Il piccolo principe 💫 CAPITOLO 4

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Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare del piccolo principe!

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Il Piccolo Principe 💫 CAPITOLO 4


Il secondo pianeta che visitò era abitato da un vanitoso:

– Ah! Ah! Arriva un ammiratore! – gridò il vanitoso non appena vide il piccolo principe.
Perché, per i vanitosi, gli altri uomini sono ammiratori.

– Salve – disse il piccolo principe – Hai un buffo cappello.
– È per salutare – rispose l’uomo vanitoso – è per salutare quando vengo acclamato, ma purtroppo nessuno passa mai di qui.

– Ah sì? – disse il piccolo principe, che non capiva.
– Batti le mani – consigliò il vanitoso.

Il piccolo principe batté le mani e Il vanitoso si inchinò modestamente, sollevando il cappello.
“È più divertente della visita al re” si disse il piccolo principe che ricominciò a battere le mani. L’uomo vanitoso riprese a salutare sollevando il cappello.

Dopo cinque minuti di battimani il piccolo principe si stancò della monotonia del gioco:
– E per far cadere il cappello, cosa si deve fare?
Ma l’uomo vanitoso non lo udì. I vanitosi non sentono altro che lodi.

– Mi ammiri molto? – chiese al piccolo principe.
– Cosa significa ammirare?
– Ammirare significa riconoscere che sono l’uomo più bello, più elegante, più ricco e più intelligente del pianeta.

– Ma sei solo sul tuo pianeta!
– Fammi questo piacere, ammirami comunque!
– Ti ammiro – disse il piccolo principe alzando le spalle, e non avendo più nulla da chiedere al vanitoso, se ne andò.

Gli adulti sono decisamente strani, si disse durante il suo viaggio.

Il pianeta successivo era abitato da un bevitore. Questa visita fu brevissima, ma fece venire al piccolo principe in una grande malinconia:

– Cosa fai? – chiese al bevitore, che trovò in silenzio davanti a una serie di bottiglie di vino vuote insieme ad altre piene.
– Bevo – rispose con aria triste.
– Perché stai bevendo? – chiese il piccolo principe.
– Per dimenticare – rispose il bevitore.

– Per dimenticare cosa? – domandò il piccolo principe che già provava compassione per lui.
– Per dimenticare che mi vergogno – confessò il bevitore, abbassando la testa.
– Vergogna di cosa? – continuò il piccolo principe, che voleva aiutarlo.

– Mi vergogno di bere! – disse il bevitore che si chiuse poi in un cupo silenzio.

E il piccolo principe se ne andò, perplesso.
Gli adulti sono decisamente molto, molto strani, si disse durante il viaggio.

Il quarto pianeta era abitato da un uomo d’affari. Era così impegnato che non alzò nemmeno la testa quando arrivò il piccolo principe.

– Ciao – gli disse – La tua sigaretta è spenta.
– Tre e due fanno cinque, cinque e sette dodici, dodici e tre quindici. Buongiorno. Quindici e sette ventidue, ventidue e sei ventotto. Non ho tempo per riaccenderla. Ventisei e cinque trentuno… uff! Quindi sono cinquecentoeunmilioneseicentoventiduemilasettecentotrentuno!

– Cinquecento milioni di cosa?
– Eh? Sei ancora qui? Cinquecento e un milione… non so… ho tanto lavoro! Dico sul serio, non perdo tempo a giocare! Due e cinque sette…

– Cinquecento milioni di cosa?! – ripeteva il piccolo principe, che mai in vita sua aveva rinunciato a una domanda una volta che l’aveva fatta.

L’uomo d’affari alzò la testa:
– Nei cinquantaquattro anni che ho vissuto su questo pianeta, sono stato disturbato solo tre volte: la prima volta ventidue anni fa, da un insetto che mi girava intorno facendo un rumore terribile e ho commesso quattro errori in una sola aggiunta. La seconda volta è stata undici anni fa, per un attacco di reumatismi. La terza volta… eccolo! Quindi stavo dicendo cinquecento e un milione…

– Milioni di cosa?
L’uomo d’affari capì che non c’era speranza di pace:
– Milioni di quelle piccole cose che a volte vedi nel cielo.
– Mosche?
– No, piccole cose che brillano.
– Api?
– Ma no! Piccole cose d’oro che fanno sognare ad occhi aperti le persone pigre. Ma sono serio io! Non ho tempo per sognare ad occhi aperti.

