e il trionfo finale del protagonista rappresenta un simbolo di protezione contro le forze che potrebbero causare inquietudine nel bambino.

Così, il racconto diventa una sorta di “scudo magico” che allontana le paure del buio e dei brutti sogni, offrendo al bambino un senso di sicurezza e protezione.

Trasmissione di saggezza e “benedizioni” implicite

Nei racconti popolari, ogni fiaba è intrisa di saggezza popolare e valori che, pur non essendo detti in modo esplicito, diventano parte del bagaglio emotivo e cognitivo del bambino.

Il genitore, nel raccontare la storia, trasmette involontariamente anche il suo amore, la sua attenzione e i suoi desideri di protezione e crescita per il bambino.

È come se, attraverso la storia, il genitore benedicesse il bambino con il coraggio di affrontare le proprie paure, la saggezza di riconoscere il bene dal male e la fiducia di sapere che, alla fine, l’amore e la bontà prevalgono.

In molte culture, raccontare storie ai bambini è stato visto come un modo per “benedirli” simbolicamente, riempiendoli di positività e forza.

Un rituale che segna la crescita e la maturazione

Ogni volta che il bambino ascolta una fiaba, impara qualcosa di nuovo sul mondo e su di sé.

Ogni racconto è un piccolo “passaggio” verso una maggiore comprensione della vita, che lo prepara gradualmente a superare le sue insicurezze e a crescere.

Il momento della fiaba può quindi essere visto come un rituale di iniziazione, in cui ogni storia rappresenta una lezione o un insegnamento, un passo ulteriore nel percorso di maturazione del bambino.

Con il passare del tempo, ascoltare storie diverse e sempre più complesse rispecchia i progressi del bambino, rendendo questo momento un simbolo di crescita e maturazione continua.

Affidarsi al potere della narrazione come atto di fiducia

La narrazione di una fiaba richiede che il bambino si affidi alla guida del genitore, immergendosi nel racconto e lasciando che le parole lo conducano.

Questo atto di fiducia rafforza il legame tra genitore e figlio e permette al bambino di abbandonarsi a qualcosa di rassicurante.

Il rituale della fiaba è quindi anche un atto di fiducia reciproca: il bambino sa di poter “lasciare andare” le sue paure, perché il genitore è lì a proteggerlo, e questo rinforza la sua capacità di fidarsi anche di sé stesso.

Accompagnare il bambino verso l’autonomia del sonno

Il momento della narrazione di una fiaba serve anche a insegnare gradualmente al bambino a “staccarsi” in modo dolce dal mondo reale e ad avventurarsi nel proprio spazio interiore, preparando il passaggio verso la solitudine della notte.

Con il tempo, l’ascolto della storia diventa un momento rassicurante che il bambino riesce ad interiorizzare anche quando il genitore non è presente.

La narrazione serale, dunque, è un aiuto nel lungo processo di acquisizione di autonomia, un rito che, lentamente, accompagna il bambino verso la capacità di dormire da solo, di fidarsi dei suoi stessi sogni e di trovare sicurezza dentro di sé.

Offrire una transizione dolce tra attività e riposo

La fiaba serale serve anche a calmare la mente del bambino, preparando il corpo e lo spirito al riposo.

Questo passaggio da un’attività di ascolto concentrato a uno stato di relax favorisce il rilassamento necessario per addormentarsi.

La voce del genitore, con il suo tono dolce e ripetitivo, induce uno stato di tranquillità che aiuta a ridurre l’eccitazione accumulata durante il giorno.

La fiaba diventa così un rito di “decompressione” che segna simbolicamente il passaggio dal fare all’essere, dalla veglia alla quiete del sonno.

In conclusione:

Il rituale della fiaba serale è un antico “rito di passaggio” che permette al bambino di affrontare il momento del sonno con sicurezza e tranquillità.

Questo momento diventa una protezione simbolica, un atto di amore e di guida che aiuta il bambino a separarsi dalla realtà quotidiana e ad addentrarsi, con fiducia, nel mondo dei sogni.

Attraverso il racconto, il genitore trasmette non solo amore e protezione, ma anche forza, saggezza e valori che il bambino interiorizza e porta con sé, preparandosi a diventare, poco alla volta, sempre più autonomo e sicuro di sé.

Gestire la paura del buio grazie alle fiabe 👻

Nelle comunità antiche, la notte rappresentava un momento di vulnerabilità e pericolo: predatori e altri rischi aumentavano quando calava il buio.

Le storie servivano ad esorcizzare la paura del buio, del silenzio e dell’ignoto, elementi che diventavano metafore narrative per descrivere e affrontare le paure più profonde.

Anche nelle fiabe di oggi, spesso compaiono figure oscure, come streghe, draghi o lupi, che incarnano le paure universali.

Ascoltando e imparando a conoscere questi simboli, i bambini sviluppano strumenti interiori per affrontare e comprendere le loro paure.

La narrazione di fiabe ai bambini ha da sempre una funzione rassicurante e protettiva, in particolare rispetto alle paure e all’ignoto.

Ecco come e perché il racconto di fiabe aiuta i bambini a gestire paure ancestrali e a sviluppare strumenti interiori per affrontare le difficoltà:

  1. Esplorazione delle paure in un ambiente sicuro
  2. Personificare e dare un volto alle paure
  3. Catarsi e risoluzione simbolica
  4. Prepararsi ad affrontare l’ignoto e l’incertezza
  5. Capire che le emozioni negative fanno parte della vita
  6. Sperimentare la fiducia e la speranza attraverso l’happy ending
  7. Un modo per sentirsi “grandi” e coraggiosi
  8. Gestire la paura del buio e della notte
  9. Normalizzare l’idea della trasformazione e della crescita
  10. Conclusione

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Gestire la paura del buio grazie alle fiabe 👻


Esplorazione delle paure in un ambiente sicuro

Le fiabe permettono ai bambini di confrontarsi con le proprie paure senza doverle vivere in prima persona.

Attraverso personaggi e situazioni spaventose (come il lupo, la strega o il castello oscuro) i bambini affrontano temi come l’abbandono, la perdita e la paura del buio, ma sempre sapendo di essere al sicuro.

Ascoltare questi racconti accanto a un genitore crea un ambiente protetto, in cui i bambini possono esplorare le proprie ansie con il conforto di avere una guida vicina.

Questa esperienza dà loro il coraggio di affrontare metaforicamente ciò che li spaventa, preparando il terreno per gestire ansie più reali nel futuro.

Personificare e dare un volto alle paure

Molte fiabe includono figure spaventose che rappresentano metafore delle paure più profonde, come il lupo per il pericolo esterno o la strega per l’inganno.

Questi personaggi fungono da “contenitori” per le ansie interiori dei bambini: le rendono concrete, definite e quindi più comprensibili.

Attraverso personaggi familiari e riconoscibili, il bambino riesce a dare forma alla propria paura, il che è il primo passo per imparare a gestirla.

Il lupo di Cappuccetto Rosso non è solo un animale, ma un simbolo del pericolo sconosciuto che potrebbe trovarsi nella foresta, ovvero fuori dal perimetro familiare.

Catarsi e risoluzione simbolica

Le fiabe hanno spesso un arco narrativo in cui il protagonista supera una serie di sfide e infine trionfa, riportando l’ordine e l’armonia.

Questa struttura offre una “risoluzione” simbolica che permette al bambino di vivere indirettamente una sorta di “catarsi” emotiva.
Ad esempio, ascoltando la storia di un personaggio che vince una strega o un drago, il bambino prova un senso di sollievo e liberazione, come se anche le sue paure fossero state affrontate e risolte.

La vittoria simbolica del protagonista dà al bambino un messaggio di speranza: qualsiasi paura può essere superata.

Prepararsi ad affrontare l’ignoto e l’incertezza

Nella vita dei bambini ci sono tanti elementi sconosciuti che possono creare insicurezza e ansia, dal primo giorno di scuola a una nuova casa.

Le fiabe abituano i bambini all’idea che l’ignoto può essere esplorato e superato, e che esso fa parte della crescita.

I protagonisti delle fiabe, come la principessa o l’eroe che si avventura in terre sconosciute, dimostrano che, pur avendo paura, possono esplorare l’ignoto e scoprire cose nuove.

Questo li incoraggia a non temere il cambiamento e a sviluppare una mentalità aperta, che sarà utile per affrontare le incertezze della vita reale.

Capire che le emozioni negative fanno parte della vita

Le fiabe non evitano emozioni negative come la paura, la tristezza o la rabbia.
Al contrario, le presentano apertamente e le rendono parte integrante della storia.

Questo è un elemento importante per i bambini, che imparano a riconoscere le emozioni “scomode” e a non averne paura.

Sapere che personaggi come Hansel e Gretel o Pollicino hanno paura, piangono o si sentono soli fa capire al bambino che queste emozioni sono normali e che anche loro le provano.

L’identificazione con i personaggi insegna ai bambini a non reprimere le proprie emozioni, ma a viverle e gestirle come parte naturale dell’esperienza umana.

Sperimentare la fiducia e la speranza attraverso l’happy ending

Quasi tutte le fiabe tradizionali si concludono con un lieto fine, in cui il protagonista trionfa sul male o sull’ostacolo.

Questo finale positivo rinforza nel bambino la fiducia che, anche quando le cose sembrano spaventose o difficili, possono risolversi per il meglio.

La ripetizione di questi happy ending crea una sorta di “fede” nell’equilibrio naturale delle cose, un’idea che anche i momenti di difficoltà e paura sono temporanei e possono portare a qualcosa di positivo.

Questo schema narrativo contribuisce a ridurre l’ansia e a instillare nei bambini una visione ottimista della vita, aiutandoli a sviluppare resilienza e capacità di fronteggiare l’incertezza.

Un modo per sentirsi “grandi” e coraggiosi

Ascoltare fiabe in cui il protagonista affronta creature spaventose o situazioni rischiose permette ai bambini di immaginarsi nei panni di quell’eroe coraggioso, facendoli sentire potenti e capaci.

La fantasia permette al bambino di identificarsi con l’eroe e di sentirsi, a sua volta, più forte. Questa identificazione con il protagonista, che supera le prove con successo, aiuta il bambino a immaginarsi come qualcuno in grado di affrontare il pericolo, sviluppando un senso di autostima e coraggio.

Gestire la paura del buio e della notte

La notte e il buio rappresentano spesso, per i bambini, momenti carichi di ansia, in cui le paure sembrano più grandi.

Molte fiabe, ambientate in luoghi oscuri e misteriosi come foreste, castelli o grotte, permettono al bambino di confrontarsi simbolicamente con la paura del buio.

Attraverso il racconto, queste ambientazioni oscure diventano familiari e affrontabili, riducendo il timore che i bambini hanno del buio e aiutandoli a sviluppare un atteggiamento più sereno verso la notte e la fase del sonno.

Normalizzare l’idea della trasformazione e della crescita

Le fiabe mostrano spesso come la crescita implichi trasformazioni, abbandoni e momenti di solitudine.

Ad esempio, in La bella addormentata nel bosco, il lungo sonno della principessa rappresenta simbolicamente una fase di cambiamento e passaggio, da cui lei “rinasce” più matura.

Il bambino impara che il cambiamento e le transizioni fanno parte della vita, e che queste fasi sono normali, anche quando sembrano difficili o spaventose.

In questo modo, la fiaba diventa uno strumento per accompagnarlo nelle piccole e grandi trasformazioni della sua crescita.

In conclusione:

Le fiabe sono un mezzo straordinario per aiutare i bambini a esplorare, comprendere e affrontare le proprie paure.

Attraverso un linguaggio simbolico e archetipico, le storie offrono ai bambini una “palestra” emotiva in cui sperimentare e gestire ansie, incertezze e pericoli in modo sicuro e protetto.

Il racconto di fiabe trasmette una sorta di “mappa psicologica” che li guida a sviluppare resilienza, fiducia e capacità di affrontare l’ignoto, accompagnandoli in questo cammino in cui anche le emozioni più oscure possono trovare una risoluzione.

