Da dove nascono le leggende?
Quasi sempre da una storia pregressa, il cui fondo di verità viene impreziosito dalla umana fantasia, che rende una storia banale, degna di essere tramandata.
Cosa sono le fiabe se non che delle leggende articolate?
Spesso sono storie d’amore! Questa è una tenera storia d’amore. Che nasce da una leggenda!
Il pozzo dei sogni ✨
Un giorno, prima della storia, in un paese più lontano dell’oltre, viveva una principessa che tutti chiamavano, Cuor di miele.
La bella principessa era sempre buona e gentile con tutti e tutti la ricambiavano con infinito Amore e riconoscenza.
Ella viveva in uno splendido castello con il suo principe William che adorava. Il principe, innamorato come pochi altri al mondo, la ricopriva di attenzioni.
Ma accadde, e accade ancora, che talune sventurate persone, oppresse dall’invidia, interpretano l’altrui felicità come la possibile causa della propria infelice condizione. Tanto li arrovella il tarlo da convincerli che, minando la felicità dell’altro, possano in qualche modo trovare la strada per la loro.
Così credeva una perfida strega maligna, di nome Mefista!
Mal tollerando la raggiante principessa, decise di farla vittima di un incantesimo.
Chiusa nella più profonda segreta del suo inquietante castello, la strega chiamò a raccolta tutte le sue conoscenze nelle magiche arti. Consultò antichissimi testi. Compose misteriose pozioni. Pronunciò incomprensibili formule e, infine, mise in atto il suo piano diabolico.
Curva, davanti al fetido stagno antistante il suo maniero, in una fredda e buia notte di novembre, diede inizio al rito magico. Tutto era stato preparato con cura e meticolosa pazienza.
Sulla superficie delle nere acque, la figura della principessa venne misteriosamente riflessa.
Poco dopo, si poteva distinguere nitidamente anche un cortile con un bel salice, un enorme e bellissimo pozzo e una coppia di splendidi pavoni. Un posto che Mefista conosce molto bene, poiché si tratta del cortile interno del castello reale, ove ella prestò la sua opera come veggente al servizio del Re, finché non venne cacciata per sospetta stregoneria.
Improvvisamente, una sfera luminosa sembrò fuoriuscire dalla testa della principessa. Lei sembrava non avvedersene ma, quella sfera luminosa era formata dall’energia di tutti i suoi sogni più belli e, la perfida Mefista, li stava nascondendo nel fondo del pozzo. Luogo da cui sperava non sarebbero mai più usciti.
Da quella notte, la principessa non poté più dormire senza avere degli incubi terribili, che sovente la destavano e rendevano sempre più difficile il suo riposo. Il tempo passava e sempre più spesso si svegliava urlando di notte, madida di sudore vittima, Dio solo sa, di quale terrificante demone.
Il principe, che l’adorava più della sua stessa vita, dopo aver consultato tutti i più eminenti studiosi del regno, in preda alla disperazione, decise di rivolgersi a colei che più esecrava tra tutti i suoi sudditi. La strega Mefista. Personaggio che egli stesso, aveva anni addietro esiliato nel bosco dove avrebbe dovuto meditare sulle sue nefandezze.
Era disposto a concederle qualunque cosa, pur di rendere la serenità e il sonno alla sua adorata compagna.
Così, prese un forziere d’oro, ben conoscendo la sua avidità, e si avventurò all’interno del bosco. Giunto al cospetto della strega, la pregò di intervenire con una pozione o quant’altro di magico, ma questa prese il forziere e, promettendo che avrebbe fatto qualcosa nei giorni successivi, lo cacciò in malo modo.
Il principe rientrò alla reggia, deluso e sconfitto, non confidando affatto nelle parole della strega. Appena varcate le alte mura di cinta, il suo udito, ormai avvezzo ai lamenti della sua amata, non gli risparmiò la conferma che ancora un incubo, la stava torturando.
