Il piccolo principe 💫 CAPITOLO 3
🖌 Disegno da colorare 🎨
Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare del piccolo principe!
Il Piccolo Principe 💫 CAPITOLO 3
Sul pianeta del piccolo principe, c’erano sempre stati fiori semplicissimi, che non occupavano spazio e che non disturbavano nessuno.
Ma questo fiore era germogliato da un seme portato da chissà dove, e il piccolo principe aveva osservato molto da vicino questo germoglio che non somigliava a nessun altro.
Poteva essere un nuovo tipo di baobab. Ma l’arbusto smise presto di crescere e iniziò a preparare un bocciolo di fiore.
Il piccolo principe assistette alla formazione del fiore che non aveva nessuna fretta di mostrarsi, sceglieva con cura i suoi colori e sistemava i petali uno per uno.
E infine un mattino si mostrò nel pieno del suo splendore, e disse sbadigliando:
– Ah! Mi sono appena svegliato… scusami… sono ancora tutto arruffato…
Il piccolo principe non poté trattenere la sua ammirazione:
– Come sei bello!
– Vero – rispose il fiore.
Il piccolo principe intuì che non era un fiore troppo modesto, ma era così tenero!
– Credo sia ora di colazione – aggiunse il fiore – saresti così gentile da pensare a me…?
Il piccolo principe, tutto confuso, andò a prendere un annaffiatoio e con l’acqua fresca gli diede da bere.
Il fiore iniziò subito a tormentare il piccolo principe con la sua vanità un po’ permalosa. Un giorno, per esempio, parlando delle sue quattro spine,gli disse:
– Possono venire, le tigri, con i loro artigli!
– Non ci sono tigri sul mio pianeta – obiettò il piccolo principe – e poi le tigri non mangiano l’erba.
– Non sono un’erbaccia! – rispose il fiore.
– Perdonami…
– Non ho paura delle tigri, ma odio le correnti d’aria… non potresti farmi un riparo? – e iniziò a tossire in modo forzato.
“Questo fiore è molto complicato…” pensò il piccolo principe, iniziando a dubitare della serietà del fiore. Gli costruì un globo di vetro con cui coprirlo la sera
– Non avrei dovuto ascoltarlo – mi confidò quel giorno – non bisogna mai ascoltare i fiori, basta guardarli e respirarli. Lui profumava tutto il mio pianeta, e mi rendeva felice… non avrei dovuto andarmene via, avrei dovuto intuire la sua tenerezza nascosta dalla sua vanità. I fiori sono così incoerenti, ma ero troppo giovane per apprezzarlo.
Immaginai il piccolo principe, la mattina della sua partenza, mettere in ordine il suo pianeta, pulire attentamente i suoi vulcani attivi. Aveva due vulcani attivi, comodi per riscaldare la colazione al mattino. Aveva anche un vulcano spento, ma siccome “non si sa mai”, pulì anche quello.
Se adeguatamente puliti, i vulcani bruciano lentamente e costantemente, senza eruzioni.
Il piccolo principe sradicò, con un po’ di malinconia, gli ultimi germogli di baobab. Pensava che non sarebbe mai più tornato.
E, quando annaffiò il fiore e lo mise sotto il suo globo di vetro, scoprì di voler piangere.
– Addio – disse al fiore.
Ma lui non gli rispose.
– Addio – ripeté.
Il fiore tossì.
– Sono stato stupido – gli disse infine – ti chiedo scusa, cerca di essere felice.
Fu sorpreso dall’assenza di rimproveri da parte del fiore. Non capiva questa calma dolcezza.
– Ti voglio bene – disse il fiore – non te l’ho mai detto, cerca di essere felice anche tu e lascia stare questo globo di vetro, non lo voglio più!
– Ma il vento… ?
– Non ho molto freddo… L’aria fresca della notte mi farà bene. Sono un fiore.
– Ma gli animali…?
– Devo sopportare due o tre bruchi, ma poi conoscerò le farfalle… altrimenti chi mi farà compagnia? … tu sarai lontano… quanto alle grandi bestie, non temo nulla, ho i miei artigli.
E mostrò ingenuamente le sue quattro spine, poi aggiunse:
– Non stare lì impalato, è fastidioso! Hai deciso di partire e allora vai!.
Non voleva che lo vedessi piangere. Era un fiore così orgoglioso…
Il piccolo principe partì, e il primo pianeta che visitò era abitato da un re. Il re, vestito di porpora ed ermellino, sedeva su un trono semplice ma maestoso.
– Ah! Ecco un suddito – gridò il re vedendo arrivare il piccolo principe.
Il piccolo principe si domandò “Come può conoscermi visto che non mi ha mai visto prima?”
Non sapeva che per i re il mondo è semplice. Tutte le persone sono sudditi.
– Avvicinati, così posso vederti meglio – disse il re, che era molto orgoglioso di essere re per qualcuno.
Il piccolo principe cercò un posto dove sedersi, ma il pianeta era tutto ingombrato dal magnifico mantello di ermellino. Così rimase in piedi e, stanco, sbadigliò.
– Non posso farne a meno – rispose il piccolo principe – Ho fatto un lungo viaggio e non ho dormito…
– Allora ti ordino di sbadigliare, non vedo nessuno sbadigliare da anni. Andiamo! sbadiglia di nuovo. È un ordine.