Creazione di un legame comunitario attraverso le fiabe 🫂

La narrazione è sempre stata un’attività sociale che promuoveva il senso di appartenenza e di comunità.

Attorno al fuoco, i membri delle tribù si raccoglievano per ascoltare le storie dei loro antenati e degli eroi leggendari.

Questo rito rafforzava il legame tra i membri del gruppo, trasmettendo un’identità collettiva e un senso di appartenenza.
Raccontare storie prima di dormire riprende questo stesso meccanismo: offre al bambino un momento di contatto e vicinanza con i genitori, costruendo così un legame affettivo profondo, che lo fa sentire al sicuro.

La narrazione di fiabe non è solo un mezzo per trasmettere valori, ma anche un potente strumento per creare e rafforzare legami affettivi, sia all’interno della famiglia sia nella comunità più ampia.

Questo legame comunitario è stato cruciale nella storia dell’umanità, e la tradizione di raccontare storie ci connette ancora oggi a questo bisogno di appartenere e sentirsi uniti agli altri.

Approfondiamo in che modo il raccontare storie, specialmente le fiabe, ha sempre rappresentato un collante sociale e come continua a svolgere questa funzione per genitori e bambini:

  1. Condivisione di un rituale familiare
  2. Unione attorno a temi e simboli condivisi
  3. Riscoperta delle radici culturali e identità collettiva
  4. Una pratica collettiva antica che unisce generazioni
  5. Creazione di un ambiente di fiducia e supporto
  6. Rinforzo dell’empatia e della comprensione del prossimo
  7. Condivisione di un “tempo lento”
  8. Ispirazione per il gioco e la fantasia condivisa
  9. Conclusione

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Creazione di un legame comunitario attraverso le fiabe 🫂


Condivisione di un rituale familiare

Raccontare una fiaba prima di dormire crea un rituale familiare che rafforza i legami tra genitori e figli.
Questo momento di raccoglimento e intimità permette ai genitori di “fermarsi” dalla frenesia della giornata, mettendo da parte le distrazioni e le preoccupazioni per dedicarsi interamente ai loro figli.

Il rituale non è solo una pratica di “messa a letto”, ma diventa un modo per costruire ricordi affettivi positivi, generando un senso di sicurezza e vicinanza che accompagnerà i bambini nel tempo.

Ogni volta che il bambino sente la voce del genitore raccontare una storia, si sente più amato e importante.

Unione attorno a temi e simboli condivisi

Le fiabe, con i loro personaggi e temi universali, offrono simboli e narrazioni comuni che creano una sorta di “linguaggio culturale” condiviso.
Questi simboli (come il lupo, la strega, il principe coraggioso, ecc.) sono familiari e immediatamente riconoscibili, e parlano ai bambini in modo diretto, fornendo loro figure archetipiche da cui trarre ispirazione.

Crescendo con questi simboli, i bambini sviluppano una connessione con gli altri membri della loro comunità, poiché condividono con loro un repertorio di immagini e storie che forma un legame comune.

Questo “linguaggio simbolico” permette ai bambini di sentirsi parte di una tradizione più grande e li aiuta a entrare in sintonia con chi è cresciuto con gli stessi racconti.

Riscoperta delle radici culturali e identità collettiva

Le fiabe spesso derivano da leggende e storie popolari tipiche di una cultura o di una regione.
Raccontarle significa quindi trasmettere una parte dell’identità culturale collettiva ai bambini, rafforzando il loro senso di appartenenza alla comunità di origine.

Quando i bambini ascoltano fiabe locali o nazionali, vengono a contatto con le storie che hanno nutrito l’immaginazione dei loro genitori e nonni, sviluppando un senso di identità legato alla storia e alle tradizioni del proprio paese o territorio.

In questo modo, le fiabe non solo rafforzano il legame con la famiglia, ma legano i bambini alla loro eredità culturale, trasmettendo il senso che fanno parte di una lunga storia di racconti condivisi.

Una pratica collettiva antica che unisce generazioni

Il raccontare fiabe attorno al fuoco era una pratica comune nelle antiche comunità.
In molte culture tradizionali, il momento della narrazione era vissuto collettivamente, spesso con anziani che raccontavano storie ai più giovani.

Questo atto non era solo un passatempo: rappresentava un momento di aggregazione e di trasmissione di conoscenze che univa le generazioni.

Oggi, quando un genitore racconta una fiaba a un bambino, rievoca inconsapevolmente questo rito antico, in cui ogni membro del gruppo trovava un ruolo e un’identità.

Così facendo, si crea un senso di continuità e appartenenza intergenerazionale che collega i bambini non solo alla loro famiglia, ma anche a una lunga linea di narratori che li ha preceduti.

Creazione di un ambiente di fiducia e supporto

La fiaba crea un “mondo sicuro” dove il bambino può esplorare sentimenti e paure in un ambiente protetto.
Attraverso i racconti, i bambini vivono indirettamente sfide, avventure e pericoli, ma sempre sapendo che sono al sicuro e che i loro genitori sono presenti.

Questo ambiente di fiducia e supporto aiuta il bambino a sviluppare sicurezza e resilienza, poiché impara che anche i momenti difficili possono essere superati.

Sentire una storia dalla voce del genitore contribuisce a rafforzare la fiducia reciproca e a creare un luogo di conforto che il bambino associa a un sentimento di protezione e amore.

Rinforzo dell’empatia e della comprensione del prossimo

Le fiabe mettono in scena una varietà di personaggi, ognuno con caratteristiche, desideri e problemi diversi.
Questo permette ai bambini di identificarsi con le storie degli altri e sviluppare empatia.

Ascoltando le sfide di personaggi come Cenerentola o Hansel e Gretel, i bambini imparano a mettersi nei panni degli altri, a comprendere il dolore, la gioia e la fatica altrui.

Condividere queste emozioni in famiglia, con l’aiuto di un genitore che racconta la storia e guida le emozioni del bambino, favorisce la capacità di comprendere e prendersi cura delle persone vicine.

Condivisione di un “tempo lento”

La narrazione di una fiaba richiede tempo, pazienza e ascolto, tutti elementi che contrastano la velocità e la frammentarietà della vita moderna.

Raccontare una storia è un atto di presenza e attenzione che crea un “tempo lento” per genitori e figli, uno spazio dove il mondo esterno può essere messo da parte.

Questo tempo lento è importante perché offre un’occasione per conoscersi meglio, ascoltarsi e comunicare senza distrazioni, rafforzando così il legame familiare e la qualità della relazione.

Ispirazione per il gioco e la fantasia condivisa

Le fiabe stimolano la fantasia e il gioco, e spesso i bambini ripropongono in modo creativo i racconti ascoltati, coinvolgendo anche altri bambini o i familiari.

Questa condivisione della fantasia permette al bambino di sperimentare il racconto anche attraverso il gioco, un altro elemento comunitario fondamentale.

Giocare a “fare i personaggi delle fiabe” diventa un’occasione per approfondire il rapporto con gli altri, migliorare le abilità sociali e collaborare con il prossimo.

Il bambino porta così il mondo delle fiabe nella propria realtà quotidiana, coinvolgendo fratelli, amici o genitori, e sperimenta l’importanza della cooperazione e della fantasia condivisa.

In conclusione:

Il raccontare fiabe non è solo un atto individuale ma una pratica che costruisce e rafforza il tessuto sociale, creando legami che vanno oltre il singolo momento del racconto.

Questo rituale unisce i bambini alla loro famiglia e comunità, trasmettendo un’eredità culturale e affettiva che resterà con loro nel tempo.

La narrazione diventa così un’esperienza collettiva che collega i bambini al passato e li proietta in una comunità più ampia, facendoli sentire parte di una storia comune e di un mondo condiviso.

Ascoltare le fiabe: un ponte tra passato e futuro 🌟

Le storie sono state per secoli il principale strumento di trasmissione culturale e sociale.

In tempi antichi, gli anziani raccontavano ai più giovani storie per insegnare abilità essenziali alla sopravvivenza e tramandare valori e tradizioni.

Oggi, questa funzione sopravvive grazie alle fiabe, che continuano a essere un modo potente per far crescere i bambini, soprattutto quando vengono ascoltate.

Ascoltare le fiabe, o anche le audiofiabe di fabulinis permettono ai bambini di vivere questa esperienza in un formato moderno, mantenendo viva la magia del racconto orale.

Ma in che modo ascoltare fiabe aiuta davvero i più piccoli a crescere?

Ecco in dettaglio come funziona questo meccanismo:

  1. Imparare attraverso esempi e metafore
  2. Modelli di comportamento e costruzione dell’identità
  3. Rafforzare i valori della comunità
  4. Insegnamenti legati al rispetto per la natura e al rapporto con gli animali
  5. Cooperazione e altruismo
  6. Comprendere il ciclo della vita
  7. Mantenere viva la tradizione orale
  8. Conclusione

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Ascoltare le fiabe: un ponte tra passato e futuro 🌟


Imparare attraverso esempi e metafore

Le fiabe non spiegano concetti in modo diretto, ma usano storie e simboli per trasmettere insegnamenti.

I protagonisti affrontano prove, superano ostacoli e imparano lezioni preziose, proprio come i bambini nel loro percorso di crescita.

Ascoltando fiabe come Cappuccetto Rosso i bambini comprendono l’importanza della prudenza e imparano a riconoscere situazioni pericolose senza spaventarsi.

L’ascolto di fiabe lette con voce coinvolgente e rassicurante facilita l’apprendimento senza stress, rendendo ogni storia un’esperienza emotivamente significativa.

L’uso dell’intonazione e del ritmo nella narrazione aiuta i piccoli a cogliere il significato nascosto dietro le parole, rendendo la comprensione intuitiva e naturale.

La ripetizione di alcune storie rafforza questi insegnamenti e permette ai bambini di interiorizzarli nel tempo.

Modelli di comportamento e costruzione dell’identità

I personaggi delle fiabe incarnano qualità come il coraggio, la generosità o l’astuzia.

Ascoltare queste storie aiuta i bambini a interiorizzare modelli positivi, spingendoli a identificarsi con i protagonisti e a sviluppare un senso di giustizia e determinazione.

Attraverso la voce narrante, le emozioni dei personaggi diventano più vivide, rendendo l’identificazione ancora più naturale e intensa.

Un bambino che ascolta la storia del brutto anatroccolo può sentirsi incoraggiato a credere in se stesso e ad affrontare le difficoltà della crescita con fiducia.

Rafforzare i valori della comunità

Le fiabe riflettono da sempre i valori di una società.

Ascoltare storie che parlano di solidarietà, giustizia e rispetto aiuta i bambini a sviluppare un senso di appartenenza alla loro comunità.

Le audiofiabe permettono di mantenere viva questa tradizione orale anche nelle famiglie moderne, offrendo un momento condiviso tra genitori e figli.

Storie come I musicanti di Brema o Hansel e Gretel trasmettono il valore della collaborazione e della fiducia reciproca.

L’ascolto di queste narrazioni, magari prima della nanna, permette ai bambini di assimilare questi concetti in modo naturale, trasformando la storia in un riferimento utile per la loro crescita emotiva e sociale.

Insegnamenti legati al rispetto per la natura e al rapporto con gli animali

Molte fiabe, soprattutto quelle antiche, includono elementi naturali, come foreste, fiumi o animali parlanti, che aiutano a trasmettere ai bambini un senso di rispetto per la natura e per il mondo animale.

In Biancaneve, per esempio, la foresta è sia un luogo di pericolo sia un rifugio, insegnando così che la natura può essere benevola ma va rispettata.

Queste storie veicolano quindi il concetto che il mondo naturale è prezioso, misterioso e meritevole di rispetto, un insegnamento che era fondamentale nelle società preindustriali, quando l’uomo era molto più legato ai cicli naturali.

Cooperazione e altruismo

I protagonisti delle fiabe raramente vincono da soli: ricevono aiuto da amici, mentori o creature magiche.

Ascoltare storie come I tre porcellini rafforza nei bambini l’idea che collaborare porta a risultati migliori rispetto all’agire da soli.