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– Ah! Le stelle!?
– Giusto, le stelle.
– E quindi ci sono cinquecento milioni di stelle?

– Cinquecentounomilioniseicentoventiduemilasettecentotrentuno. Sono un uomo serio io, sono uno preciso io.
– E che cosa ci fai con le stelle?

– Cosa me ne faccio?
– Sì.
– Niente, le possiedo.
– Possiedi le stelle?
– Sì.
– Ma ho incontrato un re che…
– I re non possiedono, loro “regnano”, è molto diverso.

– E a che serve possedere le stelle?
– Mi rende ricco.
– E a che serve essere ricchi?

– A comprare altre stelle, se qualcuno ne trova.

“Questo ragiona un po’ come il bevitore” si disse il piccolo principe.
Tuttavia, continuò con altre domande:

– Come si possono possedere le stelle?
– Di chi sono? – ribatté, scontroso, l’uomo d’affari.
– Non lo so, di nessuno.
– Allora sono mie, perché ci ho pensato per primo io.

– E questo basta?
– Certo. Quando trovi un diamante che non appartiene a nessuno, è tuo. Quando trovi un’isola che non appartiene a nessuno, è tua. Quando sei il primo ad avere un’idea, la brevetti ed è tua. Io possiedo le stelle, dal momento che nessuno prima di me ha mai pensato di possederle.

– E cosa ci fai?
– Mi occupo di loro. Le conto e le riconto – disse.
Il piccolo principe non era ancora soddisfatto.

– Io, se ho una sciarpa, posso metterla al collo e portarla via. Se ho un fiore, posso cogliere il mio fiore e portarlo via. Ma non puoi prendere le stelle!
– No, ma posso depositarle.

– Cosa significa?
– Significa che scrivo su un pezzo di carta il numero delle mie stelle. E poi chiudo quel pezzo di carta in un cassetto.
– E questo basta?
– Basta.

Il piccolo principe aveva idee molto diverse rispetto agli adulti su quali siano le cose serie.

– Io, disse ancora, ho un fiore che innaffio tutti i giorni. Ho tre vulcani che pulisco ogni settimana, e spazzo anche quello spento. È utile ai miei vulcani, ed è anche utile al mio fiore, che io li possegga. Ma tu non sei utile alle stelle…

L’uomo d’affari aprì la bocca ma non trovò nulla da poter dire per rispondere, e il piccolo principe se ne andò.

Gli adulti sono decisamente strani, si disse durante il suo viaggio.

… continua nel CAPITOLO 5

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Note al piccolo principe

La versione del piccolo principe che avete appena letto non è una rielaborazione di una fiaba o racconto classico come di solito facciamo, ma una vera e propria traduzione/riduzione dall’originale francese.

Il piccolo principe in realtà e un’unica lunga, magnifica e immensa poesia, che se fosse stata riassunta in forma di racconto avrebbe perso tutto il significato e la magia che contiene.

Non si può arrivare alla frase “l’essenziale è invisibile agli occhi” senza aver raccontato e descritto tutti i passaggi che sono serviti al piccolo principe per arrivare fin lì…

Il piccolo principe è un’opera abbastanza inscindibile dai dolci acquarelli dello stesso Saint-Exupery, molte parti del racconto original efanno direttamente riferimento ai disegni che bisogna guardare e “inserire” all’interno della storia. Non potendo inserirli su fabulinis, è qui che abbiamo deciso di rimaneggiare più “pesantemente” il piccolo principe, descrivendo dove possibile i disegni in modo che entrassero a far parte del racconto, facendo in modo di poterli immaginare anche senza poterli vedere.

Speriamo che questo adattamento vi sia piaciuto!

😊

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🖌 scarica il disegno da colorare del piccolo principe! 🎨

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Chi siamo

Silvia - fabulinis.com

Ciao sono Silvia, sono una Musicista e Musicoterapeuta, realizzo laboratori di musicalità per i più piccini da 0 a 6 anni, utilizzando il gioco come mezzo per migliorare e rendere più sereno il rapporto tra genitori e figli. Mentre nel tempo libero mi diverto a leggere e raccontar fiabe ai bambini. 😊

William - fabulinis.com

Ciao sono William, sono Designer e facilitatore certificato LEGO® Serious Play®, faccio progetti, e tante volte anche molti castelli in aria... Nel tempo libero mi diverto a scrivere le fiabe che trovate qui su fabulinis così poi Silvia ha qualcosa da leggere 😉

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