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Pinocchio 🤥 CAPITOLO 3

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Pinocchio 🤥 CAPITOLO 3:
Mangiafuoco e il teatro dei burattini.


Il giorno dopo Pinocchio uscì di casa per andare a scuola col suo abbecedario sotto braccio, ma non appena voltò la via, sentì in lontananza una musica di pifferi molto invitante.

La musica veniva dalla piazza grande del paese e, incuriosito da tutta la gente che si accalcava davanti, Pinocchio prese la strada che portava alla piazza.
– So che dovrei andare a scuola, ma ci andrò domani, oggi voglio sentire i pifferi… – disse tra sé Pinocchio.

Arrivato in piazza, Pinocchio chiese ad un signore cosa fosse quel trambusto.
– Ti basta leggere il cartello appeso lì sopra ragazzo mio – rispose il signore.
– Mi piacerebbe tanto, ma non so leggere… – disse mortificato Pinocchio.
– Bravo asino! Allora te lo leggerò io, è il gran teatro ambulante dei burattini. Lo spettacolo comincia proprio ora.
– E quanto costa lo spettacolo?
– Quattro soldi.

Pinocchio sapeva di non avere nemmeno un soldo bucato, ma voleva a tutti i costi vedere quello spettacolo.
– Buon uomo, mi prestereste quattro soldi?
L’uomo lo guardò dall’alto in basso, poi aggiunse:
– Ti do’ quattro soldi in cambio dell’abbecedario.

Pinocchio tentennò un attimo, ma poi diede l’abbecedario al signore e prese i quattro soldi, dimenticando il sacrificio che Geppetto aveva fatto per comprarglielo.

Pinocchio entrò così nel teatro dei burattini. In scena sul palco c’erano Arlecchino e Pulcinella, che non appena si accorsero che Pinocchio, burattino come loro, era venuto a vederli, iniziarono ad urlare di gioia e fargli tutte le feste possibili.

Lo invitarono a salire sul palco, lo abbracciarono e lo portarono in trionfo. Ma giù nella platea gli spettatori iniziarono ad arrabbiarsi perché lo spettacolo si era interrotto, e urlavano “vogliamo la commedia di Arlecchino e Pulcinella!”

In quel momento uscì il burattinaio, si chiamava Mangiafuoco, era un omone grande e grosso, con una barba lunga fino ai piedi e con due occhi rossi come il fuoco. In mano aveva una frusta ed iniziò a schioccarla.

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– Perché sei venuto a gettar lo scompiglio nel mio teatro?! – gridò forte Mangiafuoco.
– Ma la colpa non è stata mia! – ribattè disperato Pinocchio.
– Basta così, adesso facciamo i conti.

Mangiafuoco prese il burattino e lo portò in cucina. Sulla stufa c’era un bell’arrosto, ma mancava la legna per finire di cuocerlo e Mangiafuoco era intenzionato ad usare Pinocchio come legna da ardere.

Pinocchio, capita la fine che avrebbe fatto, iniziò a piangere e implorare pietà – Non voglio morire! Non voglio morire! – gridava.
Mangiafuoco, che era sì un omaccione, ma in fondo aveva il cuore tenero, iniziò a commuoversi, finché, scappata anche una lacrimuccia, starnutì sonoramente.

Arlecchino e Pulcinella, che avevano seguito la scena nascosti, sorrisero e gioirono, sapevano che il burattinaio si era commosso, e non avrebbe fatto del male a Pinocchio.

– Grazie di avermi risparmiato la vita, sua… eccellenza – aggiunse Pinocchio.
A sentirsi chiamare eccellenza, Mangiafuoco divenne ancora più tenero, e iniziò a chiedere a Pinocchio da dove arrivasse e che cosa ci facesse lì nel suo teatro.

Così Pinocchio raccontò tutta la sua storia.
– Sei un bravo ragazzo Pinocchio mio, tieni, ti do’ cinque monete d’oro, portale al tuo caro papà Geppetto e salutalo tanto da parte mia. – Grazie mille signor Mangiafuoco, non saprò mai come ringraziarla – Pinocchio abbracciò Mangiafuoco, Arlecchino e Pulcinella e si incamminò per la strada di casa, lungo la quale incontrò una volpe zoppa ed un gatto cieco…

… continua nel CAPITOLO 4

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Curiosità su Pinocchio

● Carlo Lorenzini, vero nome di Carlo Collodi, scrisse Pinocchio in un momento di difficoltà della sua vita.

● In realtà il vero Pinocchio era lui stesso, sempre pronto a far “bambinate” e pieno di debiti al gioco d’azzardo, si mise così a scrivere una storiella per bambini per guadagnare qualche soldo. Ma già dopo pochi capitoli si era stancato e aveva scritto la parola fine del suo racconto più o meno quando i due banditi appendono Pinocchio all’albero.

● Ma ormai Pinocchio aveva iniziato a viver di vita propria dentro l’entusiasmo e l’immaginazione dei bambini tanto che, a furor di popolo, fu costretto a tirar giù Pinocchio dall’albero e rimetterlo di corsa a vagabondare per la sua strada. Una strada piena di avventure e di crescita interiore che lo porterà a diventare finalmente un bambino in carne ed ossa.

● La verità è che dentro le pagine del libro, ognuno di noi può immedesimarsi in Pinocchio, perchè racconta con parole semplici e senza troppi giri di parole, il birbante che si nasconde dentro tutti i bambini.

● Pinocchio è anche stato un racconto da cui poi sono stati ripresi concetti e modi di dire che oggi sono di uso comune, come:

  • “le bugie dal naso lungo o dalle gambe corte” per indicare chi mente;
  • “il paese dei balocchi” per indicare un luogo immaginario e fantastico dove non si fa nulla dalla mattina alla sera;
  • “Sono fritto!” che si riferisce ad un momento non presente nella nostra versione della fiaba, dove Pinocchio rischia di essere messo in padella e mangiato da un pescatore.
  • “Il Gatto e la Volpe” per indicare una coppia di persone poco affidabili

● Il libro divenne talmente famoso in tutto il mondo (è il libro in lingua italiana più venduto nella storia e vanta ben 240 traduzioni in lingua estera) che anche Tolstoj nel 1936, ne scrisse una versione molto simile.

● Di Pinocchio si sono fatti film di animazione (il più famoso è sicuramente quello della Walt Disney) che dal vero (come non ricordare il Pinocchio interpretato da Benigni nel 2002 o, l’ultimo del 2019, con alla regia Garrone in cui sempre lo stesso Benigni interpreta Geppetto?)

● E la canzone di Edoardo Bennato sul Gatto e la Volpe chi può scordarla?
ascoltatela su youtube 😉

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Pinocchio

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Ciao sono William, sono Designer e facilitatore certificato LEGO® Serious Play®, faccio progetti, e tante volte anche molti castelli in aria... Nel tempo libero mi diverto a scrivere le fiabe che trovate qui su fabulinis così poi Silvia ha qualcosa da leggere 😉

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