Questo insegnamento, appreso attraverso la voce narrante, diventa parte del loro modo di vedere il mondo.

Il valore dell’amicizia e dell’aiuto reciproco è centrale in molte storie.

Pensiamo a Cenerentola, dove l’aiuto delle fate madrine e degli animali si rivela fondamentale.

L’ascolto di queste narrazioni insegna ai bambini che chiedere aiuto e offrire sostegno agli altri è una qualità preziosa.

Comprendere il ciclo della vita

Molte fiabe trattano, in modo simbolico, temi legati alla vita e alla morte, preparando i bambini ad affrontare i cambiamenti.

La bella addormentata nel bosco rappresenta, ad esempio, la trasformazione e la rinascita.

Ascoltare queste storie in un ambiente sicuro aiuta i piccoli a elaborare questi concetti senza paura.

L’alternanza tra momenti di difficoltà e di risoluzione positiva nelle fiabe aiuta i bambini a capire che ogni problema ha una soluzione e che i periodi difficili fanno parte del percorso di crescita.

L’elemento sonoro delle audiofiabe rafforza questa esperienza, permettendo di accompagnare il bambino nell’esplorazione di emozioni complesse.

Mantenere viva la tradizione orale

L’ascolto delle fiabe è un ponte tra passato e futuro.

Ogni volta che un bambino ascolta una fiaba narrata, partecipa a un rito antico che lo collega ai suoi antenati.

Raccontare storie è una delle forme più antiche di trasmissione culturale, e grazie alle audiofiabe di fabulinis, questo legame con la tradizione diventa accessibile ovunque e in qualsiasi momento.

Le nostre voci narranti, con il loro tono caldo e rassicurante, ricreano l’atmosfera delle storie raccontate un tempo accanto al fuoco.

Questo rende l’esperienza dell’ascolto un momento magico e rassicurante, che favorisce il rilassamento e la connessione tra genitori e figli.

In conclusione:

Ascoltare fiabe non è solo un passatempo serale, ma un’esperienza educativa profonda che aiuta i bambini a comprendere il mondo, sviluppare empatia e interiorizzare valori fondamentali.

Le audiofiabe di fabulinis rendono questo processo ancora più semplice e accessibile, permettendo ai genitori di offrire ai propri figli un’esperienza narrativa ricca di significato, proprio come accadeva nelle tradizioni orali di un tempo.

Attraverso l’ascolto delle fiabe, i bambini imparano a immaginare, a sognare e a dare un senso alle loro esperienze quotidiane.
Ogni fiaba è un viaggio, e ogni viaggio lascia un segno nel cuore e nella mente di chi ascolta.

Grazie alle audiofiabe, questa magia può continuare a esistere, illuminando la crescita dei bambini con le luci della saggezza e della fantasia.

la storia dei Re Magi 🌠

C’erano una volta tre re…

I Re Magi sono delle figure importantissime del Presepe e tra le più significative.
Scopriamo la loro storia…

Quando ero bimba e facevamo il presepe in casa, i Re magi venivano posizionati lontani dal centro della scena. Con il passare dei giorni si avvicinavano e comparivano di fronte alla capanna solo il 6 gennaio, giorno del loro arrivo.

Di loro, nei Vangeli ufficiali, si dice solo questo.

«Abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo»

(Matteo 2,2)

Ma allora, perché i Re Magi sono così cari alla tradizione cristiana e non mancano mai nel Presepe? Anzi, Gasparre, Melchiorre e Baldassarre sono una parte indispensabile di ogni presepe di Natale e sono tra le figure più significative.

Proviamo a raccontare la loro storia…

Non si sa se i Re Magi siano davvero esistiti, perciò le interpretazioni e le congetture su di loro sono davvero tante…

La loro storia ha probabilmente origine nel Vangelo di Matteo. Lì si può leggere che saggi, maghi e astrologi arrivarono dall’Oriente per rendere omaggio a Gesù Bambino. Come i pastori, seguirono la stella che splendeva in cielo e che li guidò fino alla capanna di Betlemme.

Il termine Magi è un titolo che serve a indicare il ruolo dei sapienti. Anticamente venivano chiamati così gli scienziati, alchimisti e guaritori ma soprattutto custodi del sapere astronomico.

E Matteo nel Vangelo lo conferma: hanno seguito un segno celeste e si mettono in viaggio per fare visita con dei doni al bambino indicato dalla Stella Cometa.
E hanno l’umiltà di riconoscere la grandezza del fatto che un astro del cielo si sia mosso solo per indicare la nascita di un bambino.

I loro nomi forse ci possono dire da dove arrivano…

Gasparre, Melchiorre e Baldassarre sono i nomi che tradizionalmente diamo ai Magi qui in Italia e, analizzandoli bene, possiamo farci un’idea più precisa della zona da cui forse potrebbero provenire…

Gaspare deriverebbe dal greco Galgalath, che significa “signore di Saba”, un regno leggendario che si sarebbe trovato nell’attuale Yemen. Spesso è raffigurato di carnagione molto scura e porta in dono la mirra, simbolo associato alla sofferenza successiva di Gesù, in alcune interpretazioni.

Melchiorre sarebbe la versione italianizzata di Melech, che anticamente indicava il titolo di “Re” nella zona dell’attuale Israele e Libano. E infatti, in quanto re, dona a Gesù l’oro.

Baldassarre deriva sicuramente da Balthazar, nome del mitico re di Babilonia. In antico siriano significa anche “Dio salvi il re” e porta l’incenso, simbolo divino.

Però in altre zone del Medio Oriente, i nomi sono diversi: In Siria, per esempio, sono identificati con Larvandad, Hormisdas e Gushnasaph.

Perciò il mistero non si risolve e potremmo semplicemente pensare che, a seconda della tradizione di riferimento, i nomi cambino.

Ma erano davvero in 3?

Anche questo non è indicato in nessun testo ufficiale, ma il 3 è un numero importante nel simbolismo religioso e dell’essere umano in generale.

Basti pensare alla Trinità Cristiana o alla trinità egizia di Horus, Iside e Osiride.
Anche la filosofia indiana conosce l’essere, il pensare e la beatitudine e il numero 3 ha un ruolo importante anche nelle fiabe tradizionali (tre desideri, tre fratelli…)

Nel caso dei Magi ci sono anche altri riferimenti importanti. Infatti i Magi potrebbero rappresentare le tre fasi della vita – la giovinezza, l’età adulta e la vecchiaia -, le tre razze bibliche discendenti dai figli di Noè o anche i tre continenti noti nell’antichità – Africa, ‘Asia e Europa.

Ma c’è una leggenda che narra l’esistenza di un quarto re Magio che aveva deciso di portare a Gesù bambino una collana di perle.

Durante il viaggio, però, iniziò a donare una perla ad ogni persona bisognosa che incontrava, finché le perle finirono e lui decise di interrompere il suo viaggio visto che non aveva più nessun dono da dare a Gesù.
Ma Gesù Bambino gli apparve in sogno ringraziandolo per aver aiutato tutte quelle persone e premiando quindi la sua generosità.

Ma quando si festeggiano i Re Magi?

Tradizionalmente i Re Magi arrivano a Betlemme il 6 Gennaio, in corrispondenza dell’Epifania, ovvero il giorno dell’Apparizione del Signore.

E’ festeggiata non solo dalla Chiesa Cattolica ma anche da quelle protestante, anglicana e ortodossa fin dal IV secolo.

Le usanze per questo giorno sono tante e diversificate, a partire dai canti che fin dal XVI secolo i ragazzi delle scuole di canto cantavano bussando alle porte delle case.

Con i loro “carol” raccontavano la vita di Gesù e la casa veniva benedetta disegnando una croce sulla porta, in cambio i bambini ricevevano noci e mele.

E, sempre sulla porta, venivano scritte le lettere C, M e B che da un lato stanno per il latino “Christus mansionem benedicat”, (ovvero: Cristo benedica questa casa), ma sembrano anche le iniziali latine dei nomi Caspar, Melchior e Balthasar.

In Spagna e in Russia, ad esempio, i doni ai bambini non vengono portati da Babbo Natale ma proprio dai Re Magi (in effetti, chi più di loro sarebbe indicato a fare questo?) perciò la “festa della famiglia con i regali” si svolge solo in questo giorno.

In Germania, però, l’Epifania è anche la fine del periodo natalizio. Molte famiglie smontano il loro albero di Natale dopo il 6 gennaio.

Ma anche in Italia in realtà: “l’Epifania tutte le feste si porta via” è un detto che conosciamo tutti…

Ma c’è un’usanza super golosa: la torta dell’Epifania, un tradizionale dolce festivo preparato solo per il 6 gennaio.

Anche se le ricette sono molto diverse da luogo a luogo, tutte le torte hanno una cosa in comune: all’interno della torta viene cotto un ciondolo portafortuna a forma di mandorla, moneta, fagiolo o figura di porcellana.

Solo uno dei commensali lo troverà e sarà il re di famiglia per quel giorno. Si tratta di una vecchia usanza molto diffusa nei Paesi Bassi e in Svizzera, ma anche in Inghilterra, Francia e Spagna.

Insomma, questi Re Magi hanno molta importanza nel periodo natalizio e, anche se forse non potremo mai sapere chi fossero e da dove venissero, siamo tutti d’accordo sul fatto che, senza di loro, il Natale e il Presepe non sarebbero gli stessi.

Abbiamo scritto una tenera e dolce storia, incentrata sull’attesa dell’arrivo dei Re Magi, che si intitola proprio “L’arrivo dei Magi” e siamo sicuri che vi piacerà molto!

A presto!

La storia degli elfi di Babbo Natale 🧝

11709,

Ma secondo voi, come fa Babbo Natale da solo a leggere letterine, preparare doni e consegnarli in una sola notte?

Senza dimenticare che deve anche badare alle renne e fare manutenzione alla slitta, perché non può rischiare che non funzioni nella notte di Natale…

Chi indovina? Ma certo! Non lo fa da solo ma si fa aiutare, e i suoi aiutanti sono gli elfi!

Noi siamo abituati a immaginarli come piccole creature, vestite di verde o di rosso, con lunghe orecchie appuntite, che hanno proprio il compito di realizzare i giocattoli, che poi Babbo Natale distribuisce ai bimbi di tutto il mondo, e di curare le renne della sua slitta.

Ma sono sempre stati così?

Gli elfi sono creature che arrivano dalla mitologia nordica. A quel tempo si credeva che, con i loro poteri magici, proteggessero le case delle persone buone dalla cattiva sorte, facendo scherzi poco simpatici alle persone cattive.
Ad esempio, facevano fare loro brutti sogni o gli facevano venire il singhiozzo!

Nei paesi scandinavi questa funzione ce l’avevano gli “gnomi di casa”, che avevano anche il compito di difendere le case dagli spiriti malvagi.

L’accostamento di queste creature al Natale avviene fin da subito in Islanda: la tradizione vuole che 13 folletti, chiamati «i giovani del Natale» (Jólasveinar), scendessero dai monti uno dopo l’altro a partire dal 12 dicembre per combinare scherzi agli abitanti del paese.
In origine erano piuttosto spaventosi, ma col passare del tempo questi folletti sono diventati più benevoli e oggi i bambini lasciano le loro scarpe fuori di casa sperando che i folletti ci lascino dentro un regalino o un dolcetto, uno per ognuno di questi 12 giorni.

Nella tradizione germanica ci sono i Krampus, veri e propri diavoli metà uomini e metà capre, che ogni anno accompagnano San Nicolò e cercano bambini cattivi da tormentare…
(Abbiamo scritto anche un bell’articolo proprio sulla storia di San Nicola)

Esistono anche versioni in cui lo stesso Babbo Natale viene ritenuto un elfo!

Ma il nome “Elfo di Natale” è nato intorno alla metà del XIX secolo, quando queste creature non proprio gentili hanno iniziato ad essere ritratte come buone e ad essere accostate a Babbo Natale.
Questo accadde perché scrittori famosi iniziarono a dipingerli come aiutanti simpatici di Babbo Natale e non più come folletti antipatici.
Ed ecco che, insieme alle tradizioni natalizie che abbiamo ancora oggi, nacquero finalmente gli Elfi di Babbo Natale.

