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CAPITOLO 4 – Il Bianconiglio e la brutta fine di Bill

🖌 Disegno da colorare 🎨

Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare di Alice nel Paese delle Meraviglie!

CAPITOLO 4 – Il Bianconiglio e la brutta fine di Bill


Invece era il Bianconiglio che si guardava intorno con ansia, come se avesse perso qualcosa, e mormorava tra sé:
– La Duchessa! La Duchessa! Mi farà giustiziare… Dove posso averli lasciati cadere, mi chiedo?

Alice intuì subito che stava cercando il ventaglio e il paio di guanti bianchi persi poco prima, si mise a cercarli ma non li vedeva da nessuna parte. Tutto intorno a lei sembrava essere cambiato, la pozza, il grande salone con il tavolo di vetro e la porticina erano scomparsi.

Il Bianconiglio notò Alice e la chiamò in tono arrabbiato: – Mary Ann! Che cosa fai qui?! Corri subito a casa e prendimi un paio di guanti e un ventaglio! Presto, muoviti!

Alice fu così spaventata che corse subito nella direzione indicata, senza cercare di spiegare al Bianconiglio che lei non era Mary Ann.

Mentre correva Alice si imbatté in una piccola e graziosa casetta, sulla cui porta c’era inciso il nome “BIANCONIGLIO”.
Alice entrò senza bussare e corse su per le scale.

Entrò in una stanzetta ordinata dove sopra a un tavolo c’erano un ventaglio e due o tre paia di minuscoli guanti bianchi. Li prese e fece per uscire, quando il suo sguardo cadde su una bottiglietta che stava vicino allo specchio.

Questa volta non c’era nessuna etichetta con la scritta “BEVIMI”, ma lei la stappò comunque e la bevve.
– So che succederà sicuramente qualcosa di interessante – si disse.

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Così accadde davvero, e molto prima di quanto si aspettasse si ritrovò con la testa appoggiata al soffitto. Posò in fretta la bottiglia sperando di non crescere oltre.

Purtroppo continuò a crescere così tanto che ben presto dovette inginocchiarsi sul pavimento, mettere un braccio fuori dalla finestra e un piede su per il camino.

A quel punto smise di crescere, tuttavia era molto scomoda, e, poiché sembrava non esserci alcuna possibilità di uscire da quella stanza, si sentiva molto demoralizzata.

“Era molto meglio la vita di casa” pensò la povera Alice, “quando non si diventava sempre più piccoli e non si veniva comandati da topi e conigli… eppure… è piuttosto movimentata questo genere di vita!
Quando leggevo le favole, immaginavo che una cosa del genere non potesse mai accadere, e ora eccomi qui, dentro una fiaba!

– Mary Ann! Mary Ann! Portami subito i guanti!
Poi si udì un leggero scalpiccio sulle scale. Alice sapeva che era il Bianconiglio che veniva a cercarla, e tremò tanto da far tremare anche la casa, dimenticandosi che ora era circa mille volte più grande del Bianconiglio e non aveva motivo di averne paura.

Poco dopo il Bianconiglio cercò di aprire la porta, ma il gomito di Alice la bloccava.
– Allora faccio il giro ed entro dalla finestra – lo sentì dire a se stesso.

“Non ci riuscirai…” pensò Alice, e, dopo aver aspettato un po’ le sembrò di sentire il Bianconiglio proprio sotto la finestra. Alice con il braccio fuori dalla finestra allungò la mano aperta e la richiuse velocemente, ma non riuscì ad afferrare nulla.

Sentì invece un piccolo grido, una caduta e poi uno schianto di vetri rotti. Alice pensò che era possibile che il Bianconiglio fosse caduto in una serra, o qualcosa del genere.

La voce arrabbiata del Bianconiglio urlava: – Pat! Pat! Dove sei?!
Alice udì una voce che non aveva mai sentito prima:
– Sono qui!
– Vieni ad aiutarmi! (Rumore di altri vetri rotti)

– Ora dimmi Pat, cos’è quella cosa nella finestra?!
– Sembra un braccio, vostro onore.
– Un braccio?! Chi ha mai visto un braccio di quelle dimensioni?!
– Sì vostro onore… però a me sembra un braccio per davvero.
– Beh, in ogni caso così non va bene… portalo via!

Dopo ci fu un lungo silenzio, Alice poteva sentire solo dei sussurri come: “Certo, non mi piace per niente, vostro onore!” oppure “Fai come ti dico io!”

Alla fine Alice allungò di nuovo il braccio fuori dalla finestra aprendo la mano e richiudendola velocemente. Questa volta ci furono due piccoli strilli e altri suoni di vetri rotti.

Aspettò per un po’ senza udire più nulla, poi sentì più voci che parlavano tutte insieme:
– Dov’è l’altra scala?
– L’ha presa Bill…
– Bill! Vieni qui!
– Non arriviamo nemmeno a metà altezza…
– Tieni, Bill! Afferra questa corda…
– Attento alle tegole e… oh… è andato giù per il camino! (si udì un forte schianto)
– E ora che facciamo? Qualcuno dovrà scendere nel camino… no, non ci vado io! Vacci tu!
– Non ci penso nemmeno!
– Bill! Devi scendere nel camino!