Sciolse la fascia che teneva avvolta intorno alla vita e si approssimò al pozzo con l’intenzione di bagnare la stoffa, con la quale detergere poi la fronte della sua compagna, certamente imperlata di sudore. Ben sapendo, ormai per esperienza, che la qual cosa le avrebbe dato sollievo!
Giunto davanti al pozzo, si concentrò in una preghiera e, quando si chinò sul bordo per attingere dell’acqua, ebbe l’impressione di intravedere sul fondo, sotto la superficie dell’acqua, uno strano baluginio.
Sulle prime, pensò che si trattasse di uno scherzo della luna, il cui riflesso sull’acqua del pozzo creava sovente curiosi giochi di luce. Quando però realizzò che la sua ombra non sembrava rappresentare un ostacolo alla luce nel pozzo, trasalì!
Quella luce, non proveniva da fuori ma, sembrava scaturire dal fondo stesso del pozzo. Allora il principe, trasse una moneta dalla tasca della sua giacca e la gettò giù, come per saggiare l’effettiva profondità del pozzo, e verificare nello stesso tempo come ciò avrebbe influenzato quel curioso riflesso. Con sua meraviglia, vide la moneta brillare in modo innaturale per tutto il suo percorso fino a scomparire nell’acqua. Quella cosa, qualunque essa fosse, non era nell’acqua, ma al di sopra di essa.
William chiamò il suo scudiero e gli ordinò di aiutarlo a calarsi nel pozzo. Questi, da principio pensò che il principe fosse impazzito ma poi, di fronte alla sua determinazione obbedì.
Il principe, saldamente legato ad una corda fissata alla sella del suo cavallo cominciò a scendere nel pozzo. Più scendeva più il suo corpo sembrava emettere una tenue luce azzurrognola. Quando fu sul punto di toccare l’acqua, i suoi occhi si erano ormai abituati a quella strana luce. Guardò verso l’alto e rimase esterrefatto!
Come dei fantasmi, interi villaggi, persone, animali e cose, galleggiavano nell’aria fatti di sola luce! Inizialmente, il terrore sembrò pervadere tutto il suo corpo. Ebbe l’impulso di tornare in superficie in tutta fretta ma, si trattenne da questo proposito quando gli sembrò di scorgere, nelle immagini davanti a lui, qualcosa di famigliare. Inoltre, guardandole bene, quelle scene erano così serene da infondere un piacevole senso di pace!
Istintivamente William, comprese che non aveva nulla da temere da quella situazione e, cancellata la paura iniziale, riconobbe con facilità la tenuta dei genitori di Cuor di miele. La casa dove era cresciuta da bambina. Anzi, la bimba che ora si vedeva proprio nel mezzo della scena, con i capelli raccolti in una bella treccia nera, non poteva che essere lei!
Il signore, che dolcemente l’ accompagnava tenendola per mano era certamente il padre, suo suocero. Certo, molto più giovane, ma era senz’altro lui! Quelle due figure eteree, passeggiarono sul Prato fino a raggiungere un grazioso pergolato che, il principe William non aveva mai visto prima ma, ne era certo, doveva essere il pergolato estivo che tante volte Cuor di miele gli aveva descritto, andato poi distrutto a causa di un incendio. Giunti al pergolato, era possibile vedere ora una piccola tavola imbandita con dei vassoi, sui quali erano disposti con cura, dei piccoli, variegati panini.
Ma certo!
Il principe William stava assistendo ad uno di quei giorni di festa che tanto erano rimasti nel cuore della principessa al punto che spesso tornavano nei suoi sogni. Giorni quelli, in cui il padre le dedicava il suo tempo e le offriva dei panini farciti di cui tanto era golosa, il cui sapore non ritrovò mai più!
La scena, cambiò di colpo. William sembrò improvvisamente circondato da un lussureggiante bosco, fitto come non ne aveva mai visti ma, inspiegabilmente luminoso.