Ma chi sono questi Elfi di Babbo Natale?

Sono gli aiutanti di Babbo Natale! Sono piccoli e vivono al Polo Nord, nella sua casa. Sono creature magiche e sorridenti che indossano abiti rossi e verdi con bordi bianchi, stivali e berretti a punta. Hanno anche le orecchie a punta.

Gli elfi aiutano Babbo Natale a preparare i giocattoli per i bambini buoni di tutto il mondo. Non è un compito molto semplice perché i giocattoli cambiano in continuazione, soprattutto quelli tecnologici… perciò devono tenersi continuamente aggiornati per preparare tutto come si deve e fare in modo che i giocattoli siano perfetti.

Ma, oltre ad aiutare Babbo Natale nel suo laboratorio, gli elfi si prendono cura anche delle renne e della sua magica slitta.

Hanno quindi l’incarico di addestrare e nutrire le renne, oltre a mantenere pulite le stalle perché, la vigilia di Natale, Rudolph e i suoi compagni devono essere al top della forma per compiere il loro dovere la Notte di Natale (la loro simpatica favola la trovate nella nostra Storia di Rudolph la renna).

Ci piace immaginare che Rudolph possa persino avere un elfo personale che gli lucida il naso ogni giorno per essere sicuro che si illumini sempre rosso e splendente!

Ma con tutto il lavoro che devono fare per preparare il Natale, gli elfi di Babbo Natale si prendono mai una pausa?
Certo, ma non subito: una volta che il Natale è passato, ci sono ancora alcuni giorni di lavoro: Babbo Natale non è perfetto e potrebbe mescolare i regali, quindi gli elfi si occupano di scambiare i regali sbagliati o magari di sostituire qualcosa che, durante il trasporto, si è un po’ danneggiato.

Poi finalmente si godono un po’ di meritata vacanza. Dove? Nessuno lo sa… magari vanno a fare visita ad altri cugini elfi che vivono in foreste e montagne vicine e lontane, oppure in fiumi e laghi. Ma dopo un po’ rientrano tutti a casa da Babbo Natale per iniziare piano piano a prepararsi per il Natale successivo.

Ma quanti sono gli elfi che vivono con Babbo Natale?

Bè, questo non si sa… c’è chi dice che siano 13, altri dicono che siano solo 9. Di sicuro Babbo Natale li ha scelti per bene e ha creato una squadra super affiatata in grado di coordinarsi al meglio e andare sempre d’accordo.
E di alcuni di loro sappiamo anche i nomi!

Alabaster Snowball (Alabastro Palla di neve) è il responsabile della lista “Buoni o cattivi” di Babbo Natale, quindi ha un ruolo davvero importante, dovendo tenere Babbo Natale sempre aggiornato.

Bushy Evergreen (Folto Sempreverde), invece, è l’ingegnere che ha ideato la macchina per fabbricare i giochi di Babbo Natale e renderli magici.

Pepper Minstix (Pepe Minstix) è il guardiano della sicurezza del villaggio di Babbo Natale e fa in modo che resti sempre nascosto agli esseri umani, mentre Shinny Upatree (Splendente SuUnAlbero) è il più anziano del villaggio e ha partecipato direttamente alla sua fondazione!

Sugarplum Mary (Mary Caramella) dirige la produzione di dolcetti e, infine, Wunorse Openslae (Difficile da tradurre, è un possibile gioco di parole che ricorda i cavalli “horse” e la slitta “Sleigh”) ha il compito di occuparsi delle renne nonché della slitta, visto che l’ha inventata lui ed è l’unico che ne conosce tutti i magici meccanismi.

Elf on the shelf

Ma gli elfi hanno anche il tempo di venire a fare scherzi ai bimbi durante il mese di dicembre?
Bè, secondo me chiamano a raccolta un po ‘dei loro amici e li mandano nelle case dei bambini…

L’ “Elf on the shelf” arriva in casa attraverso una misteriosa e segreta porta in miniatura, e ci resta per tutto il mese di dicembre. Quello che l’elfo combina in quei giorni è raccontato molto bene nel libro “The Elf on the Shelf: A Christmas Tradition”.

Di giorno, questo elfo resta immobile e osserva tutto quello che succede in casa. Di notte, si anima e comunica col Polo Nord attraverso la magica porticina, per raccontare tutto quello che ha visto a Babbo Natale.
Poi, prima che i bambini si sveglino, l’elfo torna a nascondersi in un posto nuovo, lasciandosi trovare in pose divertenti e facendo scherzi. Eh sì, perché gli elfi sono anche burloni e un po’ pasticcioni, e combineranno di sicuro qualche piccolo guaio in casa, facendosi però perdonare grazie a qualche bigliettino o, addirittura, qualche piccolo dono per i bimbi.

C’è anche un libro in italiano da leggere per accogliere l’elfo, “Che la magia abbia inizio:… Attenzione elfo in arrivo!”, di Martina Caterino e Monica Pezzoli, potrebbe essere utile per rendere il soggiorno dell’elfo un momento magico per tutta la famiglia!

Ora non vi resta che vedere se avete un piccolo elfo nascosto in un angolo di casa, che prende nota di tutto quello che fanno i bimbi, e magari leggere una delle nostre fiabe di Natale, oppure ascoltare le bellissime audiofiabe di natale, di sicuro piaceranno anche all’elfo! 😉

A presto!

La storia di Babbo Natale 🎅

La sera della Vigilia di Natale, tutti i bimbi si infilano nei loro letti e si addormentano con nel cuore la speranza di trovare, al mattino, dei regali ad attenderli.

E quei regali saranno comparsi perché un signore senza età vestito di rosso li ha portati, grazie alla sua magica slitta trainata dalle renne, che lo trasporta per tutto il mondo a compiere la sua missione: rendere felici i bambini.

Guarda l’articolo raccontato da Silvia e William, oppure leggilo più sotto!

Ma è sempre stato così?

Bè… no, non è sempre stato così.
Noi siamo abituati a immaginare Babbo Natale come un anziano signore corpulento, gioviale e occhialuto, vestito di un rosso, che la sera della vigilia di Natale sale sulla sua slitta trainata da renne volanti e va di casa in casa per portare i regali ai bambini, calandosi attraverso il camino.

Ma questo è il Babbo Natale moderno come ci piace immaginarlo oggi.
In realtà la figura di Babbo Natale nasce da altre tradizioni precedenti che si sono fuse e mescolate fino a creare questo personaggio così caro a tutti noi.

Ma allora Babbo Natale non esiste?
Bè, questa domanda non è corretta, perché Babbo Natale è esistito davvero, circa 1700 anni fa, e si chiamava San Nicola. Puoi scoprire tutta la sua storia a questo link.

In ogni caso, una delle prime rappresentazioni moderne di Babbo Natale risale al XVII secolo: era descritto come un signore barbuto e corpulento, con un mantello verde lungo fino ai piedi e ornato di pelliccia. Impersonava la bontà del Natale e somiglia molto allo Spirito del Natale presente, che troviamo in “Canto di Natale” di Dickens.

Il nostro Babbo Natale, però, in America si chiama anche Santa Claus e questo nome deriva proprio da San Nicola: lo si scopre subito quando si legge che Babbo Natale in olandese si chiama Sinterklaas o anche Sint Nicolaas. Non a caso Santa Claus viene anche chiamato con diverse varianti, tipo Saint Nicholas o St. Nick.

Concentriamoci un po’ su Sinterklaas, che è il personaggio che davvero può darci la chiave per capire quale sia l’origine del nostro Babbo Natale…

Sinterklaas e l’origine di Babbo Natale

Gli abiti di Sinterklaas sono simili a quelli di un vescovo: porta in testa una mitra rossa con una croce dorata e si appoggia ad un pastorale, proprio come San Nicola. Sinterklaas vola sui tetti grazie ad un cavallo bianco e il suo aiutante Zwarte Piet (Pietro il moro) scende nei comignoli per lasciare i doni ai bambini, a volte dentro alle loro scarpe. Tutto questo accade la notte tra il 5 e il 6 dicembre, notte molto importante per i bimbi che attendono il suo arrivo.

Nel corso del tempo gli eventi vollero che gli olandesi occupassero alcuni dei territori del Nord America e, ovviamente, portarono con sè tutte le loro tradizioni.
Ed è qui che Sinterklaas si trasforma in Santa Claus come lo conosciamo oggi.

Una parte essenziale di questa trasformazione è stata opera di Clement Clarke Moore, scrittore e linguista di New York, il quale nel 1823 scrisse la poesia “A Visit from St. Nicholas”. In questa poesia, San Nicola veniva descritto come un elfo rotondetto, con barba bianca e vestiti rossi con orlo di pelliccia bianca, mentre trasporta un sacco pieno di giocattoli su una slitta trainata da renne.
Qualche anno più tardi, sulle riviste che venivano stampate e diffuse, iniziarono a comparire veri e propri disegni di Babbo Natale, raffigurato con giacca rossa, barba bianca e stivali.
Ed ecco che la trasformazione finalmente fu completata!

Ma dove vive Babbo Natale?

Se Babbo Natale è molto legato alla figura di San Nicola, è anche vero che è inscindibile da quella degli elfi della mitologia del Nord Europa, perciò piano piano si è imposta la tradizione che lo vede vivere e lavorare proprio lì.

Ecco allora che il cavallo bianco di San Nicola viene sostituito dalle renne. La renna è un animale con importanti ruoli notturni e, nella mitologia scandinava, simboleggia anche la luna: è quindi perfetta per trainare la slitta di Babbo Natale nella lunga notte della Vigilia.

Le renne all’inizio erano 8, tutte elencate nella poesia “A Visit from St. Nicholas”: Fulmine, Ballerina, Saltarellino, Freccia, Cometa, Cupido, Tuono, Lampo.

Poi si è aggiunta anche Rudoplh, che con il suo naso rosso illumina la via durante le tempeste di neve e si assicura così che i doni arrivino a tutti i bambini.
(Se vi va potete leggere la nostra simpatica fiaba di Rudolph la renna)

Si dice che Babbo Natale viva al Polo Nord, più precisamente in Lapponia al villaggio di Rovaniemi, ma non tutti sono d’accordo. Per gli abitanti degli Stati Uniti, la sua casa si trova in Alaska, mentre per i canadesi la sua base è nel Nord del Canada.
Secondo i norvegesi la sua residenza è Drøbak, dove si trova l’ufficio postale di Babbo Natale. Altre tradizioni parlano di Dalecarlia, in Svezia, mentre altre della Groenlandia. In alcuni paesi viene talvolta fatto abitare addirittura in Cappadocia.

La sera della vigilia di Natale i bambini lasciano sempre uno spuntino per Babbo Natale, così che possa ristorarsi un pochino durante il suo lungo viaggio: a volte è un bicchiere di latte, altre dei biscotti un pezzo di torta. E lo stesso vale per le renne, che trovano sempre delle carote e dell’acqua da bere. Ed è la stessa cosa che si fa per Sinterklaas e il suo cavallo, il quale a volte riceve anche un po’ di fieno.

Ecco che abbiamo scoperto come Babbo Natale, in realtà, esista da 1700 anni, solo che con il tempo è cambiato assieme alle tradizioni che ruotano intorno a lui, semplicemente perché il tempo è passato.

Ma perchè arriva nella notte tra il 24 e il 25 Dicembre?

Ci manca ancora un piccolo pezzetto: come mai Sinterklaas porta i doni la notte tra il 5 e il 6 dicembre, mentre Santa Claus fa il suo viaggio la notte tra il 24 e il 25?

Bè, anche qui c’è una spiegazione: quando nel XVI ci fu la Riforma Protestante, al popolo fu proibito venerare i santi, ma gli adulti volevano lo stesso trovare un modo per far recapitare ai bambini i loro regali a dicembre.