“Oh! Quindi Bill scende nel camino?” pensò Alice tra sé. “Non vorrei essere al posto di Bill per nulla al mondo, questo caminetto è così stretto… però potrei aiutarlo io!

Alice tirò il piede più che poté giù per il camino, e attese finché non sentì qualcosa che grattava vicino al suo piede e pensò: “Questo è Bill”.
Diede quindi un bel calcio secco su per il camino aspettando di sentire cosa succedeva.

La prima cosa che sentì fu un coro generale di “Ecco Bill!”
Poi il silenzio, e dopo ancora un’altra confusione di voci:
– Alzagli la testa… diamogli del Brandy… non soffocarlo… com’è andata vecchio mio? Cosa ti è successo? Raccontaci tutto!

– Dobbiamo bruciare la casa! – disse il Bianconiglio.
Alice allora gridò più forte che poteva: – Se lo fai, ti farò prendere da Dinah!
Ci fu immediatamente un silenzio mortale.
Dopo poco Alice sentì il Bianconiglio dire:
– Una carriola piena andrà bene, per cominciare.

“Una carriola piena di cosa?” pensò Alice. Ma non dovette aspettare a lungo, perché un attimo dopo una pioggia di sassolini entrò dalla finestra e alcuni di essi la colpirono in volto.

Alice notò con una certa sorpresa che i sassolini si stavano trasformando tutti in piccole torte e pensò che forse se ne mangiava qualcuna poteva tornare più piccola.

Così inghiottì una delle torte e fu felice di scoprire che cominciava a rimpicciolirsi.

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Non appena fu abbastanza piccola da poter uscire dalla porta, corse fuori di casa e trovò una folla di animaletti e uccellini ad attenderla.

La povera piccola lucertola Bill era nel mezzo, sorretta da due porcellini d’India, che le davano qualcosa da bere. Tutti si precipitarono addosso ad Alice non appena la videro, ma lei scappò più veloce che poteva, e presto si ritrovò al sicuro nel fitto bosco.

“La prima cosa che devo fare,” disse Alice tra sé e sé, mentre vagava per il bosco, “è tornare alla mia giusta dimensione; la seconda cosa è ritrovare la strada per quel bel giardino, penso sia il piano migliore.”

Sembrava un piano eccellente, senza dubbio. L’unico problema era che non aveva la minima idea di dove cominciare, e non riusciva a vedere nulla che sembrasse la cosa giusta da mangiare o da bere.

Vide però un grosso fungo alto più o meno quanto lei, e, quando ebbe guardato sotto, su entrambi i lati e dietro, le venne in mente che avrebbe potuto anche guardare e vedere cosa c’era sopra.

Si allungò in punta di piedi e sbirciò oltre il bordo del fungo, dove i suoi occhi incontrarono quelli di un grosso bruco azzurro, che sedeva in cima con le braccia conserte, fumando assopito un narghilè.

Poi il Brucaliffo aprì gli occhi e i loro sguardi si incrociarono.

… continua nel CAPITOLO 5: I consigli del Brucaliffo.

Note ad Alice nel Paese delle Meraviglie

Alice nel Paese delle Meraviglie è un racconto veramente famoso, forse uno dei più famosi racconti per bambini.

Ne hanno fatto film, cartoni animati ed adattamenti teatrali.

Alice nel Paese delle Meraviglie è anche un racconto molto particolare dal punto di vista dello svolgimento, pieno di situazioni surreali e senza senso (il cui motivo fondamentalmente viene svelato nel finale) e anche soprattutto per i dialoghi tra i personaggi, non sempre semplici o immediatamente comprensibili.

Una delle più grandi sfide infatti, per chi vuole tradurre Alice nel Paese delle meraviglie, è cercare di ricondurre ad un senso molti dei “giochi di parole” e “nonsense” usati da Lewis Carroll, che ben si prestano ad essere usati nella lingua inglese, ma che subiscono un forte “lost in traslation” e perdita totale di significato quando si cerca di adattarli in altre lingue.

E’ per questo motivo che nel nostro adattamento troverete solo una delle tante filastrocche e parti in rima presenti nel testo originale. La storia rimane comunque completamente comprensibile e godibile anche senza quelle parti.

In questa versione sono stati volutamente tralasciati due capitoli (quelli sulla tartaruga ed il grifone) per rendere la storia più scorrevole e non troppo lunga. Nonostante la mancanza di questi due capitoli, la storia non perde la sua magia ed il magnifico significato.

Speriamo che questa nostra versione vi piaccia quanto è piaciuta a noi riscriverla!

P.S. Alice è esistita veramente e si chiamava Alice Liddel, figlia di amici di famiglia di Lewis Carroll

😊

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