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FrankenPlush 🧸

FrankenPlush, racconto di Halloween per bambini

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Anche i pelouche brutti e birichini possono avere un cuore d’oro…

Noi di fabulinis abbiamo voluto scrivere una storia di Halloween che fosse anche carica di un significato più profondo: solo perchè non si è perfetti non vuol dire che non si abbia un cuore a cui poter dare tanto amore e affetto.

Ma soprattutto che se impariamo ad andare oltre le apparenze possiamo essere tutti più felici, perché l’abito non fa il monaco… 😉

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🖌 Disegno da colorare 🎨

Alla fine del racconto troverai anche il disegno da colorare di FrankenPlush!

🔊 Audiofiaba 😴

Nella pagina delle Audiofiabe, puoi ascoltare FrankenPlush raccontata da Silvia!

FrankenPlush 🧸


Stano era un bambino molto curioso, non stava mai con le mani in mano e amava trafficare smontando e rimontando i suoi giochi.

Era quasi il giorno di Halloween e a Stano venne una bizzarra idea: per fare uno scherzo alla sua sorellina Sveva, avrebbe realizzato uno spaventosissimo peluche e gliel’avrebbe messo nel lettino prima della nanna. Lei si sarebbe spaventata moltissimo e lui avrebbe riso a crepapelle!

Allora andò nella sua cameretta, prese alcuni dei suoi pupazzi, i più rovinati e maltrattati, li scucì e li ricompose con ago e filo.
Il risultato era alquanto bizzarro.

Questo nuovo pupazzo aveva la testa di un gatto blu a cui mancava un occhio (sostituito da un bottone attaccato male), con un orecchio di un orsetto e l’altro di un cagnolino.

Il corpo era quello di un panda a cui avevano fatto qualche strana operazione chirurgica, ricucito alla fine con del filo di lana rosso. Un braccio era quello di una zebra mentre l’altro era di un topolino.

Come gambe, Stano aveva usato due robuste zampette di elefante, mentre sulla schiena del pupazzo regnava trionfante la pinna di uno squalo.
Stano ammirava compiaciuto la sua creazione.

“Sono stato proprio bravo!” si diceva tra sè, “bravo come il dottor Frankenstain!” ridendo in modo sguaiato “ah! ah! ah!”.
Ricordando in modo vago la storia del dottor Frankenstein, raccontatagli da suo cugino Corrado proprio quell’estate, voleva ricopiare fedelmente il momento in cui “la creatura” prendeva vita.

Prese tutta una serie di cianfrusaglie, cavi, fili e tubetti per costruire una finta centrale elettrica con cui dare vita alla sua creazione.
Come fosse un segno del destino, in lontananza si sentiva il rombo di alcuni tuoni e qualche lampo iniziava a farsi vedere. Stava arrivando un bel temporale.

Stano accese tutte le luci della stanza e infilò un paio di occhiali da sole, dopodichè afferrò una levetta di legno e l’abbassò.
– E ora prendi vita mio FrankenPlush!

Ci fu un lampo fortissimo fuori dalla finestra e poi un fragoroso rombo di tuono. Per un paio di secondi la luce andò via.

Per lo spavento Stano si rifugiò sotto le coperte del suo lettino. Quando sbirciò fuori dalle coperte il suo FrankenPlush era sparito.
“Dov’è finito il mio FrankenPlush?!” si chiese.
Un agghiacciante urlo di Sveva arrivò dal soggiorno.

Stano preoccupato per la sorellina, ma allo stesso tempo terrorizzato, si precipitò a vedere cos’era successo in soggiorno.
Non poteva credere ai suoi occhi: Sveva, con in mano una spada laser giocattolo, cercava di togliersi dalla gamba qualcosa… FrankenPlush!
Il pupazzo era aggrappato alla gamba di Sveva e con il braccio da zebra cercava di toccarle il viso.

Stano si precipitò a salvare sua sorella, afferrò con forza FrankenPlush e lo strattonò via.
– Lascia stare la mia sorellina, cattivo pupazzo! – gli urlò contro.

FrankenPlush per tutta risposta gli fece la linguaccia e una pernacchia e scappò via, infilando la porta di casa.

Stano non fece in tempo a capire che cosa fosse successo che sentì l’anziana vicina di casa urlare per lo spavento. Guardò allora fuori di casa e vide la vecchina semistesa a terra che, mentre si faceva aria col fazzoletto, per lo spavento gridava “Un mostro! Un mostro!”

Mentre Stano si infilava le scarpe, un altro urlo si udì poco lontano. Doveva fare in fretta! Inforcò la bici e partì all’inseguimento.

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FrankenPlush aveva già sconvolto un paio di vicini, la signora del chiosco di fiori (a cui aveva rubato un mazzetto di fiori), il panettiere (dove aveva dato un morso ad una focaccia con le olive, sputazzando poi le olive…) e il bar, dove la barista per lo spavento si era rovesciata addosso un caffè macchiato caldo in tazza di vetro col manico in metallo e senza zucchero, che stava servendo al bancone.

“Ma è velocissimo! Meno male che gli ho messo delle zampette di elefante, pensa se usavo quelle del giaguaro…” pensava Steno tra sé, mentre lo inseguiva.
In meno di dieci minuti FrankenPlush aveva già terrorizzato mezzo quartiere.

Stano, mentre pedalava in cerca di una pista da seguire, sentì d’improvviso il pianto di una bambina che proveniva dal parchetto. La raggiunse e le chiese cosa fosse successo.