– Non mi escono a comando… – disse il piccolo principe arrossendo.
Il re borbottò qualcosa seccato. Non era preoccupato per la sua autorità non rispettata, però non tollerava la disobbedienza. Era un monarca assoluto, ma siccome era anche molto bravo, dava ordini ragionevoli.
– Posso sedermi? – domandò timidamente il piccolo principe.
– Ti ordino di sederti – rispose il re, che maestosamente tirò indietro un lembo del suo mantello di ermellino.
Il piccolo principe fu sorpreso. Il pianeta era minuscolo. Su cosa potrebbe regnare il re?
– Sire… su cosa regni?
– Su tutto – rispose il re, con grande semplicità.
– Su tutto?
Il re con gesto discreto indicò il suo pianeta, gli altri pianeti e le stelle.
– Su tutto questo? – chiese il piccolo principe.
– Su tutto questo… – rispose il re.
Perché non solo era un monarca assoluto, ma era un monarca universale.
– E le stelle ti obbediscono?
– Certo – gli disse il re – Obbediscono immediatamente, non tollero l’indisciplina.
Tale potere stupì il piccolo principe. Se l’avesse avuto lui, avrebbe potuto assistere non a quarantaquattro, ma a settantadue, o anche a cento, o addirittura a duecento tramonti nello stesso giorno, senza dover mai spostare la sedia! E poiché si sentiva un po’ triste per il ricordo del suo piccolo pianeta abbandonato, chiese al re:
– Vorrei vedere un tramonto… Fammi un favore, ordina al sole di tramontare…
– Se ordinassi a un generale di volare da un fiore all’altro come una farfalla, o di trasformarsi in un uccello marino e non eseguisse l’ordine ricevuto, non sarebbe colpa del generale. Sarebbe colpa mia.
Dobbiamo chiedere a ciascuno ciò che ciascuno può dare
– L’autorità si basa principalmente sulla ragione – continuò il re – Se ordinassi al mio popolo di gettarsi in mare, avrei una rivoluzione. Ottengo obbedienza perché i miei ordini sono ragionevoli.
– Quindi il mio tramonto? – gli ricordò il piccolo principe che non dimenticava mai una domanda una volta che l’aveva fatta.
– Il tuo tramonto lo avrai, lo richiederò. Ma aspetterò finché le condizioni non saranno favorevoli.
– Quando sarà? – domandò il piccolo principe.
– Ehm… sarà… sarà… questa sera intorno alle sette e quaranta! E vedrai quanto bene sarò obbedito.
Il piccolo principe sbadigliò. Si dispiacque per il tramonto mancato. E poi iniziava ad annoiarsi:
– Non ho più niente da fare qui – disse al re – parto!
– Non andare – rispose il re che era così orgoglioso di avere finalmente un suddito – Non andare, ti nomino ministro!
– Ministro di cosa?
– Di… di giustizia!
– Ma qui non c’è nessuno da giudicare!
– Non si sa mai – gli disse il re – Non ho ancora visitato tutto il mio regno, sono molto vecchio e camminare mi stanca.
– Oh! Ma io l’ho già visto – disse il piccolo principe sporgendosi per dare un’altra occhiata dall’altra parte del pianeta – Non c’è nessuno nemmeno lì…
– Giudicherai te stesso! – rispose il re – È molto più difficile giudicare se stessi che giudicare gli altri. Se riesci a giudicarti bene è perché sei una persona saggia.
– Posso giudicarmi ovunque, non ho bisogno di vivere qui – rispose il piccolo principe.
Il piccolo principe, terminati i suoi preparativi per la partenza, non voleva dare troppo dolore al vecchio monarca:
– Se Vostra Maestà volesse essere obbedita puntualmente, potrebbe darmi un ordine ragionevole. Potrebbe ordinarmi, per esempio, di andarmene entro un minuto. Mi sembra che le condizioni siano favorevoli…
Il re non rispose, il piccolo principe dapprima esitò, poi, con un sospiro, se ne andò.
– Ti nomino mio ambasciatore – si affrettò a gridare il re con una grande aria di autorità mentre il piccolo principe si allontanava.
Gli adulti sono molto strani, si disse il piccolo principe durante il suo viaggio.
… continua nel CAPITOLO 4
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Note al piccolo principe
La versione del piccolo principe che avete appena letto non è una rielaborazione di una fiaba o racconto classico come di solito facciamo, ma una vera e propria traduzione/riduzione dall’originale francese.
Il piccolo principe in realtà e un’unica lunga, magnifica e immensa poesia, che se fosse stata riassunta in forma di racconto avrebbe perso tutto il significato e la magia che contiene.
Non si può arrivare alla frase “l’essenziale è invisibile agli occhi” senza aver raccontato e descritto tutti i passaggi che sono serviti al piccolo principe per arrivare fin lì…
Il piccolo principe è un’opera abbastanza inscindibile dai dolci acquarelli dello stesso Saint-Exupery, molte parti del racconto original efanno direttamente riferimento ai disegni che bisogna guardare e “inserire” all’interno della storia. Non potendo inserirli su fabulinis, è qui che abbiamo deciso di rimaneggiare più “pesantemente” il piccolo principe, descrivendo dove possibile i disegni in modo che entrassero a far parte del racconto, facendo in modo di poterli immaginare anche senza poterli vedere.
Speriamo che questo adattamento vi sia piaciuto!
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