Il compito venne affidato a Gesù bambino, affiancato da una figura misteriosa che entrava nelle case infilandosi attraverso i camini. La leggenda narra che fosse un demone con intenzioni poco amichevoli, che però Gesù aveva convertito e convinto ad aiutarlo a portare i regali ai bambini buoni.
Piano piano questo demone divenne sempre più buono, e anche se all’inizio non aveva le fattezze del moderno Babbo Natale, piano piano Gesù bambino e Babbo natale iniziarono a fare la consegna dei doni entrambi nella notte tra il 24 e il 25 dicembre.

Wow, che racconto bellissimo questo delle origini di Babbo Natale…
Quante storie vere e leggende si sono unite per creare questa tradizione, che rende magico il Natale per tantissimi bambini in tutto il mondo.

E poco importa che sia vero oppure no, che ci crediamo oppure no, in fondo il bambino che vive in noi ha sempre bisogno di un po’ di sogni e magia e Babbo Natale ne ha tantissima da regalare a tutti quanti.

Quindi, aspettando che la notte tra il 24 e il 25 dicembre passi Babbo Natale a portare i regali, potete leggere una delle nostre fiabe di Natale, oppure ascoltare le bellissime audiofiabe di natale 😉

A presto!

La storia di San Nicola 🎁

San Nicola è il santo che ha ispirato la figura di Babbo Natale, e questa è la sua storia…

Lo sapete che non tutti i bambini aspettano Babbo Natale e Gesù Bambino per ricevere i regali?

In molte case, la notte tra il 5 ed il 6 Dicembre passa San Nicola, conosciuto anche come San Nicolò!

Chi è San Nicola?

San Nicolò è un anziano signore dalla lunga barba grigia, vestito da vescovo che, nella notte tra il 5 e il 6 dicembre, riempie di regali i bambini.

San Nicola è vissuto veramente: fu il vescovo di Myra, città nell’attuale Turchia, durante il III-IV sec. Fu molto importante perché il suo nome compare nei registri del consiglio di Nicea, una “riunione” di vescovi che allora discutevano su come porre le basi per la religione cristiana.

Per tutta la vita si prese cura della sua comunità e si narra che abbia continuato anche dopo la morte, avvenuta in modo semplice e non da martire. Morì infatti di vecchiaia nella sua Myra e pare che dalle sue reliquie sgorgasse un olio profumato dai poteri miracolosi, che veniva distribuito alla popolazione.

Le sue spoglie rimasero a Myra fino a circa il 1100 d.C., quando un gruppo di marinai provenienti da Bari prelevò parte dei suoi resti e li portò via per salvarle dalla presa musulmana di Myra.

Ma anche un gruppo di veneziani riuscì a portare via una parte delle sue reliquie, perciò il culto di San Nicola è molto radicato anche a Venezia e nei territori che un tempo erano sotto il suo dominio.

Venezia e Bari si sono contese per anni la proprietà della vera salma di San Nicola, finché non è stato fatto il test del DNA da cui si è scoperto che… tratta della stessa persona!
Il santo divenne, però, il patrono di Bari e lì è festeggiato più volte durante il corso dell’anno.

Le opere buone di San Nicola

Ma come mai è diventato così caro ai bambini e alle loro famiglie?
Ci sono molte versioni su come questo sia successo, alcune più dolci altre un po’ più cruente… ma una delle più belle racconta che questo vescovo abbia donato tre sacchi di monete d’oro a tre bambine povere.

Il primo sacco lo lasciò di notte attraverso una finestra aperta. La notte seguente fece la stessa cosa. La terza notte, dal momento che trovò la finestra chiusa, calò il sacco attraverso il camino… (questa cosa non vi suona nuova, vero?)

Con questi tre sacchi la vita di queste bambine e della loro povera famiglia cambiò in meglio! Divenne perciò il protettore delle fanciulle in età da marito e, per quanto riguarda i bambini più piccoli, si narra che ne salvò tre da un macellaio riportandoli a casa sani e salvi.

Così San Nicola è diventato il protettore dei bambini e porta sempre regali a quelli più buoni… quindi praticamente a tutti! 😉

Questa tradizione è particolarmente sentita in Trentino ed in Friuli Venezia Giulia, ma è diffusa in molte altre zone d’Italia e nel resto del mondo.

Le feste per San Nicola

Ad Ortisei, in Val Gardena, come Cortina d’Ampezzo in provincia di Belluno, la sera del 5 Dicembre, il Santo percorre le vie cittadine regalando dolci e caramelle, e bussa alle porte per premiare i bambini buoni o rimproverare bonariamente i bambini un po’ più birbanti.

Ad accompagnarlo ci sono anche alcuni diavoletti, i Krampus, che muniti di corde e catene hanno il compito di cercare i bambini “monelli” e dare loro una punizione adeguata.
Questa sfilata è molto conosciuta e attesa da tutti i bambini della zona (ma anche dai grandi ;-))

A Narni invece, in provincia di Terni, si organizzano grandi banchetti e la popolazione, vestita in abiti medioevali, attende l’arrivo di San Nicola ed il suo sacco pieno di dolci e regali.

A Lecco i bambini scrivono una letterina da lasciare sul tavolo della cucina. Al suo posto la mattina del 6 dicembre trovano una mela, biscotti, dei regali e, se sono stati un pochino “cattivelli”, del carbone dolce.

San Nicola viene festeggiato anche a Friburgo, a Magonza, a Bruxelles, a Nancy, dove il corteo a lui dedicato è certamente il più importante di tutta Europa.

Ad Amsterdam, in Olanda, sapete come viene chiamato San Nicola? Sinterklaas!
E il suono di questo nome ricorda qualcosa…
San Nicola è molto venerato anche in Russia, tanto che alcuni hanno cercato di spostare le sue origini proprio in questo paese, e spesso è raffigurato con la pelle scura, perciò si è anche pensato che fosse nato in Africa.

A Bari San Nicola viene festeggiato anche a maggio: per tre giorni consecutivi si celebra l’arrivo delle sue spoglie in città, con la rievocazione del suo arrivo in barca e addirittura una processione in mare: la statua del Santo viene portata al porto, dove viene imbarcata su un peschereccio che la ospiterà per tutta la giornata, circondato da un via vai di barchette che arrivano per onorare il Santo.

Ed è anche il protettore dei marinai, grazie ai miracoli da lui compiuti quando i marinai in difficoltà lo invocavano.

San Nicola è quindi un Santo che è entrato nel cuore di tante tante persone e che viene venerato in molte occasioni diverse.

Ma la sua storia, per noi, è particolarmente interessante perché ci sono tante somiglianze con quella di un altro personaggio molto caro ai bambini…

Abbiamo infatti parlato di doni ai bambini e di un sacco calato attraverso il camino… e se gli mettiamo una lunga barba bianca, un bel vestito rosso e una magica slitta che serve a fare il giro del mondo in una sola notte, abbiamo già capito di chi stiamo parlando…

Ma com’è che San Nicole è Diventato Babbo Natale? Scoprilo nel nostro articolo “La storia di Babbo Natale“, resterai stupefatto!

Quindi, aspettando che la notte del 6 dicembre passi San Nicola, potete leggere una delle nostre fiabe di Natale, oppure ascoltare le bellissime audiofiabe di natale 😉

A presto!

La storia di Santa Lucia 👁

Tutti a nanna, arriva Santa Lucia!

Santa Lucia bella
dei bimbi sei la stella,
tu vieni a tarda sera
quando l’aria si fa nera.
Tu vieni con l’asinello
al suon del campanello,
e le stelline d’oro
che cantano tutte in coro:
“Bimbi, ora la Santa é qui…

Quelli che avete appena letto sono i primi versi di una famosa filastrocca dedicata ad una Santa molto importante, soprattutto per i bambini, in molte zone d’Italia e del resto del mondo.
Stiamo parlando proprio di Santa Lucia, la protettrice della vista. E sapete perché è amata così tanto dai bambini?
Per chi di voi ancora non lo sapesse, l’avrà sicuramente intuito: Santa Lucia porta sempre dei regali!

Da Siracusa (che è la città in cui Lucia nacque nel III sec. e la cui festa è tra le più importanti dell’anno) a Bergamo, fino ad arrivare in Svezia, la sera del 12 Dicembre, i bambini preparano una tazza di latte, un piattino con qualche biscotto, un po’ di fieno per l’asinello che accompagna Santa Lucia e corrono subito a letto.
Devono subito addormentarsi perché Santa Lucia non vuole che i bambini la vedano.

La tradizione vuole addirittura che Santa Lucia butti della cenere negli occhi dei bimbi che cercheranno di vederla mentre arriva con i suoi doni…

Al loro risveglio, i bambini troveranno la tazza ed il piattino vuoti ed il fieno sparito, ma, in cambio, ci saranno dolci e regali.
Ma come fa Santa Lucia a sapere cosa portare ad ogni bambino?
Semplice, esattamente come lo sa Babbo Natale: ha letto la letterina che ciascun bambino le ha scritto.

E arriva per moltissimi bambini in Italia…

A Bergamo, una delle città italiane in cui Santa Lucia è quasi più attesa di Babbo Natale, già all’inizio di Dicembre i bambini scrivono una letterina alla Santa raccontando i loro desideri promettendo di essere più buoni ed ubbidienti.

La devono poi portare nella Chiesa di Santa Lucia, in centro città, così la Santa la può leggerle.
Ma non è detto che porti i regali richiesti… se non si è stati abbastanza buoni, Santa Lucia lascerà un bel po’ di carbone! (Ma di quello dolce 😉)

Ma anche a Verona la mattina del 13 Dicembre è tanto attesa dai bambini. La tradizione veronese ci fa fare un viaggio nel tempo e ci porta nel XIII secolo e ci fa capire come probabilmente è nata questa tradizione…
Vi ricordate che all’inizio abbiamo detto che Santa Lucia è la protettrice degli occhi?

La leggenda narra che a Verona nel XIII secolo, scoppiò in Dicembre un’epidemia che chiamarono del “male agli occhi”, che colpiva soprattutto i più piccoli. La popolazione decise di chiedere la grazia a Santa Lucia portando i bambini, scalzi e senza mantello, nella chiesa a lei dedicata.

Ma fuori casa faceva tanto freddo e i bambini non volevano uscire.
Allora le mamme e i papà, fecero loro una promessa, molto utilizzata anche ai nostri giorni:
”Se fai il bravo, ti prendo un regalo!”.

I bambini si decisero quindi ad andare in chiesa e l’epidemia di lì a poco finì.
Da allora, la notte del 12 dicembre, Santa Lucia passa con il suo asinello a portare i regali, mentre il 13 i bambini vengono portati in chiesa per la benedizione degli occhi.

E se ci fate caso “Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia”, si festeggia proprio il 13 Dicembre. In realtà il giorno più corto dell’anno sarebbe il 21 dicembre, solstizio d’inverno, ma questo detto popolaro è nato quando Santa Lucia si festeggiava proprio a ridosso del solstizio, e la poca luce di un giorno così corto potrebbe simboleggiare il vederci poco.

Mentre in giro per il mondo…

Prima abbiamo scritto che la festa di Santa Lucia è molto sentita anche in Svezia.
Ci sono diverse versioni su come questa festa di origini italiane sia arrivata in Svezia.

E’ noto che l’aristocrazia svedese nel ‘700, la mattina del 13 dicembre si facesse servire la colazione a letto dalla figlia maggiore vestita da Lucia. Questa tradizione proseguì, tanto che nel 1927, un quotidiano di Stoccolma, lanciò un concorso tra i lettori per votare la “Lucia” più bella.

Da allora, ogni anno, in ogni città svedese, si incorona una Lucia.
Sempre il 13 dicembre in tutta la Svezia, ma anche Norvegia e Finlandia, si svolgono processioni guidate da una bimba con delle candele accese ornate di ghirlanda sulla testa seguita da damigelle e paggetti, tutti in abito bianco con in testa una coroncina di stelle dorate.
E tutti donano biscotti allo zenzero e focaccine allo zafferano, cantando Luciasangen, la canzone di Santa Lucia, che altro non è che la versione svedese della canzone napoletana Santa Lucia.