Ecco che, all’improvviso, da una siepe saltò fuori una lepre dal muso incredibilmente espressivo. Lo fissò a lungo con i suoi inquietanti occhi gialli, prima di mettersi a recitare, con buffa espressione saccente, alcuni versi di un classico della letteratura. William, non seppe trattenere una sonora risata. Proprio come avvenne quando la Principessa gli aveva raccontato, nei minimi dettagli, ciò che lui stava vedendo ora!
Lo scudiero, in cima al pozzo, udite le risa del principe, si preoccupò e diede una voce. Il Principe lo tranquillizzò e lo pregò di farlo risalire. Aveva capito cosa stava osservando! Anche se non sapeva spiegarselo! Evidentemente, nel pozzo, vi erano i sogni della principessa. Quei sogni che non sembrava più in grado di fare!
Di certo, sapeva però, che questo prodigio doveva essere la causa del malessere della principessa. Era inoltre, altrettanto certo che un simile maleficio non poteva che essere opera di Mefista!
Una volta fuori dal pozzo indossò la sua armatura, l’elmo, la spada, prese il più veloce dei suoi cavalli e, correndo più veloce del vento, tornò sulla strada che conduceva alla magione della perfida Mefista.
Lungo la strada, di tanto in tanto, portava la mano sull’elsa della spada, in collera con se stesso al pensiero che solo poche ore prima, si era recato da lei con dei doni.
Irruppe nel castello con la violenza di un animale feroce.
La strega, vista la sua determinazione trasformò i pipistrelli del castello in tre draghi, che il principe sconfisse uno dietro l’altro, sorprendendosi egli stesso di come vi riuscì!
Salì i gradini della torre, dove nel frattempo si era barricata la strega, quattro alla volta.
Giunto davanti alla pesante porta chiusa dall’interno, estrasse dalla sua borsa la ghiandola di drago, asportata all’ultimo dei tre draghi uccisi e ricolma di liquido altamente infiammabile prodotto da quell’animale. La ruppe davanti alla porta, spingendo il liquido sotto la stessa. Mefista dall’interno, vide il liquido entrare da sotto la porta e, riconosciutone il tipico odore, intuì immediatamente le intenzioni di William e scoppiò in un pianto irrefrenabile.
Il principe, le intimò di aprire la porta senza indugio alcuno e, la strega, spaventata dalla prospettiva delle fiamme obbedì.
William spalancò la porta, entrò nella stanza, ed afferrò Mefista per i capelli in un unico fluido movimento.
Sguainata la spada, ne accostò la lama alla gola della strega, che ora aveva perso tutta la sua arroganza. William esercitò sulla spada una pressione sufficiente da evocare il pensiero della morte, e con esso il doveroso rispetto che la triste mietitrice incute anche e soprattutto nelle streghe.
Con esasperante lentezza, il principe, avvicinò il suo viso all’orecchio di Mefista, trattenendola sempre saldamente per i capelli. La sua voce, tremante di rabbia, risuonò come un sibilo roco nella testa di Mefista. Quella voce, le spiegava cosa aveva scoperto e non avendo bisogno di conferma alcuna, sentenziava la sua condanna a morte. Ma ciò che terrorizzò definitivamente la strega, fu la promessa che l’avrebbe tenuta in vita finché non avesse tolto l’incantesimo alla principessa. Il tono della voce di William, lasciava intendere che questo sarebbe stato persino peggio della morte per lei!
Così la strega confessò di essere l’artefice del sortilegio, e spiegò tra le lacrime che lei stessa non poteva far nulla per ridare alla Principessa i suoi sogni. Solo il “libro bianco dei buoni propositi” conteneva la formula che avrebbe infranto l’incantesimo. Purtroppo questa da sola non sarebbe bastata, se a leggerla non fosse stato un uomo dal cuore sinceramente innamorato. La pena, per chi avesse osato leggerne i contenuti, senza essere sinceramente innamorato, sarebbe stata quella di cadere anch’egli nel limbo del perpetuo incubo.
Il libro era nascosto nella parte più profonda del bosco e cercarlo, significava dover affrontare i peggiori personaggi generati dalle tenebre.