– Un mostriciattolo mi ha rubato la bambola… – e continuò a piangere tra i singhiozzi.
– Hai visto dov’è andato? – le chiese Stano, la bambina gli indicò la strada che portava al fiume. Stano la consolò, l’abbracciò e le promise che avrebbe cercato di riportarle la bambola, poi prese la bici e pedalò veloce giù al fiume.

Lo trovò lì, seduto immobile sulla riva con la bambola in mano. La stava fissando con uno sguardo intenso e curioso.

Stano si avvicinò cautamente per non farsi sentire, ma FrankenPlush non sembrava badargli. Arrivò fino al suo fianco, il pupazzo ruotò la testa dando uno sguardo veloce verso di lui, poi tornò a guardare la bambola.

FrankenPlush mostrò la bambola dal sorriso raggiante, gli occhi dolci e la faccia paffutella a Stano, poi con la sua zampetta di topolino indicò il suo viso ricucito e raffazzonato, e anche tutto sé stesso.

Cercò pure di farfugliare qualcosa, i suoi occhi erano tristi e se avessero potuto avrebbero versato qualche lacrima.
Stano capì: – Mi stai chiedendo perchè ti ho fatto così… ?
FrankenPlush annuì debolmente.

Stano non sapeva cosa rispondergli, per lui era stato un semplice scherzo, ma ora la sua creazione era lì davanti a lui, brutta e fatta male, ma piena di vita. E non capiva perché tutti avessero così paura di lui.

Stano si sedette vicino a FrankenPlush in silenzio, poi gli accarezzò la testolina. Il pupazzo si inclinò leggermente verso di lui, finché Stano non lo abbracciò forte forte.

– Ti voglio bene FrankenPlush, sei il pupazzo più straordinario che io abbia mai avuto – disse Stano.
FrankenPlush si strinse forte al suo braccio, ringraziandolo.

– Dobbiamo riportare la bambola alla bambina! – disse di soprassalto Stano ricordandosi della promessa fatta.
Corsero allora con la bici al parchetto, la bambina stava attendendo ansiosa la sua cara bambola.

Quando vide FrankenPlush la bimba si ritrasse paurosa, ma poi il pupazzo gliela porse gentilmente e cercò di scusarsi a suo modo. La bambina prese fra le braccia la sua bambola e guardando in faccia FrankenPlush, vide che aveva lo sguardo buono di chi vuole scusarsi.

La bimba gli sorrise, ora non aveva più paura di lui, anzi chiese come si chiamava.
– FrankenPlush! – rispose orgoglioso Stano.

Passarono quindi da tutte le persone che FrankenPlush aveva spaventato per scusarsi delle marachelle e rimediare se possibile.

La signora del bar, all’inizio molto arrabbiata, dopo le scuse lo prese in braccio e lo coccolò con amore. Il panettiere finì per regalargli una focaccia, la fioraia dopo una bella chiaccherata con Stano disse che FrankenPlush era il pupazzo più straordinario del quartiere e la vicina di casa, colpita dalla dolcezza di Frankenplush gli chiese se voleva passare ogni tanto a farle compagnia.

Tutti dopo che lo ebbero conosciuto per davvero, non ebbero più paura di lui.

Neppure Sveva, che appena lo rivide scappò a nascondersi dietro al divano, ma poi dopo che FrankenPlush la abbracciò dolcemente facendo le fusa, iniziò a riempirlo di bacetti e carezze.

E tutte le volte che poteva cercava di rubarlo al fratello per giocarci insieme.
Non capita tutti i giorni di avere un pupazzo che salta, balla, fa le linguacce e anche le pernacchie!

FrankenPlush era finalmente felice, e la sera Stano lo prendeva con sé, lo metteva nel lettino e gli teneva forte la zampetta.
Così tutti e due avrebbero fatto di sicuro dei magnifici e stupendi sogni.

⚜ Fine della fiaba ⚜

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🖌 scarica il disegno da colorare di FrankenPlush! 🎨

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Silvia - fabulinis.com

Ciao sono Silvia, sono una Musicista e Musicoterapeuta, realizzo laboratori di musicalità per i più piccini da 0 a 6 anni, utilizzando il gioco come mezzo per migliorare e rendere più sereno il rapporto tra genitori e figli. Mentre nel tempo libero mi diverto a leggere e raccontar fiabe ai bambini. 😊

William - fabulinis.com

Ciao sono William, sono Designer e facilitatore certificato LEGO® Serious Play®, faccio progetti, e tante volte anche molti castelli in aria... Nel tempo libero mi diverto a scrivere le fiabe che trovate qui su fabulinis così poi Silvia ha qualcosa da leggere 😉

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2 commenti su “FrankenPlush 🧸

  1. Sono pienamente d’accordo con voi anche perché sono inserita nella scuola dell’infanzia su sostegno….e in particolare perché aumentano i casi di autismo.

    1. Ciao Serafina, grazie per averci scritto!
      Guarda, comprendiamo bene le situazioni di disagio che si possono creare soprattutto in un ambiente come quello scolastico (che secondo noi andrebbe riformato da zero partendo dall’asilo nido…)
      Basterebbe solo un minimo di empatia, immedesimarsi anche solo per un attimo nel vissuto egli altri e la stragrande maggioranza dei problemi delle persone si risolverebbero con una gran sorriso…
      Un grande abbraccio a te e tutti i tuoi piccoli! 🤗

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