Ma dovete anche sapere che la festa di Santa Lucia è arrivata addirittura in Brasile!
Ce l’hanno portata agli inizi del ‘900 gli emigranti italiani.
Anche lì, la notte del 12 Dicembre, i bambini preparano un piatto con biscotti e fieno e vanno a nanna in attesa, la mattina seguente, di trovare i regali tanto desiderati.

Quindi, aspettando che la notte di Santa Lucia arrivi, potete leggere una delle nostre fiabe di Natale, oppure ascoltare le bellissime audiofiabe di natale 😉

A presto!

Il Presepe e la sua storia 🌠

E’ la notte di Natale dell’anno 1223…

Da dove nasce la tradizione di fare il presepe prima di natale?
Oggi faremo un altro dei nostri viaggi nel tempo alla scoperta di qualcosa di speciale.
E questa volta possiamo davvero definire “speciale” il protagonista del nostro viaggio.

Guarda l’articolo raccontato da Silvia e William, oppure leggilo più sotto!

In questo periodo dell’anno è presente in molte case, nelle Chiese, nelle piazze, nelle vetrine dei negozi. Realizzato con materiali semplici oppure ricercati, a grandezza naturale o piccolissimo (alcuni addirittura dentro il guscio di una noce).
Può essere “vivente”. Può essere moderno oppure tramandato di padre in figlio, con statuine che vengono conservate con la massima cura perché ricche di ricordi.

Potremmo andare avanti ancora per chissà quanto, ma ma adesso scopriremo come è nato…

Il Presepe e la rappresentazione della Natività

Torniamo alla notte di Natale del 1223 ed incontriamo un giovane che ha un posto nel cuore di tutti noi, un giovane che sarebbe poi diventato uno tra i Santi più amati, San Francesco d’Assisi. Sì, dobbiamo proprio a San Francesco la nascita della tradizione del presepe a Natale.

Nel 1219 era partito per l’Oriente come Crociato ed aveva visitato i luoghi in cui Gesù aveva vissuto. Tra questi luoghi c’era Betlemme, il villaggio in cui Gesù era nato. Betlemme lasciò un segno importante in San Francesco, tanto che una volta tornato in Italia, pensando a quel luogo così importante, decise, insieme ai frati che predicavano con lui, di provare a celebrare il Natale in modo diverso dalla tradizione precedente.
E questo modo diverso, nuovo, non poteva che essere la rappresentazione della Natività.

Il primo Presepe della storia

All’epoca, il Papa in carica era Onorio III, il quale fu subito d’accordo con questa proposta.
Il luogo prescelto per il primo presepe fu Greccio, un borgo medievale (si trova nella provincia di Rieti ed oggi è annoverato tra i borghi più belli d’Italia) alle pendici del monte Lacerone, che a San Francesco ricordava in qualche modo la vera Betlemme.

Venne preparata una mangiatoia e portati un bue ed un asinello, che secondo la tradizione si trovavano vicino al bambino. Non c’erano statue, non c’erano raffigurazioni di altro tipo, ma si dice che quella notte di Natale del 1223, insieme ai frati e a San Francesco, fossero presenti alla celebrazione uomini e donne provenienti non solo da Greccio, ma anche dai paesi vicini.

Nel luogo in cui avvenne la rappresentazione, in seguito venne costruito un Santuario, il Santuario del Presepe, la cui cappella è stata realizzata nella grotta usata da San Francesco. Quel Natale in seguito, ha portato alla rappresentazione della Natività come la conosciamo noi oggi, con immagini e simboli, che ogni anno ricreiamo nelle nostre case.

Semplicità di casa

In ogni presepe tradizionale compaiono una grotta o una capanna, la mangiatoia in cui fu deposto il Bambino dalla sua mamma, Maria e da suo papà, Giuseppe, il bue e l’asinello, gli angeli, i pastori e le pecore.

La statuina di Gesù, di solito, viene messa nella mangiatoia la notte di Natale, tra il 24 ed il 25 Dicembre. Mentre bisognerebbe aspettare il 6 Gennaio per veder comparire le statuine dei tre Re Magi, che arrivarono ad adorare Gesù il giorno dell’Epifania.

Questo è quello che simpaticamente possiamo considerare il “modello base”, al quale la fantasia popolare, oppure la tradizione locale, ha da sempre aggiunto una miriade di particolari, a volte molto suggestivi.

Il paesaggio viene arricchito con cieli stellati, con ruscelli o laghetti (io, da piccola, a casa dei miei nonni, mettevo uno specchio in mezzo al muschio e ci mettevo a nuotare delle piccole ochette. E voi?), e delle piccole casette per ricreare l’atmosfera dei borghi. E non ci sono solo pastori tra le statuine, ma anche altri personaggi che svolgono i più diversi mestieri.

Presepi speciali

Sapete che esistono dei presepi molto particolari?
A Bologna, nella Basilica di Santo Stefano è conservato il presepe, con statue “a tutto tondo”, più antico di cui si abbia notizia. Venne scolpito, usando legno di olmo e tiglio, verso la fine del XIII secolo, ma venne poi colorato nel 1370.

Dopo aver subito vari restauri nel corso dei secoli, nel 2006, a Natale, è stato messo in una teca protettiva di vetro, perché lo si possa continuare ad ammirare in tutto il suo splendore.

Lasciamo Bologna ed andiamo a Roma dove, in Santa Maria Maggiore, è conservato il più antico presepe in altorilievo. E’ stato scolpito da Arnolfo di Cambio e risale al 1289!

Restiamo in Centro Italia e andiamo ad Urbino dove, tra le meraviglie artistiche della città, c’è anche un presepe del 1555 in stucco, pietra pomice e tufo, con statue a grandezza naturale. Lo si può visitare nell’Oratorio di San Giuseppe ed è collocato in una cappella il cui soffitto è stato rivestito anch’esso di stucco e tufo per ricreare una grotta.

E se volessimo andare a visitare uno sterminato presepe, con statuine di ogni tipo che raffigurano anche i personaggi famosi di oggi? Basta andare nella…

La via dei Presepi di Napoli

A Napoli, in Via San Gregorio Armeno, dal 1700 questa strada è nota in tutto il mondo per le botteghe artigiane in cui si realizzano statuine per il presepe. Si possono visitare tutto l’anno, ma è durante il periodo natalizio che vengono realizzate delle vere e proprie esposizioni. E si possono acquistare delle vere e proprie opere d’arte!

Per creare i presepi ci sono artigiani incredibilmente abili. Accanto a questa abilità, troviamo spesso una notevole eccentricità, che ci fa trovare, vicino alle statuine “classiche”, anche altre che ripropongono personaggi famosi e protagonisti della cronaca mondana.

Napoli è molto legata alla tradizione del presepe, tanto che esiste il cosiddetto “presepe napoletano”, diffuso in tutto il Sud dell’Italia. Si tratta di presepi ambientati in paesi o città, particolarmente ricchi di personaggi (soprattutto in terracotta), con scene decisamente sfarzose ed elaborate.

Ci sono anche dei personaggi ricorrenti come la zingara (che prevede la passione di Gesù), i dodici venditori (che rappresentano i mesi dell’anno), il vinaio, il pescatore e Benino, un pastorello che dorme e che, nei sogni, dà origine al presepe.

Statu(in)e vive!

Ma il presepe non è solo realizzato con le statuine.
In tutta Italia è diffusa, come accennato all’inizio, la tradizione del presepe vivente. In qualunque regione vi possiate trovare, sono sicura che sono molti i paesi che, coinvolgendo gli abitanti del luogo, mettono in scena delle vere e proprie rappresentazioni teatrali per raccontare la Natività.

Incredibilmente suggestivo è quello messo in scena a Matera, in Basilicata. Dentro un centro storico che ricorda Betlemme, ogni viuzza è animata da artigiani e da pastori che indicano al turista la via verso la grotta della Natività.

Molto coinvolgente è anche quello di Dogliani, in provincia di Cuneo. Pensate, ben 350 figuranti animano il centro storico del paese trasformando le abitazioni in tante piccole botteghe.

E a San Biagio, in provincia di Mantova, sono 150 gli abitanti del paese che ricreano un vero e proprio villaggio attorno alla capanna di Gesù.

Sarebbero ancora tantissimi i luoghi da visitare e non solo in Italia (la tradizione del presepe è diffusa praticamente ovunque), perché ogni paese ha il suo presepe tradizionale in chiesa o in piazza.

E quasi in ogni casa, ogni anno accanto all’albero illuminato, c’è un presepe magari realizzato dai bimbi di casa, cosa che aggiunge magia alla festa più attesa dell’anno.

E aspettando che questo momento magico arrivi, potete leggere una delle nostre fiabe di Natale, oppure ascoltare le bellissime audiofiabe di natale 😉

A presto!

I mercatini di Natale e la loro magia 🎄

Odore di vin brulé, luci scintillanti, addobbi, decorazioni di Natale e in sottofondo la dolce nenia delle zampogne… E’ la magia dei mercatini di Natale, e ora vi raccontiamo la loro storia…

La festa più amata dai bambini si sta avvicinando e non c’è occasione migliore per trovare specialità gastronomiche ed ogni tipo di oggetto che riguardi il Natale. Luci, palline per l’albero, statuette per il presepe e decorazioni di ogni tipo ci fanno immergere nell’atmosfera natalizia che i bambini aspettano tutto l’anno, ma che anche noi adulti amiamo.

Non c’è luogo migliore dei Mercatini per trovare originali idee regalo e gustare tipiche specialità gastronomiche.
Ma vi siete mai chiesti quale sia la loro origine? Dove furono messe le prime casette di legno e le prime bancarelle? Beh, sapete che noi di fabulinis siamo molto curiosi, quindi vogliamo portarvi indietro nel tempo per scoprire la storia dei Mercatini di Natale!

Questo viaggio inizia in Germania tanto tempo fa…

Nel secolo XIV (quindi stiamo parlando del 1300 più o meno…) tra Germania ed Alsazia (Francia) sembra che sia stato organizzato il primo mercatino di cui si abbia notizia e si chiamava Mercato di San Nicola, Santo che si festeggia il 6 Dicembre e che è molto amato in Germania.

Ma il primo “vero” Mercatino di Natale documentato è stato fatto a Dresda, sempre in Germania, nella regione della Sassonia. Un documento che risale al lunedì che precedette il Natale del 1434 (avete letto bene: 1434!), parla di un mercato di dolci tipici tedeschi, gli Striezel, tanto che il mercato stesso si chiamava Striezelmarkt.

Ma accanto ai mastri pasticceri, c’erano anche gli artigiani del luogo che esponevano le loro “creazioni” legate all’Avvento ed al Natale. Le loro opere erano decisamente costose e per questo motivo solo le classi più agiate se le potevano permettere. Ma il Mercatino era talmente bello, che la sua fama uscì dai confini della Sassonia ed iniziò a richiamare visitatori anche da altre regioni della Germania.

La tradizione si diffonde in Germania

Nel corso dei decenni, la tradizione del Mercatino di Natale si diffonde su tutto il territorio tedesco e non solo. Il Mercatino di Strasburgo, per esempio, risale al 1570, e quello di Norimberga al 1628.

Al Museo Nazionale di Norimberga è conservata una scatola in abete rosso con la scritta: ”Donato alla Regina Susanna Harßdörfferin da Susanna Eleonora Erbsin (o Elbsin) in occasione del Mercato di Natale del 1628”.

Avete notato che non si parla mai di Mercato di San Nicola? Infatti, con la Riforma Protestante di Martin Lutero nel 1517, si decise di togliere tutti i riferimenti ai Santi e chiamare questi mercatini semplicemente “Christkindlmarkt”, ossia Mercato di Gesù Bambino.

Alcuni sostengono addirittura che fu proprio in questa occasione che Lutero suggerì che i bambini ricevessero regali da Gesù Bambino in occasione del Natale.

