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Pinocchio 🤥 CAPITOLO 2

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Pinocchio 🤥 CAPITOLO 2:
Il grillo parlante.


Mentre il povero Geppetto veniva condotto in carcere, Pinocchio se la filava via per tornare in fretta a casa e, non appena entrato, si sedette per terra, stanco ma contento.
– Cri-cri-cri!
– Chi è?! – disse subito Pinocchio.
– Sono io!

Pinocchio girò la testa e vide un grosso grillo poggiato al muro.
– E tu chi sei?!
– Io sono il Grillo Parlante e abito in questa casa da più di cent’anni.
– Oggi però questa casa è mia – disse Pinocchio – quindi vattene.
– Io non me ne andrò di qui finché non mi avrai ascoltato.

– Dimmi quello che hai da dire e vattene – gli rispose sgarbatamente Pinocchio.
– Guai a quei ragazzi che si ribellano ai loro genitori, non avranno mai nulla di buono dalla vita.
– Canta pure grillo mio, tanto io domani me ne andrò di casa, che se rimango qui di sicuro mi manderanno a scuola! – gli rispose ormai spazientito Pinocchio.

– Così rimarrai un somaro e tutti ti prenderanno in giro! Se non vuoi studiare, perché non impari un mestiere e ti guadagni da vivere? – rispose il grillo parlante a tono.
– Io di mestiere voglio fare il vagabondo!
– Tutti quelli che fanno questo mestiere, prima o poi finiscono in ospedale o in prigione.
– Guarda che mi sto arrabbiando grillaccio del malaugurio!
– Sei proprio una testa di legno… – sospirò il grillo scuotendo la testa.

A queste ultime parole, Pinocchio prese un martello e glielo lanciò contro, mancandolo solo per un soffio. Il grillo però non ci pensò due volte e, con un salto, si buttò fuori dalla finestra. Pinocchio udì solo un flebile “cri-cri-cri” un po’ arrabbiato che si allontanava.

– Ecco, adesso senza quel grillaccio potrò finalmente mangiare qualcosa.
Pinocchio iniziò a cercare per tutta la casa qualcosa da mangiare, ma non trovò nulla finchè, stanco, affamato e assonnato, si sedette sulla sedia, distese le gambe sulla stufa (che era ancora accesa e caldina) e si addormentò.

Il giorno dopo Geppetto fu liberato e tornò di corsa a casa. Era molto arrabbiato e deciso a sgridare sonoramente Pinocchio, ma quando entrò e vide il suo burattino ancora addormentato con le gambe ormai tutte bruciacchiate distese sulla stufa, il suo cuore si intenerì.

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– Ma cosa ti è successo Pinocchio!
Pinocchio si risvegliò di soprassalto.
– Le mie gambe! Mi si sono bruciate le gambe! – Pinocchio cominciò a piangere e Geppetto lo prese tra le braccia chiedendogli cosa fosse successo. Pinocchio raccontò del grillo parlante, della fame, di come non avesse trovato nulla da mangiare e di come poi si fosse addormentato con i piedi sulla stufa, per scaldarsi un po’.

– Non lo farò più! Non lo farò più, prometto! – piangeva Pinocchio.
Geppettò lo abbracciò, prese subito a fargli un nuovo paio di gambe e gliele incollò così bene che non si vedeva neppure la giuntura.

Pinocchio era talmente felice di riavere le gambe che, per ringraziare e far felice Geppetto, gli disse che il giorno dopo sarebbe andato a scuola.
– Per andare a scuola serve un vestito – così dicendo, Geppetto prese della carta a fiorellini e gli confezionò un vestitino, con della mollica di pane fece il cappellino.

– Ora per andare a scuola mi manca solo l’abbecedario – disse Pinocchio.
Geppetto non aveva molti soldi, ma per il suo Pinocchio avrebbe fatto qualunque cosa, perciò prese la sua giacca di fustagno rattoppata e gli disse di aspettarlo a casa.

Poco dopo Geppetto rincasò con l’abbecedario, ma addosso non aveva più la sua giacca. Pinocchio capì subito che Geppetto, pur di comprargli l’abbecedario, aveva venduto la sua giacca, nonostante fosse inverno e facesse freddo. Gli corse incontro e lo abbracciò forte forte.

… continua nel CAPITOLO 3

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Curiosità su Pinocchio

● Carlo Lorenzini, vero nome di Carlo Collodi, scrisse Pinocchio in un momento di difficoltà della sua vita.

● In realtà il vero Pinocchio era lui stesso, sempre pronto a far “bambinate” e pieno di debiti al gioco d’azzardo, si mise così a scrivere una storiella per bambini per guadagnare qualche soldo. Ma già dopo pochi capitoli si era stancato e aveva scritto la parola fine del suo racconto più o meno quando i due banditi appendono Pinocchio all’albero.

● Ma ormai Pinocchio aveva iniziato a viver di vita propria dentro l’entusiasmo e l’immaginazione dei bambini tanto che, a furor di popolo, fu costretto a tirar giù Pinocchio dall’albero e rimetterlo di corsa a vagabondare per la sua strada. Una strada piena di avventure e di crescita interiore che lo porterà a diventare finalmente un bambino in carne ed ossa.

● La verità è che dentro le pagine del libro, ognuno di noi può immedesimarsi in Pinocchio, perchè racconta con parole semplici e senza troppi giri di parole, il birbante che si nasconde dentro tutti i bambini.

● Pinocchio è anche stato un racconto da cui poi sono stati ripresi concetti e modi di dire che oggi sono di uso comune, come:

  • “le bugie dal naso lungo o dalle gambe corte” per indicare chi mente;
  • “il paese dei balocchi” per indicare un luogo immaginario e fantastico dove non si fa nulla dalla mattina alla sera;
  • “Sono fritto!” che si riferisce ad un momento non presente nella nostra versione della fiaba, dove Pinocchio rischia di essere messo in padella e mangiato da un pescatore.
  • “Il Gatto e la Volpe” per indicare una coppia di persone poco affidabili

● Il libro divenne talmente famoso in tutto il mondo (è il libro in lingua italiana più venduto nella storia e vanta ben 240 traduzioni in lingua estera) che anche Tolstoj nel 1936, ne scrisse una versione molto simile.

● Di Pinocchio si sono fatti film di animazione (il più famoso è sicuramente quello della Walt Disney) che dal vero (come non ricordare il Pinocchio interpretato da Benigni nel 2002 o, l’ultimo del 2019, con alla regia Garrone in cui sempre lo stesso Benigni interpreta Geppetto?)

● E la canzone di Edoardo Bennato sul Gatto e la Volpe chi può scordarla?
ascoltatela su youtube 😉

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Pinocchio

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