Il principe, trascinò allora Mefista con se all’interno del bosco, e con l’aiuto della strega, combattendo contro indicibili difficoltà, trovarono “il libro bianco dei buoni propositi”.
Il volume sembrò enorme agli occhi del principe che, rimase invece decisamente meravigliato nello scoprire quanto fosse sorprendentemente, leggero!
Tanto leggero, da rimanere sospeso a mezz’aria, come se volasse. Con estrema delicatezza il principe lo aprì e con suo grande stupore, scoprì che nulla vi era scritto. Tutte le pagine erano bianche. Si voltò inferocito verso Mefista, pretendendo una spiegazione e questa arrivò prontamente. Nessuno può leggere il libro bianco! Esso si svela di volta in volta che lo si interpella, generando l’incantesimo necessario.
William non ne aveva bisogno per se ma per la sua principessa! Era quindi necessaria la sua presenza per poterlo leggere.
William rientrò alla reggia. Fece rinchiudere Mefista in attesa della sua sorte e corse dalla sua principessa.
Sicuro del suo Amore, non temeva per se alcun male! Scese da cavallo, con il libro sottobraccio, più per trattenerlo dal volar via che per sostenerlo.
Si adagiò affianco alla sua principessa, la prese per mano, la baciò con tenerezza, e aprì il libro che teneva sulle sue ginocchia. Per incanto le parole cominciarono a comparire sul libro, come vergate da una mano invisibile. Dopo un breve momento di meraviglia, il principe cominciò a recitare le belle parole scritte nel libro.
Amore mio!
Adesso, Amore mio,
Chiudi gli occhi piano piano
E immergiti nel sonno, così come si entra nell’acqua,
Il più bello dei sogni ti accoglierà!
Chiudi gli occhi e abbandonati tra le mie braccia, nel tuo sonno non dimenticarmi mai!
Amore mio!
Io sarò sempre al tuo fianco, a difenderti, ad Amarti.
Ascolta il mio cuore!
Ti accompagnerà nel tuo sereno viaggio.
Chiudi i tuoi occhi scuri, nei quali io mi perdo.
Chiudi quegli occhi, ove arde una
fiamma che illumina la mia vita.
Lascia che il caldo abbraccio del sonno
Sfiori la tua pelle così morbida e profumata.
Lascia che le mie carezze giungano a te anche
attraverso il sonno così da avvertire la mia presenza.
Ricorda che nulla hai da temere,
poiché nulla può spegnere il nostro
Amore.
Amore mio!
La principessa, chiuse gli occhi e si lasciò finalmente rapire da un sonno, tranquillo e profondo tra le braccia del suo principe. Ricco di sogni bellissimi.
William era, stordito!
Non solo la sua principessa dormiva tranquilla, come ormai non faceva più da tempo, ma le parole che aveva appena letto nel libro, erano si apparse nel libro stesso ma, lui le aveva sentite uscire dal suo cuore!
Era dunque questo il potere del libro! Trasformare i buoni propositi in concrete realtà, usando l’Amore come magica fonte d’energia?
Trascorsero molti anni felici.
La grazia fu concessa alla perfida strega Mefista che, per mezzo del libro bianco dei buoni propositi, fu privata di tutti i suoi poteri è rispedita in esilio nel bosco.
Da allora, i sudditi del regno, si recano di frequente al pozzo che sorge al centro del cortile, dove si narra che, lanciandovi una moneta all’interno, esso possa esaudire i desideri di chi la moneta avesse lanciato!
Molti, sono infatti disposti a giurare che fu così, che la loro Principessa, per mano del suo Principe, ottenne il ritorno della serenità!
Da allora poi, tutti vissero felici e contenti!
Ogni volta in cui, il sonno della Principessa fosse minimamente turbato, il suo Principe si sdraia affianco a lei, le accarezza i capelli, e con infinita dolcezza, le sussurra.
Amore mio!
— Fine della fiaba —
fabulinis ringrazia Guglielmo Morelli per aver condiviso con tutti noi questa bella fiaba. Illustrazioni di Fabio Faneschi.