Il Mercato di Gesù Bambino divenne poi quello che tutti chiamiamo Mercatino di Natale e la tradizione è proseguita nei secoli, fino ad oggi. In Germania i Mercatini sono diffusi su tutto il territorio, ma i più famosi restano sempre quelli di Dresda e di Norimberga. Pensate, ogni anno sono circa due milioni le persone che li visitano!

A questi si sono poi aggiunti quelli di Augusta e di Colonia, che ne ospita addirittura sette, in diverse zone della città. Uno di questi sette Mercatini lo possiamo visitare su di una barca navigando sul fiume Reno!

C’è poi quello di Dortmund, con più di tre milioni e mezzo di visitatori, che si aggirano incantati tra circa trecento casette di legno e bancarelle. Il tutto sotto la magia di una albero di Natale alto 45 metri!

E in Italia?

Si deve arrivare fino al 1990, quando gli organizzatori del Mercato di Natale di Norimberga, decisero che Bolzano, nell’Alto Adige, fosse la sede perfetta per ospitare il primo Christkindlmarkt “ufficiale” italiano.

Ed in pochissimo tempo si è affermato come una delle mete preferite dai turisti in questo periodo dell’anno. Persone di tutte le età in cerca di decorazioni natalizie in legno, in feltro, in vetro, immersi nel profumo di strudel di mele, di Zelten (un dolce tipico tirolese a base di frutta secca), di Lebkuchen (famosi biscotti speziati).

Volete sapere una curiosità che riguarda questi biscotti?
Al Mercatino si impara anche questo: secondo la tradizione, vengono preparati in cinque forme diverse, una per ogni città dell’Alto Adige. E così Bolzano diventa un angioletto speziato, Bressanone un agnello, Brunico una stella, Merano una campana e Vipiteno una torre.

In realtà però, in Alto Adige come in altre zone, la tradizione di particolari mercati nel periodo dell’Avvento era già consolidata da molto tempo. I contadini che vivevano sulle montagne scendevano a valle in questo periodo, cercando di vendere, in mercati appositamente organizzati, oggetti intagliati nel legno, lavori fatti a maglia e prodotti agricoli di vario genere. Nelle città di fondo valle vivevano i commercianti, gli artigiani e gli impiegati in grado di acquistare questi prodotti.

Ma la tradizione vuole che questi mercati diventassero un’occasione di festa per tutti. Ciascuno, infatti, partecipava con ciò che aveva a disposizione. Chi metteva a disposizione il luogo più adatto, chi le luci, chi le decorazioni. Addirittura si organizzavano piccoli cori e concertini.

Atmosfera natalizia…

Questa tradizione è ancora fortemente sentita da queste comunità ed è per questo motivo che, soprattutto in queste zone, i Mercatini di Natale sono diventati un appuntamento importante, praticamente imperdibile! Ma ve ne sono su tutto il territorio italiano, perché ormai ogni città, grande o piccola che sia, ci fa immergere, con queste casette di legno, nella magia del Natale.

Tra profumi e decorazioni, tra prodotti di artigianato, dolci tipici, cori e luci accese e anche un po’ di vin brulè per non sentire il freddo, lasciatemelo scrivere, i Mercatini contribuiscono a creare parte di quella magia che rende il Natale la festa più attesa dell’anno, e non solo dai bambini, vero?

A questo punto non resta altro da fare che visitare il mercatino di Natale più vicino! 😉

E aspettando che arrivi il Natale, potete leggere una delle nostre fiabe di Natale, oppure ascoltare le bellissime audiofiabe di natale 🎅🎄

A presto!

E’ Halloween: dolcetto o scherzetto? 🍬👻

Ad Halloween molti bambini vanno a bussare alla porte dicendo “dolcetto o scherzetto?”, ma da dove arriva questa tradizione?

Halloween non è propriamente una “strana” festa importata dagli Stati Uniti, no no, anzi è una festa mooolto europea… ma scopriamolo insieme

Dolcetto o scherzetto?…


Fino a qualche anno fa, questa domanda ci ricordava scene di film o serie-tv americane, in cui, nella notte tra il 31 Ottobre ed il 1 Novembre, bambini in maschera bussavano alle porte di tutto il vicinato chiedendo caramelle e facendo scherzi nel caso non ne ricevessero.

Dicevo fino a qualche anno fa, perché ultimamente questa tradizione di origine anglosassone è entrata a far parte anche nella nostra realtà. Vi è capitato, in questi giorni, di andare in un qualunque supermercato e notare scaffali carichi di zucche e pipistrelli, di costumi da fantasma e da strega? I vostri bambini l’avranno certamente notato.

In Italia è una festa che coinvolge soprattutto loro… vi hanno già chiesto di caramellare le mele o preparare biscotti a forma di fantasma?

Ormai mancano pochi giorni; ma quanto sappiamo della storia di questa festa? E’ una delle feste più antiche che si conoscano, pensate che negli Stati Uniti è seconda solo al Natale! Se volete, continuando a leggere, potremo conoscere insieme la sua storia.

Ci state? Allora preparatevi ad una notte nell’Irlanda degli antichi Celti! Sì, dobbiamo viaggiare nel tempo e tornare indietro di 2000 anni.
L’avreste mai detto che un biscotto a forma di fantasma vi avrebbe mai fatto viaggiare così?

E a proposito di fantasmi, potete andare a leggere la nostra fiaba, Il fantasma golosone, la trovate proprio a questo link!

Dunque, i Celti, un popolo di pastori ricco di tradizioni che proprio la notte del 31 Ottobre festeggiava il capodanno. La festa era detta Samhain (pronunciate sah-win oppure sow-in) ed era la notte che segnava la fine dell’estate e dei raccolti e l’inizio del freddo inverno.

I Celti associavano l’inverno anche alla morte perchè tutto si fermava in attesa della bella stagione. Proprio quella notte il confine tra mondo dei vivi e mondo dei morti diventava sottile sottile, tanto che gli spiriti riuscivano a tornare sulla terra.

Adesso immaginate questi pastori radunati nei boschi, intenti in cerimonie attorno ad un fuoco sacro… indossando maschere spaventose ricavate da pelli di animali e facendosi luce ponendo braci del fuoco sacro dentro cipolle intagliate. Solo così pensavano di poter spaventare gli spiriti… mascherati…

E pensate, c’era anche l’abitudine di lasciare cibo fuori dalle case in modo che gli spiriti potessero mangiare e così non fare scherzi agli abitanti della casa… questo vi ricorda qualcosa?

Allora voliamo verso l’alto medioevo, poco prima dell’anno 1000.

Il Cristianesimo arriva anche in Irlanda. Ed arriva la festa di Ognissanti il 1° Novembre. Ognissanti che nella lingua del posto non è che All Hallows (tutti i Santi). In poco tempo, questa festa prende il posto dell’antica Sahmain.

Ma la tradizione dei Celti non si perde e si inizia così a festeggiare la Vigilia di Ognissanti, All Hallows Eve… Halloween… ancora mascherati e ancora lasciando cibo per gli spiriti.

In questo periodo dell’anno si prepara anche la cosiddetta “soul cake”, la torta dell’anima, fatta con pane e uvetta o ribes. I bambini bussano alle porte delle case chiedendo una fetta di torta in cambio di preghiere per i defunti e cantando una canzone che, pensate un po’, ricorda la filastrocca “Trick or treat/give me something good to eat” (dolcetto o scherzetto? Dammi qualcosa di buono da mangiare).

La tradizione della festa di Halloween continua nei secoli, sempre molto sentita in Irlanda, fino alla seconda metà del 1800, quando…

Che ne dite, arriviamo alla fine del nostro viaggio?… quando un grande carestia colpisce l’Irlanda. Questo spinge gran parte del suo popolo ad emigrare proprio negli Stati Uniti. Gli Irlandesi emigrano portandosi anche tutte le loro tradizioni… e Halloween sembra proprio sia tra quelle che piacciono di più.

In poco tempo, pur perdendo i significati religiosi ed i rituali, diventa una festa nazionale, attesa soprattutto dai bambini. Sapete che anche l’Unicef, fin dagli anni ‘50, ha promosso la campagna “Trick or Treat UNICEF” in occasione di Halloween? I bambini bussano alle porte in cerca di donazioni per il Fondo. Questa campagna ha avuto tanto successo, tanto che il Presidente Johnson dichiarò, nel 1967, il 31 Ottobre “UNICEF Day”.

Ma guardiamoli ora questi bambini, felici nei loro costumi (loro non lo sanno, ma stanno impersonando gli spiriti dell’antica tradizione dei Celti), mentre bussano alle porte di tutto il vicinato… dolcetto o scherzetto?

Ma, un momento… e la zucca? Vi siete accorti che non l’abbiamo mai vista durante tutto il viaggio?

Vi piacerebbe sapere chi è Jack-o-lantern? Eh sì, la nostra zucca si chiama proprio così, e ne parliamo nell’articolo E’ Halloween: la storia di Jack e la zucca 🎃.

A presto!

E’ Halloween: la storia di Jack e la zucca 🎃

Ma perchè per Halloween si usano le zucche intagliate?

Vi siete mai chiesti il perchè di questa simpatica usanza che piace tanto realizzare in compagnia dei bambini?
ora ve ne spieghiamo l’origine…

Dolci, scherzi ma soprattutto… la zucca!


Halloween è una festa davvero affascinante!… Maschere, dolci, scherzi e… zucche!

Sì, questa volta scopriremo insieme la storia del vero simbolo di Halloween, la zucca intagliata ed illuminata.
Bellissima e terribile allo stesso tempo!

Cosa ne pensano i vostri bambini? Vi hanno già chiesto di comprare una bella zucca quest’anno? Sarà divertente svuotarla, intagliare occhi, naso e bocca, metterci dentro una candela accesa e, insieme ai vostri bambini, metterla sulla porta di casa… per tenere lontani gli spiriti…

Bellissima e terribile ho scritto, ma sapete che avrei dovuto scrivere bellissimo e terribile?
Eh sì, la nostra zucca si chiama in realtà Jack, Jack-o’-lantern per la precisione.
E se vogliamo aggiungere un altro particolare, vi devo dire che il nostro Jack, prima di essere una zucca, era una rapa…

A che punto siete con la curiosità? Possiamo iniziare a raccontare la sua storia? Io direi che è arrivato il momento ed il racconto vi piacerà tantissimo…

Così inizia la storia di Jack…

Torniamo allora in Irlanda ed incontriamo Stingy Jack (Jack il taccagno), un fabbro fannullone e ubriacone, un cosiddetto “Ne’er-do-well” (“non ne combino una giusta”). Sembra che proprio una notte di Halloween, il nostro Jack, incontrò in un pub indovinate chi?
Il Diavolo!
Già, proprio il Diavolo, il quale aveva deciso che quella notte si sarebbe impossessato dell’anima di Jack.

Il nostro amico aveva bevuto molto e stava quasi per cadere nelle mani del Diavolo, quando… sapete che Jack era anche molto furbo? All’improvviso gli disse: ”Ti do’ la mia anima se mi paghi un ultimo bicchierino”.

Il Diavolo, che non aveva capito il disegno di Jack, si trasformò in una moneta per pagare l’oste, ma… invece di pagare l’ultimo bicchierino finì dritto nella tasca di Jack!
Non solo, si trovò accanto ad una croce d’argento, che bloccava i suoi poteri. Insomma, il Diavolo non poteva più riprendere la sua forma, era costretto a rimanere una monetina… si fa sempre più interessante vero?

Il Diavolo era un pochino arrabbiato a questo punto, ma non poté fare altro che accettare la proposta di Jack:
“Io ti lascio andare, ma tu non ti fai vedere per i prossimi 10 anni”.
Vi ho detto prima che il nostro Jack era furbo, forse non abbastanza però… insomma, anche secondo voi, mettersi a discutere con il Diavolo è una bella idea? Eh già perché i 10 anni chiesti dal nostro amico passarono in fretta e, puntuale, il Diavolo tornò da Jack perché non si era dimenticato di quella notte di Halloween. L’anima di quell’ubriacone doveva essere sua!

Ma anche questa volta il nostro Jack si fece furbo, e questa volta il Diavolo si sentì chiedere: “Potresti prendermi una mela da quell’albero, prima di prendermi l’anima?”.
Secondo voi che fece il nostro diavoletto? Ma certo, salì sull’albero! Cosa sarebbe potuto accadere questa volta?
Accadde che Jack “più o meno furbo” con un coltello intagliò rapidamente una croce sul tronco, bloccando così il Diavolo sull’albero.

Provate ad immaginare questo “povero Diavolo” sull’albero, costretto un’altra volta ad accettare le richieste di Jack… ”Io ti faccio scendere, ma tu non verrai mai, mai, mai più a cercare la mia anima!”
…Io quasi faccio il tifo per lui, anche voi? E’ così pasticcione…
Ma siete sicuri che sarà sempre così?

…e così finisce

Andiamo avanti allora e scopriamo cosa accadde il giorno che Jack morì… Dove andò la sua anima? Sappiamo che Jack era stato taccagno, ubriacone e fannullone e chissà cos’altro. Difficile che le porte del Cielo si aprissero per lui, che ne dite?
Ma quelle dell’Inferno invece…?

Potete già immaginarlo, secondo me: proprio così, neppure quelle dell’Inferno si aprirono per farlo entrare!
Il Diavolo aveva infatti promesso che non avrebbe più cercato l’anima di Jack e così fece, dicendogli: “Torna da dove sei venuto!”.
Jack non poté far altro che andarsene, ma gli chiese almeno una luce per non perdere la strada, che era buia e ventosa.
Il Diavolo prese dalle fiamme dell’Inferno un carbone ardente e lo lanciò a Jack.
E sapete che ne fece il furbacchione? Lo mise all’interno di, fate attenzione a questo particolare, una rapa che stava mangiando, così il carbone non si spense…

E questa è l’immagine di Jack che ha attraversato i secoli. Jack-o’-lantern (Jack della lanterna) è diventato il simbolo delle anime dannate. Jack è l’anima costretta a vagare nell’oscurità fino al giorno del Giudizio.
Lo so che state dicendo: “Bella questa leggenda, ma la zucca?”
…Vi chiedo ancora un momento…

E alla fine arriva la zucca…

Vi ricordate quando siamo andati alla ricerca delle origini di Halloween? Se non avete ancora letto la storia, la trovate proprio in questa pagina, non perdetevela!

Abbiamo scoperto che la gente credeva che la notte del 31 Ottobre gli spiriti tornassero sulla terra. Fuori dalle porte si lasciava del cibo per evitare che gli spiriti facessero scherzi.
Ma sapete quale altra abitudine c’era? Secondo me state iniziando a capire, la zucca forse è sempre più vicina…

Voglio tenervi però ancora un momento in sospeso… C’era l’abitudine di intagliare o colorare ed illuminare con candele le rape. Le rape del nostro Jack. Perché? Perché un’anima dannata poteva allontanare gli spiriti… E ora attenzione attenzione, il momento è arrivato……perché quindi si usa la zucca?

Allora, quando gli Irlandesi emigrarono negli Stati Uniti portando con sé anche la tradizione della festa di Halloween, ma si accorsero a poco a poco di una cosa: che lì si coltivavano più zucche che rape!
Da lì, in pochissimo tempo, la zucca, che negli Stati Uniti si trovava facilmente, divenne il nuovo Jack-o’-lantern. Più grande, più colorato, più facile da intagliare e decisamente più spaventoso! Il vero simbolo di Halloween!

E volete sapere ancora una cosa? La zucca di Halloween è talmente importante, al punto di diventare un personaggio dei Peanuts, sì quelli di Snoopy.
The Great Pumpkin (La Grande Zucca), questo il suo nome, nei fumetti di Charlie Brown è quasi una specie di Babbo Natale. Linus, infatti, uno dei personaggi, ogni anno gli scrive una letterina chiedendogli dei regali.
Nella notte di Halloween, La Grande Zucca sceglie un orto in cui crescere per poi portare regali ai bambini di tutto il mondo.

Forse questa storia l’avete già letta e non si parlava di Grande Zucca. Qui da noi, in Italia, infatti, quando Charlie Brown, Linus, Snoopy sono arrivati, la festa di Halloween era praticamente sconosciuta, con tutte le sue zucche intagliate.

E allora? Qualcuno di voi se lo ricorda? Io dico di sì… La Grande Zucca di Linus non è altro che Il Grande Cocomero di Linus. Grande come una zucca, ma decisamente più mediterraneo e a noi decisamente più noto!

Bene, che ne dite,vi è piaciuto il racconto? E siete pronti, adesso, per la notte più spaventosa dell’anno?
Noi ci sentiremo prestissimo, magari con qualche altra sorpresa…

A presto!

C’era una volta… ma quanto tempo fa è stata questa volta? 🏰

C’era una volta… quante volte abbiamo ascoltato fiabe che iniziano in questo modo, quante volte l’abbiamo letto ai nostri bambini? Tantissime immagino, ma anche a voi è successo di chiedervi: “C’era una volta”, ma questa “volta”, in realtà, quand’è stata per davvero?

Tanto tanto tempo fa…

Allora dovete sapere che, anche cercando di immaginare un’epoca lontana lontana, l’origine di qualunque fiaba è sicuramente ancora più antica.

Ci sono fiabe, come la famosissima “La Bella e la Bestia”, che risalgono ad epoche in cui potevano solo essere raccontate. Non esisteva ancora una scrittura per poterle tramandare.

Ho scoperto che questa potrebbe essere la leggenda più antica al mondo. Alcuni esperti hanno addirittura trovato a tracce di questa leggenda già dall’Età del Bronzo, quindi il fabbro che poi diventerà il nostro Jack ha ben 6000 anni!

Gruppi di persone, prevalentemente nomadi, si radunavano attorno ad un fuoco ed ascoltavano l’avventura di questo furbacchione alle prese con le divinità dell’epoca. E pensate, questa avventura veniva anche narrata in una lingua “indoeuropea” che ora non esiste più, ma che veniva usata prima che nascessero l’italiano, l’inglese, il francese.

E dal momento che sono stati i metalli a dare il nome alle epoche della storia umana (ogni epoca ha come particolarità l’utilizzo di un materiale sempre più complesso da elaborare: dopo l’età della pietra infatti ci sono l’età del rame, del bronzo e del ferro), non a caso il personaggio del fabbro diventò un elemento “classico”, la cui avventura veniva narrata, si pensa, dall’India al nord dell’Europa.

Ormai a Jack ci siamo affezionati, vero? Ma lui non è l’unico personaggio ad essere così “vecchiotto”. Insomma, si può dire che già nella preistoria era in ottima compagnia, perché sembra che già si raccontassero le vicende di personaggi che oggi conosciamo molto bene…

Per avere 3000 anni se li porta bene!

Il nome di Cenerentola vi ricorda qualcosa? Si proprio lei, la fanciulla che perde la scarpetta allo scoccare della mezzanotte, oppure Giacomino e il fagiolo magico, o anche il Genio nella bottiglia, la Pappa dolce, il Giovane gigante, le Tre filatrici, Pelle d’asino, Tremotino…

Tra le fiabe che vi ho appena nominato, forse una delle più conosciute è proprio Cenerentola… Sapete che potrebbe essere di origine egiziana? Ed avere circa 3000 anni? E che anche nella lontana Cina veniva raccontata la storia di una ragazza a cui un principe chiedeva di indossare una scarpetta? Pensate che ne esistono più di 300 diverse versioni, sparse nel mondo, in terre con tradizioni popolari molto distanti tra loro e “sembrerebbe” mai venute a contatto tra loro.

In Italia, la prima versione scritta di Cenerentola risale al 1634 ad opera di Giambattista Basile, nello stesso periodo in Francia, ne scrisse una Charles Perrault, mentre la versione dei famosissimi Fratelli Grimm è del 1812, con Cenerentola che si trova ad indossare non una scarpetta di cristallo, ma addirittura d’oro!

E sono stati proprio i “famosissimi Fratelli Grimm” a pensare che tutti i racconti che li portarono alla loro straordinaria raccolta di fiabe avessero origini molto, molto antiche e comuni a tanti popoli.

Partendo da questa intuizione dei Grimm, e dalla loro grande passione per le fiabe, due ricercatori, Sara Graça da Silva dell’Università di Lisbona, in Portogallo, e Jaime Tehrani dell’Università di Durham, in Inghilterra, hanno creato una specie di “albero genealogico” delle fiabe. Sono gli esperti di cui parlavo all’inizio dell’articolo e, per chi avesse voglia di leggerlo, qui c’è l’articolo completo.

Avete presente tutti quei “rami” che ci permettono di risalire ai nostri antenati? Ebbene, questi due “fiabeschi” ricercatori, usando un catalogo del 1910 dal nome un po’ complicato, Aarne Thompson Uther Index, sono riusciti a risalire agli “antenati” delle fiabe che oggi tutti conosciamo.

Anche voi, come me, molte fiabe le avete conosciute soltanto dai recenti lungometraggi della Disney, che sono veramente belli e di cui è difficile non innamorarsi.

Eppure il film Disney su Cenerentola è del 1950, mentre di lei ne parlavano già gli antichi Egizi. La fiaba egizia racconta infatti di un faraone che chiede ad una schiava di indossare una scarpetta. Magari senza la zucca che si trasforma in carrozza all’ombra delle Piramidi… non ci è dato saperlo, ma in fondo la magia delle fiabe è anche questa!

Mica solo Cenerentola…

E Giacomino e il fagiolo magico invece? Solo in Italia, è conosciuta in mille e più versioni con tanti titoli diversi, ma hanno scoperto che ha festeggiato ben 5000 anni! Quante candeline sulla sua torta! Ce ne sono tracce addirittura nel periodo in cui le varie lingue europee ed asiatiche iniziavano appena ad avere una propria identità.

E che dire di Raperonzolo, rinchiusa nella torre, e della sua lunghissima treccia? Di anni ne ha compiuti circa 4000! E l’elenco è davvero lunghissimo! Ed ha affascinato anche il grande scrittore Italo Calvino.

Nel 1956 scrisse “Fiabe italiane”. Il titolo completo, in realtà, è “Fiabe italiane raccolte dalla tradizione popolare durante gli ultimi cento anni e trascritte in lingua dai vari dialetti da Italo Calvino”. Dopo tante ricerche nella tradizione popolare, anche Calvino disse che le storie di magia potessero risalire addirittura alla preistoria.

Allora, che dite? Possiamo davvero dire “c’era una volta, tanto tanto tempo fa”! Ora voglio anche riportarvi le parole di Antonio Faeti, che insegna Letteratura per l’infanzia all’Università di Bologna: “Sono millenni che ci raccontiamo sempre le stesse favole. Il marinaio che non torna, la fanciulla che scappa dall’orco, il mercante che ne sa una più del diavolo sono elementi ricorrenti nelle fiabe di tutto il mondo. Perfino gli indigeni d’America hanno racconti comuni ai nostri. E quando il tedesco Wilhelm Hauff scrisse la Storia de “Il califfo cicogna”, nessuno si accorse che l’autore fosse un tedesco anziché un arabo”.

“Le leggi cambiano, le favole no.”

E parlando del fatto che tutte le fiabe risalgono a tempi antichi, Faeti dice: “Anzi, le fiabe, analizzate e spogliate di tutti gli elementi posteriori, sono il principale e quasi l’unico documento che ci resta di quelle lontanissime età. Le leggi cambiano, le favole no. Sono il riconoscimento della nostra anima perpetua e hanno la caratteristica di non mentire mai”. E sono magiche, da sempre, aggiungiamo noi.

A proposito dei Fratelli Grimm, sapete che nella loro Germania esiste… no, aspettate, per oggi fermiamoci qua. Vi porterò nel mondo incantato delle loro fiabe in un’altra occasione e faremo insieme un altro magico viaggio.

— Scritto da Cristina —
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